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giovedì, dicembre 01, 2016

Gocce d'inchiostro: Henry e June - Anaïs Nin

Titolo: Henry e June
Autore: Anaïs Nin
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 272
Trama: Tratto dal diario originale non censurato di Anaïs Nin, questo spaccato autobiografico copre il periodo trascorso dall’autrice a Parigi tra la metà del 1931 e la fine del 1932. A quell’epoca risale l’incontro con Henry Miller e sua moglie June: un incontro che doveva segnare una svolta importantissima nell’evoluzione sentimentale e letteraria della scrittrice. Attratta dal fascino geniale di Miller e profondamente turbata dalla fisicità inquietante di June, la giovane Anaïs Nin inizia una specie di educazione erotico-sentimentale che la porterà a una decisiva maturazione personale ed emotiva.




La recensione:

Vivo in un'aspettativa perpetua. Tu arrivi e il tempo scivola via come in un sogno. E' solo dopo che te ne sei andata che mi rendo conto completamente della tua presenza. E allora è troppo tardi.

Le parole adoperate da quest'autrice sono sempre le stesse: messe di traverso, incastrate e composte perfettamente, nella corrente di un fiume forse un po' troppo impetuoso. La seconda opera che leggo, di cui ignoravo completamente l'esistenza, nata da un'inspiegabile bisogno di leggere qualcosa che traboccasse di sentimenti, e che tuttavia mi impedisse di trovare un equilibrio. Ma tanto per essere precisi, non è la prima volta che mi succede, non con la Nin, che come un passante giunto per caso in una località sconosciuta mi ha nuovamente preso alla sprovvista e provato strane e inspiegabili sensazioni.
Ricordo molto bene la prima volta che salì a bordo di un treno che inconsapevolmente mi condusse nelle vette più insormontabili del piacere, nonostante talvolta si sia impantanato in stazioni tetre e fosche, ho creduto alla sua meravigliosa magia. Parole che silenziosamente sono entrate nella carne e che, sparse in mezzo a ombre che si tengono per mano, al chiarore incandescente di un camino, indugiando nel mio cuore molto più del dovuto. Estirpando poesia, in quanto narrarci la vita di una donna che fa della sensualità una potenza del corpo, vergine prostituta, angelo perverso, creatura dai due volti: santa e sinistra, mi ha indotto a fissare un punto, e non capirci più niente.
Lo spettacolo era cominciato da un po'. Una voluttà inspiegabile aveva percorso tutto il mio corpo. Una vita incandescente, intensa così come quella che si trova in un'amante. Un rapporto intenso ed effervescente creato inconsciamente, in cui si cerca di ampliare i dolori e i piaceri degli amanti. Una scrittura zeppa d'intensità immaginativa, causata dall'impossibilità di non aver potuto vivere fino in fondo quello che scrive, in quanto vivere fino in fondo uccide l'immaginazione e l'intensità. Un amore circondato da resistenze, che suscita un miscuglio di sentimenti, che ci impediscono di avvicinarci. Stanca di sognare, fantasticare, drammatizzare, scrivere. Da tutto questo sono stata sommersa. Da grida forti e selvagge, quasi senza respiro, inarticolate, prive di senso dal fondo più primitivo dell'essere. Una gioia lacerante che lascia svuotati, senza parole, conquistati. In pagine che esaltano per la loro perfezione e raffinatezza, acutezza e toni fantastici. Misti a una buona dose di poesia e tenerezza che creano un angolo tutto speciale nel cuore di chi legge.
Leggendo Henry e June non ho potuto fare a meno di provare quel che si prova quando si è completamente assuefatti da certe storie: un'improvvisa vertigine, un calore che percorre il corpo, una confusione dei sensi. Qualcosa che nel corpo si risveglia, d'indistinto e osceno, come una sensazione strana e particolare, dovuta da una specie di appetito ed inquietudine, misto a fascino.
Niente, in nessun altro romanzo d'amore, è come questa continua sequela di esperienze di vita, che segnarono la vita di una giovane e ambiziosa donna, in cui il sesso è indissolubile dal sentimento, dall'amore per l'uomo come essere totale. Abitudinario, usuale, talvolta monotono, estremamente liscio e semplice. Naturale, come l'aria che respiriamo.
Tutto ha visto come protagonista una donna dal temperamento dolce, indiretto, delicatamente insinuante, creativa, tenera e femminile. Giunta, inaspettatamente, da strade, vialetti, emersa da gruppi di persone cupe e senza volto. Una folla immaginaria si apre al suo cospetto. Risplendente, incredibile, venuta apposta per me. Dentro di me come una persona da proteggere e amare. Coinvolta in atti osceni e passionali, tragedie o debolezze. Completamente immersa nei sogni, con azioni vissute solo a metà. Bruciante d'intensità di vita. Sperimentatrice di molte vite, incluse quelle condivise: vite ricche e piene dalla nascita alla morte.
Da questa storia, da questo racconto autobiografico sono tornata a casa, da un amore dolce e passionale, completamente avvolta da coperte di parole. Ho visto questa donna compiere uno sforzo sovraumano per risorgere, continuare a sguazzare in uno stato di bruciore e sofferenza. La scrittura è da sempre stata un mezzo per dialogare con me stessa. Da quando l'ho conosciuta è stata costantemente interrotta dalla sua voce, dalle sue inesplicabili voglie.

