Come nel caso di ogni romanzo, anche con questo genere di romanzi mi trovai assolutamente impreparata. Affascinata perché attratta come un satellite dinanzi alla sua orbita dalla bellissima copertina, il cui approccio confesso avvenne unicamente solo per questo, ma quando aprì il romanzo e lessi l’incipit constatai che ciò che avrebbero ritratto le sue pagine non era qualcosa da prendere alla leggera. Senza alcuna informazione sulla sua genesi, sulla sua autrice, su da dove provenisse il romanzo, niente di niente, fu così che mi accaparrai di una copia digitale di questo romanzo senza quasi rendermene conto, e importante quanto la bellissima copertina, i miei sentimenti al riguardo. Non leggevo un fantasy così atipico ma straordinario bello da un sacco di tempo. Il possedere una copia cartacea è quasi una necessità, un’impulso cui devo tenere a bada ancora per qualche tempo, e si che non detiene niente di speciale. Un wordbulding estremamente visivo, realistico, che richiama gli antichi albori delle Mille e una notte, personaggi che hanno una loro identità specifica, una narrazione il cui andamento è lento ma a mio avviso utile a comprendere ogni cosa. Svelare ogni forma, assetto completamente nascosta alla luce potente di una storia che apparentemente non possedeva ai miei occhi nulla di speciale. Eppure, anche adesso che ho concluso la sua lettura e ripongo queste poche righe, non riesco a fare a meno di pensarci. Non riesco a non nutrire alcun sentimento di fascino o ammirazione nei riguardi di qualcosa che sembrava fosse immerso nel caos, nell’irrequietezza, quando invece la sua aura placida avrebbe planato sul mio cuore. L’amore, la speranza, seppur invisibili ad occhio nudo, avrebbero tenuto in vita ogni cosa. Avrebbe discostato il velo dell’impossibile, trasmesso quei messaggi fondamentali in cui l’individuo non è solo spettatore ma padrone di un mondo in cui il Bene avrebbe trionfato. Gli elementi sarebbero stati ripristinati, l’amore avrebbe gettato ogni assetto negativo nella dimenticanza affinchè quella fievole fiamma che avrebbe rischiarato completamente un cielo perenne di tenebre e ombre avrebbe divampato ardentemente.
Autore: Hafsah Faizal
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 24 €
N° di pagine: 504
Trama: Zafira è il Cacciatore: vestita da uomo, si procaccia il cibo perché la sua gente non muoia di fame nella foresta maledetta dell'Arz. Nasir è il Principe della Morte, incaricato di uccidere chiunque sia tanto folle da sfidare suo padre, il dispotico sultano. Se qualcuno scoprisse che Zafira è una ragazza, tutto ciò che ha guadagnato andrebbe perduto; se Nasir dovesse dimostrare compassione, suo padre lo punirebbe nel modo più feroce. Entrambi sono leggende nel regno di Arawiya. Loro malgrado.
La recensione:
Non mi capitava di sentirmi felice, fra le pagine di un romanzo, da diverso tempo. Lettrice onnivora, romantica e ambiziosa, non potei fare a meno di pensare che se non avessi colto l’occasione di immergermi fra queste pagine non sarei stata più felice di così a valicare i cieli di una città, una mancata India de Le mille e una notte, una volta completato un viaggio che attende ancora di vivere il suo secondo atto. E come ogni romanzo di straordinario impatto che si rispetti, ecco che Catturiamo la fiamma dominò i miei pensieri come una vera e propria fiamma. Quasi incredibile immaginare di aver condiviso una storia apparentemente semplice e banale che come un ombra si proiettò nelle stanze spoglie del mio cuore con l’autorevolezza di un capoverso. Il sole ardente che picchiava sopra la mia testa, il popolo prostrato e sorretto dal potere di una monarchia che detiene una certa forza, una serie di prove che avrebbero indotto a carpire la magia e a ripristinare la pace e la benevolenza. Mi guardavo attorno, e fra un posto e un altro ho potuto riconoscere Pianto, l’India, un corredo di personaggi che vagano lungo la riva dell’assurdo con nient’altro l’insana avversione a contrastare qualcosa di più forte di loro.
