Sempre più spesso abbraccio con entusiasmo proposte di
romanzi di autori esordienti per interpretare il modo in cui dipingono la
realtà circostante. 1986 dell'esordiente Giuseppe Ottomano è uno di questi e, beneficio
agli effetti collaterali dell'inadeguatezza e dell'insoddisfazione di cui mi
sento vittima, in questi ultimo periodo, è una storia che si è stanziata il più
possibile ai piedi della mia anima. Una rapida assimilazione del processo
creativo dell'autore, un accozzaglia di entusiastiche avventure di vario tipo.
Titolo: 1986
Autore:
Giuseppe Ottomano
Prezzo: 16,
90 €
Casa
editrice: Project
N° di
pagine: 232
Trama: Una cospicua eredità permette a Tommy e
Andrea, due giovani e simpatici cialtroni, di intraprendere un viaggio lungo
l'Europa per coronare la propria passione: la caccia alle ragazze. Malgrado i
ripetuti insuccessi, dovuti in parte all'inettitudine e in parte alla
malasorte, non desisteranno mai dal loro proposito originario. Affronteranno
così un viaggio trentennale senza meta, che si trasformerà in una sorte di
"ricerca del Santo Graal" in chiave moderna e dissacrante. L'intera
azione si svolge in un 1986 immutabile, in cui il contesto storico di ogni anno
si ripete sistematicamente. In un romanzo sospeso tra la fantascienza e il
grottesco, una ridicola coppia di aspiranti seduttori, che rimanda a "Il
sorpasso" di Dino Risi, vive una serie di avventure sul filo del mistero
dello scorrere del tempo.
La recensione:
Il tempo passa senza
che noi ce ne accorgiamo.. sarei tentato di mettere in relazione la mia
immagine sempre identica di fronte allo specchio… Tutto è sempre lo stesso.
Ogni volta che un autore emergente mi
propone il suo romanzo, immancabilmente penso che quello dello scrivere è un'arte
in cui si possono raccogliere tutte le ossa che si vuole, costruire la parte
più splendida di un mondo fosco e tetro, comporre una melodia che produca
qualcosa di vivo. Una storia che, in un certo senso, non appartiene a questo mondo
e che mediante un battesimo magico, riesce a mettere in contatto questo mondo
con quello dell'altro. Quando leggo mi presto particolarmente a questo tipo di riflessioni
perché sembrano avere una loro speciale predisposizione a scuotere e a scricchiolare
nella mia anima più degli altri. Il romanzo di Giuseppe, ad esempio, è planato lentamente fra le stanze polverose
della mia coscienza, dopo una sfilza di letture di vario tipo, popolando le mie
nottate miti. Standoci dentro, mi ha dato una buona occasione per avventurarmi
in un viaggio on the road. In compagnia di due viaggiatori lasciati soli nell'immensità
del cosmo che, grazie a questo viaggio, avranno una buona occasione per riflettere
sul loro destino. Quello di giovani sognatori, visto da diverse altezze, con
una loro ironia: in cerca di una <<cura >>, una missione che possa mettere
a posto qualcosa dentro di loro, diretti in un posto pressoché sconosciuto, il
cui nome figura tuttavia in ogni guida turistica, a milioni di chilometri dal loro
paese natio, affinché lo spirito si rifocillasse.
Questo mi fu riservato.
Dopo vari balzi e sobbalzi e un ennesimo periodo turbolento, 1986 è stato quel compagno di viaggio che,
repentinamente, si è precipitato ad accogliermi: sognatori, studenti universitari,
giovani pieni di vita, e tanta gente di passaggio che, in uno spettacolo messo
su da un abile lettore di anime, si sono posti dinanzi a quello della mia vita.
Alla fine del viaggio intrapreso
con Tommy e Andrea quello che mi rimase sotto la pelle fu quello che non avevo
cercato: lo svago. Attratta da una trama che dice poco e niente, determinata a intraprendere
un viaggio che confidavo mi conducesse al limite della follia. Dei sogni, delle
speranze di una generazione passata. Con Tommy e Andrea avevo stretto amicizia
nell'immediato, lì ho posto delle domande a cui non ho sempre ricevuto risposta,
socializzato con i loro amici e la loro gente e, visto da vicino, l'espediente miracoloso
di una cospicua somma donata in eredità.
Ho ascoltato la loro storia
come se l'avessi sentita da lontano, come un ricordo ripescato dalla risacca disomogenea
del tempo, e solo alla fine ho potuto constatare quanto sia stato piacevole
abbracciare con entusiasmo la proposta di Giuseppe. Per interpretare il modo in
cui ha dipinto la realtà circostante, dipingendola con modestissimi acquerelli nascosti
nelle stanze buie del suo animo. Ho cercato di interpretarli al meglio, e ho
cercato di produrre sulla carta non tanto quello che ho visto quanto l'aura
lucente in cui è confinato il romanzo.
La ragione per cui mi sono
fiondata fra le pagine di 1986, e che
ha accresciuto in me una certa curiosità era chiarissima: Giuseppe e la sua storia
sarebbero stati i miei amici, anche se per poco tempo, in un periodo stressante
e frenetico. Di punto in bianco, senza lasciare spazio a discussioni o motivazioni,
senza il minimo preavviso su cosa mi ha spinto a stare in compagnia dei suoi
amici d'inchiostro, divertenti e socievoli. Né del resto, io avevo osato
domandarmelo.
Come piccoli dettagli
che si stanziano nel nulla, il romanzo di Giuseppe non è stato il tipo di storia
che solitamente leggo, ma ha illuminato i corridoi bui della mia anima. Commedia
tutta all'italiana nonché ricerca di una strada quando non si aveva la certezza
nemmeno di trovare una meta in cui i sogni, i ricordi e la realtà si fondono.
In un viaggio on the
road all'insegna del divertimento, la spensieratezza, 1986 è un romanzo in cui ho visto due uomini che desiderano un po'
di felicità e che, lentamente e inconsapevolmente, da una landa deserta
cosparsa di rocce a cui non filtra
alcuna goccia d'acqua, poca luminosità, sono scivolati verso il territorio dell'avventura.
Lungo una strada sconosciuta, che gli ha permesso di capire se stessi. Circondati
da ombre evanescenti e passeggere come treni in corsa che, come loro, aspettano
un cambiamento. Una metamorfosi che li indurrà a percepire tutto ciò che li
circonda in maniera completamente diversa.
1986 è l'incarnazione di una satira solenne ma sobria e controllatissima,
corredata di parti decorative vivacemente colorate e allegre. Bello, divertente
e molto semplice in cui alla fine il risultato è quello di portare il lettore sull'orlo
di quel che si racconta: un viaggio che non avrà mai fine perché continua oltre
la carta.
Valutazione d'inchiostro: 4
Ciao Gresi, il romanzo mi incuriosisce: molto bella la tua recensione e particolare, come del resto tutte quelle che scrivi, hai uno stile unico!
RispondiEliminaCiao Ariel! Grazie mille :) È un romanzo molto semplice e divertente, e se sei in cerca di qualcosa che ti distragga, questo potrebbe fare al caso tuo! :)
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