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martedì, settembre 26, 2017

Gocce d'inchiostro: Black Friars. L'ordine della chiave - Virginia De Winter

Titolo: Black Friars. L'ordine della chiave
Autore: Virginia De Winter
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 454
Trama: Axel Vandemberg, giovane crede al trono del regno più importante del Vecchio Continente, farebbe qualsiasi cosa per amore, anche picchiare uno dei suoi migliori amici. Imprigionato nel carcere degli studenti per una rissa, il suo unico, struggente pensiero è dedicato a Eloise Weiss, la ragazza cui ha consacrato la vita fin dall'infanzia. Axel non sa che il suo mondo sta per essere sconvolto dal fatale incontro con Belladore de Lanchale, una cortigiana dal fascino oscuro che ben presto imprigiona il ragazzo in una trama fitta di bugie e ricatti. Mentre Axel lotta contro la seduzione del male, la città pare farsi specchio dei suoi tormenti, trasformandosi in uno scenario di efferati delitti. Protetto dalla notte, tra i vicoli non ancora illuminati dalla luce a gas di una città ammantata di atmosfere gotiche, un assassino inafferrabile uccide giovani umane e bellissime vampire. Unica traccia utile alla Magistratura incaricata delle indagini è il macabro e accurato gioco dell'omicida, che ricompone i corpi delle vittime ispirandosi a celebri fiabe: Raperonzolo strangolata dalle sue lunghe trecce, la Bella Addormentata dilaniata dal morso del principe. Biancaneve avvelenata dalla mela...

La recensione:

C'è qualcosa di assurdo nell'aggrapparsi al dolore per conservare ancora qualcosa di colui che ci ha lasciato.