In una stanza stipata di volumi dai dorsi colorati e sfavillanti, io mi sono trovata sorpresa, smarrita, ammutolita, attenta a dove mi avrebbe indirizzato una storia come questa. E' bastato compiere un semplice gesto: aprire una finestra virtuale dall'aria luminosa e vaporosa, volgere le spalle a una vita dai ritmi monotoni e lenti, collimare ragione e sentimento con i punti di una linea retta che uscirono dalla penna invisibile stretta nella mano di un autrice che tirò i fili invisibili di questa storia. L'aveva chiamata Catturiamo la fiamma perché io altro non sono stata che una piccola lucciola impantanata nel deserto rosso della misteriosa città di Aka che lei mi aveva tessuto attorno.
La città di Aka, con le sue creste rocciose dorate, brillava dalle pareti di uno strapiombo, alta, maestosa, con le sue guglie e arcate naturali, le sue verdi foreste totalmente fitte che sembrano tappeti di muschio su cui si sarebbe potuto camminare. Chi ci sofferma, volge lo sguardo su questa infinita distesa di bellezza, che si pose dinanzi a me come un'osservatrice attenta, emettendo al mio fianco uno straordinario sfarfallio, un sibilo, un richiamo, a volte un gemito o un sospiro. Prigioniera, al centro della sua magica ragnatela, oggetto di seduzione a cui non avevo alcuna intenzione di resistervi. Questo nuovo viaggio mi avrebbe salvato.
Avevo accettato l'invito che mi era stato dato come ho fatto tante altre volte nel corso della mia esistenza, dopo aver trascorso due intensissimi giorni in sua compagnia, puntando alla fine tutto quello a cui tenevo, a parte la mera speranza di possedere il secondo volume al più presto, aspettando con trepidante trepidazione il suo lento avvenire.
Oltre i bordi di questa finestra ho visto creature di inspiegabile bellezza sbrigliare la tela di un quadro meraviglioso che ha abbracciato un mondo intero. Mi sono concentrata su ogni cosa, su ciò che ho visto e sentito, mantenendo regolare - piccole esaltazione, strani fremiti del corpo - così che il petto non arrestasse il suo lento processo. Non si arresti, non sfumasse come fiati di vapore. Non ci sarebbe stato niente che avrei perso. Non sarei stata in grado di non accettare nulla; se non che parole vergate di nero su carta bianca appartenerono a chiunque. Soprattutto a me. Racchiuse nel palmo di una mano e rilegate con cuciture ordinarie.
Il romanzo di Hafsah Faizal è quel modo d'espressione in cui si è aggirata l'impossibilità. E' bastato penetrare nella mia mente, o nel mio cuore, o addirittura nella mia anima per toccare le corde che mi avrebbero stretta e costretta ad amare intensamente questa storia contro ogni fibra del mio essere. Ho riposato e "sognato" dentro un meraviglioso sogno, quando non avevo nemmeno la certezza si trattasse di un sogno.
Una miriade di minuscole stelle si consumò inondando di luce, una brillantezza senza pari, con consapevolezza e urgenza. Il meccanismo sentimentale che avevo accettato di avere consisteva nel distruggere con forti sferzate di penna le concentrazioni impazzite di azoto che permeavano l'atmosfera in una zona non specificata, detta Aka, senza sapere quanti danni collaterali ci fossero, come la distruzione di massa di una popolazione o il frantumarsi di sogni e speranze. Nel caso de Catturiamo la fiamma, bombardare i sogni, i pensieri di una donna, una ragazza comune con brusche e repentine conseguenze.
Pur essendo una storia semplice e inventata, mi ha lasciata completamente estasiata. Entusiasta, emozionata, felice, senza darmi il tempo di riuscire a raccapezzarmi di ciò che stava accadendo. Se facevo un respiro profondo, mi pareva di essere in un altro mondo. In un'altra dimensione. Una sensazione che non avevo mai provato, che è stata assolutamente improvvisa. Ne ho preso consapevolezza solo dopo, quando ci ho riflettuto su, e l'incendio che divampava nel mio corpo non riuscivo a metterlo a bada. Forse è stato questo essere così insopportabile che lo ha reso veramente tale.
Certi libri, infatti, a me fanno questo effetto. Accrescono il mio entusiasmo per la letteratura, concentrandomi maggiormente su ciò che più mi interessa e sui desideri che vorrei più soddisfare. E' così che col romanzo della Faizal, come spiriti che si tengono per mano, immersi nella pace del giorno, ha raggiunto il dolce sguardo di una creatura avida di storie che, affetta da una strana fame, ha seguito con vigore l'incredibile sete di vita di una Cacciatrice come Zafira. Ha sedotto e rovinato il mio animo, trascinata dall'incontrollabile strisciare del mondo, immergendomi completamente in un luogo magico e luminoso ove vi ho trovato conforto.
