Titolo:
Memoria delle mie puttane tristi
Autore:
Gabriel Garcia Marquez
Casa
editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 10 €
N°
di pagine: 141
Trama: "L'anno dei miei novant'anni decisi di regalarmi una
notte di amore folle con un'adolescente vergine." Comincia così il nuovo
romanzo di Gabriel Garcia Márquez, il libro con cui il premio Nobel colombiano
torna dopo dieci anni alla narrativa. A raccontare è la voce dell'anziano
protagonista, un giornalista eccentrico e solitario, che accanto a
un'adolescente scopre il piacere inverosimile di contemplare il corpo nudo di
una donna che dorme "senza le urgenze del desiderio o gli intralci del
pudore". Scopre forse per la prima volta l'amore, quello che non ha mai
cercato in tutte le donne che ha incontrato e conosciuto, trovando
"l'inizio di una nuova vita a un'età in cui la maggior parte dei mortali è
già morta".
La recensione:
Non ho mai fatto nulla di diverso
dallo scrivere, ma non ho la vocazione né la virtù del narratore, ignoro del
tutto le leggi della composizione drammatica, e se mi sono imbarcato in questa
impresa è perché confido nei lumi di tutto quanto ho letto durante la mia vita.
In parole nude e crude, sono un individuo senza merito né spicco, che non
avrebbe nulla da lasciare ai suoi sopravvissuti se non fosse per gli eventi che
mi accingo a riferire come posso in queste memorie del mio grande amore.
La
situazione era perfetta. Era quella che da tempo sognavo: avere intere giornate
di libertà, nessun impegno, nessun dovere e l'incredibile agio di lasciare
vagare la mia mente, senza interruzioni, senza l'idea - un tempo l'ossessione -
che qualche divinità crudele e spietata mi inducesse a fare altro. Dopo tanta
frenesia, inquietudine, godevo finalmente di una pace interiore che agognavo da
tempo. Per un lasso tempo, presa dal lavoro, dagli effetti collaterali di una
vita stancante e inappagante, sono stata un'appassionata osservatrice della
vita di svariati personaggi - distrutti, o più spesso, sprecati: tantissime
vite altrui. In questi ultimi giorni la mia attenzione era praticamente rivolta
alla vita di chi più mi interessava: quella dello scrittore spagnolo Gabriel
Gàrcia Marquez. Abile lettore di anime, la cui prosa è surrogato alle
riflessioni più profonde dell'animo umano.
E di
riflessioni ce ne sono. E non poco, a dire il vero. Di natura semplice, ma
profonda in cui sono riversati messaggi tristi, invisibili al tatto ma non allo
splendore ardente dell'animo. Forti e potenti, senza indurre uno scrupoloso
lettore a dubitare della sua intensità, anzi, aggiungendoci ogni volta una mia
psicologica certezza che tutto questo fosse frutto di esperienze provate o
vissute dall'autore.
Come tante
altre volte, anche questa volta mi sono sentita fatta di materia; mi sono
sorpresa a vedere così da vicino staccarsi il mio corpo da un mondo ricco di
polvere e ombre e soprattutto mantenere il controllo, a essere presente e allo
stesso tempo distaccata, a non farmi dominare troppo dall'emozioni, dai dolori
che un povero vecchio di novant'anni aveva deciso di condividere con la
sottoscritta.
Mi resi
conto che, fino adesso, di Marquez conoscevo molto poco, avendo letto quasi un
anno fa esclusivamente dell'amore tormentato e appassionato di Florentino e
Fermina e il mio stato d'animo, il mio desiderio di fiondarmi fra le pagine di Memorie delle mie puttane tristi è stato
determinato dalla mia partecipazione inaspettata a un gruppo di lettura.
Piacevolissima
sorpresa, ossessione quasi morbosa di personaggi comuni ma soli, sentimenti tumultuosi
che in ogni passo di vita non cessano di esistere se non grazie alla persona
amata. In un epoca che non è più la nostra, aggirandosi in silenzio dentro
fortezze sguarnite, o su una vecchia e logora amaca nella calura estiva dei
primi giorni d'agosto.
Nella mia
mente ho sempre immaginato l'autore come realmente è. Ottantenne, alto, con una
pancia prominente, leggermente calvo, circondato da una pila spropositata di
romanzi, appassionato e avido lettore. Lui e la sua storia, così come quella di
Kawabata, qualche tempo fa, non mi diedero niente di nuovo a ciò che potei
vedere con i miei occhi, nella primavera passata. Osservatrice attenta,
lettrice sensibile e romantica, ho letto le "nobili" gesta di un uomo
la cui vita sta lentamente appassendo, con uno stile denso e quasi ipnotico,
col piacere che si avvale interamente di attimi di vita in cui ho potuto
assistere allo scenario estremamente realistico di fanciulle giovani e
inesperte, concepite ed estrapolate quasi dal nulla per far vergognare chi diviene
protagonista di questa storia.
