Se sia stata qualche forza divina a spingermi più in là o
semplice forza di volontà, questo non lo so. In ogni caso, in questi giorni sto
divorando romanzi come se fossero Nutella. Ingoiando avidamente storie che non
possiedono solo la vita, ma hanno anche un battito; episodi precisi e nitidi;
fantasmi intrappolati nell'oscuro limbo della vita, amalgamandosi a tal punto
da costituire un unico essere.
Con l'approssimarsi di Capodanno, nel bel mezzo di mangiate
che hanno un inizio e non una fine, con la voce gracchiante di qualche giovane
disilluso la cui storia suscita emozioni tanto intense, quanto irresistibili.
Prendendo vita quasi nell'immediato, I dolori del giovane Werther è stata quel genere di lettura che mi
ha colto del tutto impreparata: gentile, piacevole, romantica, ma anche
tragica, malinconica e un po' angosciante. Che ha conferito un quadro
significativo su quello che si avverte fra le sue pagine e che, nella sua brevità, è un montaggio di vicende struggenti intrise di
malinconia.
Augurandovi buona lettura e soprattutto buone feste, vi
abbraccio confidando che questo nuovo anno sia portatore di eventi positivi.
Ottima salute e tante, fantastiche, splendide letture :)
Titolo: I dolori del giovane Werther
Autore: J. W. Goethe
Prezzo: 12 €
Casa editrice: Oscar Mondadori
N° di pagine: 167
Trama: La trama è semplice eppure di un agghiacciante
realismo: Werther è innamorato di Lotte, di cui sa fin dall'inizio che non è
libera, perché legata ad Albert. "Stia attento a non innamorarsene",
sarà il consiglio di una cugina a Werther. Ma la tragedia è già innescata.
Considerato il primo grande testo del Romanticismo, il Werther supera le
barriere storiografiche per divenire il libro di una generazione, di tutte le
generazioni, intramontabile.
La recensione:
...
tu cerchi quel che non puoi trovare quaggiù. Ma io l'ho avuta, ho sentito il
suo cuore, la sua grande anima, in presenza della quale mi sembrava d'essere
più di quanto sono, perché ero tutto ciò che potevo essere.
Non potevo più aspettare e la scrittura, dopo tutto, sembra
l'unico surrogato per esprimere ciò che desidero esprimere. Come un meccanismo
naturale, incastri e composizioni perfette, esattissime, che hanno anche un
loro ritmo. Una cadenza quanto lenta, quanto impetuosa che, talvolta, fungono
da unico mezzo per poter arrivare lontano. Toccare apici di vette
insormontabili.
Basta fare il primo passo nella direzione giusta e il resto
viene da sé. O quasi. La scrittura è diventata parte della mia vita qualche
tempo fa, e sono tante le cose che sono
seguite a quel momento da quando questo mio inspiegabile amore ebbe origine.
Prima delle vacanze natalizie, durante la lettura di un brevissimo trafiletto
di giornale dedicato allo scrittore contemporaneo più amato degli ultimi tempi,
ancora diciannovenne.
Tutto era ordinato e rassicurante. Ogni cosa sembrava tornare
al suo posto. Guarire ferite ancora aperte e mai rimarginate, inducendomi a
ricordi vaghi che assumevano contorni precisi, colori nitidi. Attingendo
consolazione da tutti i miei dolori, facendo del mio animo di lettrice una tana
in cui potevo ritrarre pensieri e scoprire così un universo.
Tutto era cominciato così: con un ondeggiare dei sensi.
Sorridevo alla vita continuando a sognare nell'infinito. Mi scoprivo in una
moltitudine imperfetta. Spegnevo il cervello come il motore di una macchina,
dando sfogo a me stessa. Acquietando il mio spirito. E il giovane Werther, questo
satellite silenzioso e solitario, ricorda questo momento come il bruciore di
una ferita ancora aperta. Quel momento in cui prese consapevolezza di vivere in
una realtà cruda e ingiusta, in cui si provano dolori, sofferenze. In cui anche
la morte a cui si va incontro è crudele. Una dimensione che per riconoscerla
gli è bastato semplicemente un piccolo gesto: scrivere. Riversare in quel
contenitore imperfetto che è la scrittura, tutte quelle esperienze che sono
andate all'incontrario. Gli hanno impedito di trovare una strada nel momento
del bisogno, non portandolo più da alcuna parte.