Scaraventata in una terra che sin dal primo momento in cui vi sono sbarcata ha destato il mio fascino, in mezzo a un caos supremo che scombussola lo stomaco e scalfisce persino l'anima dei più coriacei. Deserto brulicante di valorosi eroi, nel bel mezzo di scorribande e battaglie varie, costringe il popolo a vivere nel terrore e nell'anonimato, fra sontuosi palazzi, intrighi e segreti inconfessabili, fra luce e oscurità e, nelle orecchie, una musica celestiale che io ho avvertito come qualcosa di meraviglioso.
In un mondo sfavillante come la sabbia dorata del deserto, su uno spazio mai visto prima d'ora, animato dal caos e dalla supremazia di un sovrano, Zafira è intrepida cacciatrice che aiuterà la sua famiglia e la sua gente a portare il peso dei suoi timori. Strappandoli dalla dispotia di una tribù attanagliata dalla solitudine dei rimorsi di una vita per nulla semplice,
Fra le pagine di un’avventura esaltante e mozzafiato, quella rosa del deserto non ancora colta che distruggerà gli elementi. Gemme dorate in una terra arsa e incolta, che porta scompiglio nei cuori di chi legge; gemme che io ho rimirato per ore e ore dal giorno fino alla notte, stringendole a me, custodite nel palmo delle mie piccole mani, come qualcosa di incredibilmente fragile.
Hafsah Faizal mi ha regalato una storia che è inzuppata di una libertà emotiva che ha elevato la mia anima verso il cielo. Gioia, entusiasmo, assuefazione erano un connubio di emozioni nel constatare quanta passione, quanta magia, vi è celata fra le sue pagine in cui inconsapevolmente ci si aspetta qualcosa che non si ha poi intenzione di lasciarsi andare. Tradurla in termini riconoscibili, colpendo dritto dritto al cuore.
Valutazione d’inchiostro: 5
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Titolo: Liberiamo le stelle
Autore: Hafsah Faizal
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 24 €
N° di pagine: 612
Trama: La battaglia su Sharr è finita. L'Arz è caduto.
Altair è stato fatto prigioniero, ma il suo piano per restituire la magia a
tutta Arawiya non è ancora fallito: Zafira, Nasir e Kifah sono infatti diretti
a Rocca del Sultano, decisi a riportare i cuori delle Antiche Sorelle nei
minareti di ogni califfato. Ma sono a corto di risorse e di alleati, e nel
regno si teme il ritorno del Leone della Notte.
La recensione:
Per una manciata di giorni sono stata tentata di prendere la borsa e recarmi nella libreria più vicina della mia città pur di accaparrarmene una copia cartacea, pensando che dopo così tanti mesi di astinenza allo shopping libroso, un acquisto improvviso e impulsivo come questo non avrebbe intaccato il mio spirito … forse. Avrebbe rotto quell’incantesimo di procrastinare questo momento, ma i giorni passano ed io ho resistito. Anche queste due letture comporranno gli scaffali della mia libreria, prima o poi. È solo questione di tempo. E non trascorse molto tempo da che lessi un romanzo che influenzasse così tanto la mia vita da << inquietarmi >>, non indugiando nemmeno per un istante a manifestare la mia felicità. Il mio entusiasmo. Starò invecchiando. Poco alla volta la mia coscienza si fa più sottile, più fine e riconosce quando so di poter vivere certe situazioni e quando è impossibile. Questa ennesima interpretazione un po’ evidenzia alcuni aspetti del mio carattere, per chi legge tra le righe perlomeno, ma solo per farmi sentire più considerevole nell’usufruire il mio tempo in letture che meritano di essere considerate tali. Nonostante quello della Faizal non è quel genere di lettura non esente da difetti o con elementi già visti che gironzolano in circolazione, ma di storie fantasy così appassionanti ne sono rimaste molto poco, e mi riesce difficile liberare la mente dalle ultime immagini del percorso futuro che dovettero percorrere Zafira e Nasir; e nel silenzio delle mie riflessioni, comodamente seduta, ho ricostruito mentalmente ciò che avevo vissuto precedentemente pezzo dopo pezzo, arrampicandomi su monti innevati, galoppando cavalli e bestie imponenti, vagando in paradisiaci luoghi indiani in cui l’amore avrebbe influito a prevalere su tutto. Assetto che ha stonato con l’aura minacciosa, solenne che le prime battiture del primo capitolo mi avevano conferito, ponendoci dinanzi a domande di cui solo alla fine avremo una risposta, cullata dal ritmo lento e sincopato di una sonata che sovrasta qualunque furore.
Nel momento in cui si conclude il volume conclusivo di una saga, mentalmente compilo una serie di assetti che intrappolo poi in una tabella. Seguo un metodo personalissimo, che mi ha sempre portata lontana: mi induce a studiare i romanzi a fondo, non lasciandomi travolgere dalle semplici emozioni che sortiscono dalle letture quanto domandarmi cosa effettivamente abbia voluto trasmettere l’autore. Si perché credo sia questa la vera domanda che bisogna porsi, quando si scrive. Per carpirne l’anima, interpretarne i meccanismi, attenersi alla valenza dei fatti di cui le stesse parole hanno funto da surrogato a vedere oltre. Oh, ci sono state circostanze il cui vetro appare più offuscato e bisogna curarlo con cura per vedere o mettere a fuoco, ma quando trovo le parole giuste ogni cosa va al suo posto. E basandomi sugli appunti riportati nel mio immancabile taccuino, esaminando minuziosamente ogni aspetto ed evidenziando le osservazioni più notevoli, cerco di modellare un insieme coerente. Scarto il superfluo e abbellisco la sostanza.
Ricordavo ogni cosa come l'avevo lasciata, e come se avessi cercato inutilmente di fermare il corso degli eventi il flusso narrativo della sua linfa continuò a scorrere. Accolsi per l'ennesima volta la storia di Zafira e della sua potenziale avventura, distante dai relitti umani che circondavano tutt'intorno.
Una corte marziale armata per la supremazia e la lotta, una sentenza, una lunga condanna ad una vita infelice, triste, solitaria, insoddisfacente, il tutto protratto per le lunghe, in un centinaio di pagine aggiuntive che non hanno spazzato la magia che avevo respirato nel precedente romanzo ma hanno appesantito la lettura.
La grande eroica lotta contro la libertà, la concezione della donna come essere estremamente appassionata, debole ma lottatrice di una dinastia che deve sorgere. È forse questo il vero significato dell'esistenza per la Faizar? Un mondo in cui l'amore ha una sua importanza, pulsa come un cuore che batte e che spicca nel bel mezzo di disordini e disastri, ed io non ho potuto non lasciarmi contagiare dal flusso delle sue parole. L'inestirpabile possibilità di scegliere, l'anima saldamente legata e stretta ad ognuno di noi, un colore di pelle che differenzia dalla massa, sono tutti emblemi che i romanzi dell'autrice non rimuovono. Sono pilastri a cui saldamente si affida, e che non crolleranno mai. L'impresa gigantesca e titanica dell'inaspettato, pericoli di smascheramento e tutti i rischi della dissimulazione. L'insensatezza di una vita che fra queste pagine ha una sua importanza, prende forma e respiro.
La città di Arz, con le sue croste rocciose e dorate, brilla dalle pareti di uno strapiombo, alta e maestosa con le sue guglie e arcate naturali; un quadro meraviglioso che ha abbracciato un mondo intero. Modo d'espressione in cui si è aggirata l'impossibilità, Liberiamo le stelle ha il medesimo fascino del suo predecessore. Inconsapevole dei danni collaterali che vi sono tutt'attorno, come la distruzione di massa di una popolazione o il frantumarsi di sogni e speranze, mi ha esaltato come non credevo. Questa saga mi ha ammaliato come non credevo Ero sempre a Arz, in un altro mondo, in una nuova dimensione. Ma le sensazioni riscontrate sono state improvvise, alimentando il mio entusiasmo, concentrandomi maggiormente su ciò che avrei voluto vedere.
Così concludo questa recensione, con una tristezza indicibile nel petto per aver raggiunto una conclusione di cui non avrei mai voluto leggere e che ha raggiunto il mio cuore frantumandolo in minuscoli pezzettini. Contagiata dal tono e da quel genere di seduzione che ha lacerato il mio animo, trascinata dall'incontrollabile strisciare del mondo.
Valutazione d’inchiostro: 5
Ce l'ho in lista sta dilogia, ottima recensione, grazie
RispondiEliminaTe la consiglio 🤗🤗🤗
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