Collocando questo romanzo come una delle tante letture effettuate
nel mese di luglio, comincio a percorrere a ritroso un disegno intimo,
consolatorio e confortante con un semplice gesto, stringendo una matita,
riempiendo fogli bianchi di lettere e parole. Ripassando e rievocando ogni
prezioso momento trascorso qui, penso a quanta dolcezza si è depositata
in Gilead senza che io nemmeno me ne accorgessi. Assuefandomi,
lasciandomi trascinare e respirare di essa, quasi ho avvertito il piacevole e
confortante calore che è la fede. Chi si affida a un Dio qualunque può vedere e
osservare meglio la realtà circostante, affinché non ci si senta più soli.
La Robinson esplica
perfettamente questo concetto, sorridendo ingenuamente davanti alla sorpresa
che provoca in padre John certe malefatte della vita, raggiungendo qualunque
angolo del nostro cuore, diretto verso la cornice di un disegno oltre il quale
non c’è nient’altro che un semplice credo. Probabilmente, il più forte e
potente…
Titolo: Gilead
Autore: Maryland
Robinson
Casa editrice:
Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 257
Trama: Il reverendo
John Ames sarà morto quando suo figlio aprirà la lettera che gli sta scrivendo.
Siamo nel 1956, John ha 76 anni e sente che la fine è prossima. Dieci anni
prima ha incontrato l’attuale signora Ames, molto più giovane di lui. La donna
aveva sofferto molto: il pastore se ne innamorò e in lui la ragazza ha trovato
conforto e assistenza. Ora sembra proprio che siano felici, sotto ogni punto di
vista. Il vecchio padre sente che il figlio di sei anni non potrà mai veramente
conoscere la sua gente. A Gilead, Iowa, la città che non ha mai lasciato, Ames
inizia così a scrivere una specie di testamento, la storia della sua famiglia.
Racconta di suo nonno, un uomo impegnato nelle lotte contro la schiavitù, del
padre pacifista durante la guerra di Secessione. E poi si chiede: cosa ho
imparato io da tutti voi?
Sotto la superficie
della vita si cela una gran quantità di cose, questo lo sanno tutti. Tanto
cattiveria, paura e colpa, e tanta di quella solitudine, anche dove meno ti
aspetteresti di trovarla.
Alla fine ho fatto
l’unica cosa possibile e sensata: sentire come mie le vicende che la Robinson
si porta dentro. Mi sono limitata a lasciarmi cadere sulla mia poltrona preferita,
con il cuore che batteva ancora all’impazzata, e tentai di tranquillizzarmi.
Chi l’avrebbe mai detto che un piccolo gioiellino come quello descritto in
queste pagine sarebbe stato motivo di gioia, entusiasmo, introspezione?
Osservando un semplice, modesto parroco di 76 anni, che ancora impegnato ad
arrancare lungo il sentiero insidioso della vita, mostró l’aspetto pacifico di
un uomo che si è goduto e gode nel persistere a realizzare un bel sogno,
mediante la fede, il credo, estraneo ai tormentati e dolorosi incubi che la
vita spesso e volentieri ci costringe ad attraversare.
La devastazione che
sorse non appena John smise di parlare fu dovuto dal fatto che adesso il
silenzio aveva acquistato nuovamente una sua forma. Malgrado l’oscurità, il
compenso spirituale che ci esprime come la vita talvolta sia distruttiva
e distruttrice, affascinata e incuriosita, ho contemplato la bellezza di un
paesaggio in cui si sono alternati pini ridotti in alberi maestri e imponenti,
boschi radicati e fitti con piccoli fuochi dell’animo che non li si ricorda per
la loro bellezza simbolica bensì intrinseca nell’individuare la parte migliore
di un individuo. Mediante un viaggio a ritroso nel tempo, in compagnia di un
avido lettore che sembra fare di questo credo una metafora dell’anima. Il
sorgere dell’alba che conferisce tranquillità, gaiezza, la possibilità di
vivere indisturbati.
