giovedì, aprile 29, 2021

Gocce d'inchiostro: L'acqua del lago non è mai dolce - Giulia Caminito

Le impressioni di questa ragazza, la lettura di questo bellissimo ritratto italiano mi dettero molto da pensare. In fondo, Giulia Caminito è piuttosto brava a giocare con i sentimenti delle persone, non molto diversa da altri autori americani o stranieri del passato o presente. Questo 2021 ha segnato l’approdo di parecchie novità, svolte, mutamenti che, vestendomi di una gigantesca corazza, riesco a combattere qualunque avversità, contrastare qualunque effetto scatenante. Nel libro della Caminito, che personalmente non conoscevo, sono descritte le penose condizioni igeniche e morali di una famiglia, rinchiusa e intrappolata in un equilibrio precario, su ogni cosa che è effimero, pronto a crollare in qualunque momento in cui la vita stessa è una preghiera perpetua, allegoria di un regime totalitario da cui sembra non esserci alcuna via di scampo. L’assoluta mancanza di serenità, l’anelazione a forme di tranquillità o serenità di un attendibile pratica opprimente, racconta le vicende di una ragazza, Gaia, e della sua famiglia come metodologia a scovare una realtà migliore di questa, in cui una narrazione densa, ricca di lirismo e simbolismi che a mio avviso è pertinente all’anima dello stesso romanzo, ne evidenziano il corpo, l’anima della sua protagonista attraverso i suoi << difetti >>, il suo essere guasta, ingestibile, poco amabile, affamata di passione letterale e metaforica che anela a scovare quel senso di giustizia che disgraziatamente non c’è.
Com’è stato possibile che un romanzo apparentemente semplice e quasi banale, sia stato da me considerato come una delle valide voci narrative nostrane italiane, in un panorama letterario intrappolato nelle banalità e nella ripetitività, questo non so dirlo. L’acqua del lago non è mai dolce non ha niente di dolce o sdolcinato e racconta di come ci si affanni ad allontanarsi da una realtà che ti tiene vincolata sin dalla nascita preferendo costruire attorno a te solide barriere piuttosto che languire in pozzi o acque profonde. Così irraggiungibile, quasi imbarazzante quasi atti di elemosina verso il prossimo, che mi ha fatta sentire sporca, intrappolata in un pozzo oscuro da cui non si scorge la luce.


 

Titolo: L’acqua del lago non è mai dolce
Autore: Giulia Caminito
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 304
Trama: Odore di alghe e sabbia, di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: sulle rive del lago di Bracciano approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, madre coraggiosa con un marito disabile e quattro figli. Antonia è onestissima e feroce, crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua figlia femmina a non aspettarsi nulla dagli altri. E Gaia impara: a non lamentarsi, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo, a leggere libri e non guardare la tv, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe e l’infelicità dove nessuno può vederla. Ma poi, quando l’acqua del lago sembra più dolce e luminosa, dalle mani di questa ragazzina scaturisce una forza imprevedibile. Di fronte a un torto, Gaia reagisce con violenza, consuma la sua vendetta con la determinazione di una divinità muta. La sua voce ci accompagna lungo una giovinezza che sfiora il dramma e il sogno, pone domande graffianti. Le sue amiche, gli amori, il suo sguardo di sfida sono destinati a rimanere nel nostro cuore come il presepe misterioso sul fondo del lago.

martedì, aprile 27, 2021

Gocce d'inchiostro: Middlemarch - George Eliot

Secondo me sarei dovuta nascere in un epoca parecchio antecedente a questa. A quel tempo il mondo circostante, la società verteva su paradigmi ed enigmi in cui il rapporto fra vivere e sopravvivenza è una linea così sottile, chiamata diversità, che è di per se un problema per chi è intrappolato in forme ridotte e quasi invisibili. Chiunque ami la letteratura classica, come la sottoscritta, non ci pensa due volte a bearsi di forme sofisticate di arte e scrittura che possano ripulire lo spirito da qualunque impurità. Le istruzioni, la religione, alcune forme politiche o dottrine, seguite ancor oggi da detentori che hanno disgraziatamente prostrato il nostro paese in due, dovevano entrare in un fiume finchè l’acqua non arrivasse al punto di soffocarci, poi, lentamente, in gesti di vita quotidiana che apparentemente sembrano insulsi attraverso cui è possibile comprendere il mondo circostante. George Eliot, non fu solo una grandissima scrittrice, ma anche una << rivoluzionaria >>. Un’esponente di svariati partiti la cui isola di fondamentale ispirazione fu la scrittura. Il mondo è zeppo di banalità che ci inducono ad indulgere su importanti discorsi, moralismi. Lo spirito di cui è avvulso, così autentico da sembrare tattile, e la forza di certe esigenze che possano piegare chi ignora il tutto alle sue funzionalità. Ci si scopre a imboccare una strada diversa dagli altri, non solo per cultura o intelligenza, ma grazie all’aiuto di Dio e della Fede si può conservare intatta la visione interiore da cui proviene il tutto.

