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venerdì, gennaio 27, 2017

Gocce d'inchiostro: City - Alessandro Baricco

Quanto tempo è trascorso da quando ho realizzato la grafica per il blog? Quanto tempo è trascorso da quando il blog è in vita? Questa mattina, ho salutato il nuovo giorno con una serie di domande che, come uno sciame di insetti, vorticavano nella mia testa. C'è stato un periodo in cui quei colori accesi e sgargianti che componevano quell'immagine che rispecchia il mio piccolo angolo di paradiso mi sembrava perfetta. Adesso, a distanza di più di un anno, mi accorgo che non è più così. E l'idea di vestire Sogni d'inchiostro con un altro abito, si è presentata in una di quelle rare mattine che, in una sferzata di calore e luce, la qualifico come un nuovo punto di partenza. Una metamorfosi che è sfociata dal desiderio impellente di provare sulla pelle la bellezza di qualcosa che abbia un nuovo sapore, magari più dolce. Un contorno per far risaltare ancora di più la passione impellente che divora me e la mia anima.
In una cadenza quanto lenta quanto impetuosa, in questo odierno scenario, in una sera squisitamente piacevole e mite, il mio pensiero riguardante la lettura di un romanzo che, sebbene non abbia soddisfatto appieno le mie aspettative, mi ha permesso di arrivare lontano. Dubitando per qualche momento dell'identità dell'autore; catapultata fra le pagine bianche di una storia che non ha un suo inizio, ma nemmeno una fine.
Titolo: City
Autore: Alessandro Baricco
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 9,50 €
N° di pagine: 267
Trama: Gould ha tredici anni e frequenta l'università. E' un piccolo genio. Per fortuna veglia sulla sua intelligenza il professor Mondrian Kilroy. Per fortuna ci sono il gigante Diesel e il muto Poomerang. Per fortuna c'è Shatzy Shell, governante con la fissa del western. Il resto è città, city.
La recensione:

Tutto questo sbandare da una parte all'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti.

Dedico sempre grande attenzione ad Alessandro Baricco. Oltre agli autori stranieri che compongono gli scaffali della mia libreria, che mangio e bevo come un pranzo frugale e genuino con avidità ogni giorno, la mia anima romantica si ciba anche di questo autore italiano, da qualche tempo alla guida di un treno che ha un suo posto speciale dove arrivare.  E di questi treni, in poco tempo, ne ho preso a bizzeffe. Come messaggi, annotazioni sintetiche e quasi telegrafiche, che testimoniano una mente consapevole della natura articolata e pluralistica del mistero della psiche umana. Con profonde concezioni che trasmettono una certa malinconia, e che dilagano su diversi fronti.
Ad accogliermi è sempre qualcosa generato con certo sforzo e illusione. Un'incarnazione di un impegno solitario, la cui durata è sconosciuta, come un sogno incubato a lungo. E ad affascinarmi è sempre qualcosa che si modifica continuamente. Una sostanza perpetua soggetta a repentine modifiche; apparizioni provvisorie che si protraggono all'infinito, in una corrente di parole e sogni che trascinano rapidamente in tutto ciò in cui risiedono le meraviglie racchiuse di ognuna.
Da lettrice onnivora, ho dovuto attenermi in modo forse troppo rigido a tali spericolate ed ascetiche immersioni ma, quando ne ho desiderio, mi capita di toccare con i polpastrelli il dorso di ogni singolo figlio di carta che, con spudorata possessione, allevo con estrema cura. Ho sempre pensato che quando si viene colti da certi desideri irrefrenabili, come quello di mangiare una spessa bistecca o una pizza ricca e fumante, è perché il corpo, in quel momento, ha bisogno di un certo nutrimento e manda un segnale. E a questo tipo di richiamo bisogna sempre rispondere.
Amo circondarmi dell'aura lucente di figure strambe e insolite, o, in questo caso, senza anima, passato, colore o identità; e per allietare la mia anima e controllare i miei istinti o impulsi non ne evito i consumi eccessivi, nonostante sia circondata da una piccola cerchia di predicatori che giorno dopo giorno si ostinano c0n l'idea che dovrei astenermi completamente dai libri per qualche giorno. Per me i romanzi sono sempre stati un antidoto alla tristezza, alla solitudine, all'incomprensione e da troppo tempo ne sono completamente ossessionata. Ossessionata dall'odore delle pagine, fresche o ingiallite; da righe, contorni e sfumature indelebili, che danno una prova sempre nuova di un amore perpetuo e instancabile. Leggo per proteggermi, per rifiutare o per oppormi. La realtà dispera di raggiungerci dai limiti della nostra quotidianità, e, io, come lettrice, ho il compito di custodire un tempio in cui mediante parole posso vantarne le meraviglie. Da dove ha origine tutto questo, è una questione a parte. E un giorno, prima o poi, qualcuno ci rifletterà su.
Nella mia anima non ha risieduto alcun pezzo di banalità, nel momento in cui City mi diede l'opportunità di essere protagonista di svariate sensazioni. Sensazioni in cui ho potuto sentirmi affascinata per aver "visto" cose e persone che prima avevo ignorato volontariamente in maniera completamente diversa. C'erano solo lunghi gesti ininterrotti e sfinenti; l'importanza di saper coniare storie astruse, rimanendo in ascolto il tempo necessario per accogliere la lucentezza di ogni cosa; un putiferio di cose, voci, rumori e colori la cui origine risiede in superfici curve, viste nel romanzo come rappresentazioni di una via di fuga attraverso la quale il reale sfugge al suo destino di struttura forte. Per qualche giorno ho visto l'anima di questa storia messa completamente a nudo, ipotizzandone l'origine e la struttura. Delimitandone i contorni, attraverso minuscole feritoie che mi hanno permesso di cogliere l'artificiosità di un mondo senza senso. In sere in cui l'aria è stata fredda e pungente, e il mondo sembrava essersi assentato, protagonista di un viaggio stravagante e insolito. Fra il fragore di rumori strani, rumori che di giorno non si avvertono, come briciole di cose che sono rimaste indietro e che adesso si danno da fare per raggiungerlo, e arrivare puntuali nel ventre di un prisma planetario e splendente. Ogni volta che mi muovevo avvertivo qualcosa di molto strano nella mia testa, in un insieme di cose che hanno sconcertato nel momento giusto, hanno sfociato in una massa disomogenea come qualcosa di ubriaco, folle e implacabile in cui l'anima di chi legge diviene un punto in un nulla che non si riesce a distinguere.
Riconoscere la provenienza di questa storia non è stato per nulla semplice. Il suo rintocco, sprigionato bruscamente da un manrovescio scaraventato su un ring, correndo lungo i vicoli bui di una città sconosciuta, in rimasugli di idee e concezioni filosofiche sbavate nello spazio, mi ha tenuta prigioniera in un buco nero come la pece che ha inghiottito ogni cosa. I colori. La felicità.
Creando una sequela di immagini non sempre chiare, talvolta belle da generare meraviglia, grumi di cose perdute o cancellate che tuttavia non riescono ad arrivare negli occhi, quello che si avverte fra le pagine di City è una percezione a singhiozzo. Il risultato finale è una condizione inconfutabile, scritto in calce alla vita, con inchiostro rosso sangue. La condizione dell'esserci.

