La
cosa più bella dei classici è la loro efficienza, oltre che la magnifica
originalità e veridicità che trasudano dalle pagine. Quello di cui vi parlerò quest'oggi, amici lettori, non si può
dire sia stata una "rivelazione". Ne penso che, se la Austen fosse
stata in vita, avrebbe fatto i salti di gioia constatando come una delle sue
opere di spicco sia stata profanata e ridicolizzata così bene. Con semplicità,
sarcasmo, ma anche tanta tanta saccenza. Che peccato! Attribuirgli un voto,
quindi non è stato per niente facile e, sebbene la riserva di immagini
propinatami sia stata identica a quella della Austen, pur di non cercare il
pelo nell'uovo ho decretato e concluso il romanzo di Smith con un sonoro
"Ni". Perché, vi starete
chiedendo? Perché quello che cercavo io era una vera e propria ode alla
letteratura, e qui di letteratura seria ne ho trovata molto poca.
Titolo:
Orgoglio e pregiudizio e zombie
Autore:
Seth Graham Smith
Casa
editrice: Nord
Prezzo:
13 €
N°
di pagine: 367
Trama:
E' cosa nota e universalmente conosciuta che uno zombie in possesso di un
cervello debba essere in cerca di un altro cervello. Così inizia "Orgoglio
e pregiudizio e zombie", versione fedelmente aggiornata
del celeberrimo ( e amatissimo ) capolavoro di Jane
Austen, grazie a numerose scene "inedite" in cui, a farla da
protagonisti, sono appunto gli zombi.
La
recensione:
Ho
letto il manoscritto di Smith con una certa speranza nel cuore, ma rivelatosi
un po' inconsistente, superficiale, vago. Una rivisitazione di uno dei
miei classici preferiti, in cui vi ho riscontrato poche sensazioni positive.
Poca profondità, potenza. Un
lungo travaglio. Ho desiderato cimentarmi nella sua lettura, facendomi prendere
per mano dall'autore. Mi sembrava di aver sentito la sua voce, così profonda e
ironica, ma ciò che Smith ha scritto non mi ha colpito come speravo. La mia eroina preferita qui è
concepita come uno zombie. Darcie come il bello di turno il cui volere sarà di
poco conto. L'ho immaginata materialmente, poeticamente, fantasticamente. Il
risultato? Beh, un po' di delusione c'è stata.
L'autore, all'età di soli quattordici anni, lesse e odiò il romanzo della Austen. All'età adulta decise di parlarcene in una nuova veste, esplicando il suo desiderio di dare ai personaggi austeniani una nuova veste grafica.
L'autore, all'età di soli quattordici anni, lesse e odiò il romanzo della Austen. All'età adulta decise di parlarcene in una nuova veste, esplicando il suo desiderio di dare ai personaggi austeniani una nuova veste grafica.
Non ho
potuto fare a meno di constatare come sono scaturite sensazioni sgradevoli, durante il corso della
lettura. Un pomeriggio di
primavera, fui convocata nell' Inghilterra del 1800, nel bel mezzo del
niente, lasciandomi trascinare dalla risacca disomogenea dei ricordi. Una me
giovane e presuntuosa. Una sognatrice sensibile e romantica, con un bagaglio di
propositi e aspettative di cui solo il tempo saprà dare risposta. Questa volta
si trattava della chiamata di un autore sconosciuto che ho accolto, senza
nemmeno farci caso, vagliando scrupolosamente il numero spropositato di
possibilità che abbiano indotto Green di
interagire con la sottoscritta.
Tutt'a
un tratto mi sono accorta che non ero più circondata dalle vecchie e ingrigite
mura di casa mia. Mi trovavo in una terra avvolta quasi completamente dal
silenzio. In una città in cui i volti sono
decurtati da tagli e escoriazioni, sporcati e imbrattati di sangue, zolfo,
paura e polvere. Un sole spaventoso si affacciava a malapena sull'orizzonte
prima di affondare di nuovo. La solitudine rivestiva ogni cosa, mostrava un
immagine talmente strana, poco originale, da darci l'impressione che il
paesaggio sfoglio in cui mi trovo - con quel susseguirsi di corse a ostacoli,
alberi frondosi e tappeti di neve che rivestono ogni cosa - assunse contorni
sfocati e poco nitidi. Ero in uno scenario che conoscevo a menadito. L'aria che
respiravo era pesante. Non ero sola, figure a me famigliari avanzavano a
tentoni in questo sentiero impervio, diverso da come l'avevo conosciuto. Grazie
a loro ho fatto fatica a prendere consapevolezza di cosa mi circondava. Lì,
tutt'attorno, si vedeva solamente una porzione di cielo perfettamente vasta.
