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lunedì, agosto 13, 2018

Gocce d'inchiostro: Leviatano - Paul Auster

Questo romanzo mi ha letteralmente turbato, e non genericamente ma da più vicino di quel che credevo. Non dedicavo del tempo al mio amato Auster, né ho potuto farlo, da quando la splendida Trilogia di New York aveva tracciato un segno del suo passaggio. Non ho più scritto di lui ne letto qualcos'altro. Ritrovarmi dunque fra le pagine di questo nuovo figlio di carta, nuovo tanto per me quanto per voi, ho desiderato dunque rifugiarmi nel mondo austeriano fagocitata fra le fauci di questa storia, e in poco tempo risucchiata completamente.
Dopo quattro lunghi ma intensissimi giorni, eccomi di nuovo qui. Eccomi a tirare nuovamente fuori il mio immancabile blocnotes; eccomi pronta a scrivere l'ennesimo delirio letterario da cui non sarei mai voluta tornare indietro, inebriata dall'idea che queste storie stiano distruggendo quel poco di razionalità rimasta. Quel briciolo di coscienza che mi permetta di ragionare con la mente, anziché col cuore.





Titolo: Leviatano
Autore: Paul Auster
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 285
Trama: Ritratto di un'America disorientata, che nega, senza neanche rendersene conto, i valori che l'hanno fondata, il settimo romanzo di Paul Auster si mantiene in bilico fra letteratura e politica, fra menzogne della realtà e verità della finzione. Tutto comincia quando uno sconosciuto salta in aria in una strada del Wisconsin. Peter Aron si rende immediatamente conto che si tratta del suo amico Benjamin Sach e decide di raccontare la sua versione dei fatti, per dare un senso ad una vita, prima che versioni ufficiali stabiliscono per sempre la loro falsità o mezze verità.
La recensione:

Nessuno può dire cosa dà origine a un libro, tantomeno la persona che lo scrive. I libri nascono dall'ignoranza, e si continuano a vivere dopo essere stati scritti, lo fanno solo nella misura in cui sfuggono alla comprensione.

Scrittori in erba, frustrati, soli o incompresi schizzano quasi sempre dalle pagine austeriane in tutte le direzioni. C'è chi gli passa accanto e non ci fa caso, chi si sofferma a osservare più del dovuto e aspetta incuriosito da una parte all'altra. Che cosa fare? Meglio seguire l'istinto, o lasciarsi trasportare da quella voce sconosciuta ma melodica che a un certo punto invade le nostre orecchie, ci perfora il cervello, dà forma a qualcosa di magico e inusuale? Il mio amore per la prosa austeriana mi ha sempre indotta a compiere questo tipo di riflessioni. Mentre venivo sballottolata da un posto a un altro, da un epoca a un'altra, le parole cominciarono a prendere vita. Danzarono sulle pareti bianche della mia stanza, attutirono sulla mia pelle come una fortissima carica di stupore, bellezza e incredulità, esplicarono un importante verità riguardante un uomo comune di cui i ricordi sono tutto ciò che possiede. Cosa fare se non interpretare il mondo come se si trattasse di un opera tratta dal frutto di un lungo percorso di immaginazione, trasformare gli avvenimenti che caratterizzano queste pagine in simboli letterali, trofiche che indicavano un complesso, oscuro disegno incastonato nella realtà? La scrittura si fonde alla realtà. Qualcuno, un semplice essere umano, si era preso la briga di inventare qualcosa che scombussolerà chiunque. E con un discreto successo! Ne erano derivati rumori forti, grida di panico, suoni che montavano e smontavano qualcosa da dentro a cui ingenuamente mi sono aggrappata. E' stato qualcosa cui non ho potuto fare a meno di prendere in modo personale. Paul Auster mi aveva condotta attraverso il mistero. Voleva che lo seguissi fino alla fine …. perché non farlo? Sono stata toccata, avevo preso inconsapevolmente decisioni che disgraziatamente non sono coincise con la genesi della storia, e ora che è tutto finito non avrei voluto tutto questo finisse.
Leviatano trasporta un idea bellissima e attraente, che mi ha distolto da incombenze e pressioni, da ansie e preoccupazioni. Nessun lettore poco amante di questo tipo di romanzi avrebbe sprecato il proprio tempo con questa figura isolata come Benjamin Sacher, dare la caccia a qualcosa di ancora indefinibile, affinché qualcosa potesse andare al suo posto. Un caleidoscopio di eventi era subentrato nella sua vita, sempre fissi lungo una direzione precisa, e una coltre di misteri aveva avvolto il tutto come una coperta troppo pesante.
Parole che si sono consumate, si sono ingolfate, sono arrivate in ritardo ma hanno espresso quello che l'autore voleva esprimere, come meccanismi di precisione, incastri e composizioni perfette, sono andate contro ogni buon senso, contro ogni logica, agirono come una magia stimolando forza e ridando un certo equilibrio. Auster, sebbene non ha scritto di se, riesuma quello che per lui è in questo libro qualcosa di veramente profondo e personale. L'emozione dominante è la sorpresa, la rabbia, la negazione di non poter accettare qualcosa di diverso dalla normalità, così lacerante e distillata, che è emersa pagina dopo pagina. Si tratta di inspiegabili sentimenti, fantasmi di un desiderio bello e ardente sepolto nel passato, rivelazioni sconcertanti che sconvolgono l'universo personale di chiunque.
Ho conosciuto Benjamin per caso, ma ebbi come la sensazione di conoscerlo da tempo. La voce smorzata di un uomo solo e insoddisfatto ebbe il potere di strappare l'anima di una ragazza sognatrice e romantica da un mondo di ombre che si tengono per mano che, dinanzi a una sfilata di pupazzi privi di anima, in un paesaggio confuso a cui non si presta particolare attenzione, la mia anima si fuse alla sua in immagini variopinte e spiegazzate. Di  soppiatto, aveva bussato leggermente e con nocche invisibili. E, osservando il volto giovane e un po' pallido di Benjamin dall'altra parte del vetro, ho provato un brivido di curiosità percorrermi lungo il corpo, come un dolce appena sfornato che invita ad assaggiarlo.
Il lavoro, la frenesia di giorni che vanno via via ad accorciare, quando leggevo di Sancher la sua storia tutto questo non mi interessava. Non era la frenesia dell'atto in sé, piuttosto la potenza di parole che riannodate con infinita sagacia e pazienza, gocce d'inchiostro indelebile che si sono persi nella confusione della vita, da una città a un'altra, affogano in milioni di cuori, paradossi. Paul Auster, il mio fido compagno, sfiorando i contorni di una figura esile, mi ha trasmesso un forte senso di benessere. L'arte segreta della scrittura come modo di appartenenza. Chiudere gli occhi e invertire il corso dell'esistenza. Una perfetta e intensa esaltazione della scrittura creata su carta in cui la letteratura incontra uno dei generi letterari più popolari, sin da sempre amato da tutti: la biografia.
Ho potuto  contemplare ammaliata la bellezza, l'effetto benefico delle parole fino a quando non giunsi all'ultima pagina, la mente che cercava di decifrarne il suo linguaggio, ascoltando ogni singola voce in ogni singola pagina, attorcigliandomi addosso e rendendomi prigioniera. E io non ho fatto nulla per oppormi. Nulla per non essere assuefatta dalla linfa vitale di questa storia, nulla per non essere accecata dall'aura luminosa dei protagonisti; nulla pur di avvertire emozioni, sensazioni provenienti da luoghi lontani o appartenenti a un epoca che non è più la nostra, insinuandosi nelle crepe del nostro cuore.