Titolo: Middlemarch
Autore: George Eliot
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: €12
N° di pagine: 830
Trama: Al centro della storia è proprio l’immaginaria cittadina inglese di Middlemarch, all’interno della quale si articolano i destini di quattro personaggi e di due matrimoni infelici, indagati da George Eliot nel loro più impercettibili interstizi attraverso lo strumento chirurgico di uno stile espressivo sempre acuminato.

domenica, aprile 25, 2021

Nel disordine delle macerie: la letteratura patriottica

Certi eventi, certe << ricorrenze >> sono scossoni dell’anima che rivoltano te e il tuo essere come un calzino. Quella del 25 Aprile è una delle ricorrenze più conosciute che celebra la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista. Non poter ricordare questo giorno così importante attraverso i libri sarebbe stato irrispettoso, poiché la mia libreria ospita figure di carta che per anni hanno atteso il loro momento per essere raccontati, vissuti, dopo il quale avrei deciso i dettagli dei loro effetti.Ed ecco alcuni di questi romanzi i cui effetti turbano ancora la mia memoria, strusciano sporchi e bagnati sulle pareti della mia mente. Fuori dal tempo e dall’ordinario, con cumuli di morti, vittime recise dalla tranquillità, dal loro essere irrimediabilmente insidiati in forme di vita di cui non avrebbero voluto farne parte, impreparati e travolti dall’aver dovuto adattarsi psicologicamente ad avere cura di quei cari che avrebbero potuto sopravvivere a tutto ciò. Il liquame grigiastro nel cielo aperto ribollisce e respira come se avesse una malefica vita. Indolente, ci si ferma osservando il tutto come immobilizzati. Strisciando su questa nuda terra col muso all’ingiù, non perdendo mai l’occasione di fare ammenda di ciò che la Storia ci impartisce, gli inestimabili tesori di cui trarne vantaggio.


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Primo fra questa lista, il riflesso pervinca e argento di uno scenario fantastico, quasi surreale, costellato da momenti di angoscia, voci lente e rauche intonate da qualcosa di grosso e potente. Parigi ha avuto in tutto questo uno scenario luminoso ma angosciante, con i suoi profumi dolci, gli ippocastani in fiore, e nell'aria o nel silenzio un angoscia tattile.
Un posto in cui è stato possibile sentire palpitare l'anima di un paese che si affanna a rincorrere la beatitudine eterna, rughe che ricordano uomini e donne che si affannano ad amare sempre più il suolo con cui si è cresciuti.

Titolo: Suite francese
Autore: Irene Nèmirovsky
Casa editrice: Newton & Compton
Prezzo: 4, 90 €
N° di pagine: 415
Trama: Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Nèmirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista.

venerdì, aprile 23, 2021

Slanci del cuore: l'amore per la letteratura

Leggere libri. Vivere di libri. Vivere per i libri. È questa la mia vita, il mio sentirmi appagata. Prendo un libro, lo apro, e dinanzi a me si aprono un’infinità di mondi che non sai mai dove possono condurti. In una stanza polverosa di una soffitta dimenticata, fra i confini di Narnia, in un qualche vascello a bordo di pirati e malfattori, ma è la storia, l’avventura con cui è contornato il tutto che diverte, ammalia, irretisce allo stesso tempo. Come se fossi a spasso con un caro amico, un confidente. Qualcuno che ti conosca, qualunque tuo aspetto estremamente esposta.
In questa giornata internazionale per gli amanti dei libri, non poter toccare un argomento del genere sembra un offerta impossibile da non accettare, che si fiondano in libreria rubando qualunque romanzo, e di conseguenza vestendo i panni dei protagonisti. Rimettere a posto un assetto della tua anima, che non credevi potesse farti sentire un moralista bacchettone. Questo venerdì di fine aprile, ecco che mi vide trascorrere il mio tempo a domandarmi quale siano stati quei libri che ho amato e che richiamo la lettura come unica fonte di sostentamento. Non riuscendo a viverci come vorrei, ma abbracciarli intensamente al punto da confondere la realtà dalla finzione. Organizzando così una discreta lista di quelle letture che ho osservato e tutt’ora osservo come se si trattassero di opere d’arte, in cui vi ho lasciato un segno del mio passaggio, un segno di me e della mia esistenza.


