Negli ultimi tempi, sono stati numerosi i romanzi dalla forte intensità e in grado di produrre tensione o sconcerto ad accompagnarmi, per periodi lunghissimi o brevissimi, in alcune fasi della mia vita. Mi sono trovata nello stato d'animo giusto per leggere racconti di questo genere e, recentemente, una di queste è coincisa nel periodo in cui mossi i primi passi con la lettura del romanzo d'esordio di una giovane ma talentuosa autrice: Vampire story.
Un romanzo da considerarsi come una piacevolissima sorpresa in cui io, da inguaribile amante di romanzi dai risvolti romantici e drammatici, di amori forti e indomiti, ho riscontrato un certo gusto per il Giappone e i canti omerici. Intenso e ben congegnato, è un canto ipnotico che penetra nel lettore al punto tale d'immergerlo in uno stato comatoso. E, racconto originale che appassiona e conquista, rivela la passione dell'autrice per le grandi opere e cattura chiunque voglia perdersi fra le sue pagine.
Titolo: Vampire story. Il
risveglio del fuoco
Autore: Viviana Borrelli
Casa editrice: Leucotea
Prezzo: 15,90 €
Trama: Haruki vive a Tokyo.
Ricco e annoiato, accetta la proposta del suo migliore amico di tornare a
studiare. Si iscrivono, quindi, in una delle università private più prestigiose
del paese. Ma ciò che il ragazzo ignora, è che la metà degli studenti appartiene
alla Nuova Razza: giovani vampiri figli di un immortale ed un essere umano.
Inizia per lui un lungo viaggio alla scoperta di se stesso, durante il quale
incontrerà l'amicizia, la rivalità, l'amore e verrà a conoscenza di una oscura
verità che cambierà per sempre la sua esistenza. A fare da sfondo il Giappone.
Con i suoi templi ed i grattacieli; la tradizione e la tecnologia; gli immensi
parchi e l'esercito di pedoni che affollano le strade.
La recensione:
Sono le nostre
azioni che causano la nostra gioia o il nostro dolore. Tasselli che compongono
il destino di ognuno. Non si può valutare l'anima isolandola dal corpo, così
come non si può valutare la bellezza di un tramonto sul mare sof-fermandosi
solo su una singola onda. È l'insieme che crea l'universo.
C'è stato qualcosa fra le
pagine del romanzo di Viviana che, nei giorni che ho trascorso in sua
compagnia, è divenuto per me sempre più evidente: la solitudine. Come un unica
macchia nella quale tutto si confonde, ha corroso e annientato lo spirito dei
protagonisti senza che questi se ne accorgessero. Da laggiù ho potuto vederla
nella sua pienezza, come qualcosa a metà fra cielo e natura, in mezzo al caos
del mondo e della civiltà.
Esistono varie forme di
solitudine e ognuno ha le sue qualità. Ci si può sentire soli non avendo amici,
non uscendo, rimanendo a casa tutto il giorno. Ci si può sentire soli quando
non hai nessuno con cui parlare, senza paura di disturbare. Di notte, con le
orecchie il frastuono del silenzio, con l'anima dei pensieri che vengono
trascinati via dalla corrente e si perdono chissà dove.
Grande e sorda come un
rimbombo che esce dalle viscere dell'animo, che attraversa il cuore e entra
dappertutto, la solitudine nel romanzo di Viviana è stata come un suono. Si
trattava forse di un simbolo della disarmonia dello spirito di queste masse di
carni instabili ma con una identità? Il mio cuore, mi dicevo, disgraziatamente
ne ha conosciuto la natura e, anche se indirettamente, il suo rimbombo ha
continuato ad essere dentro la mia testa. Forse era un segno divino, eppure
tutto ciò che ho visto in questa solitudine ha avuto su di me un ché di
doloroso.
Tormento della nostra
esistenza. E' stata questa la cosa che più mi ha colpito fra le sue pagine. Mi
ha permesso di andare lontano, senza capirci più niente. Mi ha colpito dritto
al cuore, in una miscela confusa di suoni, musica e parole, catapultandomi in
un paese che non è andato perduto, nonostante lo scorrere inesorabile del
tempo. L'ho vista chiaramente, ai bordi dell'anima di un ragazzo, guizzare in
un torrente libero di pensieri e mi sono resa conto che non si trattava solo di
qualcosa di vero e tangibile, ma che lei, in questo teatro artificiale di
parole e manichini, era grande come lo spazio freddo e silenzioso nel quale
girano gli astri. E' stato impossibile non farci caso. Haruki, Chrystal, Sam,
Shun. Erano a loro rivolti i miei pensieri: fermi lì, ai margini della pagina,
ad inquinarmi il sorriso. Così famigliari, vicini, come un tatuaggio
indelebile, ma anche ossessivi.