Uno spiraglio di luce, nascosto nei cuori di chi vede, sente, diffondeva i suoi
raggi pallidi come resti di memorie lontane. Stranamente tutto questo non mi
piacque per niente, mi sembrava del tutto strana la Elizabeth che conoscevo.
Quello che mi sorprese maggiormente fu il non essermi accorta, se non grazie a
lei, di come era diventata. Uno dei tanti zombie esistenti al mondo, in una delle
tante dimensioni.
Un
giovane sognatore ha emesso una melodia che alle mie orecchie ha prodotto solo
frastuono, con venature malinconiche, che ha avuto l'effetto di una lente
litania, una cocente delusione su tutto, inoltrandomi in uno spazio freddo e
silenzioso nel quale girano gli astri, fra un gioco di parole corte e già
lette, promesse di speranza sciolte e sbiadite. Un
cantastorie ha tirato i fili di una matassa che è stata concepita con
deprovolezza, in cui è racchiuso nel palmo delle sue mani l'anima di ragazzi
soli, contriti ma forti, coraggiosi e combattenti a cui è stato riservato un
destino crudele ed egoista. Ragazzi che hanno avuto la sfortuna di vivere con
una brutta condizione, intrappolati come vittime, attanagliati dal forte senso
del dovere, dal forte senso di colpa, dai tormenti che inducono ad
ascoltare le parole degli altri, ma a tenersi per se le proprie.
In un
viaggio in corsa verso la salvezza, la libertà, come guide sapienti,
onniscienti e furbe, l'autore di questo romanzo avrebbe potuto attirare
involontariamente la mia attenzione, grazie alla forza, al coraggio, alla
dolcezza che si cela in una semplice frase, in una stretta di mano o in una
semplice confessione, la semplicità con cui ha carpito anime che inducono a
leggere Orgoglio
e pregiudizio e zombie come un modo per far rivoltare la Austen nella
tomba: il modo e la condizione in cui due celeberrimi amanti, seppure
barcollando, mi hanno raccontato del loro bellissimo sogno d'amore.
La
genesi del romanzo è completamente fedele all'originale, mal celata
scrupolosamente, che non lascia adito a dubbi, ennesima rivisitazione del
romanzo ottocentesco, che non mi ha attratto come desideravo proprio perché non
incalza, non sollecita, ma annoia e non poche volte mi ha indotto a storcere il
naso. Come con altri romanzi letti in precedenza, la sua operosità procede con
lo scandirsi dell'orologio della vita: dalle gelide mani di un uomo desideroso
di farsi conoscere si traggono anime vagabonde, zombie e guerriere che cadono a
terra come gusci vuoti. Sfuggono da tutto e da tutti, assolutamente
indifferenti. Osservando una tela dipinta d'azzurro mutarsi in
grigio al colore della pioggia. Assumere svariate sfumature a seconda
dell'infinita serie di colori con cui l'autore si serve.
Spingendomi
a vivere il romanzo della Austen
come qualcosa di crudo e scabroso, che ci indirizza verso strade buie,
anfratti, caseggiati piccoli, in un viaggio poco avvincente e turbolento
diretto verso l'insoddisfazione. Un romanzo scritto con semplicità, ma di cui
l'autore poteva risparmiare il suo tempo.
Una
storia che mi ha permesso di viverci come una forestiera, un'estranea di un
luogo che tanto estraneo poi non è. Brusco, drammatico, in una realtà
parallela, cruenta e un po' incompleta in cui ci si risveglia repentinamente.
Una coltre di malessere, sofferenza aveva nascosto la bellezza delle cose che
la Austen aveva raccontato così bene. Furti, persecuzioni, fughe e corse verso
la salvezza. Un pezzo di storia che ha fatto davvero storia e che qui assume
diverse tonalità. Spogliandomi di ogni fascino, curiosità e interesse.
Valutazione
d'inchiostro: 3
Io ho visto il film ... e mi basta.
RispondiEliminaCioè ero sì curiosa di leggere anche il libro ... ma non mi sembra migliore del film.
Io,invece,non penso vedrò il film. Ho letto il romanzo, e sinceramente mi è bastato XD
EliminaNon ho letto il libro (e non credo lo farò)... ma una cosa te la devo dire: le tue recensioni sono sempre così poetiche! Il modo in cui scegli le parole, il tuo stile... è inconfondibile! È una cosa veramente preziosa nella blogosfera, mantienila sempre! :)
RispondiEliminaMa grazie mille, Lara! ☺☺
EliminaCiao Gresi, pur essendo un'amante di "Orgoglio e pregiudizio" questa rivisitazione non mi ispira per niente e le tue parole sembrano confermare la mia sensazione ;-)
RispondiEliminaTi consiglierei di starci alla larga 😉😉
EliminaQuesto libro non mi attrae proprio... rimango legata all'originale, che oltretutto ho appena letto! :)
RispondiEliminaSì, Lisa, hai pienamente ragione ☺
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