Recentemente ciò accadde con la lettura di un romanzo che ho procrastinato per tanto tanto tempo, sebbene i miei compagni di lettura mi invogliavano ad immergermi fra le sue pagine garantendomi momenti di rinascita ma anche di vero e proprio sentimentalismo. La realtà dei fatti fu che quello di Roberts è prevalentemente un romanzo spirituale nel quale sono esplicate certe idee, mediante le quali vige un fondamento logistico ma crudele che esplica come non dovrebbero esistere quelle contraddizioni notariali che differenziano l’individuo per razza, sesso o colore. Perché, pur non condividendo certe caratteristiche, siamo tutti figli di Dio. Pellegrini posti dinanzi a un cammino che ha una forma diversa, a dispetto di altri romanzi del genere, ma che spicca per la sua impronta simbolica, per una continua ricerca del bene nel contrastare il male, la libertà interiore, mediante il passato, rimasugli di una vita lontana o passata che sono veri e propri tributi alla pacificazione.
Titolo: Shantaram
Autore: Gregory David
Roberts
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 25 €
N° di pagine: 1177
Trama: Nel 1978, il giovane studente di filosofia e attivista
politico Greg Roberts viene condannato a 19 anni di prigione per una serie di
rapine a mano armata. È diventato eroinomane dopo la separazione dalla moglie e
la morte della loro bambina. Ma gli anni che seguono vedranno Greg scappare da
una prigione di massima sicurezza, vagare per anni per l’Australia come
ricercato, vivere in nove paesi differenti, attraversarne quaranta, fra rapine,
allestire a Bombay un ospedale per indigenti, recitare nei film di Bollywood,
stringere relazioni con la mafia indiana, partire per due guerre, in
Afghanistan e in Pakistan, tra le fila dei combattimenti islamici, tornare in
Australia a scontare la sua pena. E raccontare la sua vita in un romanzo epico
di più di mille pagine.
La
recensione:
Quando sei in prigione non puoi
vedere alba, tramonti, cieli stellari. Sei chiuso in una cella sedici ore al
giorno, dal primo pomeriggio alla tarda mattinata. Ti rubano il sole, la luna e
le stelle. Non è l’inferno, ma ti tolgono il cielo, ed è altrettanto orribile.
Tra le letture di questo periodo e che mi hanno concesso l’opportunità
di scoprire me stessa, sembravano esistere tanti motivi per cui una lettura
intensissima e bellissima come quella di Shantaram,
di cui l’autore esplica e raccoglie mediante parole eventi della sua
travagliata vita mediante un insieme di identità contradditorie, in compagnia
di una persona che ha combattuto pur di essere diversa, libera, mi ha spezzata
da istanti sbagliati, erronei, non predestinati a niente e nessuno.Con una
compagnia schietta ed estroversa come Lin, mi sentì coinvolta e in pace con me
stessa. Timida e riservata, così emotivamente coinvolta nell’ascoltare qualcosa
che non avevo mai sentito e che ciò fu l’occasione per leggere romanzi che
hanno atteso per moltissimo tempo. Quelli che hanno raccolto l’ambizione di
viverci, fra le sue pagine, per qualche tempo, che si siano trattati di giorni,
settimane o mesi, tendevano a definirlo un vero e proprio viaggio. Sensazionale,
avvicente, ma il cui linguaggio poco forbito ma schietto non fece uno dei punti
di forza di questa lettura. Con un discreto bagaglio d’esperienza, ho
concordato su chi ha ritenuto la scrittura di Roberts troppo semplice e lineare.
Eppure, in Shantaram c’è racchiuso un
tesoro di inestimabile bellezza che ha avuto il potere di attrarmi nella mia
orbita e farmi travolgere completamente. Il carismatico Lin, alterego dello
stesso autore, con le sue interminabili opinioni sulla politica, le guerre
razziali, la libertà concessa ad un individuo, nonostante il colore della sua
pelle, la razza o il sesso, tirarono fuori un opera estremamente convenzionale,
ma fatalista e moralista che ha abbracciato svariate situazioni e che mediante
scrittura ha acquisito forma. Nonostante ogni cosa sia avvolta in un sudario di
inquieta neutralità, ma grazie al quale ci si può nascondere dal passato, dalle
tentazioni, non facendoci più sentire così fragili e insicuri come un tempo. E
Roberts è stato in grado di farmi sentire tranquilla, tranquilla nel muovermi
in un luogo che non concede alcuna parvenza di moderazione, catapultata in un
passato lontano che ha le sembianze di una catastrofe. Ha distrutto villaggi
mediante la povertà, la carestia, i massacri, ma facendo restare intatta la
nostra identità come se immersi in un sogno ad occhi aperti. Il mio universo
personale era stato completamente travolto da un forte disincanto spirituale.