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Primo di questa lista, come non citare quella saga letteraria spagnola che ha conquistato milioni di lettori? Come non perdersi fra i meandri del Cimitero dei libri dimenticati, fra passioni illecite, amori impossibili, amicizie e lealtà assolute, di follia omicidia in cui si ritrova se stessi?

martedì, aprile 20, 2021

Danzando su carta: 22 °

Il numero spropositato di letture credo che evidenziano il mio amore per la letteratura, i libri in generale, e specialmente il numero di avventure o operazioni letterarie che compio nel momento in cui mi metto dinanzi alla libreria ad osservare chi o cosa non mi abbia ancora parlato. Il suo sussurro, il suo eco riecheggia fra le pareti della mia camera; estrarlo, coglierlo è l’atto più bello. Dopo uno svariato numero di letture, bisogna però << caricare >> anche i miei scaffali. Nonostante di libri da leggere non c’è né mai abbastanza, purchè mi facciano sentire completa nel loro lento e perpetuo moto, nel frattempo mi piace tantissimo anche comprarne di nuovi.
Una cinquina o decina di romanzi entrano nella mia casa con la bella promessa di essere vissuti al più presto, portati da qualche paese remoto, posti attorno alla mia vita con una forza e un magnetismo di cui non me ne rendo nemmeno conto. Mi prendono per le mani, ti inducono a tuffarti di petto, quasi senza pensarci, ed ecco formulare nozioni, esperimenti che ti trascinano in un mondo bellissimo ma lontanissimo. Con il coraggio e la forza che mi contraddistingue, non mi lascio sedurre da niente e nessuno. Solo dall’istinto! Ed ecco che, a distanza di poco, gli amici di carta che sono tornati a casa con me. Hanno inzuppato la mia anima di gioie e dolori, alcuni, altri sono spazi vuoti che presto colmerò, ma nel complesso zeppi di quel tipo di magia che mi estranierà da qualunque assetto negativo.


Titolo: Le cronache di Narnia
Autore: C S Lewis
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 24 €
N° di pagine: 960
Trama: L’entusiasmante viaggio nel magico mondo di Narnia governato dal leone Aslan, popolato di animali parlanti, centauri, gnomi e streghe malefiche impegnati nell’eterna lotta tra il bene e il male.







domenica, aprile 18, 2021

Slanci del cuore: la saga de Il cimitero dei libri dimenticati - Carlos Ruiz Zafon

Carlos Ruiz Zafon: ho una leggera dipendenza e nessun antidoto è mai riuscito a curarmi. In pagine di memoria che sono state scritte col sangue, ho visto uomini soli e contriti, e resi poco sensibili, trascinarmi in un gioco di luci e ombre, sino a quando non hanno esalato l'ultimo respiro. Facendoli fuggire nell'unico luogo dove né il cielo né l'inferno potranno mai trovarli. Perdendomi completamente: imboccando una strada, senza trovare alcuna via d'uscita.
A svegliarmi è quasi sempre il silenzio. Affascinata da immagini nitide ed evocative che si affacciano nelle frasi e che riportano quasi sempre nella vecchia e tenebrosa Barcellona - che ha segnato me che il giovane Daniel -, abbracciando una realtà che presto sarebbe diventata mia.
Il rumoroso, insolito spettacolo messo in scena da un uomo la cui prosa cattura chiunque creda al potere dei romanzi mi sconcerta quasi sempre. E, come un magnifico sole arancione, si leva dietro la frastagliata lontananza di un eco, un rintocco dell'anima, facendomi lentamente uscire dall'oscurità in cui ogni tanto sprofondo. Fumi bianchi che velano gli occhi, il cuore, trasmettendomi il loro nocivo profumo.
La durata delle parole è dipendente, la loro forza interiore scandiscono attimi di vita ed ecco che, come i mesi precedenti con Murakami e Sparks, un altro autore, con suo lirismo e la sua prosa magica, è un compagno segreto cui so di potermi affidare nel momento del bisogno. Il Dickens moderno del XXI secolo. Celebre nel panorama della narrativa contemporanea mediante testimonianze di racconti di amori impossibili, tradimenti, morti, odi e amicizia che, con un pizzico di drammaticità e una spruzzatina di romanticismo, ci lasceranno con uno strano senso di vuoto.
Chiudo gli occhi e comincio a sognare. Sogno di sprofondare in un sonno tetro come un tunnel. In un sonno in cui riconosco una parte di me stessa e che mi sembra di aver già fatto, qualche tempo fa.