Rimasi a lungo sdraiata sul mio morbido letto, fissando l'oscurità cavernosa che aveva ammantato ogni cosa. Tra le strade della Vecchia Capitale dilagava, simile a un mare sul quale aleggiava una leggera nebbia che via via andava a dissolversi nel buio. Mi sentivo eccitata, euforica, come non mi sentivo da un pezzo. Sapevo dove mi trovavo: nel piccolo harem di carta e parole della mia camera, piccolo grande ambiente semplice in cui ho potuto trovarvi rifugio con un bottino di libri e allungare la mente verso nuovi orizzonti, in pomeriggi pigri e infiniti, quando il sole scompariva dietro le montagne con la sua luce smorzata. Il cuore pulsante si dilatava e contraeva nella gabbia toracica con battiti precisi e tesi. Qualsiasi cosa avevo visto qui dentro era stato molto bello, misterioso, meraviglioso e così vicino alla mia anima, che più volte mi ha fatto desiderare di sfiorarla con un dito. Un profumo inebriante di rose candide, petali soffici e spessi come seta d'Oriente, mi resero vulnerabile ai pensieri più desiderabili. Mi tornarono in mente tanti dettagli che credevo di aver perduto per sempre, giovani donne addormentate nei propri letti ma depurate da una qualche entità sconosciuta; l'indifferenza sulla quale una vampira di bell'aspetto poté sganciare una schiera di cortigiane indomite su valorosi cavalieri o profanare la loro anima semplice su una stanza dorata illuminata dalla luce di qualche candela., senza neanche preoccuparsi di sapere quale fosse la sua identità. Un processo disumano che ho visto impigliarsi in grovigli di sentimenti, emozioni pure e semplici che combattevano nel petto chiedendo ognuna una voce per esprimersi. Non occorreva vedessi il risultato finale di tutto ciò: un tradimento privo di volontà. Inaspettato. Sbalorditivo, come una parola formulata mentalmente. Mi era sembrato di non aver mai abbandonato la Vecchia Capitale. Sentivo ogni cosa. Sangue fresco riverso sulla nuda parete di un pavimento, il sapore dolce dei pensieri più privati, quando di notte restavo sveglia a fissare il buio e le mani stringevano una stilografica sulla pelle.
Quattro giorni e mezzo di lettura appassionata, intensa, a pensare all'amore fra due giovani innamorati il cui eco del loro desiderio furioso e insano aveva prevalso su una tristezza mista a rimorso, che mi colpì dolcemente perché non provavo tutto questo da alcuni anni. Penetrando nella mia carne debole come un bisogno immenso, desideri folli di un amore disperato e ardente che ha raggiunto il mio cuore con sollievo e gratitudine. Ho amato quello che mi hanno detto, e l'istinto di abbracciarli per calmare i miei sussulti era irresistibile come quello di un bacio. Mi è bastato far combaciare la mia anima con quella del romanzo, è bastato il suo alito caldo sul mio corpo pur di essere trascinata a fondo, annegare nell'acqua dolce e allo stesso tempo torrida di questa splendida storia senza desiderare niente, né di svegliarmi, né di emergere da questa pazzia folle che mi aveva annientato.
I romanzi della De Winter, con i suoi vasti tesori di immaginazione visionaria, di figure recise dal tempo che vagano come anime dannate sulla riva dell'assurdo, li avevo letti per la prima volta quando ero una studentessa del liceo. La sua storia mi aveva lasciato addosso una curiosità strisciante. Il propagarsi di tanto amore, con tutti i pericoli impliciti per chi avrebbe potuto considerarlo come un male per lo spirito, catena di piccoli fatti assurdi o situazioni inverosimili, di coincidenze miracolose, di avvenimenti e di persone che ritornano e poi svaniscono, è stato talmente contagioso che gli oggetti inanimati sembravano dotati di una qualche magia. Poiché non esiste alcuna differenza da ciò che è reale e ciò che non lo è, e chi legge si sente legato a ogni cosa entro i limiti del possibile.
Eppure il mio amore incommensurabile nei riguardi di questa storia è stato innegabile. Come con altri romanzi, ho amato la saga dei Frati Neri prima ancora di averla letta. Ho provato struggimento, dolore, sofferenza per l'amore di due anime inquiete dalle aspirazioni trascendentali, basate inconsciamente sulla visione geocentrica delle cose, contorta febbrilmente per la natura opprimente di un'emozione gettata sui nostri cuori da una crudele legge naturale: un'emozione che ho atteso, ho desiderato.
L'amore fra Axel e Eloise ha ravvivato la fiamma che già bruciava nel mio cuore, e il tormento o l'angoscia in cui sguazzavano impunemente è stato superiore alla capacità di sopportazione. Dalla mia umile dimora, li ho visti avanzare faticosamente fra montagne, colline e campi di grano, raggiungere la cima di una scarpata, e contemplare un paesaggio del tutto diverso da quello osservato sino a quel momento.
Solenne e superstiziosa fantasia letteraria, caso fantasmagorico di voci e volti, di vaghi e possenti fantasmi corporei apparsi nel minaccioso silenzioso della notte, il romanzo della Winter è stata una delle prime letture inglesi che, zeppa di distrazioni realistiche, tragiche e amorose che richiama alla mente le tragiche commedie shakespeariane e altri grandi poemi della letteratura settecentesca, è penetrato al punto tale d'immergermi in uno stato fra il fascino e lo sconcerto. La storia d'amore estremamente realistica fra una scolara e un conte, che la De Winter ha riesumato col suo tocco spiccatamente realistico/drammatico e tragico in cui fantasia e realtà si sfiorano, anche mentre il sole illumina le loro figure contro il verde delle siepi e le facciate delle case, le cui descrizioni sono crudelmente sincere in quanto ciò che è narrato è narrato attraverso gli strumenti della letteratura: l'essere umano in bilico fra estasi e sogno. Il cui mondo che lo circonda è zeppo di meschinità, ipocrisia, cattiveria, che rivelano l'intento dell'autrice di esaminare, con profondità e un certo distacco, un tema piuttosto importante nella produzione letteraria: il senso della vita.
Mi incuriosiva rileggerlo e, sebbene il tempo scorra ininterrotto e, delle volte, ci costringa a dimenticare cose che non vorremmo mai dimenticare - immagini, episodi che rimangono intrappolati nella soffitta della nostra anima -, ho riscontrato quella profonda e assurda drammaticità di cui è impregnato e di cui, tre anni fa, come un meraviglioso compagno di viaggio, aveva disegnato la sua orbita.
Ritratto umano terribilmente realistico e coinvolgente di protagonisti intrappolati nel lungo limbo delle convenzioni sociali, che incorrono esclusivamente l'ideale dell'uomo forte, libero, capace di vedere la netta differenza fra verità locale e verità universale, quella della De Winter è una complicata emozione che custodisce gelosamente due amanti nella sfera insondabile dell'amore. Unico moto perpetuo dell'universo, unica ragione accidentalmente intrufolabile, creata apposta per impedire ai due amanti di consolidare il loro amore. Unica dimensione in cui è semplicissimo riconoscersi, assistendo alla nascita di un amore indescrivibile, illusorio e allo stesso tempo terrificante che se ne sta sospesa nell'avverso universo come splendidi megaliti, e che scopre i due amanti perdutamente insoddisfatti di ciò che li circonda e insaziabili dei peccati tatuati sulla loro pelle. Devastati nell'anima e nel corpo. Creature piene di poesia, poesie tradotte nella realtà, i cui cuori ardenti lottano contro una sola povera coscienza, bramosi, inteneriti e un po' folli che vegliano sulle sorti di uno sconosciuto che prima ignoravano spudoratamente, ma che adesso rappresenta la vita.
Una storia che è stata raccontata con la consapevolezza di recare sofferenza, capace di logorare dall'interno lo spirito di chiunque. Suscita un empatia naturale, risvegliando zone assopite nel fondo della coscienza, e che ci parla di gesti sconsiderati e folli uniformemente negativi. Borghi che sembravano immersi in sonni che parevano andare al di là della notte, una pace di malinconica bellezza ravvivata dal rumore del vento perenne che spazza via le piazze, agitando le piante lussureggianti oltre le recinzioni. Regno di travestimenti le cui poche persone a volto scoperto hanno un aspetto vulnerabile.
Smarrire i pensieri è stato alquanto semplice, fra le vecchie mura di una piccola locanda o fuori dal Presidio, che dilatarono il tempo fino a renderlo un'eternità dalla bellezza quasi insostenibile.
Come se richiamata dalle parole stesse, una storia che ha oscurato per un momento inutili ansie e paure. Un dramma sentimentale, seducente e romantico che mi ha resa prigioniera delle stesse colpe, degli stessi peccati dei protagonisti. Un opera raffinata, delicata come un tulipano, che non lo fa sembrare un romanzo, piuttosto una proiezione in cui si provano più sofferenze che gioie. Sciorina continuamente descrizioni dettagliate che, spesso e volentieri, inducono al tedio e alla noia, e cattura l'attenzione per il toccante e sano romanticismo che si respira fra le sue pagine e in cui diviene sempre più forte l'esigenza dell'autrice di esplorare la zona dei sentimenti.
Una storia che, in una notte di fine settembre dall'aria fresca ma pulita, è emersa dal passato come un'immagine definita nell'immediato. Con una voce apprezzabile, matura, profonda, e i contorni simili a quelli degli antichi poemi omerici.
Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo

16 commenti:

  1. Thank you for your comment on my blog!

    I follow you too! ;oD

    xoxo Jacqueline
    www.hokis1981.com

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  2. ciao! eccomi qui =) mi sono unita anch'io ai tuoi lettori fissi! Un'ottima recensione, mi hai incuriosito molto =)

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  3. Ciao Gresi! Quanti bei ricordi mi hai riportato alla mente con questa tua bellissima recensione! Io ho letto il primo libro di questa serie e sono rimasta incantata sia dalla storia che dallo stile dell'autrice. All'inizio ho avuto un po' di difficoltà nella lettura, ma poi è stato un crescendo di emozioni. Spero di poter continuare presto con L'Ordine della Chiave, non vedo l'ora :)

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    1. Ciao, Maria! Anch'io ho letto questa saga proprio quando fun pubblicata. Ma dopo tanti anni, ho deciso di rileggerla. E infatti dopo questo ho deciso di leggere L'ordine della spada, e proseguire con i suoi seguiti ☺☺

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  4. Nice review!
    Would you like to following each other? Let me know


    xoxo
    ayu

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  5. Ciao Gresi.
    Per quanto non sia proprio il mio genere, ammetto che questo libro ha il suo fascino non so se dipenda dalla copertina o dalla trama ma sembra proprio una bella storia

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  6. sono molto incuriosita da questa serie, che ultimamente sento nominare spesso soprattutto sul gruppo della challenge. Ora, dopo la tua recensione, sono ancora più curiosa di leggerla :D

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  7. secondo me questo libro va letto dopo la Spada. E, sempre a parer mio, è il più bello di tutta la saga anche se è sofferenza pura

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    1. Che parla di molta sofferenza è vero, ma a me è piaciuto maggiormente L'ordine della spada ☺☺

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