Dall'intreccio delle
parole, sparse in mezzo a ombre che si tengono per mano, scaturiscono melodie
che spesso scivolano nei ricordi luminosi della nostra infanzia. Affinché
rifocillino l'anima, indipendentemente da ciò che ci ha riservato la vita, si
scontrano contro oscuri echi, nello spazio crepuscolare della nostra casa.
L'ascoltatore sconosciuto
le percepisce con intensità per evocarne i ricordi, talmente forti da
trasmettere quasi un senso di malessere. La menta rallenta pian piano e poi si
ferma, come quando un treno in corsa si arresta a una stazione, non riuscendo
ad articolare pensieri. Il centro del corpo si intorpidisce: immagini che, al
di là di ogni significato, si staccano dallo sfondo, come un sogno. Possiedono
una bellezza straordinaria, una semplicità assoluta e originale.
E' incredibile come,
adoperate con maestria, le parole riescano a farti prigioniero. Ti si
attorcigliano intorno alle membra come la tela di un ragno e, quando si è
soggiogati al punto di non riuscire più a muoversi, trafiggono la pelle,
entrano nel sangue. Atrofizzando i pensieri. Operano dentro di noi come una
magia.
Non dimenticherò mai la prima volta in cui la
scrittura divenne un modo per dare sfogo a me stessa, percorrendo meandri bui
della mia memoria, scoprendomi in una moltitudine imperfetta. Non dimenticherò
mai la prima volta in cui decisi di aprire un blog: pagine di diario che si
trascineranno nell'unico luogo dove ne il cielo
ne la terra potranno mai trovarmi. Ho sempre amato scrivere e,
lasciandomi trascinare dalla corrente impetuosa delle parole sino a quando
qualcosa dentro di me non torna al suo posto, è un'emozione davvero
straordinaria. Il fascino, la curiosità, addolciscono questa sensazione, e il
tepore della speranza riscalda l'animo.
Era un pomeriggio afoso di metà giugno in cui
nacque tutto questo. In quei giorni un forte senso di malessere e sconforto
volteggiavano nell'aria come minuscole particelle, e quando prendevo un romanzo
dallo scaffale il senso di malessere e turbamento continuava ad aggravare sulle
mie spalle come un fardello troppo pesante. Tutto ciò che desideravo era
solidarietà, conforto. Una parola d'incoraggiamento in un periodo decisamente
ombroso.
Sogni
d'inchiostro
nacque dunque come antidoto a un male incurabile in cui il dolore provato svanì
repentinamente come nebbia. Vi ho cercato la pace, una felicità effimera nel
piacere della lettura e, a distanza di poco tempo, constatato quanto potente e
singolare sia la magia che celano i romanzi. Fulgidi e sfavillanti come avverse
stelle, capaci di renderci talvolta prigionieri di colpe che non sono
effettivamente nostre.
Quando pubblicai il primo post, non credevo
possibile si trattasse dell'inizio di una lunga e avvincente avventura.
Avventura senza la quale non avrei mai potuto intraprendere senza l'aiuto della
mia cara amica Elisa, e del caloroso sostegno di una cerchia ristretta di
lettori che, viaggiatori casuali o ospiti abituali, con presenza e tolleranza,
hanno illuminato giornate terribilmente uggiose. Il loro animo è planato
lentamente ma con regolarità nel cuore del blog, e man mano che indugiavano nei
meandri della sua memoria, la sua aura lucente brillava d'intensità.
In 365 giorni di carta e inchiostro, amori e
follie, interviste e novità, Sogni
d'inchiostro ha tracciato un segno nella sabbia del tempo. Un miscuglio di
bianco e nero che spero non abbia impedito di trovare il sorriso. Un sorriso
che mi è stato offerto inevitabilmente, e a cui ho pensato di fare dono con un
ringraziamento speciale. Un piccolo Giveway, con in palio 5 ebook. Cinque
romanzi scelti da voi, che confido possano toccare le corde più sensibili del
vostro animo.