venerdì, aprile 16, 2021

Gocce d'inchiostro: Anime morte - Nikolaj Gogol

Nei miei anni di lettrice che ho trascorso in campagne desolate e soleggiate, in villaggi freddi e miseri, ho visto cose che, se le raccontassi ai miei più cari amici, sarei presa per matta. Ho visto gatti parlanti, ragazze insoddisfatte e un po’ egoiste sorvolare cieli luminosi e scintillanti, anime vagabonde che avanzano lente in questa landa desolata. Una ragazza della mia età probabilmente nutre altri interessi; non credo le importerebbe conoscere i motivi per cui abbia casualmente incrociato queste figure, andando qua e là ma facendo caso a ciò che sarebbe avvenuto. Io però non sono quel genere di ragazza che si discosta dalla letteratura, specialmente quella classica. Ama, anzi, sguazzarci impunemente, consapevole di assistere a teatro di azioni funeste e drammatiche. Alle Anime morte ho fatto una corte sfegatata da che io ho memoria e scopro, nel mentre ripongo queste poche righe, che di motivi per cui non mi ero ancora approcciata alla sua lettura sono nulli. Rimandarne il momento mi sembrava il momento più adatto, poiché aspettavo fosse lo stesso romanzo a chiamarmi. E fu così che questo successe ai miei occhi. A Pietroburgo ho visto come ci si affanna a discostarsi dalla miseria, dalla fugacità di atti miseri e insulsi, strapparsi dal pantano di costrinzioni e putridume, solo con la volontà, la forza del pensiero, l’intelligenza, la perseveranza, l’astuzia, dando testo a qualunque forma di ribellione sociale/politico. Mi è venuto in mente come l’autore, ispirandosi all’Inferno de La divina commedia, avesse lui stesso appiccato un incendio. Sopraggiunse questo antieroe, Cicikov, pusillanime, egoista, crudele, il moderno Prometeo che raccoglie nel suo piccolo palmo, gruppi di anime umili e lavoratrici. Anime tuttavia quasi prive di vita, di cui l’intero romanzo è una disanima fra ciò che è vero e ciò che non lo è. Così irrimediabilmente sedimentato nel territorio della crudele realtà, in cui ci si agita senza costrutto, distinti dalla posizione sociale e dal numero economico che possederono nelle loro tasche.


Titolo: Anime morte
Autore: Nikolaj Gogol
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 400
Trama: Affresco grandioso e sconvolgente della Russia di metà Ottocento, “Le anime morte” intreccia passaggi lirici, particolari surreali e romantici, dimensioni metafisiche e macabre, dialoghi comici, iperbolici e funambolici artifici stilistici. Vi sfila una galleria di personaggi appartenenti a tutte le classi sociali, le cui anime sono moralmente morte, ancor più dei servi deceduti e comperati da Cicikov per ottenere le assegnazioni di terre concesse a chi dimostrava di possedere un certo numero di servi della gleba. Solo una commedia grottesco – satirica poteva descrivere questa ottusa società di proprietari terrieri, contadini e funzionari, immersa in una palude di stupidità e pigrizia provinciale, di mediocrità e pochezza morale.

mercoledì, aprile 14, 2021

Una porta tra le parole: Wandavision

Il progetto cinematografico di impelagarmi nell’ennesima serie tv americana comportò una sferzata di novità. I primi giorni di aprile mi videro recarmi in un paesino del New Jersey, con personaggi conosciuti che francamente non conoscevo, e che inconsapevolmente mi indussero a ritrovare un pezzo di me, un po' di tranquillità in un periodo storico che di tranquillità concede poco e niente. Senza nemmeno me ne accorgessi, fui invitata a sedermi nella mia poltrona preferita, il computer posto sulle gambe a  mò di leggio, in una immersione totale nei meandri di una storia che generalmente non amo, ma che al termine mi ha fatto desiderare di vederla nuovamente, volendo credere alla forza del Caso, che mi vide recarmi in un posto di cui non avrei mai immaginato. Sarei tornata alla mia vecchia vita, nel momento in cui Wandavision avrebbe decretato la sua fine, muovendomi sciolta, a mio agio come se fosse qualcosa di vero e tangibile. Eppure quella narrata in Wandavision è una sitcom talmente bella e appassionante, che richiama costantemente il passato, annuncia un cambio di programmi televisivi da un epoca ad un altro, maledicendo quel momento in cui ci si sarebbe svegliati da uno strano torpore che avrebbe scombussolato il nostro corpo, le nostre viscere, qualunque rimasuglio della nostra anima.

Ma cosa potevo farci? Sono troppo diffidente per approcciarmi impulsivamente e con un certo slancio per essere artefice del Destino, e per il momento comanda questo mio forte istinto come una ragione pazza, nascosta nel mio inconscio. Come quando desidero tornare in qualche posto o luogo in cui vi sono stata tantissimo tempo fa; la luce che illumina quel cammino non mi appare più così debole, fievole. E quando è il Destino a bussare alla mia porta, sono quasi sempre molto fortunata, contenta a riscontrare effetti devastanti ma belli. Non tanto per ciò che narrano ma ciò di cui parlano, che se efficiente, divertente, intransigente, avventuroso, folle, romantico non ci avrei pensato due volte a partire, a buttare queste poche righe, sul finire di una giornata frenetica ed esasperante. Per cui che bello! Che bello imbattersi in certe sorprese, che coincise con la magia dell’aspettativa, del desiderio, del conforto.