La storia di Vampire Story è stata una sorpresa
estremamente piacevole e, l'arrivo in un luogo che ha sempre destato il mio
fascino che, in un periodo decisamente no, ha rischiarato le tenebre del mio
animo, ancor di più. In un luogo tranquillo, dove i protagonisti sono vampiri
mostruosi ma affascinanti, tormentati dai sensi di colpa e dalla malinconia,
avviluppati in una nuvola di elettrica vitalità, in cui ho perso
volontariamente le mie tracce. Sfuggendo alla monotonia del giorno, trovandomi
in una sorta di solenne poema omerico che, col desiderio irresistibile di
avvicinarmi, semplicemente mi sono lasciata consumare dal fuoco della
solitudine. Davanti a me, un ragazzo si era messo a nudo, dinanzi agli occhi
del mondo. Offrendo vulnerabile la sua anima, osservando il paesaggio tetro della vita: così nitido, drastico,
triste. E, tutt'attorno, il silenzio. La solitudine descritta come qualcosa di
inevitabile. Una debole luce che diffonde il suo tenue bagliore come resti di
memorie lontane. Haruki - lo capì quando mi si avvicinò - era quel funambolo
che avrebbe dovuto prendere la spinta per fare un balzo e afferrare il prossimo
appiglio. L'istante in cui si prepara al salto e non sa cosa però farsene del
volo. Poiché questa è la vita. La certezza della sua esistenza. La prova messa
in atto da un funambolo, pur di ritrovare l'equilibrio. Lui, che nonostante è libero non riesce a spiccare
il volo.
Una leggera insoddisfazione? La dolcezza quieta dei suoi pensieri?
Parole che hanno finalmente una sua forma? Promesse ad un'idea di libertà, nati
dal desiderio ardente di un ragazzo solo e insoddisfatto costruito sui sogni.
Li avevo temuti, come la fatalità di una condanna.
Vampire story è un romanzo che, nella sua semplicità, potrebbe
apparire poco originale, ma che, al contrario, è una continua ricerca di amori
che rendono prigionieri, sogni o desideri riesumati dalla risacca lenta del
tempo, punti di domande senza risposte.
E' una storia che parla di anime sole e contrite che vagano lungo la
riva dell'insoddisfazione, e della solitudine che inzuppa la nostra anima come
un terribile acquazzone.
Quello di Viviana è un romanzo profondo, poetico, appassionante, quasi
intenso. Fra le sue pagine ho conosciuto un'autrice attenta, sensibile che ha
lasciato un segno sul cuore: un grande amore in cui si è disposti ad affrontare
lo scorrere inesorabile del tempo, pur di stare con l'amato; la morte intesa
come capacità di toccare apici di struggente poesia che devasta l'animo.
Un quadro raffinato dipinto con una vastità di colori, un racconto in
cui tutti possono specchiarsi che, attraverso le parole, i suoni, coglie
l'attimo che fluisce impertinente del tempo. Interpretandolo. Scrivendolo.
Il linguaggio non sempre semplice e l'intreccio limpido spediscono
dritto fra le braccia di vampiri maturi e distruttivi, raccontando una storia
toccante che ha del romantico, che sopravvive nella mente del lettore come
qualcosa di suo. E ci rende partecipi di qualcosa che, in un modo o nell'altro,
lascia un segno del nostro passaggio.
In una storia che narra di eventi antichi sopiti dal tempo, in una
città ricca lontana anni luce dalle nostre credenze, Vampire story mi ha
concesso di ascoltare la storia di giovani che, dopo tanto, troveranno un loro
posto nel mondo. Eroi del nostro tempo, mi hanno coinvolto nel loro abbraccio e
trascinato in un cielo zeppo di nuvoloni neri e ingombranti.
Penso che tu sia
vivo. Ma non perché il tuo cuore batte o perché sei in grado di respirare. Sei
vivo perché ti poni delle domande che l'umanità ha finto di dimenticare. Ma
nessuno possiede le risposte che stai cercando e questo genera in te
un'indicibile sofferenza.
Valutazione d'inchiostro: 4
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