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sabato, aprile 18, 2020

Gocce d'inchiostro: Il giro del mondo in 80 giorni - Julius Verne

La mia nuova avventura prevedeva di visitare il mondo, non nel senso stretto, ma letterale del termine, poiché il romanzo che sonnecchiava beato fra gli scaffali della mia libreria frantumò quelle stupide paure che dalla sua lettura non avrei ricavato assolutamente nulla, e che l’unico aspetto positivo sarebbe stato quello di aver conferito al mio bagaglio culturale una goccia di conoscenza in più.
Adesso che del romanzo di Verne ho valicato confini, viaggiato su navi con sgorbutici e puzzolenti marinai, respirato la magia e il sentore di profumi orientali, antichi e perduti, l’avvilente situazione che mi costrinse a rimandarne la sua lettura a data da destinarsi fu quasi ridicolizzata. Mi persi fra le sue pagine ritrovando una parte di me, scovando un aspetto che non credevo possibile le sue pagine potessero conferirmi, e nell’immediato quel sentimento di cameratismo che si fu instaurato col vecchio proposito di colmare qualunque lacuna divenne un po’ rindondante.
Con Julius Verne mi presi cura di me stessa, ebbi una certa attenzione a qualunque oggetto, cosa o persona avrebbe intaccato la mia anima, quella che sino ad oggi mi aveva indotto a procrastinare, e vedendo come ciò sfumò alla luce luminosa di un mattino di metà aprile acquistò concretezza nel momento in cui partì all’arrembaggio con il signor Fogg e il suo devoto domestico Passeparteout perché, sebbene il ricordo della sua trasposizione cinematografica è ancora vivo in me non riscossi alcun effetto negativo all’indomani dello spericolato viaggio in mongolfiera in soli 80 giorni.
Titolo: Il giro del mondo in 80 giorni
Autore: Julius Verne
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 9€
N° di pagine: 300
Trama: “Il giro del mondo in ottanta giorni” è forse il più noto tra i romanzi di Julius Verne, fonte di numerosi adattamenti televisivi e cinematografici. Il protagonista è un inglese vittoriano di nome Phileas Fogg che, per scommessa con i soci del suo club londinese, si imbarca nell’avventura di fare il giro del mondo in non più di ottanta giorni. Alla base della sua certezza vi è la convinzione tipica dell’Europa del suo tempo di aver domato il mondo, tanto da poter programmare ogni tappa solo sulla base degli orari ferroviari di navigazione ufficiali. Fogg non è un normale turista, non è interessato alle bellezze dei luoghi che attraversa, ma a raggiungere in modo efficiente il suo obiettivo. Ad affiancarlo nell’impresa il domestico Jean, detto Passepartout, che lo aiuterà a risolvere gli imprevisti che incontrerà nel suo tour. In una ridda di imprese, a volte tragiche a volte comiche, Fogg alla fine riuscirà a vincere la scommessa, nonostante gli ostacoli che gli verranno opposti di continuo da un pertinace poliziotto inglese che lo insegue per tutto il mondo, convinto che sia l’autore di un grosso furto in banca.



La recensione:

