Una parata. La costruzione di una strada sconosciuta ma infinita. Questa è la storia di un'allegoria. Di un uomo, Quattro, del suo amico Nove e del loro essere cittadini in un regime totalitario e refrattario.
Sebbene la sua brevità, la storia raccontata è stata davvero elegante, significativa, e la narrazione, un analisi attenta ma non priva di difetti.
Il suo autore lo conoscevo solo per sentito parlare, e la lettura di questo piccolo libriccino mi sembrò la scusa adatta per accoglierlo nel mio cantuccio personale.
Sono stata in sua compagnia solo per qualche ora, ma mi ha aiutato a cogliere significati che non avevo ancora visto. E pur trasmettendo che sensazioni disdicevoli, drammatiche, è una storia che ha assunto contorni sempre più netti, attuali e misteriosi, racchiusi in episodi di vita semplicissima ma che allontana dall'ignoranza, dall'ingenuità.
Titolo: La parata
Autore: Dave Eggers
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 15€
N°di pagine: 140
Trama: Per commemorare l'armistizio in un paese sconosciuto del Terzo mondo appena uscito dalla guerra, viene commissionata una nuova strada che connette le due metà dello stato fratturato. Sono incaricati del lavoro due uomini che vengono da un paese del Primo mondo, due contractor mercenari. Per ragionidi sicurezza, prima di iniziare, si sono dati degli pseudonimi numerici. Numero Quattro, quello incaricato di guidare l'avveniristica macchina asfaltatrice RS-90,si attiene a una disciplina monastica: devono fare una strada perfettamente dritta, lunga 260 chilometri, e i tempi sono stretti, il lavoro deve essere completato prima della parata celebrativa. Numero Nove, che in sella al suo quad si assicura che non ci siano ostacoli davanti e dietro, è invece in vena di avventure e curioso di ciò che lo circonda. Conosce la lingua locale, mangia le cose del posto invece di limitarsi ai frullati di proteine della razione, fa amicizia come può sulla strada e, in generale, fa di tutto per non attenersi al rigoroso protocollo previsto. Quattro capisce immediatamente che Nove è un "agente del caos", che rischia di compromettere il lavoro e che, peggio, rende più incerto il ritorno a casa. La grande protagonista de << La parata >> è l'attesa. Quattro è a modo suo simile al nostro Giovanni Drogo del << Deserto dei Tartari >> di Buzzati: la sua fortezza è la macchina asfaltatrice in cui passa le sue giornate e i suoi Tartari sono il collega Nove e la popolazione locale. Ma il romanzo è anche la storia di scontro vizioso fra i due protagonisti, fra Oriente e Occidente, e fra le due anime contrastanti di Quattro, quella scientifica e quella umana ed empatica. Stranieri in una terra straniera devastata dalla guerra, Quatto e Nove sono protagonisti di un'allegoria che vuole mostrare l'assurdità della loro posizione e le conseguenze della loro presenza.
La recensione:
Ho sfilato dalla libreria virtuale del mio Kobo quello di Eggers preso in vendita online su IBS. Era stato il giorno in cui per la prima volta avevo notato il mio enorme imbarazzo per non aver ancora colmato una lacuna letteraria come questa: leggere un romanzo di Dave Eggers. Ma, mentre mi affanno a divorare libri su libri, mi rendo conto che sono troppe le storie, i libri che vorrei leggere. Il tempo è sempre troppo poco, gli impegni sempre più importanti, ed io mi rendo sempre più conto che leggere tutto quello che si desidera è davvero impossibile: le mie librerie, presto o tardi, si riempiranno di opere mancanti di autori preferiti e non, ma pur quanto desideri cibarmi mi rendo conto è un'impresa davvero terribile. Così, sull'onda dell'impulso, ho letto quest'ultima fatica di Eggers. Che idiota poi mi sono sentita, seguendo appassionatamente le vicende ed entrando di soppiatto nel cuore di una storia realistica ed attuale!
Molto probabilmente non avrei mai letto questo romanzo, se non fosse che la sua trama strizza l'occhio alla bellissima opera di Dino Buzzati, esaltando il tema dell'assenza e della solitudine. Con l'aiuto di due fidati compagni, Nove e Quattro, ho portato a termine meno di centocinquanta pagine in un pomeriggio, e poi mi sono data per vinta e mi sono fatta contagiare dal tono allegorico ma sofisticato. Non doveva essere il genere di libro che mi avrebbe deluso. E, fortunatamente per me, così non è stato. Né tutto il resto della situazione, sebbene elegiaco, quasi profetico.