Ricorda quel momento in cui decise di lasciarsi andare,
mettere a tacere la sua voce interiore non per perdonarsi li errori commessi in
passato ma per accettarsi; così fragile, romantico, sentimentale, incline alla
solitudine e al pessimismo. Come il primo segno di un nubifragio che si addensa
inesorabilmente sul suo destino, tramando alle sue spalle e crescendo alla
soglia della sua completa incoscienza, quel benedetto moto di compassione che
mi aveva fatto ritenere Werther un angelo biondo disceso in terra. Con un amore
sopito dal tempo, una sfilza di sogni infranti con esperienze terribili e
dolorose. Un passato terribile che, come l'incomprensione e l'indecenza,
dovrebbe essere cancellato. Non recandogli più alcuna sofferenza, ne
sacrificio.
In fin dei conti, è proprio questo il bello dell'essere umani:
non riusciamo a riparare i danni inflitti alla nostra anima. Tormentiamo senza
posa il nostro spirito, e cogliamo la solitudine come un fiore da cui attingere
quel balsamo eccellente che scaldi il cuore. Così palpabile, intenso.
Eppure è qualcosa che richiede tempo. Talvolta penso si tratti
di qualcosa destinato a durare in eterno, ma non è così. La vita è una continua
giostra di cambiamenti, e le crepe insidiose che spesso si celano nel nostro
cuore potrebbero rimarginarsi. E, pur quanto questa cosa possa apparire come
una bazzecola, talvolta è un semplice contatto che ci fa ritrovare nella nostra
solitudine.
Werther e Lotte avrebbero potuto scoprire questa magia
confinandosi ognuno nel proprio spazio, come le orbite di due satelliti che si
incrociano per caso. Ritrovandosi nella
loro solitudine, svuotando la mente facendo muovere la mano su un foglio
bianco. La loro storia, era di quelle che non potevo lasciarmi scappare. Romantica,
seducente, impetuosa, travolgente, così sorprendente e inaspettata.
Un sudario di oppressione, ansie e paura, ha attanagliato le
mie fragili membra come un cappotto troppo ingombrante, infittendosi come
nebbia nel momento in cui scorsi un barlume di speranza in un mare di
solitudine. Eppure, fu quando si connettero a un livello così intimo da esserne
completamente travolti, che fecero vibrare il mio cuore di una strana melodia,
mediante parole macchiate di tormenti neri come l'inchiostro. Non una scelta
che sia stata dettata da qualcuno, piuttosto un modo per aprire il cuore e
spiccare il volo. Come la pagina bianca di un diario riempita per evitare che
la realtà ci sovrasti; come una confessione sussurrata dalla soglia della
nostra insoddisfazione morale; come un tentativo di aprire il nostro cuore ad
un giovane che, per una manciata di giorni, era divenuto amico.
I dolori del giovane
Werther è un simbolo d'amore. Uno dei pilastri della letteratura
tedesca che, nella sua incontrollabile forza e maestosità, si limita a mostrare
il confronto con l'aristocrazia ma anche tra individuo e società borghese,
rappresentando emblematicamente un'intera generazione di giovani che si
opponevano, con profonda sensibilità, ad una società incapace di cambiare e rinnovarsi,
opprimendone le energie creative.
Una novella che, nel suo grigiore, splende e illumina i cuori
di chiunque e che, inaspettatamente, muta gli stati d'animi.
...
la lontananza è come il futuro! Un gran frutto crepuscolare si stende dinanzi
alla nostra anima, e sentimento e sguardo si perdono, e aneliamo, di donare
tutto l'essere nostro per essere colmati dalla felicità di godere di un unico,
grande, stupendo sentimento!
Valutazione d'inchiostro: 4 +
Un libro piuttosto pesante, almeno io l'ho trovato così ma pieno zeppo di sentimenti! Si nota che l'autore fa parte del romanticismo ^^ Ah...se ti va di partecipare sul mio blog è in corso un piccolo giveaway qui
RispondiEliminaSi, è vero! E' stata una lettura un pochino pesante, ma bella :)
EliminaD'accordo! Grazie mille :) Passerò a trovarti :)