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venerdì, ottobre 08, 2021

Una porta tra le parole: Malignant

La paura, mi dico sempre fra me e me, è qualcosa che è generata dalla suggestione, da episodi di vita che ci sembrano o appaiono anormali, diversi, strani e non ci sono motivazioni per cui è così. Ogni tanto mi piace riporre i miei amati libri sugli scaffali e dedicarmi completamente alla visione di un bel film. Checchè esso sia una commedia romantica o un horror ha poca importanza, ma ciò che più mi interessa è che quel film in questione mi avrebbe tenuto compagnia. Questa volta mi avrebbe raccontato la storia di una giovane donna, portata in una grande casa in compagnia del suo fidanzato con un segreto sconcertante e stupefacente che avrebbe sconvolto del tutto il suo universo personale.

Ho accolto la chiamata di questo film senza che io me ne fossi accorta. Si tratta di una parte inconscia che è in me, che così come con i libri, mi induce a leggere o vedere cose, che in un momento particolare della mia vita si rivelano adatte. Non c’è da pagare alcun dazio, alcun compenso. Mi siedo comodamente nel mio letto o nella mia poltrona preferita, e nell’immediato vengo risucchiata da un vortice di emozioni altalenanti, che prevalgono solo quando ne resto soddisfatta. Una fortuna, mi dico, ma quando si dice assecondare l’istinto… e poi non avevo niente da perdere, a curiosare nell’anima di qualcosa o qualcuno che per me era ancora sconosciuto, senza lasciarmi dietro alcun rimasuglio di ingratitudine.
Dalla finestra luminosa di un file, sul finire del mese di settembre, fu così che estrapolai l’ultima trasposizione cinematografica di un regista le cui orme ho seguito sporadicamente ma con interesse, i cui film più noti quali Insidius, The Nun, The conjuring sono davvero un cult per chi ama questa tipologia di film. E, senza credere in alcunchè, ecco che Malignant si prese possesso della mia anima, non mollandomi per un istante fin quando il suo gesto di tenermi stretta a se fu talmente palese da desiderare che non finisse più. Una donna tormentata dal suo passato e dai segreti crudeli e violenti di un entità di cui non ne conosce la natura, omicidi truculenti e un po' splutter, l’amore famigliare e sentimentale che tuttavia non riesce a sollevarla da questo peso che grava sulla sua anima come quello di una condanna.


Malignant racconta la sua esperienza sballottolandoci da un posto ad un altro, da un omicidio ad un altro con un gioco di corse, momenti apparentemente piatti sciorinati con dovizia di dettagli, che giungono con una patina di normalità ma che, alla fine, ti impongono a porti quesiti su te stesso. Sulla realtà circostante, su chi siamo effettivamente. Sono quasi sempre delle tematiche che, così come in letteratura, anche in veste cinematografica si ripetono e occhieggiano ad eventi da cui se ne ritrae un materiale piuttosto vasto. Beviamo sorsi di questa medicina, questo antidoto attraverso cui dovremmo redimerci, fin quando non ci accorgiamo che non esiste una vera e propria cura. Spiegazione? Alcuna. I film horror, ho sempre pensato, espugnano quella che è la vita. Talvolta bella ma anche crudele ed egoista.
Questa ennesima bellissima trasposizione di James Wan mette addosso più curiosità che suspense, sconvolgimento anziché terrore. Una prova cinematografica, a mio avviso, ottima e ben riuscita che forse agli amanti del genere, per chi si aspetta di trasalire dalla poltrona, non piacerà, ma che approfittando della sua esistenza, della presenza di questa nuova entità non si discosta fin quando non sarà rivelata la sua natura. Una contromagia il cui potere non scomparirà tanto facilmente, e che io ho visto con un certo interesse, dividendo con questa disgraziata donna una fetta del suo triste destino.

2 commenti:

  1. Con i suoi eccessi, con il suo colpo di scena assurdo ma inatteso, mi ha divertito moltissimo. Sempre un gran regista Wan. Peccato per la protagonista, per me non molto espressiva.

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    1. Vero. Sono d'accordo anche io riguardo la protagonista 🤗 però il film mi è piaciuto 🤗

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