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mercoledì, agosto 08, 2018

Una voce fra le soglie del tempo: Anaïs Nin

Se la linea della vita finisse in questo momento, vorrebbe dire che la vita sarebbe già stata vissuta. Invece la vita continua, le linee che disegnano un certo disegno divino divengono più definite, per cui si ha ancora un lungo percorso da percorrere. Si, ancora piuttosto lungo.
Se mi guardo indietro penso alla manciata di giorni che distanziano da oggi ai trenta giorni fa in cui Sogni d'inchiostro ospitava un autore di cui molti di voi sono certa avranno sentito parlare almeno una volta nella vita. Quest'oggi, per qualche minuto, ho avuto qualche problema a scrivere l'ennesimo post riguardante una delle migliori figure del XIX secolo. Niente di grave, ma niente che potrebbe considerarsi di poco conto nel scegliere una nuova voce della letteratura americana, italiana o inglese, ma qualcosa avrei dovuto scrivere.
Fra gli scaffali strapieni della mia libreria una piccola figura, esile, graziosa e piuttosto affascinante di cui ho già letto qualche mese fa aveva attirato la mia attenzione. Ogni volta che il mio sguardo si posa su di lei, anche per pochissimi istanti ecco che compaiono alcuni segni deliranti.
Se mi siedo alla scrivania e provo a concentrarmi avverto come un battito leggero all'unisono al mio. Mi dico che sotto le mentite spoglie di questa graziosa donnina c'e una donna carismatica, forte, libidinosa, possessiva, ossessiva c'è una profonda spaccatura, altro segno del mio incommensurabile amore nei suoi riguardi. I suoi romanzi, infatti, sono un chiaro esempio del mio incontrollabile squilibrio emotivo.
Secondo lei, il sesso è qualcosa che ha a che fare con l'estirpazione della poesia. La sensualità come una potenza del corpo, le donne come vergini prostitute o angeli perversi o creature dai due volti. In un giro di vite incandescenti, intense come quelle che si trovano negli amanti, rapporti intensi e effervescenti creati inconsciamente, in cui si cerca di ampliare i dolori e i piaceri.
Si trattava dunque di un processo che è stato messo in atto mediante una scrittura zeppa d'intensità immaginitiva, causata dall'impossibilità di non aver potuto vivere fino in fondo quello che è stato scritto, poiché vivere fino in fondo uccide l'immaginazione e l'intensità. L'estratto di un amore circondato da resistenze, che suscita un miscuglio di sentimenti, che ci impediscono di avvicinarci. Si sogna, si fantastica, si drammatizza, si scrive. Si può far finta di non sentire, non provare niente, eppure c'è sempre qualche pericolo secondario.
In due intensissimi anni della mia carriera di lettrice, ho avvertito grida forti e selvagge, quasi senza respiro, inarticolate e prive di senso dal fondo più primitivo dell'essere. Gioia lacerante che lascia svuotati, senza parole, conquistate. Le sue parole esaltano proprio per la perfezione, per la raffinatezza, l'acutezza, i toni fantastici, misti a una buona dose di poesia e tenerezza, che creano un angolo tutto speciale nel cuore di chi legge.
Ho desiderato parlarvi di quest'autrice, amici lettori, per il semplice fatto che non ho potuto fare a meno di provare quel che ho provato quando lessi Il delta di Venere, Diario 1, Henry e June, e tante altre opere che in futuro arricchiranno il mio bagaglio culturale, con un marasma di sensazioni, emozioni, sentimenti che tuttora non riesco a definire: un'improvvisa vertigine, un calore che percorre il corpo, una confusione dei sensi. Letture che risvegliano nel corpo qualcosa d'indistinto e osceno, come una sensazione strana e particolare, dovuta da una specie di appetito ed inquietudine, misto a fascino.
Niente, in nessun altri romanzi d'amore, è come questi della Nin una continua sequela di esperienze di vita, che segnarono la vita di una giovane e ambiziosa donna, in cui il sesso è indissolubile dal sentimento, dall'amore per l'uomo come essere totale. Abitudinario, usuale, talvolta monotono, estremamente liscio e semplice. Naturale, come l'aria che respiriamo.
Tutto ha visto come protagonista una donna dal temperamento dolce, indiretto, delicatamente insinuante, creativa, tenera e femminile. Giunta, inaspettatamente, da strade, vialetti, emersa da gruppi di persone cupe e senza volto. Una folla immaginaria si apre al suo cospetto. Risplendente, incredibile, venuta apposta per me. Dentro di me come una persona da proteggere e amare. Coinvolta in atti osceni e passionali, tragedie o debolezze. Completamente immersa nei sogni, con azioni vissute solo a metà. Bruciante d'intensità di vita. Sperimentatrice di molte vite, incluse quelle condivise: vite ricche e piene dalla nascita alla morte.
Ho visto questa donna compiere uno sforzo sovraumano per risorgere, continuare a sguazzare in uno stato di bruciore e sofferenza. La scrittura è da sempre stata un mezzo per dialogare con se stessa. Da quando l'ha sperimentata è stata costantemente interrotta dalla attacchi esterni, dalle sue inesplicabili voglie.
Il suo è uno splendido harem segreto, in cui si ha l'impressione di vedere tutto nitidamente, mentre due amanti curiosi e voraci esploravano l'uno il corpo dell'altro. Una voce assopita da tempo, ma adesso forte e chiara che mi è scivolata addosso come le note di un pianoforte, percuotendo tutto il mio corpo. E bastava pronunciare semplicemente il suo nome, leggere di lei - storie di vita di una ragazza comune, che entrarono nel giardino segreto dell'autrice, ronzandole in testa, ossessionandola - che mi diedero la possibilità di entrarvi, risuonando come una carezza. Una voce profonda e allo stesso tempo schietta, vivace che ha risuonato nelle stanze buie del mio animo. Muovendosi agile come un cavallo da corsa, offuscando tutto il resto: la frenesia del giorno, la monotonia di una vita sempre uguale a se stessa.
Per la Nin, l'uomo ha un innato bisogno di fare sesso. Il sesso come qualcosa che non prospera nella monotonia, senza sentimento, invenzione o stati d'animo. Piuttosto innaffiato di lacrime, risate, parole, promesse, scenate, gelosia, di tutte le esperienze terrene che gli facciano pensare che da qualche parte, in un piccolo spazio di mondo, ci sia un paradiso in cui gli essere umani amandosi sono in pace con se stessi e dunque, non più sottoposti alle leggi della società, liberi da tutto. Magari anche dalla morte. La Nin, una scrittrice turbata dal continuo lavoro di scrittura delle avventure degli altri, si dice, fu protagonista di storie che toccano l'apice dell'eccitazione. Immagini violente, con figure che rotolano sui prati in fiore, mani e carezze che passano in un lampo davanti agli occhi. Lì si trovava il piacere trascendentale e travolgente che fa contrarre l'ondeggiare nel suo sinuoso andamento, che scorre sulla pelle come acqua; lì è la Valle dell'Estasi, dove chi ci arriva rinuncia a tutto ciò che possiede impedendo di rinunciarci ed aspirare ad altro. Lì, fra sue pagine carnali, tutto era estremamente magico, movimentato e nessuno riusciva a sottrarsi al suo fascino. Neppure l'uomo più bigotto e religioso che esiste nell'intera faccia dell'universo.

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