Wanda e Vision mi mancheranno, come due vecchi amici di lunga data. Figuriamoci se il nostro legame fosse perpetuato per altro tempo; sarebbe stato difficilissimo separarsi! Ma ben o male accetto ciò che mi è stato donato. L’opportunità di vivere una settimana piena di emozioni, sensazioni che mi hanno scombussolato dentro, difficilmente non avrebbero intaccato l’anima dei più coriacei. Solo un periodo che a me è parso troppo breve che ha segnato il mio amore nei riguardi di questa saga o serie e da un nuovo tipo di solitudine. Il bello in tutto ciò, in questi casi è che, come con i romanzi, posso abbracciare nuovamente la storia quando mi pare e piace. Posso guadagnarmi il diritto di tornare nel New Jersey e stanziare nella bella casetta dei Vision, avvalendomi di una nuova libertà di cui intendo avvalermi in futuro il più possibile, perché la bella e furba Wanda è stata ideata così egregiamente, così astutamente da non poter assolutamente immaginare che alla fine sarebbe stata la << causa >> di ogni cosa. Ed è grazie a lei, al suo amore appassionato e intenso con Vision che mi ha fatto venire voglia di avere di più, di vivere in questo mondo che so non valica i confini dell’immaginazione, andando via quando sarebbe stato il momento più opportuno. Fermare ai margini di una storia che ha raggiunto sin dal principio il mio cuore, intonando un coro di urla e strepiti che avrebbero macinato una storia il cui ricordo perpetuerà per sempre.

lunedì, aprile 12, 2021

Gocce d'inchiostro: Il gatto che voleva salvare i libri - Sosuke Natsukawa e Prima persona singolare - Murakami Haruki

La letteratura giapponese da sempre  esercita in me un certo fascino, e le mie spericolate avventure continuano a condurmi il più spesso possibile nello splendido e magico Giappone. A volte, quasi inconsapevolmente, con il mio amato Murakami Haruki, a volte con opere i cui autori sono sconosciuti, altre ancora con sfide indette da qualche sfida di lettura oppure con tutti e tre insieme, dove si scorgono i sintomi o i segni di qualcosa che non possiede niente di speciale ma in cui la quotidianità cozza con un chè di surreale e trascendentale. Magia, immensità, complessità rispondono alle tematiche dei romanzi giapponesi, dai quali trapelano sentimenti contrastanti, sempre che ci siano o riescano a entrare o scombussolare il tuo universo personale. Con Murakami, anni e anni fa, accadde esattamente questo. Perciò quando mi imbatto nella lettura di un opera giapponese confido che nella soffitta della mia anima possa esserci qualcosa che coltivi una nuova forma d’amore, appassionandomi così tanto da divenire uno stile di vita. Questi piccoli libriccini scandagliano qualunque intento di memorabile o straordinario, in quanto mentre il romanzo di Natsukawa è una favola moderna che evidenzia l'amore per i libri e il potenziale che c'è dietro, quello di Murakami ha valicato qualunque confine - di nuovo. Niente di così sconvolgente; nulla da togliere a Natsukawa, ma rintanata in una Giappone che strizza l’occhio alla prosa murakamiana, ho riconosciuto però come disgraziatamente valga meno, con la sua dolce storia dell’amore per i libri e le biblioteche che mi diede la possibilità di varcare un confine per niente sconosciuto. Ho vissuto placidamente in compagnia ragazzi introversi e silenziosi, rockstar incompresi ma talentuosi, amanti dei libri e della letteratura, professori di letteratura inglese divorati da un vuoto incolmabile, che in una zona sconosciuta del paese,  mi hanno indotta a non mollarli per un secondo se non quando giunsi alla fine dell’ultima pagina. Incorniciata, dopo un lungo viaggio, con dei servili gesti di conformità alla realtà circostante, che hanno illuminato il mondo della letteratura e il suo potenziale.

 Titolo: Il gatto che voleva salvare i libri
Autore: Sosuke Natsukawa
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 180
Trama: La libreria Natsuki è un luogo speciale: un negozio polveroso e solitario, dove gli amanti della lettura possono trovare, tra le pagine dei grandi capolavori di tutto il mondo, un’oasi di pace, un rifugio lontano dal frastuono della quotidianità. Quando il proprietario, uomo colto e appassionato, muore improvvisamente, il nipote Rintaro, un ragazzino timido e introverso, eredita la libreria. Il nonno si è preso cura di lui dopo la morte di sua madre e, ora che è scomparso, Rintaro deve imparare a fare a meno della sua saggezza dolce e pacata. La libreria è sull’orlo del fallimento: un’eredità pesante per il ragazzo, anche perché i segnali dal mondo sono piuttosto scoraggianti: poca gente è davvero interessata alla lettura. Un giorno, mentre Rintaro si crogiola malinconico nel ricordo del nonno, entra in libreria un gatto parlante. Nonostante le iniziali perplessità del ragazzino, il gatto lo convince a partire per una missione molto speciale: salvare i libri dalla loro scomparsa. Inizia così la storia di un’amicizia magica: un’avventura che li porterà a percorrere quattro diversi labirinti per risolvere altrettante questioni esistenziali sull’importanza della lettura e sulla forza, infinita e imperscrutabile, dell’amore.