Polvere, asfalto rovente, il profumo della solitudine e dell'assenza fra le mani; niente che avevo mai letto. Come aveva fatto questa stramba forma di letteratura, ad insinuarsi in me? Di certo Dave Eggers sa parecchio al riguardo del Deserto che descrive piuttosto bene Dino Buzzati. Come Quattro, Nove, esplicano perfettamente questo forte senso di estraneità, inconpiutezza, dove la supremazia di uno stato totalitario predomina e subentra contro ogni cosa, come un effetto scatenante che innesca una sorta di avversione. Sembra quasi di leggere e scrutare attentamente quella che non è nient'altro che una visione quasi illogica, benedetta e profusa dalla gente nel forte desiderio di restare uniti.
La parata è un romanzo che non dimenticherò tanto facilmente non per il suo essere solenne e realistico, bensì perché acquisisce una certa capacità di riversare, mediante parole che hanno gironzolato fra le stanze buie della sua anima, acquisendo una certa capacità di condividere i sentimenti umani. Perché, sebbene si desideri allontanarsi dal proprio guscio, non si può fare niente se non condividere questa triste condizione con gli altri. Dalla stessa anima del romanzo è scaturito qualcosa di estremamente potente. Di preciso non so se sia dovuto dalla condizione umana che Eggers delimita così bene, o dal significato nascosto di queste pagine che, nonostante la mole, colgono un dolore così forte, sensazioni irreprensibili che hanno un che di fatale, moralista e che gravano nel cuore nel momento in cui le paure escono da crepitanti mura e l'infelicità si fa sempre più dolce. L'anima che batte orgogliosa le ali sopra l'umanità addormentata, a cui ci si aggrappa costatando come ciò che sembrava ridicolo, assurdo o superstizioso ha ora acquisito un certo valore. Pensando, crescendo, respirando trasformandosi in una storia in cui le parole hanno una certa importanza.
È una storia che inevitabilmente sottrae la felicità, e che ti costringe a compiere profonde riflessioni, limitandosi ad essere una semplice via di transito per se stessi. Una storia che trasmette estraneità, vulnerabile, introspettivo e attento intrappolato nel buio in cui la nozione del tempo traballa come un vagone su un asse in equilibrio precario. Una piccola fortezza riassorbita dalle stesse parole con cui è stata raccontata.
Polvere, asfalto rovente, il profumo della solitudine e dell'assenza fra le mani; niente che avevo mai letto. Come aveva fatto questa stramba forma di letteratura, ad insinuarsi in me? Di certo Dave Eggers sa parecchio al riguardo del Deserto che descrive piuttosto bene Dino Buzzati. Come Quattro, Nove, esplicano perfettamente questo forte senso di estraneità, inconpiutezza, dove la supremazia di uno stato totalitario predomina e subentra contro ogni cosa, come un effetto scatenante che innesca una sorta di avversione. Sembra quasi di leggere e scrutare attentamente quella che non è nient'altro che una visione quasi illogica, benedetta e profusa dalla gente nel forte desiderio di restare uniti.
La parata è un romanzo che non dimenticherò tanto facilmente non per il suo essere solenne e realistico, bensì perché acquisisce una certa capacità di riversare, mediante parole che hanno gironzolato fra le stanze buie della sua anima, acquisendo una certa capacità di condividere i sentimenti umani. Perché, sebbene si desideri allontanarsi dal proprio guscio, non si può fare niente se non condividere questa triste condizione con gli altri. Dalla stessa anima del romanzo è scaturito qualcosa di estremamente potente. Di preciso non so se sia dovuto dalla condizione umana che Eggers delimita così bene, o dal significato nascosto di queste pagine che, nonostante la mole, colgono un dolore così forte, sensazioni irreprensibili che hanno un che di fatale, moralista e che gravano nel cuore nel momento in cui le paure escono da crepitanti mura e l'infelicità si fa sempre più dolce. L'anima che batte orgogliosa le ali sopra l'umanità addormentata, a cui ci si aggrappa costatando come ciò che sembrava ridicolo, assurdo o superstizioso ha ora acquisito un certo valore. Pensando, crescendo, respirando trasformandosi in una storia in cui le parole hanno una certa importanza.
È una storia che inevitabilmente sottrae la felicità, e che ti costringe a compiere profonde riflessioni, limitandosi ad essere una semplice via di transito per se stessi. Una storia che trasmette estraneità, vulnerabile, introspettivo e attento intrappolato nel buio in cui la nozione del tempo traballa come un vagone su un asse in equilibrio precario. Una piccola fortezza riassorbita dalle stesse parole con cui è stata raccontata.
Valutazione d'inchiostro: 4
Lo voglio, assolutamente. Soprattutto in un periodo di brutte letture.
RispondiEliminaVedrai che ti piacerà! È davvero bello 🤗🤗
EliminaNon sembra male; grazie perla recensione!
RispondiEliminaGrazie a te! 🤗🤗
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