Mi fu assegnato un posto da assemblamento, fra le pagine di questo spericolato e folle viaggio, che una volta a bordo mi indusse a perdere il senso del tempo. Un uomo perbene e di poche parole, un servitore fedele e dal nome curioso, presero di petto il proposito di valicare i confini del mondo in soli 80 giorni, percorrendo qualunque sentiero, qualunque impervio luogo che costeggiava l’America, l’India, il Giappone, non fermandosi nemmeno per un istante se non per decretare la loro presenza. Julius Verne scrisse Il giro del mondo in 80 giorni quando il suo paese fu assediato dal battagliano francese, e quelle contenute fra le sue pagine sono infatti esperienze con le quali l’individuo aspira ad un certo tipo di ambizione o progetto, tranquillità di spirito attribuiti al tempo e alla sua concezione.
In meno di trecento pagine, iniziai questo spericolato viaggio e incontrai i due protagonisti in una stanza luminosa e colma di libri, patria nonché nicchia di Mr Fogg che aveva fama di essere così buono ma freddo e distaccato che nemmeno quei ricconi dei sindacati avrebbero potuto comprare con svariate proposte. Fogg fu la stessa persona che assunse Passepartout, servo e poi amico fedele, che dopo aver riflettuto sui fatti strani e ingarbugliati per come si muove il mondo, possiede una parte oscura e quasi incomprensibile nel quale la magia, la speranza sono mere illusioni, mi attirò a se chiedendomi che effetto avrebbe avuto visitare il mondo, finalmente in loro compagnia. Un usanza inusuale, secondo me, che non amo questo genere di follie, che doveva essere abolita da anni, un ritorno alle umilianti iniziazioni della vita di un domestico, devoto a servire sino alla morte un certo percorso. Con innumerevoli esperienze alle spalle, fin quando si trovò impelagato in delle vicende in cui è stato talvolta difficile orientarsi.
Spiritoso, frenetico, ma anche romantico e avvincente, è un romanzo che cattura piccoli frammenti di fatti inoppugnabili. Verne, fra mille diversità, popoli, culture, sapori, profumi, tradizioni, suoni, parole conferisce un caleidoscopio di vicende che evidenziano come il nostro pianeta sia costituito da tanti piccoli specchi nel quale l’individuo può riflettersi, mosso da sentimenti di pura e franca speranza, dal desiderio di contrastare il Male mediante il Bene. Sebbene si rischia di essere soggiogati da innumerevoli desideri, sebbene forti ambiziosi progetti ci impedisce di sfuggire da un mondo sempre uguale a se stesso.
Viaggio entusiasmante, sebbene a tratti ripetitivo, ma repentino e frettoloso verso i meandri più reconditi della nostra mente, Il giro del mondo in 80 giorni è quel trogolo luminoso, sgargiante, che come una discesa frenetica e strabiliante è un mosaico di situazioni, vicende o avvenimenti che mi permisero di starci comodamente. Si afferra la vira nel suo significato più profondo, in quello trasmesso dall’autore, il suo sentirsi imperfetto che, vivendo in un contesto diverso, spicca la sua storia come se desideroso di scovare una via di fuga. Godendo di una piacevole dose di umorismo, avventura che diventano quasi necessità, sopravvivenza pur di vivere in una parte di cosmo che non riserva nient’altro che ristrettezze e drammi.
Ho sentito lo scricchiolio dell’anima di ogni figura ritratta. L’uomo dovrebbe uscire dalla cerchia di accontentarsi, aspirando invece a qualcosa di più grande, vasto che lo possano arricchire moralmente. Un mondo che francamente è davvero impossibile non farsi contagiare dalle continue tribolazioni, che anziché avvicinarci ci inducno ad allontanarci sempre di più.
Disamina acuta e semplice sulla società e sugli anni che intercorrono fra XVIII e XIX secolo, Il giro del mondo in 80 giorni è il ritratto descrittivo in veste eroica di non aver paura di apparire indigesto o irriverente, con la sua esilarante e simbolica storia di voler evadere continuamente da qualunque parte del cosmo. L’atto di desiderare di poterlo fare suscita uno strano senso di sconforto, di sconfitta nel quale l’individuo vaga nelle tenebre senza una via d’uscita, in frammenti di storie che in una dolce confusione dei sensi, mi ha trascinato in attimi di vita comuni.

Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo

14 commenti:

  1. Come 3 e mezzo?? É stato veramente un fiasco?? Grazie comunque della recensione

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  2. Ciao Gresi, ho letto questo romanzo un po' di tempo fa, dopo che da anni stazionava nella mia libreria, e devo dire che è stata una piacevole sorpresa :-)

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  3. Very interesting post < 3
    https://milentry-blog.blogspot.com

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  4. Grazie cara par la tua recensione

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  5. L'ho letto da bambino. Mi era piaciuto parecchio, ma ricordo poco poco. :)

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  6. è stata una bellissima recensione😊
    Saluti dalla Turchia😊

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  7. La tua espressione "scricchiolio dell’anima" è bellissima... e adatta all'uso che ne fai: magari dovremmo accontentarci un po' meno, o meglio non adagiarci sulla quotidianità, e fare esperienze. Anche se certamente, visto il momento, dovremmo aspettare!

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