La vita vera non parla mai. E' solo un gioco d'abilità, roba che vinci o perdi, te lo fanno fare per distrarti, così non pensi.

Il lettore si porta dentro un giovane narratore che, per quasi tutto il tempo, ci narra una storia che non ha mai avuto un inizio ma ricca di mille sfumature. Un narratore che riposa nelle viscere del dodicenne Golden, che trasmette la sua solitudine e la sua saggezza addossandoci quasi forti responsabilità, e che riesce a far trapelare mediante acute osservazioni e riflessioni.
Una storia alquanto stramba, ma particolare che, sebbene non la migliore fra quelle lette in passato, mi ha fatto prendere consapevolezza come i romanzi di Baricco sono una continua scoperta. Storie che non si dimenticano proprio per la sua natura stravagante, incidendo involontariamente un segno sul cuore. Allietando giornate fredde e malinconiche con la sua concezione delle idee come galassie di piccole intuizioni. Nel giro di vite di svariati personaggi che compongono una specie di grande famiglia dove si scambiano idee o riflessioni per metterle a confronto.

Quando ti accade di vedere il posto dove saresti salvo, sei sempre lì che lo guardi da fuori. Non ci sei mai dentro. E' il tuo posto, ma tu non ci sei mai.

Valutazione d'inchiostro: 3 e mezzo

12 commenti:

  1. Anni fa mi è stato regalato questo volumetto di Baricco, autore che solitamente apprezzo molto. Per qualche strano motivo "City" non mi ispira... Sono comunque sicura che prima o poi lo leggerò :)

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    1. Non è una lettura "vivacissima", ma nemmeno così brutta da bocciare ;)

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  2. Mi piace molto Baricco ma questo libro non l'ho letto!
    Un bacio!

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    1. Anche a me! Per questo, in parte, non mi ha soddisfatto particolarmente. Baricco ha scritto di meglio! :)

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  3. Ciao! Complimenti per la nuova grafica!
    Sono d'accordo con il fatto che abbiamo desideri irrefrenabili quando il corpo ha bisogno di un qualsiasi tipo di nutrimento, anche letterario. Mi capita spesso con i libri, ho bisogno di assaporare pagine e parole finché non sono soddisfatta.
    Per quanto riguarda Baricco, questo autore o lo odi o lo ami, per quanto è particolare. Io lo odio. Non sono mai riuscita a leggere fino alla fine un suo libro. Non lo comprendo, pur riconoscendogli un talento e un'intelligenza fuori dal comune.
    Buona serata!

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    1. Grazie, Maria!! 😊
      Beh, Baricco è 'particolare' come autore, hai ragione. Ma questo suo romanzo non è il migliore che abbia letto, sino adesso 😊😊

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  4. Ciao Gresi,
    che bella la nuova grafica, penso che ogni tanto fa bene un cambiamento ai nostri angolini virtuali anche per sentirli più nostri.
    Ammetto di non aver mai letto Bariccio ma chissà che prima o poi non mi decida

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  5. City l'ho letto parecchi anni fa, però ne conservo un buon ricordo. La storia è piuttosto bizzarra e anche amara, però è rimasto uno dei miei preferiti dell'autore.

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    1. Beh, per me non si è rivelato il massimo, cara Berh. Ma nemmeno brutto o memorabile 😉😊

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  6. Ciao! Ho provato a leggere questo libro, ma non sono riuscita a proseguire oltre il primo capitolo.
    Baricco mi piace, ma la storia è molto complessa e procede a balzi. Sembra di leggere una sceneggiatura televisiva piuttosto che un romanzo.
    Mi ha fatto pensare un pò ai libri di Joyce con il flusso di coscienza che si dipana ininterrotto per pagine e pagine. Sei stata molto paziente a terminarlo, chissà magari tra qualche anno gli darò una seconda chance =)
    Un salutone
    Leryn

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  7. Ciao, Leryn! Beh, non ti nascondo che non é stato affatto semplice, ma con certi libri ci vuole una buona dose di pazienza. E nella maggior parte dei casi, come penso avrai constatato tu stessa, ne vale la pena ;)

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