Se
mi guardo indietro penso alla manciata di giorni che distanziano da oggi ai
trenta giorni fa in cui Sogni d'inchiostro ospitava un autore di cui molti di
voi sono certa avranno sentito parlare almeno una volta nella vita. Quest'oggi,
per qualche minuto, ho avuto qualche problema a scrivere l'ennesimo post
riguardante una delle migliori figure del XIX secolo. Niente di grave, ma
niente che potrebbe considerarsi di poco conto nel scegliere una nuova voce
della letteratura americana, italiana o inglese, ma qualcosa avrei dovuto
scrivere.
Fra
gli scaffali strapieni della mia libreria una piccola figura, esile, graziosa e
piuttosto affascinante di cui ho già letto qualche mese fa aveva attirato la
mia attenzione. Ogni volta che il mio sguardo si posa su di lei, anche per
pochissimi istanti ecco che compaiono alcuni segni deliranti.
Se
mi siedo alla scrivania e provo a concentrarmi avverto come un battito leggero
all'unisono al mio. Mi dico che sotto le mentite spoglie di questa graziosa
donnina c'e una donna carismatica, forte, libidinosa, possessiva, ossessiva c'è
una profonda spaccatura, altro segno del mio incommensurabile amore nei suoi
riguardi. I suoi romanzi, infatti, sono un chiaro esempio del mio
incontrollabile squilibrio emotivo.
Secondo
lei, il sesso è qualcosa che ha a che fare con l'estirpazione della poesia. La
sensualità come una potenza del corpo, le donne come vergini prostitute o
angeli perversi o creature dai due volti. In un giro di vite incandescenti,
intense come quelle che si trovano negli amanti, rapporti intensi e
effervescenti creati inconsciamente, in cui si cerca di ampliare i dolori e i
piaceri.
Si
trattava dunque di un processo che è stato messo in atto mediante una scrittura
zeppa d'intensità immaginitiva, causata dall'impossibilità di non aver potuto
vivere fino in fondo quello che è stato scritto, poiché vivere fino in fondo
uccide l'immaginazione e l'intensità. L'estratto di un amore circondato da
resistenze, che suscita un miscuglio di sentimenti, che ci impediscono di
avvicinarci. Si sogna, si fantastica, si drammatizza, si scrive. Si può far
finta di non sentire, non provare niente, eppure c'è sempre qualche pericolo
secondario.
In
due intensissimi anni della mia carriera di lettrice, ho avvertito grida forti
e selvagge, quasi senza respiro, inarticolate e prive di senso dal fondo più
primitivo dell'essere. Gioia lacerante che lascia svuotati, senza parole,
conquistate. Le sue parole esaltano proprio per la perfezione, per la
raffinatezza, l'acutezza, i toni fantastici, misti a una buona dose di poesia e
tenerezza, che creano un angolo tutto speciale nel cuore di chi legge.
Ho
desiderato parlarvi di quest'autrice, amici lettori, per il semplice fatto che
non ho potuto fare a meno di provare quel che ho provato quando lessi Il
delta di Venere, Diario 1, Henry e June, e tante altre opere che in futuro
arricchiranno il mio bagaglio culturale, con un marasma di sensazioni,
emozioni, sentimenti che tuttora non riesco a definire: un'improvvisa
vertigine, un calore che percorre il corpo, una confusione dei sensi. Letture
che risvegliano nel corpo qualcosa d'indistinto e osceno, come una sensazione
strana e particolare, dovuta da una specie di appetito ed inquietudine, misto a
fascino.
Niente,
in nessun altri romanzi d'amore, è come questi della Nin una continua sequela di esperienze di vita, che segnarono la vita
di una giovane e ambiziosa donna, in cui il sesso è indissolubile dal
sentimento, dall'amore per l'uomo come essere totale. Abitudinario, usuale,
talvolta monotono, estremamente liscio e semplice. Naturale, come l'aria che
respiriamo.
Tutto
ha visto come protagonista una donna dal temperamento dolce, indiretto,
delicatamente insinuante, creativa, tenera e femminile. Giunta,
inaspettatamente, da strade, vialetti, emersa da gruppi di persone cupe e senza
volto. Una folla immaginaria si apre al suo cospetto. Risplendente,
incredibile, venuta apposta per me. Dentro di me come una persona da proteggere
e amare. Coinvolta in atti osceni e passionali, tragedie o debolezze.
Completamente immersa nei sogni, con azioni vissute solo a metà. Bruciante
d'intensità di vita. Sperimentatrice di molte vite, incluse quelle condivise:
vite ricche e piene dalla nascita alla morte.
Ho
visto questa donna compiere uno sforzo sovraumano per risorgere, continuare a
sguazzare in uno stato di bruciore e sofferenza. La scrittura è da sempre stata
un mezzo per dialogare con se stessa. Da quando l'ha sperimentata è stata
costantemente interrotta dalla attacchi esterni, dalle sue inesplicabili
voglie.
Il
suo è uno splendido harem segreto, in cui si ha l'impressione di vedere tutto
nitidamente, mentre due amanti curiosi e voraci esploravano l'uno il corpo
dell'altro. Una voce assopita da tempo, ma adesso forte e chiara che mi è
scivolata addosso come le note di un pianoforte, percuotendo tutto il mio
corpo. E bastava pronunciare semplicemente il suo nome, leggere di lei - storie
di vita di una ragazza comune, che entrarono nel giardino segreto dell'autrice,
ronzandole in testa, ossessionandola - che mi diedero la possibilità di
entrarvi, risuonando come una carezza. Una voce profonda e allo stesso tempo
schietta, vivace che ha risuonato nelle stanze buie del mio animo. Muovendosi
agile come un cavallo da corsa, offuscando tutto il resto: la frenesia del
giorno, la monotonia di una vita sempre uguale a se stessa.
Per
la Nin, l'uomo ha un innato bisogno di fare sesso. Il sesso come qualcosa che
non prospera nella monotonia, senza sentimento, invenzione o stati d'animo.
Piuttosto innaffiato di lacrime, risate, parole, promesse, scenate, gelosia, di
tutte le esperienze terrene che gli facciano pensare che da qualche parte, in
un piccolo spazio di mondo, ci sia un paradiso in cui gli essere umani amandosi
sono in pace con se stessi e dunque, non più sottoposti alle leggi della
società, liberi da tutto. Magari anche dalla morte. La Nin, una scrittrice
turbata dal continuo lavoro di scrittura delle avventure degli altri, si dice,
fu protagonista di storie che toccano l'apice dell'eccitazione. Immagini
violente, con figure che rotolano sui prati in fiore, mani e carezze che
passano in un lampo davanti agli occhi. Lì si trovava il piacere trascendentale
e travolgente che fa contrarre l'ondeggiare nel suo sinuoso andamento, che
scorre sulla pelle come acqua; lì è la Valle dell'Estasi, dove chi ci arriva
rinuncia a tutto ciò che possiede impedendo di rinunciarci ed aspirare ad
altro. Lì, fra sue pagine carnali, tutto era estremamente magico, movimentato e
nessuno riusciva a sottrarsi al suo fascino. Neppure l'uomo più bigotto e religioso
che esiste nell'intera faccia dell'universo.
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