In una
Spagna soleggiata e fragorosa di pensieri e sentimenti che prepotentemente
hanno turbato il mio animo, la storia in
Memorie delle mie puttane tristi, raccontata
come una lunga reminescenza, dimostra come anche questo tipo di storie hanno
bisogno di parole per essere raccontate. Esse talvolta possono sembrare
"marce", eppure se assaggiate ed assaporate come il frutto di un melo
succoso possono sembrare sane e mature.
Come con La casa delle belle addormentate, Memorie
delle mie puttane tristi non mi ha appassionato completamente come avrei
voluto anche se, incalzante e seducente, il cui ritmo è stato come il forte
frastuono delle onde. L'incalcolabile estensione del sesso e la sua
inconcepibile profondità un occasione per raggiungere vette di puro piacere. E,
la scintilla dell'amore, come un dolce scherzo che la natura ha inventato per
unire due corpi, quando la distanza diviene quasi insopportabile. Nella sua
'purezza' può fornire efficaci mezzi per evadere dalla realtà - grazie alla
possibilità di donare sensazioni inimmaginabili, nel momento in cui le anime
entrano a contatto, e soprattutto quanto più si desidera: amare l'amato effettivamente
per quello che è, senza aggrapparsi a qualche illusione o stramba idea.
Una storia
che affida al lettore la libertà di sentirsi libero di spaziare con la fantasia
ed emozionarsi, interpretando l'intricato linguaggio del sesso. Un vecchio spagnolo
ossessionato dalle parole s'era impegnato ad adoperarle con estrema cura,
scalando montagne invisibili, descrivendo le bellezze di qualcosa di
inspiegabile e straordinario, prima di morire, come una sorta di commiato: un
arrivederci dall'aldilà.
Adesso che
ho terminato di leggere, mi viene solo da pensare che storie di questo tipo -
seppur brevi, ma dalla forte carica sensuale - mi hanno sempre dato alla testa,
predisponendomi a mondi fantasiosi come piccoli dettagli che si stanziano sul
nulla. Il motivo? Forse non c'è alcuna ragione. Talvolta nutro il forte
desiderio di imbarcarmi verso luoghi sconosciuti e, insoddisfatta e sola, sono
alla ricerca di qualcosa. O qualcuno. Qualcuno che, con la sua dolcezza e
premurosità, potrebbe tagliare in due il filo della routine e, specialmente,
non darmi alcuna ragione per tormentare senza posa il mio spirito.
Memorie delle mie puttane tristi è un
affresco della letteratura spagnola, concepito come un surreale dramma della
vita che, nella sua semplicità disarmante, cela un certo fascino. E' come
muoversi silenziosamente fra le stanze polverose dell'animo dell'autore, impersonare
un uomo solo e un po' insoddisfatto e trovarsi nella condizione di offrire un 'opportunità',
a una somma esorbitante, a piccole ninfette
che giacendo con l'altro sesso, maturano. Crescono, letteralmente.
Imparagonabile
alla pienezza e alla bellezza di una camelia, ma pieno di vita e desiderio, un
ricettacolo di corpi nudi, disinibiti ma pieni
di vita, la cui sede sta nella bellezza e nella forza dei sentimenti
umani. Una canzone che si ramifica sino agli anfratti più reconditi del corpo e
che torna al cuore purificato dall'amore.
Valutazione d'inchiostro: 3
Ho letto molto di Marquez ma questo mi manca. Peccato per la valutazione...
RispondiEliminaHo deciso di assegnargli 3 stelline semplicemente perché L'amore ai tempi del colera mi emozionò molto di più, oltre che donarmi bei ricordi 😊 Questo romanzo è stata una bella esperienza, ma non come speravo. In ogni caso il mio percorso con quest'autore non finisce qui: sono davvero curiosa di leggere altro di suo 😊
EliminaCiao Gresi, non ho letto nulla di Marquez, anche se conosco alcuni titoli dei suoi romanzi, questo non lo avevo mai sentito. Bella recensione!
RispondiEliminaGrazie, Ariel! Come ho detto a Daniela, qui sopra, non è stata il tipo di lettura che mi ha particolarmente entusiasmato. Tuttavia penso leggerò in futuro qualcos'altro di suo: Márquez mi affascina davvero molto 😊
EliminaCome sempre una recensione bellissima, adoro l'uso che fai delle parole e mi sembra, ogni volta che ti leggo, di avvicinarmi al libro di cui parli e di conoscerlo già un pochino, ancor prima di leggerlo. Davvero brava Gresi, un bacione :*
RispondiEliminaGrazie, Franzes!! Grazie di cuore 😊💙
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