Non c’è da meravigliarsi se ogni tanto, in
questo piccolo angolo di Paradiso, si parla di leggerezza. È vero: amo
moltissimo i classici che forse inconsapevolmente mi attribuscono l’aggettivo
di vecchia e noiosa lettrice di quartiere. Ma è pur vero che i classici,
leggere, la letteratura con la L maiuscola mi ha da sempre donato sostentamento.
Voglio dire, credo che imbattersi in romanzi la cui lettura lascia insoddisfatti
o poco interessati sia una perdita di tempo. È quasi una condanna. Ci sto alla
larga come la peste. Il mio intuito sa a cosa andare incontro e a cosa volgere
le spalle. È un segno che l’esperienze vissute in passato hanno tracciato
qualcosa nella sabbia del tempo.
Alla fine ho deciso di buttarmi, cogliere la
palla al balzo, e immergermi in una lettura frivola, semplice che già solo
dalla copertina mi sentivo addosso come un veleno di insoddisfazione e diniego
a cui avrei dovuto presto trovare una cura. Il romanzo di Olivia Ruiz, sebbene
in buona parte rispecchia queste categorie, è una lettura carina e veloce che nel
bel mezzo di suoni, rumori, una folla recalcitrante di gente che vuole appropriarsi
di ogni cosa – persino del tuo tempo – come un pellegrino ci induce a valicare
le soglie di un’avventura che scrive il suo inizio nel passato. Nell’epoca
fascista, che vista dalla mia posizione non desta più scalpore come un tempo. Questa
però è la storia della nonna dell’autrice, credo perlopiù romanzata, ma in cui
risiede un pizzico di tutti noi. Le nostre radici, i nostri ricordi, il nostro
passato poiché troppo forte il desiderio di parlarne, troppo insopportabile
ignorare l’ululato del vento o le fronde degli alberi che battevano sulle vetro
delle finestre, guardando il mondo sotto un’altra prospettiva. Godendo del
silenzio e di ogni briciolo di vita che ci è data.
Titolo: Finchè tutto resta nascosto in un
cassetto
Autore: Olivia Ruiz
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 176
Trama: Il vecchio comò in legno, con i suoi dieci cassetti colorati, è lì, nel centro della stanza. La donna ne è affascinata da quando era una bambina, ma non ha mai avuto il permesso di toccarlo. Era l’unico segreto di nonna Rita, l’unica cosa che non condividevano. Eppure, ora che l’anziana non c’è più, è lei ad averlo ricevuto in eredità, senza un’apparente spiegazione. Per questo, quando si avvicina alle serrature, sente il coraggio venirle meno, come se qualcosa di speciale stesse per accadere. Ed è così. In ciascun cassetto si cela un oggetto. Un oggetto ordinario che racconta molto più di quello che è. Racconta una storia che le parla della nonna come non l’ha mai conosciuta. Ci sono una medaglietta del battesimo, una chiave, un quaderno di poesie, un atto di nascita, un sacchetto di semi, un foulard azzurro, un biglietto del treno, un barometro e una busta da lettere. Ogni oggetto nasconde una vita intera. Ogni oggetto custodisce un amore profondo, frantumato dalla furia franchista, una donna rimasta sola e incinta che vede la felicità sfuggire sempre più lontano, ma non per questo si arrende. Quella donna era Rita. Solo adesso, lei capisce il vero significato degli insegnamenti della nonna. Solo adesso sa che deve fare in modo che si trasformino in azioni per cambiare la sua vita. Solo adesso decide di avere un suo comò pieno di oggetti importanti, che svelino al mondo la donna che vuole diventare. Oerchè il monito di Rita abbia un’eco infinita.
Autore: Olivia Ruiz
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 176
Trama: Il vecchio comò in legno, con i suoi dieci cassetti colorati, è lì, nel centro della stanza. La donna ne è affascinata da quando era una bambina, ma non ha mai avuto il permesso di toccarlo. Era l’unico segreto di nonna Rita, l’unica cosa che non condividevano. Eppure, ora che l’anziana non c’è più, è lei ad averlo ricevuto in eredità, senza un’apparente spiegazione. Per questo, quando si avvicina alle serrature, sente il coraggio venirle meno, come se qualcosa di speciale stesse per accadere. Ed è così. In ciascun cassetto si cela un oggetto. Un oggetto ordinario che racconta molto più di quello che è. Racconta una storia che le parla della nonna come non l’ha mai conosciuta. Ci sono una medaglietta del battesimo, una chiave, un quaderno di poesie, un atto di nascita, un sacchetto di semi, un foulard azzurro, un biglietto del treno, un barometro e una busta da lettere. Ogni oggetto nasconde una vita intera. Ogni oggetto custodisce un amore profondo, frantumato dalla furia franchista, una donna rimasta sola e incinta che vede la felicità sfuggire sempre più lontano, ma non per questo si arrende. Quella donna era Rita. Solo adesso, lei capisce il vero significato degli insegnamenti della nonna. Solo adesso sa che deve fare in modo che si trasformino in azioni per cambiare la sua vita. Solo adesso decide di avere un suo comò pieno di oggetti importanti, che svelino al mondo la donna che vuole diventare. Oerchè il monito di Rita abbia un’eco infinita.