sabato, aprile 10, 2021

Gocce d'inchiostro: Scrivere per dire sì al mondo. Quello che i grandi autori ci insegnano sull'arte e sulla vita - Leonardo Colombati

Quando vedo romanzi che parlano di libri, istintivamente, sorge in me la curiosità, il desiderio insopprimibile di possederlo. Che piacere immenso scovare una storia che nella maggior parte dei casi parla alla tua anima di qualcosa che ami intensamente, per cui daresti la tua stessa vita, sapendo di non essere abbastanza colta per conoscere ogni autore straniero o contemporaneo da prodursi in spericolate avventure – più rapide di quel che credo - , che inconsapevolmente mi rendono felice, per niente dubbiosa o timorosa, ma interessante a scandagliare le soglie di una << storia >>, se così si può definire, che parli di libri. Come quando ti approcci ad un nuovo autore, e lì, fra le sue pagine, confidi di riconoscere qualcosa di te… certe letture non risparmiano niente, ma fanno testo a ciò che è una delle più grandi inclinazioni degli amanti della lettura: la scrittura. A tal proposito si accetta di fare una cosa che è una sorta di tacito accordo fra lettore e autore, rivelando ciò che è nascosto agli occhi del mondo ma non per te, impavido lettore di anime che non si accontenta di vivere una sola vita. E questa è a mio avviso la parte migliore di queste avventure, l’ingresso irrimediabilmente alenato, la sensazione di non essere più fuori ma dentro, così potente che non puoi trattenerti.
Questo saggio, uno scandagliare di opere che colma un certo vuoto, quello di percuotere nel tempo la magia che possiede la nobile arte della letteratura, mi procurò uno scoppio di vita – una gran voglia di valicare confini anche più impensabili che rimbalzarono sulle pareti bianche della mia camera. Venne e lì rimase per qualche tempo, più di quel che credevo, non dicendo nulla che effettivamente non conoscevo ma cercando in queste opere, in questa ricerca qualcosa che possa donare vita a ciò che non lo ha. Con autenticità, affinchè le parti << malate >> della vita siano amate un po' più del solito.


Titolo: Scrivere per dire si al mondo. Quello che i grandi autori ci insegnano sulll’arte e sulla vita
Autore: Leonardo Colombati
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 303
Trama: Leggere è uno dei più piacevoli vizi solitari, in grado di farci ricordare, immaginare, commuovere con un’intensità che prescinde da dove lo si fa ( a letto o su un treno ) e quando; Italo Calvino sosteneva che quando leggi, << il tempo sei tu che lo decidi >>. I grandi autori, da Dante a Flaubert, da Tolstoj a Proust, da Kafka a Joyce, attraverso i loro privilegiati punti di vista, potenziano la nostra percezione e il nostro sguardo, e così ci insegnano a guardare il mondo con occhi nuovi. Per questo Leonardo Colombati, scrittore, critico letterario e docente di scrittura creativa, ci prende per mano e ci conduce in un percorso di rilettura e analisi delle opere di genio, indagando – dal << principio >> << alla fine>> - le componenti essenziali della creazione letteraria: la definizione dell’io, in apparenza quello dei personaggi, in realtà quello del romanziere e, sorprendentemente, anche del lettore; l’utilizzo multiforme della parola che va a comporre la voce del narratore ( o, per meglio dire, << l’illusione di una voce >>); la creazione dei personaggi, alcuni dei quali sono diventati veri << caratteri >>, come Don Chisciotte, Falstaff, Anna Karenina o Lolita, e che alla fine sono riconducibili a due grandi categorie, gli Ulisse ( << con la sua barba e la cicatrice >> ) e gli Amleto ( << con la sua calzamaglia e il teschio >>); la gestione del tempo, così compresso nei libri rispetto a quello che sperimentiamo nella nostra vita e, diversamente da quanto succede nel mondo reale, capace di procedere in avanti e all’indietro a piacimento dell’autore; e poi l’amore, unico vero tema poetico. E come non soffermarsi sul ruolo della memoria, dalle madeleines proustiane al racconto di Ulisse alla corte dei Feaci, e sul potere curativo della lettura?

giovedì, aprile 08, 2021

Gocce d'inchiostro: Espiazione - Ian McEwan

Chi, come me, ama intensamente la scrittura e la buona letteratura, è consapevole che non esiste nulla che resti ermeticamente chiuso nel cuore di una persona. Quando si pongono delle speranze, il cuore prende una strada tutta sua. E quando le speranze non vengono tradite, ci si sente sereni, soddisfatti. L'animo si bea di certe cose, e il solo fatto di estasiarci ci rende felici.
Con Espiazione è accaduto esattamente questo e, sparigliando le carte della mia logica e ricompensando una serie infinita di opere - condensate in un turbinio di immagini e parole - sovrapponendola ancor più a suoni e rumori, creazioni artistiche e realtà, leggerlo è stato come arrivare a una quasi elusività del senso. Rifuggiandomi in un mondo in cui non sono riuscita a sfuggire, percorrendo un territorio d'infinita coerenza, godendo di una libertà senza limiti.