Contemplare
attentamente un ritratto del genere dimostra quanto la beatitudine, il senso di
comprensione si posi perfettamente con quell’espressione di sospetto,
esitazione di chi non ha ancora trovato la fede, la tregua a una vita di
sacrifici e tormenti. Gilead, a questo proposito, esplica
perfettamente questo concetto e lo fa trasmettendo un forte senso di pace, una
certa dolcezza, come una luce dirompente che si è posata sulle nostre spalle
allo stesso modo di un evento che ti si accolla alle ginocchia. La sua autrice
è un autrice che non conoscevo, ma la cui storia mi ha colpito veramente molto
perché il suo essere semplice non scade nel banale o nel tedioso. Piuttosto in
atti di modestia, umiltà come se avesse voluto mostrarmi i frutti migliori del
suo orto. Il povero padre John avrebbe potuto non abdicare a questa carica, a
questo credo, ma la roulette della vita lo ha fatto nascere da qualsiasi parte
ma con questo ‘dono’, condannato a sprecare la sua esistenza riponendo in un
diario quello che non sono altro che i suoi più intimi segreti, metodo di
interpretazione visiva che ha accettato come se non esistesse alternativa, e
che non avrebbe però modificato le sorti della Morte a ridurre primo o poi il
funzionamento del suo organismo. Anche se, ora che ci penso, in questa mancanza
di aspirazione, in questi atti gentili e comprensibili, l’ho interpretata come
una barriera da cui si è difeso da molte altre delusioni, e che fortunatamente
non ha conosciuto. Se si fosse accontentato di ciò che aveva non avrebbe
sentito l’esigenza di scrivere, adoperare un tono confidenziale, sincero
affinché sogni sfavillanti e sinceri coincidessero col sapere di Dio. Il
Creatore un giorno potrà restituirgli tutto ciò che ha perso o non ha mai
avuto, ma la potenza di Dio è qualcosa di più potente di semplici parole messe
su di traverso. Jonathan sarebbe così finito a respingere la generosità, la
compassione. E quella luce vigorosa tipica di chi è credente ben presto si
sarebbe affievolita dentro di lui, senza che se ne accorgesse.
Quello della
Robinson è quel genere di storia che non mi spiegò come ingenuamente mi sono
imbattuta in una storia in cui il protagonista non è consapevole di essersi
avviato lungo una strada da cui non si potrà scorgere la luce. Persa a dolermi
per tragedie che in un certo senso non mi appartengono, così lontani dal mio
spazio personale.
Della Robinson non
avevo mai letto nulla, ma dopo questa splendida esperienza ho potuto anch’io
scoprirne la sua meravigliosa essenza. Ho così conservato il mio piccolo cuore
in un guazzabuglio di fogli, vergati da una scrittura semplice, a tratti
filosofica a tratti pessimistica, non sapendo tuttavia cosa avrei dovuto
aspettarmi. Perché il messaggio che nascondono le sue pagine arriva dritto
dritto all’anima di chi legge, poiché il mondo diviene un esperienza
interpretativa esaminata prevalentemente mediante concetti filosofici o morali.
Divenire un tutt’uno con una marionetta che si esprime mediante confessioni
dell’anima, romanzo molto dolce e significativo di straordinaria intensità
narrativa in cui ogni cosa, se illuminata da Dio o dalla fede, ha una sua
importanza.
I premi
dell’obbedienza sono grandi, perché alla radice del vero onore c’è sempre il
senso della sacralità della persona che ne è l’oggetto.
Valutazione
d’inchiostro: 4
Kitap oldukça anlamlı görünüyor... Teşekkürler Gresi güzel bir Ağustos seninle olsun 😊
RispondiEliminaTeşekkürler! Senin için de ��
EliminaLettura che non conoscevo, ma che mi ha attirato subito grazie al titolo.
RispondiEliminaI pensieri, infatti, sono andati a una altra Gilead: la repubblica super cattolica del Racconto dell'ancella. :)
Quello purtroppo non l'ho ancora letto, ma sarà presto una prossima lettura 😊😊
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