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lunedì, maggio 14, 2018

Gocce d'inchiostro: Borderlife - Dorit Rabinyan

Non penso ci sia un senso quando si scrive o si racconta qualcosa di delirante, emozionante, dilaniante, in cui si avverte il bisogno di amalgamarsi a una storia che ci illumina di un'immensa luce torbida, ci invade di un bagno di calore che si espande, lentamente e ardentemente.
Una parte di me sa di non essere ancora atterrata nella sua inutilissima vita, sa che abbandonare quel mondo sarà molto difficile. Eppure non ho avuto scelta; lì ho avuto la possibilità di volare, soprattutto di notte, nelle ore piccole della notte, e quest'oggi vi parlerò di Borderlife parlandovi però anche di due anime universali, indipendenti, quasi illusi che nel luogo dove vivono ogni cosa è possibile, immigrati del Sud del mondo come gazzelle, gnu bianche, vagabondi in diverse dimensioni dello spazio e del tempo.





Titolo: Borderlife
Autore: Dorit Rabinyan
Casa editrice: Tea
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 373
Trama: E' autunno, a New York. Il secondo senza le Torri. Liat ha appena conosciuto Hilmi e gli cammina accanto nel pomeriggio che imbrunisce, mentre pensa: Non hai già abbastanza guai? Fermati, finché puoi! Ma fermarsi non può, perché, nonostante le ferite, la magia della Grande Mela è ancora intatta, e Hilmi ha gli occhi dolci e grandi, color cannella, riccioli neri e un sorriso infantile che spezza il cuore. Lei è di Tel Aviv, fa la traduttrice e si trova negli USA grazie v una borsa di studio. Ha servito nell'esercito e ama la sua famiglia.
Lui vive a Brooklyn e fa il pittore, e nei suoi quadri c'è sempre un bimbo che dorme e sogna il mare, quel mare di cui da ragazzo poteva cogliere appena un lembo, da lassù, al nono piano di un palazzo di Ramallah. Che quest'amore sia un isola nel tempo, si dice di lei. Un amore a cronometro, un amore a scadenza, la stessa indicata sul visto, la stessa impressa sul biglietto del volo di ritorno per Israele, verso la vita reale. Finché, mentre oscillano tra l'ebbrezza della libertà e il senso di colpa, scoprendosi accumunati dalla nostalgia per quello stesso sole e quello stesso cielo, la vita reale non bussa davvero alla loro porta …