Se non si fosse adattato ad uno strano stato di fatalismo, ai meccanismi
di una cruda realtà, Lin non sarebbe potuto divenire << L’uomo della pace
di Dio >> di cui tutti parlano. L’autore, in particolare, ha avuto
diversi motivi per non gradire l’entrata in scena di nuove forme di ribellioni
che in un primo momento hanno contrastato le sue ambizioni, perché risultò più
bravo nel leggere nei cuori della gente, nell’osservare il tutto con occhio
clinico migliorando se stesso aiutando il prossimo, soprattutto i suoi più cari
amici, la sua famiglia, giocando sempre fra luce e oscurità durante le
trasperte dei suoi prodigi. Mi fu subito chiaro che quella dell’autore non
fosse una passione innata, ma un talento consacrato minuziosamente nel tempo,
che in quasi milleduecento pagine fugò ogni dubbio sulla sua colpevolezza. Sul
fatto che, sebbene macchiato di orribili crimini, le sue azioni non avrebbero
dovuto giudicarlo come “uomo di mala fede”, bensì interbase spostato da gruppi,
anime dannate ma recise alle quali si è integrato completamente. Da qui,
mediante questo fattore, ho compreso perché l’autore sentì la necessità di
riporre queste sue memorie in un controverso progetto letterario i cui fatti
hanno parlato chiaro delle sue intenzioni, estremamente personali.
Gira e rigira, Shantaram
è quel pellegrinaggio spirituale che ognuno di noi dovrebbe intraprendere
almeno una volta nella vita. Una retrocessione al grado inferiore di una monarchia,
una piccola perla che brucierà sulla mia testa per molto tempo, così come i
sentimenti che al cento per cento sono veri solo a livello soggettivo. Adesso
Lin e la sua travagliata storia occuperanno un posto speciale nel mio cuore, e
il mio vecchio desiderio di leggere di lui e di questo splendido mondo si
dissolse lentamente nel momento in cui feci di Shantaram il mio cantuccio personale, il mio antidoto alla
tristezza, in un periodo non propriamente luminoso. Mi ha lasciato l’amaro in
bocca, su questioni relativi al suo approccio sentimentale con Karla o Lisa, ma
il suo racconto così semplice – troppo intenso per competere con simili
sciocchezze – mi fece ringraziare di averlo letto.
Il suo è un racconto epico, così eccezionale e memorabile che
conferisce una bellissima percezione del mondo esterno, malgrado l’impegno che
ci mise nel periodo della sua stesura, così potente e quasi incosapevole di
tale supremazia. Non propriamente eccellente per come è stato raccontato, ma
riflesso di atroci << sofferenze>> dove niente e nessuno fu
lasciato al caso. Mi è bastato infilarmi fra le pagine di uno spettacolo
colorato e vivace, per scrutare la figura di questo personaggio, affinchè
indugiasse sulla mia testa per più del necessario: quei pensieri vorticanti che
indicavano la presenza di un ombra costante, l’anima attanagliata da pensieri
infausti. Poco, veramente poco per farmi venire la pelle d’oca, e non
propriamente utile per i benefici della mia anima. Fulgida nube su cui ho
posato il piede per salire al cielo, illuminata dai raggi di un astro luminoso
e potente che sembravano appartenere alle figure che popolano questo
spettacolo.
Shantaram è un paradiso per cui i
viaggiatori che desiderano leggere storie come queste possono sentirsi accolti.
Un bellissimo viaggio che ha il potere di farci dimenticare le innumerevoli
azioni che hanno macchiato chiunque, in quanto aspirazione ad una felicità
astratta che solo il perdono o la comprensione potranno redimerci. Angeli
tramutati in diavoli nel cui animo imperversano bufere.
Pervaso da una strana magia, che mi ha permesso di accettare la
storia di Roberts che si porta dentro, ha reso il tutto come una serie di
opportunità in cui la libertà individuale e di pensiero, la bontà d’animo e d’azione,
sono i capostipiti dell’intero romanzo. Fra forme e colori, parole e suoni,
opera bellissima su cui predomina la forza spirituale, la volontà di scovare un’opportunità
per rinascere e magari risorgere.
E’ il perdono che ci rende unici.
Senza perdono la nostra specie sarebbe distrutta in una serie di faide senza
fine … senza il sogno di un perdono non ci sarebbe amore, perché ogni atto d’amore
è in qualche modo una promessa di perdono. Viviamo perché possiamo amare, e
amiamo perché sappiamo perdonare.
Valutazione d’inchiostro: 5
Lettura interessante, grazie per la recensione
RispondiEliminaGrazie a te ☺️☺️
Eliminasembra veramente interessante, che bella recensione
RispondiEliminaLo è ☺️☺️
EliminaTeşekkürler inceleme için Gresi 😊 dünyamızi etkileyen bu virüs yüzünden evlerdeyiz sağlık diliyorum herkes için 😊
RispondiEliminaÇok teşekkürler. eşit olarak ☺️☺️
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