Titolo: Espiazione
Autore: Ian McEwan
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 381
Trama: All'età di tredici anni, in un caldo giorno d'estate del 1935, Briony Tallis sente di essere diventata una scrittrice. La sera stessa, accusando di un crimine odioso un innocente, commette l'errore che la segnerà per tutta la vita. Eppure la giornata era iniziata sotto i migliori auspici. C'era la commedia da mettere in scena, i cugini arrivati dal nord per trascorrere qualche tempo in casa Tallis, e da Londra era atteso l'amatissimo fratello Leon con un amico, industriale della cioccolata. Soltanto la sorella maggiore Cecilia impensieriva Briony, con quel suo misterioso rapporto che la legava a Robbie Turner, il figlio della loro donna di servizio.
Tutti i personaggi entrano in scena ma, nella commedia della vita, non ci sono prove prima della recita e ogni gesto assume un carattere definitivo. Presto, sarà troppo tardi per fermare la macchina dell'ingiustizia e la guerra arriverà a spazzare via il vecchio mondo con le sue raffinate ipocrisie.

martedì, aprile 06, 2021

Gocce d'inchiostro: I dolori del giovane Werther - Johann Wolfgang Goethe

Talvolta certe frasi, certe parole ti inducono a restarne annichiliti, che pur quanto ci si intestardisca a divincolarsi fra le loro strette maglie, con voce rabbiosa incastrano nella loro presa. Quelle trascritte in queste pagine sono state parole ricche di sentimento, potentissime,, altisonanti, romantiche, in cui il lirismo coincide con la gioia dell’amore che mitiga la sofferenza, ma immerso in una certa immobilità che scalda il cuore ma che poi si dissolve nel nulla. Ma la bellezza di ciò che trascendono queste pagine di diario, non sono certamente stupidaggini, seppur raccontate con una certa malinconia ma che, sposate con la mia anima semplice, illustrano la vastità di quei sentimenti che risiedono negli alloggi del cuore umano. Riflessivo, profondo, estremamente romantico ci pone dinanzi a svariate interpretazioni individuali:  l’uomo è un essere senziente ma finito che si dibatte e batte per diventare << uomo >>, non indugiando sul passato ma voltandogli le spalle vivendo invece il presente. E proiettato in una sorta di immobilità, in un cosmo più grande di quel che si pensa, di cui non siamo altro che resti di materiali e derivati vari, è un bellissimo squarcio di ciò che ha costellato la vita dell’autore che effettivamente non possiedono niente di originale ma che valicano i limiti entro cui sono imprigionate le forze attive e speculative dell’uomo, quando ogni attività soddisfa ogni cosa con rassegnazione.

Titolo: I dolori del giovane Werther
Autore: Johann Wolfgang Goethe
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 8, 50 €
N°di pagine: 152
Trama: La trama è semplice eppure di un agghiacciante realismo: Werther è innamorato di Lotte, di cui sa fin dall’inizio che non è libera, perché legata ad Albert. << Stia attento a non innamorarsene >>, sarà il consiglio di una cugina a Werther. Ma la tragedia è già innescata.

domenica, aprile 04, 2021

Le TBR: richiami dell'anima

E’ uno strano post questo, in un giorno di festa come questo, che mi vide riporre queste poche righe, bardandomi del mio bloc notes preferito e di una eccessiva dose di intraprendenza, una lettrice come tante che ama inerpicarsi in lande desolate che ancora non ho esplorato. Una pila di libri dai colori sgargianti, vivaci, accesi, il miglior regalo per un amante delle parole, fanno i conti con propositi irragionevoli di smaltire più libri possibili nel tempo più adatto. Una pila come questa lascia presagire tante cose, sul mio animo appassionato e coraggioso, sui motivi che mi hanno spinta a scrivere tutto questo. I miei sentimenti rispetto a ciò che credevo qualche anno fa sono mutati del tutto, e se sino all’anno scorso credevo che le TBR fossero una gigantesca perdita di tempo quello che ho ottenuto partecipando a gruppi di lettura, ignorando qualunque remora o pregiudizio, è che talvolta sono davvero utili, specie per chi come me ama organizzarsi. Questo mio tentativo di approcciarmici, dunque, era partito come vaga idea ad inizio anno. Chi possiede tanti libri e di tempo a disposizione ne ha poco, organizzare un discreto numero di letture, essere pronti, non vagando a tentoni, è una buona cosa, alleando gli innumerevoli tentativi in cui quel romanzo avrebbe dovuto << chiamarmi >> prima.
Tutto questo per dire, che questo mese, questo giorno di festa, che non toglie niente ad altri, compongono un nuovo <<progetto >> di lettura. Ogni mese, sino a quando non incapperò in qualche ostacolo, stilerò una lista di quelle letture che seondo me saranno gli amici fidati più adatti per allietare il mese corrente. Se adempierò a questo scopo, raggiungerò questo obiettivo, questo non lo so. Ma, per il momento, vedremo come andrà…


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Primo fra questi, un romanzo che languisce sullo scaffale da qualche mese. Un autore che amo particolarmente, un opera che – secondo il parere di molti – è un capolavoro assoluto di letteratura inglese… sarà vero?!