La recensione:
Non ho mai visto con tanta chiarezza come quest'oggi, che il mio scrivere su queste pagine di diario è un vizio. Un abitudine di cui non riesco più a farne a meno. Sono tornata fra le vecchie mura della mia camera esaurita, ma, soprattutto colma di un certo calore, di una certa forza, dalla storia bellissima della Rabinyan; sono scivolata fra i meandri splendenti, quasi accecanti della sua storia, ho gettato il mondo e le sue anime vagabonde nel ceppo di un camino, preso la mia immancabile agenda, estratto frasi di cui nemmeno io ne conoscevo l'esistenza, sotto uno strato spesso di carne e ossa, per metterli su una trapunta bianca e nera, e mi sono preparata per congedarmi definitivamente da Liat e Hilmi. Ho avuto come la sensazione stessi agendo come un fumatore di oppio che prepara la sua pipa. Perché in questi momenti rivivo le storie che leggo, i romanzi che vivo, rivoltando la mia vita nei termini di un sogno, un mito, una storia senza fine.
Un giorno desidero porre questi pensieri in un vecchio diario, riporlo sulla scala di una vecchia soffitta, trovarlo, e leggerlo con gli occhi di un adulta. Penso mi sorprenderebbe ritrovare una vecchia me più giovane e, forse, troppo romantica. La scrittura a questo proposito mi è sempre stata di grande aiuto: mi ha da sempre aiutato a rivivere cose o persone che credevo perduti. Batto su una vecchia e ingrigita tastiera parole e frasi che pesco dalle stanze buie della mia coscienza, tentando di porre nero su bianco ciò che più amo ma anche qualche sprazzo di vita. Ora sto cercando di ripercorrerne un altro pezzo - ogni recensione è un tassello - condividendo con voi, amici lettori, qualcosa che non riesco più a tenermi dentro. Ho cercato di conviverci, di vedere nuovi orizzonti, se altre storie potranno soppiantare quest'altra, instillando in me la curiosità e l'interesse. La lettura di Borderlife, anche se sotto certi aspetti sembra non mi sia stata di aiuto, mi ha buttato fra le braccia di personaggi che hanno avuto la sfortuna di nascere sotto una cattiva stella, con cui ho vissuto notti infuocate e passionali, che sono una mela ancora da finire, come un frutto che matura daccapo ogni volta lo sbucci. Un piacere gioioso li aveva resi affamati, sazi e nudamente affamati. Nel buio, appagati d'amore e avvinghiati l'uno all'altra, così vicini, dissolti l'uno nelle braccia dell'altro, che mi hanno donato la sensazione di sentire cosa provassero.
E' stato davvero strano assistere, pur vivendo in una realtà completamente diversa dalla loro, totalmente opposta alle loro abitudini e origini, io abbia scoperto da sola la genesi di questo romanzo, la sua breve esistenza, la sua saggezza, lo stesso concetto d'amore romantico. Ed è strano che io abbia trascorso due anni ad ignorarne l'esistenza, a vivere in altri mondi, a prendere consapevolezza di cose di cui prima ignoravo l'esistenza, a criticare le gesta di alcune eroine, come se avessi assunto il ruolo di guida cinica e distaccata, che era quella che avevo involontariamente indossato prima di conoscere Dorit Rabinbiyan e il suo bellissimo romanzo. Compiti autoimposti, scopi autocreati.
Le continue e incessanti lodi per questo romanzo! E' vero, non si può amare qualcosa e qualcuno senza un motivo, per quello che effettivamente si tratta, ma solo come il proprio riflesso di noi come esseri umani, che ci riproduciamo, che in questo caso coincidono con le caratteristiche del mio carattere. Dev'essere stato doloroso per Liat, per una ragazza così ambiziosa, vedere la sua vita prendere una strada tutta sua, vedersi alienare da un ambiente straniero, da una lingua diversa, influenzati da lotte e scorribande razziali. Mi sono sentita felice a leggere di lei, a seguirla nel suo percorso accidentato, ma, soprattutto, mi sono sentita in dovere di ringraziarla per ciò che ha sussurrato al mio cuore. Le sue capacità musicali, il suo carattere forte e gioioso.
Mi ha parlato di una storia d'amore che altri non è che un groviglio angoscioso, amoroso, triste ma felice. Di emozioni che silenziosamente le si sono agitate dentro, per un tempo assurdamente lungo, hanno svolazzato rumorosamente nella sua testa, se per un momento provo a trasferirmi nella testa dei personaggi, con un piccolo salto, volgo le spalle a una vita monotona e ripetitiva per volare insieme alle loro anime. Corpi che baluginavano nel buio di una stanza, fra mucchi di cose e persone che hanno una parvenza vaga, ma radiosa nel tempo, nitida e luminosa.
Tutto si era ridotto al suono di una melodia bellissima e struggente. Alla storia d'amore fra Liat e Hilmi, la cui aura lucente riempì il buio non appena dovetti tornare nella bolla di sapone della mia attuale esistenza. Colmando di flauti, bisbigli lontani, le pause fra un bacio e un altro. Confortandoci a vicenda, stemperando la mia solitudine.
Non avere alcuna speranza per il domani, ma combattere pur di farsi apprezzare, ciò che a molti lettori ha procurato insoddisfazione, malessere, per me questo romanzo è risultato meraviglioso; proprio non riesco a comprendere quelle recensioni negative per questa magnifica storia, per un certo periodo compagno di viaggio e amico fidato. Per me è stato qualcosa che ha avuto a che fare con la magia di un sentimento ineguagliabile, l'amore, fuoco ardente, intenso, che ha stordito il mio corpo, intorpidito i miei sensi, incapace di distinguere la realtà dalla finzione.
Borderlife è pervaso da quell'inconfondibile senso di trionfo che assale, quando ci si sente liberi. Quando ci si imbatte in questa tipologia di romanzi in cui, a fine lettura, ci sembra ancora di vedere i personaggi passeggiare per le strade, abbracciati, anonimi, fra la folla. Immortalati in una fotografia che la si vede con gli occhi del cuore, un attimo prima di andare. Fra lo sfarfallio di luci, l'animazione della città, come un palloncino che sale e volteggia nell'aria e nel cuore di chi legge.
Valutazione d'inchiostro: 5

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