La recensione:
Tornare alla mia vecchia vita, una volta chiuso
il libro e riposto in quella finestra virtuale da cui era fuggito, mi indusse a
guardarmi attorno per schiarirmi le idee. Non che si sia trattato di un viaggio
così sconvolgente e indimenticabile da non saper riporre nemmeno queste poche
righe; semplicemente, è che a volte, penso che ci credo ancora. Credo che
romanzi così semplici, quasi frivoli e banali, purchè narrano di Guerre
Mondiali, amori impossibili e indimenticabili, legami famigliari indissolubili,
non potrebbero sembrare più sopportabili di quel che sono. Prendiamo una storia
come questa, ad esempio. Rivestito di una copertina bellissima, con lo sfondo
di un mobile a cassetto che solo a guardarlo invoglia ad aprirlo e curiosare e
una volta aperto …. Tanti oggetti alla rinfusa: una medaglietta del battesimo,
una chiave, un quaderno di poesie, un atto di nascita, un sacchetto di semi, un
foulard azzurro, un biglietto del treno, un barometro e una busta da lettere.
Ogni oggetto nasconde una vita intera. Ogni oggetto custodisce un amore
profondo, frantumato dalla furia franchista, una donna rimasta sola e incinta
che vede la felicità sfuggire sempre più lontano, ma non per questo si arrende.
Quella donna è Rita, col tempo il collante che tiene su i fili di una famiglia quasi
sempre in bilico. Una sorta di matrona cui si ponevano speranze e aspettative.
Per qualche tempo, per qualche minuto ho creduto anche io potesse essere così. Ma questo breve e semplice viaggio nei meandri più fitti del suo cuore ha poco a che fare col sentimento, l’ammaliamento, l’introspezione che riscontro ad esempio in un romanzo di Thomas Hardy che a forza di guardare il cielo e a respirare a pieni polmoni aria inquinata mi pareva di essere salita a bordo della nave sbagliata. Voglio dire, che se questo mostro cui Rita e il suo amato dovettero fuggire fosse stato più presente, la rinuncia, il dramma, la consapevolezza di dover combattere per ottenere qualcosa, il forte senso di inappagamento e solitudine avrebbero strisciato nelle mie viscere e lì sarebbero rimasti, trovando posto come spesso accade con altri romanzi. Evviva i sentimenti!
Ma quello di Olivia Ruiz è solo un mero esperimento di pura e semplice scrittura. Compositrice, cantante attratta dalla prosa ma a mio avviso ancora lontana ad interpretare il linguaggio della letteratura. Non che non ci siano le basi, non che questa storia non sia sorretta da un fondamento ma affacciatasi al mondo moderno mostrando una facciata diversa da quel che è. Perciò quando si rivolse a me col solito << Ciao, posso sussurrarti una storia? >>, che è quasi sempre per me il trampolino di lancio con i romanzi, mi fermai sui miei passi per riflettere. Non che non mi sia piaciuto, ma sono certa che il mese prossimo ricorderò poco e niente di Tutto ciò che è rinchiuso in un cassetto. Del resto sapevo a cosa andavo incontro, ma non ho voluto ascoltare il mio istinto: talvolta bisogna anche essere più malleabili. Imprevedibilmente, incomprensibilmente, però, mi sono trovata risucchiata in una zona sconosciuta della Spagna quasi sollecitata ad osservare la realtà circostante. In un viaggio che dura nemmeno il tempo di mettere ordine i pensieri, quell’istante, quel ricordo che suscitò l’immancabile cenno di insoddisfazione, ma che ribollisce di indignazione per l’impossibilità di scovare un tipo di identità che li avrebbe resi liberi. Qualcosa che avrebbe potuto perpetuare nell’aria stagnante, ma che invece continua a redarguirci delle azioni e delle sfide che l’uomo è costantemente sottoposto scongiurando incontri che potrebbero rivelarsi fatali, mandando in campo uomini migliori come piccole ali di sostentamento. Il guardare negli occhi la realtà e trovare il coraggio di accusarla ponendo così i nostri più personali pensieri su qualcosa che è un intero atto di ribellione, un continuo sentirsi inadeguati, inviolati, sconcertati, come una pena da scontare e non poter bandire dalla nostra memoria o dimenticarla del tutto non basta affinchè il trionfo della scrittura catturi il pensiero astratto attraverso forti sentimenti di rabbia, che tornano e vanno ad accumularsi e a spronarci di agire, raccolti in mucchi di fogli a cui sono indirizzati a nessuno in particolare.
Una storia che non ha raggiunto nemmeno le soglie del mio cuore ne
stanziato più di un battito il cui frastuono e disordine ti induce a prendere
consapevolezza di come per scrivere non bastino solo belle parole, o, in questo
caso, belle canzoni. Bisogna interpretare gli ingranaggi della mente umana,
andando incontro a verità quasi incomprensibili che l’autrice avrebbe dovuto almeno
evidenziare.
Per qualche tempo, per qualche minuto ho creduto anche io potesse essere così. Ma questo breve e semplice viaggio nei meandri più fitti del suo cuore ha poco a che fare col sentimento, l’ammaliamento, l’introspezione che riscontro ad esempio in un romanzo di Thomas Hardy che a forza di guardare il cielo e a respirare a pieni polmoni aria inquinata mi pareva di essere salita a bordo della nave sbagliata. Voglio dire, che se questo mostro cui Rita e il suo amato dovettero fuggire fosse stato più presente, la rinuncia, il dramma, la consapevolezza di dover combattere per ottenere qualcosa, il forte senso di inappagamento e solitudine avrebbero strisciato nelle mie viscere e lì sarebbero rimasti, trovando posto come spesso accade con altri romanzi. Evviva i sentimenti!
Ma quello di Olivia Ruiz è solo un mero esperimento di pura e semplice scrittura. Compositrice, cantante attratta dalla prosa ma a mio avviso ancora lontana ad interpretare il linguaggio della letteratura. Non che non ci siano le basi, non che questa storia non sia sorretta da un fondamento ma affacciatasi al mondo moderno mostrando una facciata diversa da quel che è. Perciò quando si rivolse a me col solito << Ciao, posso sussurrarti una storia? >>, che è quasi sempre per me il trampolino di lancio con i romanzi, mi fermai sui miei passi per riflettere. Non che non mi sia piaciuto, ma sono certa che il mese prossimo ricorderò poco e niente di Tutto ciò che è rinchiuso in un cassetto. Del resto sapevo a cosa andavo incontro, ma non ho voluto ascoltare il mio istinto: talvolta bisogna anche essere più malleabili. Imprevedibilmente, incomprensibilmente, però, mi sono trovata risucchiata in una zona sconosciuta della Spagna quasi sollecitata ad osservare la realtà circostante. In un viaggio che dura nemmeno il tempo di mettere ordine i pensieri, quell’istante, quel ricordo che suscitò l’immancabile cenno di insoddisfazione, ma che ribollisce di indignazione per l’impossibilità di scovare un tipo di identità che li avrebbe resi liberi. Qualcosa che avrebbe potuto perpetuare nell’aria stagnante, ma che invece continua a redarguirci delle azioni e delle sfide che l’uomo è costantemente sottoposto scongiurando incontri che potrebbero rivelarsi fatali, mandando in campo uomini migliori come piccole ali di sostentamento. Il guardare negli occhi la realtà e trovare il coraggio di accusarla ponendo così i nostri più personali pensieri su qualcosa che è un intero atto di ribellione, un continuo sentirsi inadeguati, inviolati, sconcertati, come una pena da scontare e non poter bandire dalla nostra memoria o dimenticarla del tutto non basta affinchè il trionfo della scrittura catturi il pensiero astratto attraverso forti sentimenti di rabbia, che tornano e vanno ad accumularsi e a spronarci di agire, raccolti in mucchi di fogli a cui sono indirizzati a nessuno in particolare.
Valutazione d’inchiostro: 3
Ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te 🤗🤗
EliminaCiao Gresi, ho notato questa storia e sono indecisa se leggerla o meno, ma dalle tue parole non mi sembra tutta questa bellezza...
RispondiEliminaBeh, non tanto ☺️
EliminaBoa tarde minha querida amiga. Parabéns pelo seu excelente trabalho e resenha, ficou muito boa.
RispondiElimina🤗🤗
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