Per me la più piccola parola è circondata da acri e acri di silenzio, e perfino quando riesco a fissare quella parola sulla pagina mi sembra della stessa natura di un miraggio, un granello di dubbio che scintilla nella sabbia.

Un romanzo salutato come l'avvento di qualcosa d'inaspettato, travolgente, appassionante, come altri romanzi dell'autore, mi ha condotto lungo la corrente di un fiume di parole che, estrapolate a caso, incastrate e composte quasi alla perfezione, mi presero alla sprovvista e mi indussero a provare uno strano desiderio. Poi, tutto quello che avevo sentito prima, tranne sensazioni che avevo avvertito all'inizio della lettura, assunsero un senso. C'era molto cameratismo, senso di solidarietà e conforto, urla rabbiose di ribellarsi al mondo e a coloro che si credono amici. Tanti sogni infranti, speranze, illusioni che mi piombarono addosso, e a cui resistere è stato davvero impossibile. Peter ha scoperto la bellezza delle parole vivendole in prima persona. In una trama non completamente perfetta, uno stile discreto, in un avvincente e sfrontato ardore incarnati nell'esaltazione dell'anima e delle cose, fra suoni, voci, luci e ombre, nella frenetica confusione del secolo.
Leviatano è un fiume in piena che travolge non completamente, ma trascina chiunque decida di imbarcarsi in questo genere di storie. Una storia che ha segnato una settimana intensa e frenetica in cui l'amore per la scrittura coincide con il mistero, la paura di non riuscire ad amare.
Una tela straordinaria e stupefacente che ritrae situazioni del tutto realistiche, e che prende vita in un soffio. Un vertiginoso labirinto in cui mi è stato impossibile contenere l'eccitazione per la lettura e per le opere austeriane. Un gioco continuo di rivelazioni, confessioni e segreti dell'animo che il narratore, inconsapevolmente e senza sosta, si è iniettato nelle vene.

Ogni cosa è collegata a tutto il resto, ogni storia si sovrappone a tutte le altre. Per quanto mi faccia orrore dirlo, adesso mi rendo conto di essere stato io a farci incontrare tutti.

Valutazione d'inchiostro: 4

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