Quando guardo la tua faccia, voglio lasciarmi andare e condividere la tua follia, che porto dentro di me come un segreto che non può più essere nascosto. Sono calma di una gioia acuta, che fa quasi paura. E' la gioia che si prova quando si sono accettate morte e disintegrazione, una gioia più terribile e profonda della gioia di vivere o di creare.

Il mio treno era diretto verso una terra sconosciuta e, quando scendevo in questo splendido harem segreto, avevo l'impressione di vedere tutto nitidamente, mentre due amanti curiosi e voraci esploravano l'uno il corpo dell'altro. Chi incontrai fu invece del tutto inaspettato, come il potere di scoprire una voce. Una voce assopita da tempo, ma adesso forte e chiara che mi è scivolata addosso come le note di un pianoforte, percuotendo tutto il mio corpo. E bastava pronunciare semplicemente il suo nome, leggere questo diario - storie di vita che entrarono nel giardino segreto dell'autrice, ronzandole in testa, ossessionandola - che mi diedero la possibilità di entrarvi, risuonando come una carezza. Una voce profonda e allo stesso tempo schietta, vivace che risuonava nelle stanze buie del mio animo. Muovendosi agile come un cavallo da corsa, offuscando tutto il resto: la frenesia del giorno, la monotonia di una vita sempre uguale a se stessa. Ed io l'ascoltavo ipnotizzata, incantata. Ogni volta che leggevo una sua storia mi sembrava di cadere in una spirale vertiginosa, catturata dagli ingranaggi di una voce bellissima.
Per la Nin, l'uomo ha un innato bisogno di fare sesso. Il sesso come qualcosa che non prospera nella monotonia, senza sentimento, invenzione o stati d'animo. Piuttosto innaffiato di lacrime, risate, parole, promesse, scenate, gelosia, di tutte le esperienze terrene che gli facciano pensare che da qualche parte, in un piccolo spazio di mondo, ci sia un paradiso in cui gli essere umani amandosi sono in pace con se stessi e dunque, non più sottoposti alle leggi della società, liberi da tutto. Magari anche dalla morte. La Nin, una scrittrice turbata dal continuo lavoro di scrittura delle avventure degli altri, si dice, fu protagonista di storie che toccano l'apice dell'eccitazione. Immagini violente, con figure che rotolano sui prati in fiore, mani e carezze che passano in un lampo davanti agli occhi. Lì si trovava il piacere trascendentale e travolgente che fa contrarre l'ondeggiare nel suo sinuoso andamento, che scorre sulla pelle come acqua; lì è la Valle dell'Estasi, dove chi ci arriva rinuncia a tutto ciò che possiede impedendo di rinunciarci ed aspirare ad altro. Lì, fra sue pagine carnali, tutto era estremamente magico, movimentato e nessuno riusciva a sottrarsi al suo fascino. Neppure l'uomo più bigotto e religioso che esiste nell'intera faccia dell'universo.
Henry e June è un altro pezzo di puzzle che compone il ciclo di romanzi che s'intrecciano nel mondo della Nin. Personaggi dalla vita avventurosa, che tuttavia non hanno mai trovato una sicurezza totale. Una delicata sicurezza che è stata lentamente nutrita, ai mali che sono stati loro inflitti, cercando di perfezionare e sanare il corso di uno strano destino.
Sono stata catapultata in una vecchia stanza d'ufficio, dinanzi a una vecchia macchina da scrivere, col sottofondo i tasti sporchi e logori. Offrendo come spettacolo qualcosa di malinconico, che resta ai bordi, a cui fanno da cornice personaggi che entrano nella lotteria della vita, e che cadono in questa torbida malinconia come gelatina. Inconsapevoli del loro vagabondare e le cui uniche avventure si svolgono fra bianche e candide lenzuola.
Straordinario e stupefacente quadro di una delle più amati poetesse degli ultimi tempi, Henry e June è un autobiografia - forse - della stessa Nin, ricco di immagini che non lasciano spazio a dubbi o perplessità, lunghe e intense impennate amorose, confessioni sussurrate nel cuore della notte a un vecchio e opaco specchio che, dopotutto, riflettono l'anima di ognuno.

Ti porti via un mio riflesso, una parte di me. Ti ho sognato, ho desiderato che tu esistessi. Tu farai sempre parte della mia vita. Se io ti amo dev'essere perché a un certo punto abbiamo condiviso le stesse fantasie, la stessa follia, lo stesso palcoscenico.

Valutazione d'inchiostro: 4 +

4 commenti:

  1. Che meraviglia! Adoro Anais Nin :)

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    1. Anch'io! Me ne sono innamorata con Il delta di Venere, ma anche questo romanzo è stata davvero una bellissima esperienza 😊

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  2. Che bella recensione Gresi, mi fai scoprire sempre titoli nuovi

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