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lunedì, novembre 16, 2020

Gocce d'inchiostro: Il viaggio di Halla - Naomi Mitchison

Profondo e carino, penso, mentre ripongo queste poche righe. L’ho visto rivestito di una splendida copertina, ho letto qualche sporadica recensione, ho osservato e posto dei giudizi che forse non avranno un senso se non per me stessa… tutto ciò che dovete sapere è che Il viaggio di Halla si è rivelata una lettura molto carina, che richiama alla mente l’epoca classica dei poemi medievali settecenteschi ma malgrado il suo essere fantastico ha sollevato un polverone di sopportabilità e basta. Perché seppur rivolto a un pubblico giovane, è zeppo di tematiche, argomenti che mancano di quella gravità di certi romanzi per adulti ma in particolare di memoria. Ho faticato ad addentrarmi in qualcosa che inizialmente si era spacciato come quel romanzo erede delle storie tolkeniane – che tra l’altro non ho mai letto, e non credo leggerò -, il suo essere più memorabile di quel che sembra soprattutto nel promuovere quel giusto ordine fra le relazioni che intercorrono fra draghi e uomini.
Un gran baccano per nulla, oserei dire, che non è inteso disprezzamente ma che, stipato in un angolo angusto del mio cuore, concitata visto le voci frenetiche che intercorrono l’uno con l’altro, al quale convengo che sembri più interessato a promulgare il ricordo della sua stessa autrice che del romanzo in sé, per me sconosciuta, ma famosissima negli anni cinquanta. Poetessa e scrittrice le cui sofisticate abilità stilistiche non hanno incontrato il mio gusto personale, reclutandola così fra i presunti tentatori di qualcosa che sono solo piacevoli per una manciata di minuti.

Titolo: Il viaggio di Halla
Autore: Naomi Mitchison
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 180
Trama:  Questa è la storia di Halla, figlia di un re che decide di abbandonarla nei boschi. Qui viene accudita dagli orsi e poi cresciuta dai draghi sulle montagne rocciose; ma il tempo dei draghi, minacciati dagli odiosi e crudeli esseri umani, sta per finire. Odino, Padre di tutte le cose, offre ad Halla una scelta: vivere alla maniera dei draghi, accumulando tesori da difendere, o viaggiare leggera e attraversare il mondo con passo lieve? Iniziano così le fantastiche avventure della ragazza, che girovagherà alla scoperta di nuove terre e antiche leggende, in mezzo a creature incredibili, luoghi misteriosi e magie dimenticate. La sua conoscenza di tutti i linguaggi, sia quelli umani che quelli animali, la aiuterà ad andare oltre le apparenze, ma anche a mettere in discussione ciò in cui ha sempre creduto, mentre affronta, una dopo l’altra, le nuove sfide sul suo cammino.


La recensione:
Il romanzo di cui vi parlerò quest’oggi richiama alla mente antiche leggende, opere dalla verve medievale, classica, che adesso non si contano più sulla punta di una mano ma che, se scritte bene, nonostante la ricorrenza del tema trattato, fanno fronte a diversi miti cui le tradizioni popolari tengono in vita. A guidare questa nuova infornata di scrittrice addetta nel promulgare questo nuovo filone, nei primi anni cinquanta, fu una giovane donna che, partecipe a diversi momenti storici, divenne  poì partecipe ed << amica >> di certe conoscenze, che proiettò persino nei suoi testi, perché ciò che scrisse lo visse sulla sua stessa pelle, e l’immaginazione, la fantasia, estrapolati dalla punta di una penna invisibile e riportati in semplici fogli, avevano esaltato un po’ di quello che fu il suo bagaglio culturale vestendo così i panni di << donna dai mille volti >>. Ed io, incuriosita da certe credenziali, tutto questo parlare di fantasia, immaginazione, continuarono a sortire effetti devastanti ma chiari. I suoi romanzi non avrebbero detto niente di particolare, ma salvato chi c’era da salvare.
Mentre la vita prosegue con il suo irrimediabile corso, chissà quanto ha sofferto con quel cuore grande che avrà avuto la Mitchison. La casa editrice Fazi, estrapola dalle soglie del tempo e della memoria, una delle sue innumerevoli fatiche, che, a quanto pare, fu perlopiù un omaggio d’amicizia a Tolkien. E sebbene proiettato in un mondo in cui fantasia e realtà divengono un tutt’uno, Il viaggio di Halla non ha funto da beneficio alla mia anima semplice. Perché, sebbene ti induca a guardarti dentro, a tenersi in vita grazie ad un forte senso di libertà, di forza in cui l’estaticità, la piattezza di alcune situazioni ritraggono un paesaggio estroso ma quasi inaccessibile. Non riesce a spingersi fuori dal buco fantasioso in cui è totalmente immerso << prendendo in giro >> soprattutto chi legge, la solitudine, gesti meccanici dettati non dal cuore e dalla ragione ma da un semplice modo di essere. Inizia così un viaggio di cui la stessa Halla sarà protagonista di una serie di pericoli fissando obiettivi in maniera tale che la stessa memoria avrebbe incessantemente impedito a macchiette che disgraziatamente restano sullo sfondo ad essere soggetti a qualunque cambiamento. Questo il mondo che ci narra l’autrice e che, personalmente, mi ha trasmesso molto poco in cui la potenza del ricordo avrebbe potuto tradursi in qualcosa di piacevole o incantevole.
I draghi avevano emesso una melodia troppo fievole per raggiungere il mio orecchio. Nonostante la stessa Halla abbia tentato di rispondere a qualunque parvenza di canzone di memoria, agisce senza alcuno scopo particolare ottenendo così azioni diverse e contrarie. Nulla di particolarmente memorabile che indicasse un certo ammaliamento, un fantasy che ha funto da ponte di comunicazione che disgraziatamente mi ha indotta a giudicarlo diversamente da quel che credevo. Un mondo distorto, magico, ambientato in una terra lontana e remota in cui la fabula si intreccia a vicende di vita odierne, mondane. Una specie di beneficio per l’anima, che tuttavia alla mia ha dato l’effetto indesiderato, dolce ma allo stesso amaro, che si divora nel giro di una manciata di ore.
Valutazione d’inchiostro: 3

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