 

Titolo: Gli ambasciatori
Autori: Henry James
Casa editrice: Elliot
Prezzo: 22 €
N° di pagine: 568
Trama: Gli ambasciatori sono persone fidate che la signora Newsome, ricca possidente di Woollett, cittadina industriale del New England, spedisce a Parigi perché riportino a casa il figlio Chad, sospettato di sprecare il suo tempo in bagordi. Il primo di questi “ambasciatori” è Lambert Strether, cinquantenne di bella presenza, intelligente e interessato alla mano della signora Newsome. Giunto a Parigi, scopre che il vero motivo che trattiene Chad dal tornare è una relazione con Madame de Vionnet. Invece di vecchia Europa e della scoppiettante capitale francese, dimenticando del tutto il motivo del viaggio e mettendo in crisi non solo il ruolo di “ambasciatore”, ma il senso stesso del suo intero percorso esistenziale. Intanto la signora Newsome, non sapendo cosa pensare, invia uno dopo l’altro nuovi ambasciatori che, puntualmente, cadono a loro volta nella rete di fascinazioni del “beau monde”, rimanendone invischiati.

venerdì, aprile 02, 2021

Gocce d'inchiostro: Whisper - Maggie Stiefvater

Coinvolgente. Ecco cosa penso quando mi appresto ad una lettura estremamente adolescenziale, semplice ma utile a distrarti dalla monotonia del giorno. La prima cosa che noto, la copertina bellissima e accattivante, dai colori sgargianti e vivaci, una mole gigantesca, una ragazzina solitaria ma appassionata di musica senza un filo di intraprendenza, che immaginavo non avrebbe fatto del male neppure a una mosca. Quasi invisibile, il tipo di eroina che è un antieroina ma la cui storia apparentemente piatta ma coinvolgente, prenderà una svolta decisiva nel momento in cui nella sua vita pronuncerà quelle giuste parole che sconvolgeranno il suo universo personale. Delizioso e parecchio sentimentale, questo piccolo romanzo di cui francamente non conoscevo e di cui ho letto con piacere, mi ha ricordato quanto mi fosse mancato tornare a quel periodo in cui leggevo solo young adult, romanzi per ragazzi, storie zeppe di distrazioni magiche che francamente non possiedono nulla di speciale. La maturità, il mio nuovo stile di vita mi hanno indotto a comprendere come negli anni questa tipologia di romanzi non accrescesse più il mio interesse come una volta, ma con Whisper accadde qualcos’altro. Camminando lungo una strada sconosciuta, fu una notevole boccata d’aria fresca di qualcosa di originale e introspettivo che aveva sfuggito al mio sguardo per il mio essere poco conforme al suo essere giovanile. Ma talvolta è questa leggerezza, questa frivolezza che scalda il cuore, ti induce a navigare su fronti che smorzano la monotonia, e anche se i difetti sono stati parecchi visibili ha espresso con frasi pulite e articolate ciò che desideravo leggere: una storia d’amore che mi ha scaldato il cuore.


 

Titolo: Whisper
Autore: Maggie Stiefvater
Casa editrice: Fanucci
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 313
Trama: La sedicenne Deirdre Monaghan è una musicista timida ma prodigiosamente dotata. Il suo mondo ruota intorno a un ristretto nucleo familiare, un amico del cuore e la passione per la musica irlandese. Quando un misterioso e affascinante ragazzo sbucato dal nulla entra nella sua ordinaria vita di città, Deidre se ne innamora all’istante. Il problema è che l’enigmatico e contradditorio Luke si rivela un “gallowglass”, ossia una che può vedere le Fate, potrebbe essere la sua prossima vittima. Deirdre deve decidere se i sentimenti di Luke verso di lei sono veri, o se sono soltanto un modo per ingannarla e condurla più profondamente nel mondo delle Fate dove lui potrebbe tornare a uccidere. L’amore per Luke la costringerà presto a prendere coscienza dei propri poteri magici, ad approfondire le amicizie e gli affetti familiari, a cambiare il proprio sistema di relazioni e a farsi coinvolgere in una lotta all’ultimo respiro contro esseri che non avrebbe mai pensato di affrontare. La sua vita sarà così qualcosa di unico e irripetibile, qualcosa per cui vale la pena mettersi in gioco.

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