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martedì, gennaio 11, 2022

Gocce d'inchiostro: I margini e il dettato - Elena Ferrante

Le parole trasudano quasi sempre un’infinità di messaggi e uno dei recenti casi in cui potei constatare tutto ciò, per l’ennesima volta, fu in compagnia di un'autrice che tempo fa amai con la realizzazione di una quadrilogia, e successivamente con la lettura di altri suoi romanzi. La persona in questione è Elena Ferrante, che in un processo di lotta e ripristino, sforzo e creazione mise al mondo dei figli di carta che ho amato nell’immediato di cui lessi, vissi, stanziai per qualche tempo. Non me ne sono mai pentita. Del resto non lo faccio mai quando mi ci fiondo a capofitto in un’avventura che ha il più dolce sapore delle aspettative. Le mie mete sono precise, dirette, nette e vagliare i confini dell’impossibile ha sempre sortito un certo fascino. Una delle << storie >> che avrei ancora dovuto valicare era quella riguardante la sua ultima fatica letteraria, fatica per usare un eufemismo che mi mise davanti a una situazione alquanto spinosa. Avrebbe rivelato qualcosa dell’autrice, appoggiata ai bordi della sua anima, ma che nonostante la brevità avrebbe lasciato un solco nel cuore di chi legge. In un certo senso così è stato, prodotto di ricchezza, sfarzo ed evasione che si mosse con gesti secchi e precisi sempre scuotendo la sua anima, ma anche la mia. Lasciando dei segni sulla carta, che ad un’occhiata attenta hanno assunto la forma di modi d’espressione. Fra una boccata di ricordi e un’altra, in un grande mosaico in bianco e nero che ha bruciato dinanzi ai miei occhi.


 

Titolo: I margini e il dettato
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 154
Trama: Questo libro accoglie quattro testi inediti di Elena Ferrante sulla altrui e sulla propria avventura dello scrivere: tre lezioni magistrali destinate alla cittadinanza di Bologna ( in occasione delle Umberto Eco Lectures ) e un saggio composto per la chiusura del convegno degli italianisti su Dante e altri classici. Da queste sedi alte della cultura, la scrittrice ci chiama a raccolta contro “ la lingua cattiva “, storicamente estranea alle verità delle donne, e propone una fusione corale dei talenti femminili. Non un rigo va perso nel vento.

La recensione:

 

Non dobbiamo lasciarci lusingare da chi dice: ecco una che ha una propria tonalità. Tutto, nello scrivere ha piuttosto una lunga storia scritta alle spalle. Perfino il mio insorgere, il mio smarginare, il mio smaniare è parte di una irruenza che è prima di me e che va oltre me.

 

“A me è parsa un condensato di esperienze vissute”, penso, mentre ripongo queste poche righe. Forse perché l’identità della Ferrante è avvolta in una bolla di sorprese, aspettative, che una volta infrante potrebbero rivelare qualcosa di spiacevole. Ha ragione a dubitare di essere scoperta. Io non credo sarei contenta a rivelare la mia identità, mi sentirei un po' in colpa a prendere troppo sul serio le vicende di vita di una donna qualunque – sempre se di una donna si tratti – e comporre numerose testate giornalistiche sul mio conto. Del resto se la Ferrante sarà rimasta nell’ombra per tutto questo tempo i suoi motivi li avrà avuti. Me lo domando spesso io, quando mi imbatto nella lettura delle sue opere. Me lo sono chiesta quando conobbi Lila e Elena, quando compresi che non mi sarebbe bastato guardare semplicemente ma scandagliare ogni anfratto invisibile per osservare diversamente la vita. Dopotutto quello che avevo sentito dire su di lei confermava la veridicità delle mie supposizioni, questa donna mi incuriosiva moltissimo e negli anni mi sono sempre chiesta se ci sarebbe stato un nuovo incontro.
È avvenuto questo nuovo anno, i primi giorni di questo 2022, mediante un libricino che è una pagina bianca di esitazioni, atti di sforzo e creazione che in un certo senso hanno indotto la sua autrice a nascondersi dietro un paravento di rispettabilità. Forse sono io che vedo troppo, nel bel mezzo di fiumi di parole che potrebbero non avere un vero e proprio senso, ma, fra parentesi, precisano che è un indirizzo spirituale cui sono stata invitata a partecipare.
Questa struttura remota nell’ospitare una voce infantile, delicata, quasi timida di una piccola grande donna mi parve riassumesse tutto quel che c’era da dire sulla genesi di vita di un’autrice come Elena Ferrante, dove ogni cosa sembrava estremamente moderno, logico, studiato e previso dal Caos, ma dove si affannava a scovare consigli su come promulgare l’unione fra scrittura e vita. Non che me ne siano stati impartiti chissà quanto, ma questo breve testo getta una certa luce su quei testi che hanno affiancato l’autrice in questo splendido percorso di conoscenza. Quasi i resti di vecchie fondamenta da cui mi sarebbe dispiaciuto non poter interpretare perché in fondo il bello stava nel poter vivere con il pensiero in quel momento di scoperta o conoscenza.
La mia anima, quando se lo può permettere se ne va a far frotte in luoghi o posti che erano del tutto sconosciuti, lasciando semivuoto un corpo minuto, in cui ispezionare certi tipi di paesaggi diventa un'occasione molto piacevole. Una sfilata di figure pubbliche, a cui non avevo prestato particolare attenzione, proiettano la loro ombra fumosa sulla soglia di una porta che si sarebbe aperta su un mondo, sui cui contorni oscuri avrei potuto tracciare un segno. Su un foglio invisibile intrappolato in una finestra virtuale dall'aria luminosa e vaporosa avrei catturato il pensiero astratto di una donna, e, mediante scrittura, composto acute e profonde riflessioni sul talento, sulla creatività.
Una riflessione sul talento, sulla creatività, l'autoritratto di una bambina che dovette crescere in fretta, colmo di una straordinaria determinazione, che sottopone maniacalmente il proprio fisico al duro esercizio della creatività; che per quanto possa essere banale a volte, se ripetuta spesso ingenera una sorta d'intuizione estetica.
Una sorta di diario in cui sono riportate alcune riflessioni personali, un romanzo da leggere che potrebbe apparire interessante, ma che non consiglierei spassionatamente. La fine della lettura è una rapida assimilazione del processo creativo dell'autrice e, disgraziatamente per me, una mera constatazione che non tutti riescono a scrivere con facilità. A far venire fuori, dalla loro penna, parole e frasi spontaneamente senza sforzarsi minimamente. Pensieri che si avvicendano nella mente come derivati del nulla. Si formano ruotando intorno al nulla. Somigliano alle nuvole che vagano nel cielo; nuvole di grandezza e forma diversa che arrivano, e se ne vanno, come semplici ospiti di passaggio.

Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti:

  1. Mi sa che la Ferrante non fa per me; già con L'amica geniale ho faticato (letto un volume su quattro, poi ciao ciao), comunque ottima recensione

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  2. Ciao Gresi, ho adorato la saga de "L'amica geniale", e prima o poi mi piacerebbe leggere altro di questa autrice :-)

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