Buon giovedì, amici lettori! Come state? Come procedono le
vostre letture? Quello che mi sto lasciando alle spalle è stato un periodo
alquanto statico, per quanto riguarda le mie letture. Lento e quasi
agonizzante, che mi ha impedito di anticipare i tempi e concludere il romanzo
di Lindqvist entro un certo limite di tempo.
Questa sera, però, con l'estate oramai in pieno fermento,
desidero raccontarvi com'è cominciato il mio viaggio nella misteriosa cittadina
di Blackeberg. Così, con un ondeggiare dei sensi. Sorridendo all'anima di
questa storia, sognando qualcosa che in un certo senso non ho potuto vedere.
Augurandovi una buona serata, vi lascio il mio pensiero riguardo a uno dei
romanzi più acclamati nella narrativa contemporanea in cui prendere
consapevolezza di vivere in una realtà cruda e iniqua è stato davvero
imponibile. In cui anche la morte a cui si va incontro è crudele.
Titolo: Lasciami entrare
Autore: John Ajvie Linqvit
Casa editrice: Marsilio
Prezzo: 18,50 €
N° di pagine: 461
N° di pagine: 461
Trama: A Blackeberg, quartiere degradato alla periferia ovest di
Stoccolma, il ritrovamento del cadavere completamente dissanguato di un ragazzo
segna l'inizio di una lunga scia di morte. Sembrerebbe trattarsi di omicidi
rituali, ma anche c'è anche chi pensa all'opera di un serial killer. Mentre nel
quartiere si diffonde la paura, il dodicenne Oskar, affascinato dalle imprese
dell'assassino, gioisce segretamente sperando che sia finalmente giunta l'ora
della rivalsa nei confronti dei bulletti che ogni giorno lo tormentano a
scuola. Ma non è l'unica novità nella sua vita, perché Oskar ha finalmente
un'amica, una coetanea che si è appena trasferita nel quartiere. Presto i due
ragazzini diventano più che semplici amici. Ma c'è qualcosa di strano in Eli,
dal viso smunto, i capelli scuri e i grandi occhi. Emana uno strano odore, non
ha mai freddo, se salta sembra volare e, soprattutto, esce di casa soltanto la
notte... "Lasciami entrare" è una storia d'amore, vendetta e vampiri,
un racconto sul dolore dell'infanzia e la forza dell'amicizia, dove sangue e
orrore devono piegarsi alla potenza dell'amore e alla voglia di vivere.
La
recensione:
Da dove partire
per carpire i segreti di questo romanzo? Da dove partire per interpretare la
sua anima cupa e drammatica, sadica e allo stesso tempo perversa? Sono solo
teorie, queste. C'è stato nel 1952 un inverno insolitamente mite, tranquillo e squisitamente
sereno per il fatto di essersi presentato all'improvviso dopo una lunga serie di
giorni ventosi e di pioggia. Una di quelle rare mattine che, come un vanitoso eccesso
di calore e di luce e di foglie nuove, lo qualifico come il vero inizio, il
portale solenne a cui ha origine questa storia. Io e Oskar passeggiammo fra le
vecchie mura di una città segreta e sconosciuta, il cui legame aveva sfociato
nelle punte di due indici che arrivarono quasi a toccarsi, ma non proprio. Fra
noi c'è stato il sapore agro di un segreto sepolto da molti anni. E in questo sapore
agre, una storia d'amore dolce e romantica. Un contorno per far risaltare
ancora di più la condizione di malessere che ha attanagliato me e lo stesso Oskar.
Un punto vuoto che tuttavia ha contenuto il tutto.
Ero davvero
eccitata e curiosa di giungere a Blackber. Non potevo più aspettare e dopotutto
i romanzi sembrano l'unico surrogato per vivere altre vite. Come un meccanismo
naturale, incastri e composizioni perfetti, che anno anche un loro rito. Una cadenza
quanto lenta, quanto impetuosa che, talvolta, fungono da unico mezzo per poter
arrivare lontano. Toccare apici di vette insormontabili.
Basta fare il primo
passo nella direzione giusta e il resto viene da sé. O quasi. I romanzi hanno sempre
funto come antidoto alla tristezza, e sono tante le cose che sono seguite da
quel momento a quando questo mio inspiegabile amore ebbe origine.
Quando decisi di
leggere Lasciami entrare sapevo che, quando
avrei cominciato, questa sarebbe stata l'occasione per scrollarmi di dosso il
peso della curiosità. Una lacuna letteraria che avrei dovuto colmare da un po'.
Non avevo nulla da
perdere. Dovevo solo raccogliere una certa dose di coraggio, ma, a dire il
vero, avevo deciso di leggerlo senza tenere conto ai macabri episodi a cui
avrei dovuto assistere e questo mi sembrava una cosa positiva. Un buon punto di
partenza. Thriller/horror svedese, uno scrittore di cui avevo sentito parlare molto
bene, un disegno oscuro che non permette di vedere o sentire. Tutto quello cui
un tempo avrei detto "no", non mi sembrava più così. E leggendo il romanzo
di Linqvit, non mi sono più riconosciuta. Mi sono sentita estranea e, allo stesso
tempo, intrappolata. Come se una magia avesse atrofizzato i miei pensieri,
operasse silenziosa dentro di me. Una parte del mio animo di lettrice che ho scoperto
pian piano, e leggendo di Oskar e di Eli ho potuto conoscere la vita di una
vita di cui non avevo nemmeno l'esistenza. Una storia cruda, surreale e allo stesso
tempo reale, lenta e sincopata, che è una girandola di dettagli, contorni, sfumature,
ombre impregnate di malvagità.
Pezzi di vita di anime
che vagano in un deserto di domande che non hanno mai avuto risposta, e con prospettive
nebulose per il futuro, che mi hanno incuriosito moltissimo, interessato inaspettatamente,
costringendomi a lasciare tutto alle spalle, abbandonando la mia inutilissima
vita in una landa deserta in cui non avrei mai più voluto far ritorno.
Sono stata
catapultata in un posto imprecisato della Svizzera; ho seguito scrupolosamente
le indagini di un ambizioso poliziotto specializzato nella caccia alle perone scomparse;
mi sono mossa silenziosamente come una figura che compare e scompare, senza preavviso
- ognuno di loro con una storia da raccontare.
In attimi di vita
che hanno scandito regolarmente la frenesia di questa settimana, nonostante conduca
un'esistenza tranquilla, ho vissuto assieme a Oskar e Eli, entro i limiti autoimposti
da Linqvit, tante e altrettante vite. Ruoli che mi sono divertita a impersonare
e con cui ho voluto fuggire dal baratro dello sconosciuto. Respirando aria che
non era più pulita ne lo è mai stata, satura di crimini orribili e inumani.
Lasciami entrare è un romanzo il cui sapore è agre come un limone, l'aspirazione di
fare un nuovo tipo di viaggio, un viaggio in cui la meta non è un luogo fisico da
un posto della mente, la zona grigia fra il bene e il male, un harem segreto in
cui trovare la pace con se stessi è davvero una bazzecola. E lì, fra oscurità e
fantasia, l'ho avvertita intensamente. Medicina per la malvagità che affliggeva
i personaggi e forse anche per i diversi mali, fisici o morali, inflitti continuamente
in ogni capitolo.
Diventare imperturbabili e proseguire la lettura dal
davanzale del nostro mondo, dunque, è stato estremamente difficile. Eppure, una
volta compiuto questo passo, tornare indietro è risultato più facile. Superando
con un balzo il mondo di là con quello di qua.
Costruito mediante un processo su anni di esperienze,
timori o allucinazioni, oscuro, insidioso, rischioso come la notte, Lasciami entrare è un romanzo che
trasmette una certa inquietudine. In quasi 400 pagine di turbamenti, dove un
misero atto di felicità investiva inevitabilmente con qualcosa di spiacevole,
c'era un universo che non ho mai esplorato. Ma cui non sono stata in grado di
coglierne la bellezza. Con patti di sangue e segreti sussurrati dalla finestra
virtuale del nostro mondo, con regole e nozioni del tutto indifferenti a quello
cui sono abituata.
La mia vita si era intrecciata a
quella di questi strani personaggi e, col mio blocnotes preferito, sono
sprofondata in un luogo oscuro e pericoloso, in cui l'avventura di Oskar non
era nemmeno all'inizio.
Un horror/thriller che non dà tregua, arriva in sordina e poi
colpisce, ci rende protagonisti di una storia avvincente che permette di
ritagliarci un angolino tutto nostro in una squallida stanza e, pian piano, nel
cuore degli algidi protagonisti.
Nel cuore della notte, con i grilli canterini che
vegliavano su di me e la quiete della notte conciliava il mio sonno, ho visto Lasciami entrare come uno di quei posti
dove un accanito lettore che non ha fatto l'abitudine a questo tipo di romanzi
può essere preso dal panico e aver solo voglia di scappare. Dubitando che
questa sia la sua storia; credendo di aver sbagliato secolo o pianeta; pensando
di esser caduto nella bocca dell'inferno e non trovare più alcuna via d'uscita.
Valutazione d'inchiostro: 4
Ciao Gresi, non conoscevo questo romanzo ma la tua recensione mi ha incuriosita ;-)
RispondiEliminaRiguardo ai gialli svedesi, sono molto belli anche quelli di Camilla Lackberg
Ciao Ariel!
EliminaGrazie :) É un romanzo particolare che desideravo leggere da qualche tempo, ma, nonostante avevo immaginato tutt'altra cosa, é una storia carina che non ti sconsiglio ;)
Lackberg? Uh, grazie! Al momento ho letto solo una raccolta di racconti, ma dovrei rimediare :P