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sabato, gennaio 15, 2022

Gocce d'inchiostro: Aristotele e Dante scoprono i segreti dell'universo - Benjamin Alire Sàenz

La parte peggiore di quando ci si imbatte in certe letture fu il dover tornare alla vita di tutti i giorni. La mia vita, surclassata da ritmi frenetici e assurdi ma sempre uguali a se stessi, mi induce spesso a riversare le mie emozioni in fogli in bianco e nero scritti da qualche altro in cui lì vivo, respiro, isolata nel santuario magico della mia stanza, nel momento in cui abbandonai i protagonisti di questa storia disgraziatamente per loro non vedevo l’ora di tornare alla mia << vecchia vita >> e lasciarmi presto contagiare dal tono forse drammatico e malinconico di qualche altro romanzo.
Quello per la lettura di Aristotele e Dante fu uno stratagemma similare a quello di altre letture. L’impresa però non credevo si rivelasse così difficile. non come cosa in sé, ma perché difficile fu conciliare la mia anima a quella di questi << infanti >> che imberbi e ingenui si sarebbero affacciati alla vita e scoperto i segreti nascosti dell’universo. Sebbene l’argomento mi affascinava, e non poco, ho accolto dunque questo nostro incontro come movente per guardare al di là del velo del cieco entusiasmo che circonda l’aura di questo volume, quanto offrendo nient’altro che la mia completa attenzione per constatarne la veridicità. Ma se da qualche tempo a questa parte questo tipo di letture non mi attirano più come un tempo la colpa credo sia solo mia, perché quello che ritrae l’autore è molto dolce ma ciò che vi ho riscontrato è stato il nulla subendo quella giusta punizione che si rispetti da questo tipo di letture. E declinando qualunque intento a promulgare questa lettura come l’ennesimo ritratto lgbt realistico e indimenticabile questa recensione appare come un puntino nero in un mare di stelle luminose e splendenti. E adesso che il ricordo della loro esistenza va via via a sfumare, ho la sensazione di non esserci mai stata. Perché avervi soggiornato, allora, il mio spirito sempre meno presente?


 

Titolo: Aristotele e Dante scoprono i segreti dell’universo
Autore: Benjiamin Alir Sàenz
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 360
Trama: Dante sa nuotare. Ari no. dante è colto e sicuro di se. Ari non conosce abbastanza parole. Dante si perde pensando all’arte e alla poesia. Ari si perde pensando al fratello maggiore in carcere. Tutto farebbe pensare che un ragazzo come Dante, che ha davanti a sé la prospettiva di una vita eccezionale, sia l’ultima persona in grado di rompere il muro che Ari si è costruito attorno. Ma quando si incontrano, Dante e Ari legano subito. Condividono libri, pensieri, sogni, risate. Imparano l’uno dall’altro nuove parole e iniziano a ridisegnare i confini dei loro mondi. Soprattutto, scoprono che l’universo è un posto enorme e difficile.

La recensione:

Fatico ad ammettere a me stessa che oramai ho << una certa età >>. Quanto i miei gusti personali, le mie preferenze, col tempo siano nettamente cambiati, specialmente quando decido di sedermi nella mia poltrona preferita ed aprire uno young adult. Sembrerebbe io possa sentirmi meglio; in un certo senso questo tipo di letture sono realizzate, proiettate nel mercato editoriale col semplice scopo di attirare una cerchia di lettori sognatori o ingenui affinchè la storia che vivranno fra queste pagine sia migliore di quella che il Fato gli sbatte in faccia, giorno dopo giorno…. Beh, forse è vero. Pensandoci, certe letture esistono semplicemente per alleggerire qualunque tensione, qualunque momentaccio tu stai passando. Ti senti un po' meno solo, più confortato, in compagnia di personaggi che sono più problematici della tua stessa vita. Eppure, sulla soglia dei trent’anni, non mi considero più questo tipo di lettrice. La vita, l’esperienza mi hanno insegnato che pur quanto meraviglioso e accessibile possa essere il mondo di carta e inchiostro, esso debba avere un suo fondamento. Non riesce mai a deludermi né a promettere cose che non accadranno. Eppure, sorrido, nel riporre queste poche righe, nel credere che l’approccio con questa lettura fu più o meno con le più amichevole intenzioni. I due giorni che mi hanno tenuta ancorata all’anima di questi problematici ragazzi, pur quanto avrebbe dovuto suscitarmi moti di compassione o tenerezza, hanno conciliato il sonno. Sarebbe suonato assurdo anche solo pensarlo, ma la storia che questo autore messicano si tiene dentro ha avuto su di me un effetto soporifero e se in fondo fossi una lettrice affetta da disturbi di insonnia quest’opera sarebbe stata un buon antidoto. Ma se mi trovo qui a parlarne è perché, ad un certo punto, ho dovuto svegliarmi, e intestardirmi a capire dove l’autore volesse andare a parare. L’amore, quello puro, ingenuo, infantile … e poi? Paure infantili, vittimistiche che mi sono sembrate disgraziatamente così assurde, che mi spiace anche solo scrivere tutto ciò persino ora che la sua lettura sta iniziando lentamente a scivolare nel dimenticatoio. Perché in fondo, non avevamo bisogno di una storia come questa – perlomeno non io – se Dante e Aristotele non fossero esistiti, dato che di storie LGBT il mercato editoriale ne vanta un discreto  numero e alcune di questi pure costellate da un bellissimo corredo di nozioni filosofiche e morali. Lezioni di vita cui io stessa ho fatto ammenda. Bene o male, il mio giudizio non vanta l’entusiasmo generale che contraddistingue le usuali recensioni chilometriche che costellano questo piccolo spazio. Ma era qualcosa che avevo dentro, che dovevo urgentemente riversare in quel contenitore imperfetto che è la scrittura, e perché rivelare solo il bello o il buono della tua anima e non mostrare al mondo chi sei anche quando quella luce che avrebbe dovuto rischiarare i corridoi bui della tua anima è troppo debole persino per i tuoi occhi deboli? Comunque, nulla da togliere all’entusiasmo, la fama generale che questo romanzo ha suscitato, soprattutto ai lettori più giovani che sicuramente hanno fatto della storia di Dante e Aristotele un cantuccio in cui potersi rifugiare dagli attacchi esterni della vita. Ma il mio misterioso diniego, ora che continuo a ragionare, credo dipenda dal mio essere lettrice. Voglio dire, una ragazza che ama circumnavigare nei salotti londinesi, cavalcare cavalli o ippodromi impazziti nelle campagne rurali dello Yorkshire, o vivere passioni sopite dal tempo che niente e nessuno potrà mai estinguere, cosa ci faceva qui? Quale ruolo avrebbe svolto? Sinceramente non lo so, ma se non lo avessi letto non lo avrei saputo. Avrei saputo solo quello che hanno detto altri miei coetanei e non, non capendoci niente, ma fidandomi del loro istinto, di cui l’unica cosa chiara era che da un po' soggiornava nella blogsfera e anche io avrei dovuto conoscerlo. Non è quel genere di storia matura che confidavo di poter leggere … forse. Mi sono pentita di averla letta? No, ma è una sensazione stranissima non poter << capire >> un romanzo, perché non mi sono mai rifiutata a farlo. E ciò suscita quasi sempre un malessere fisico; ho sempre la sensazione di mancare di rispetto al suo autore, ai suoi personaggi perché tutto sommato Aristotele e Dante sono stati quella comitiva piacevole che nessuno rinnegherebbe. Specialmente per il target a cui è indirizzato. Un piccolo opulento gioiellino di malinconica aspirazione morale, ombre oscurate da un sole forse fin troppo gigantesco persino per loro.
E adesso, mi domando, cosa succederà? Forse, in un coro altisonante di strilli e occhi brillanti al cielo, la mia è l’unica voce che avrebbe potuto uscirsene con una dichiarazione personale più onorevole, magari più furba e convenevole …. Ma perché mentire? Perché ignorare a bella posta la possibilità che ci sarebbe stato un rimedio specialmente nel momento in cui questi due giovani innamorati avrebbero coronato il loro sogno d’amore, come se quella di affibbiare un lieto fine a una storia di per se semplice, monotona e poco memorabile fosse l’unica cura affidabile per il mio inguaribile diniego morale. È un’affermazione così folle, crudele, quasi cattiva che non posso non fare a meno che rammaricarmi, ma talvolta capitano anche certe situazioni, e alla fine, non resta che liquidarsi con un’alzata di spalle, anche se gesto inutile e insensato, perché alla fine il bello in tutto ciò è la determinazione e la forza che si ripone nel raggiungere un obiettivo di cui io non ho visto la fine, credendo di poter essere ricordati o perpetuati nella memoria di chi ha letto per qualche tempo.

Valutazione d’inchiostro: 2

4 commenti: