Il mese di gennaio mi vide vestire svariati luoghi. Ho rivestito i panni di
tanti personaggi, tante figure di cui alcuni serbo un bellissimo ricordo, e per
il resto del tempo mi impegno a servire a certi << doveri >> perché
credo fortemente nell’idea delle rinascite. Delle seconde occasioni. Nel senso,
che leggere è sempre stato per me un modo perpetuo per ritrovarsi e ritrovarmi.
Ho ventinove anni e so bene che, una volta che si finisce a prendere certe consapevolezze,
il cuore prende una strada tutta sua. Anche con le letture, opere minori, per
così dire, o di poca importanza cui penso di rivolgere nient’altro che poco tempo
della mia attenzione e diventare un’osservatrice attenta che non si è mai
mostrata restia a questo tipo di situazioni. Anzi, penso di arruolarmi e diventare
un tipo di soldato che combatte una guerra – di qualunque natura essa sia – pronta
a sferzare qualunque fendente: prima insomma che mi induca a prendere qualunque
decisione ed incappare in qualche delusione.
Con questo romanzo avevo il via libera; la sua lettura avrebbe determinato il nostro commiato o il nostro caloroso ritrovarsi, perciò la sua lettura che avevo vissuto più di dieci anni fa, una sorpresa fantastica che mi ha scelta in un momento imprecisato della mia vita. Perché, credo che ogni romanzo sia in attesa del suo momento, e ora che anche questo volume è stato vissuto nuovamente come la prima volta, senza però incappare in alcuna delusione, credo vivamente che il concedere delle seconde possibilità è sempre una buona proposta. Una buona attrattiva, un buon modo per vivere certe letture di gran lunga migliori di quel che ti immagini con la probabilità di imbatterci pure in piccole grandi sorprese.
Con questo romanzo avevo il via libera; la sua lettura avrebbe determinato il nostro commiato o il nostro caloroso ritrovarsi, perciò la sua lettura che avevo vissuto più di dieci anni fa, una sorpresa fantastica che mi ha scelta in un momento imprecisato della mia vita. Perché, credo che ogni romanzo sia in attesa del suo momento, e ora che anche questo volume è stato vissuto nuovamente come la prima volta, senza però incappare in alcuna delusione, credo vivamente che il concedere delle seconde possibilità è sempre una buona proposta. Una buona attrattiva, un buon modo per vivere certe letture di gran lunga migliori di quel che ti immagini con la probabilità di imbatterci pure in piccole grandi sorprese.
Titolo: Never sky.
Sotto un cielo selvaggio
Autore: Veronica Rossi
Casa editrice: Sonzogno
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 350
Trama: Lo chiamano Never Sky, è un cielo violento, pervaso dall’Etere, sostanza che causa tempeste continue, morte, distruzione. La vita sicura è possibile solo dentro l’enclave Reverie, un mondo barricato, una biosfera ipertecnologica dove ogni pericolo, persino malattie e invecchiamento, sembra appartenere a un lontano passato. Fuori invece, nel dominio dell’Etere, non è dato avventurarsi, nessun abitante di Reverie oserebbe mai, perché la Fucina della Morte è una terra brutale e desolata, infestata da individui assetati di sangue. La bella e giovane Aria vive a Reverie; qui lei e i suoi amici possono scegliere di abitare infiniti mondi virtuali, come in un videogioco. Anche lei, al pari di tutti, teme l’ignoto oltre il confine del proprio Eden. E quando verrà ingiustamente cacciata dalla sua società di eletti, si ritroverà sola e disperata nella Fucina della Morte. È come essersi risvegliata all’improvviso in un corpo che non riconosce, in balia di un mondo popolato dai discendenti reietti dell’umanità che, dopo la Grande Catastrofe, non hanno trovato rifugio a Reverie. Solo quando il suo sguardo incrocia quello selvaggio di Perry, un giovane Outsider ribelle, Aria comincia a intuire: quel luogo forse contiene la vita che non ha mai vissuto, le sensazioni che le erano negate nell’universo asettico in cui era cresciuta. Ma è anche la morte vera a minacciarla da ogni dove. Presto lei e Perry, opposti in ogni cosa, scopriranno di custodire l’uno la chiave per la redenzione dell’altro.
Autore: Veronica Rossi
Casa editrice: Sonzogno
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 350
Trama: Lo chiamano Never Sky, è un cielo violento, pervaso dall’Etere, sostanza che causa tempeste continue, morte, distruzione. La vita sicura è possibile solo dentro l’enclave Reverie, un mondo barricato, una biosfera ipertecnologica dove ogni pericolo, persino malattie e invecchiamento, sembra appartenere a un lontano passato. Fuori invece, nel dominio dell’Etere, non è dato avventurarsi, nessun abitante di Reverie oserebbe mai, perché la Fucina della Morte è una terra brutale e desolata, infestata da individui assetati di sangue. La bella e giovane Aria vive a Reverie; qui lei e i suoi amici possono scegliere di abitare infiniti mondi virtuali, come in un videogioco. Anche lei, al pari di tutti, teme l’ignoto oltre il confine del proprio Eden. E quando verrà ingiustamente cacciata dalla sua società di eletti, si ritroverà sola e disperata nella Fucina della Morte. È come essersi risvegliata all’improvviso in un corpo che non riconosce, in balia di un mondo popolato dai discendenti reietti dell’umanità che, dopo la Grande Catastrofe, non hanno trovato rifugio a Reverie. Solo quando il suo sguardo incrocia quello selvaggio di Perry, un giovane Outsider ribelle, Aria comincia a intuire: quel luogo forse contiene la vita che non ha mai vissuto, le sensazioni che le erano negate nell’universo asettico in cui era cresciuta. Ma è anche la morte vera a minacciarla da ogni dove. Presto lei e Perry, opposti in ogni cosa, scopriranno di custodire l’uno la chiave per la redenzione dell’altro.
La recensione:
Ho accolto la lettura
di questo romanzo apparentemente fantastico, un dispotico new adult cui non ero
più avvezza a leggere, sorpresa che una lettura del genere mi avesse chiamata,
sottratta dal suo quieto e lento riposo di almeno un decennio, nonostante la
consapevolezza che in Italia ci fosse solo questo primo volume e che, una volta
iniziato questo viaggio, sarei rimasta a bocca asciutta. Il desiderio insopprimibile
che avevo nutrito di farvi ritorno, nonostante qualche mero sprazzo di vita che
avevo estrapolato qua e là dalla risacca disomogenea del tempo, non mi aveva
indotto a dubitare nemmeno per un istante che Never sky fosse quel
romanzo che mi avrebbe fatto amare nuovamente questa tipologia di romanzi. Credo
fortemente che, così come ogni cosa nella vita, ci sia tempo per ogni cosa. Così
come i primi amori, la foga e l’entusiasmo raffreddati da una consapevolezza
più fredda e matura, certe cotte letterarie nel corso del tempo divengono semplicemente
dei momenti di puro svago. Sfogano quegli aspetti, assetti di raffinata
piacevolezza che mi piace constatare quando mi approccio alle riletture, e in
particolare mi percuotono da dentro accettando quel verdetto finale che mi
invade la testa come un’onda di vertigine. Mi aveva accompagnata in una terra
apparentemente simile alla nostra, ma le sensazioni conferite erano diverse:
una coltre di solitudine e abbandono aveva invaso ogni parte della mia anima,
una costante sensazione di desiderio, libertà insopprimibile agognava di essere
proiettata all’esterno. Bisognava detenere un certo potere per combattere e
sopravvivere. Chi l’avrebbe fatto? Aria?
Lasciarsi andare a certe quisquilie, il sapore di una storia che ho vissuto come la prima volta, la frenesia, l’entusiasmo nell’aprire pagine di un mondo apparentemente simile al nostro ma più primitivo e futuristico, sotto certi aspetti, moderno e originale sotto altri, si infilò come una fessura nelle crepe del mio cuore. Ogni piccolo dettaglio che rammentano i minuti scanditi del nostro incontro, quella inspiegabile frenesia di possederlo, lo sguardo concentrato mentre il mondo proseguiva nel suo lento processo, un wordbulding ben costruito e sorretto si riversò sulle pagine quando iniziai questo viaggio. Conferì attimi di felicità che anelavo da tempo. La ragazza che avrebbe combattuto questa guerra fuori tempo mi avrebbe impedito di pensare alcunchè, se non di distinguere la finzione dalla realtà né la natura attuale delle cose che invitano a guardarsi dentro e raggiungere qualunque scopo prefissato. Avrei voluto sapere come sarebbero andati a finire Aria e Per, ma questo cordone di quasi trecento pagine che ci ha uniti come una lunga matassa contornata da diverse forme di modernità, mi indusse a interrompere questo bel legame che si era instaurato. Incomprensibile le motivazioni per cui la casa editrice Sonzogno abbia interrotto la pubblicazione, rappresentazione di un mondo dispotico per giovani adulti che in un certo senso al tempo spiccò per originalità, in un gioco ben intavolato, intelligente, dal ritmo incalzante e seducente i cui toni vacui e moralisti, spigliati e vivaci sono perlopiù conversazioni con l’anima.
Uno squarcio di luce dinanzi al nulla, le stelle che sembravano piccoli fiori luminosi – quasi invisibili nell’aria densa di magia, una lettura che mi ha donato ricordi di luoghi ma anche personali che ho visto fugacemente. In una perpetua collisione fra passato e presente, scottature che si prendono involontariamente, il tutto dipinto in una storia che è un mondo distorto sorretto dalla supremazia, l’alienazione, la diversità, l’incomprensione attraverso cui si osserva il mondo mediante occhi diversi.
Lasciarsi andare a certe quisquilie, il sapore di una storia che ho vissuto come la prima volta, la frenesia, l’entusiasmo nell’aprire pagine di un mondo apparentemente simile al nostro ma più primitivo e futuristico, sotto certi aspetti, moderno e originale sotto altri, si infilò come una fessura nelle crepe del mio cuore. Ogni piccolo dettaglio che rammentano i minuti scanditi del nostro incontro, quella inspiegabile frenesia di possederlo, lo sguardo concentrato mentre il mondo proseguiva nel suo lento processo, un wordbulding ben costruito e sorretto si riversò sulle pagine quando iniziai questo viaggio. Conferì attimi di felicità che anelavo da tempo. La ragazza che avrebbe combattuto questa guerra fuori tempo mi avrebbe impedito di pensare alcunchè, se non di distinguere la finzione dalla realtà né la natura attuale delle cose che invitano a guardarsi dentro e raggiungere qualunque scopo prefissato. Avrei voluto sapere come sarebbero andati a finire Aria e Per, ma questo cordone di quasi trecento pagine che ci ha uniti come una lunga matassa contornata da diverse forme di modernità, mi indusse a interrompere questo bel legame che si era instaurato. Incomprensibile le motivazioni per cui la casa editrice Sonzogno abbia interrotto la pubblicazione, rappresentazione di un mondo dispotico per giovani adulti che in un certo senso al tempo spiccò per originalità, in un gioco ben intavolato, intelligente, dal ritmo incalzante e seducente i cui toni vacui e moralisti, spigliati e vivaci sono perlopiù conversazioni con l’anima.
Uno squarcio di luce dinanzi al nulla, le stelle che sembravano piccoli fiori luminosi – quasi invisibili nell’aria densa di magia, una lettura che mi ha donato ricordi di luoghi ma anche personali che ho visto fugacemente. In una perpetua collisione fra passato e presente, scottature che si prendono involontariamente, il tutto dipinto in una storia che è un mondo distorto sorretto dalla supremazia, l’alienazione, la diversità, l’incomprensione attraverso cui si osserva il mondo mediante occhi diversi.
Questo assetto futuristico,
nuovo, questo esperimento ha indotto me e i protagonisti a prostrarsi dinanzi a
un destino incerto, come parti di un tutto che dovrebbe aiutarci a vedere ciò
che non è visibile e che ciò che è realmente stato. Qualcosa di straordinario,
alimentato dal desiderio di saziare una sete di conoscenza che man mano divenne
sempre più intensa, nel bel mezzo dell’oscurità, man mano diveniva più lucente.
Un romanzo dispotico, appassionante, razionale, contornato da voli pindarici e assetti romanzati che tutto sommato non stonano con l’aura di finta maturità del romanzo, piuttosto alleggeriscono il tono apparentemente greve e solenne, come un condensarsi di luce e magia, ha illuminato persino i corridoi bui della mia anima. Detriti trascurati della memoria che hanno rivelato indistintamente i grandi tormenti dell’esistenza umana, inducendo a divorare le pagine tutte d’un fiato, in un gioco adrenalinico e spasmodico.
Un romanzo dispotico, appassionante, razionale, contornato da voli pindarici e assetti romanzati che tutto sommato non stonano con l’aura di finta maturità del romanzo, piuttosto alleggeriscono il tono apparentemente greve e solenne, come un condensarsi di luce e magia, ha illuminato persino i corridoi bui della mia anima. Detriti trascurati della memoria che hanno rivelato indistintamente i grandi tormenti dell’esistenza umana, inducendo a divorare le pagine tutte d’un fiato, in un gioco adrenalinico e spasmodico.
Valutazione d’inchiostro: 4
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