Doveva
essere una lettura che avrei vissuto esclusivamente per partecipare
all’ennesima sfida indetta su Facebook. Dovevo leggere questo romanzo perché
così era stato stabilito, e siccome languiva sui miei scaffali da qualche tempo
quale migliore occasione se non questa per sentirsi pronta a valicare i confini
di una storia che, in un bellissimo connubio fra scrittura e letteratura, mi
avrebbe buttata giù con generico fervore in un vortice di attività
contraddittorie. Quando questo romanzo approdò nel mio cerchio personale, lo
iniziai i primi giorni di agosto e lo terminai qualche giorno dopo, senza che
nessuno mi rivelasse niente e dichiarasse alcunchè, non credevo che ciò che
avrei riscontrato fra le sue pagine fosse qualcosa di completamente diverso da
ciò che mi ero immaginata. Non che la storia tendenzialmente non mi
entusiasmasse, ma divertente, appassionante, folle, assolutamente folle, il cui
tono coinvolgente, amichevole, quasi derisorio funse da espediente per vivere
l’ennesimo straordinario viaggio che parlasse di libri e scrittura, quanto una
confessione lanciata dalla soglia morale del protagonista, che vagando come un
anima lungo il sentiero insidioso della vita, si pose dinanzi a disamine dei
meriti equivalenti e opposti a una vita quasi sempre uguale a se stessa,
insapore e incolore su cui l’autore gli diede una certa verve. Un’apparizione
dunque straordinaria che si è rivelato assolutamente appassionante, un piccolo Inferno
che ha una sua delirante forma, sostanza in cui quei poveri viandanti che fanno
di queste storie la loro linfa vitale avessero compiuto un passo lungo <<
la giusta direzione >>. Opera radicalmente diversa da ciò che avevo
immaginato, per sensibilità e tecnica narrativa, che non brilla di emozioni e
sentimenti, seppur profondamente umano, ma sostenitrice di forme di sublimità e
efficienza che disgraziatamente non otterranno mai ma sono un esame attento
sull’identità dell’individuo e il suo modo di relazionarsi col prossimo.
Titolo: Drive in. La trilogia
Autore: John Lansdale
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 546
Trama: Immaginate il più
grande drive-in mai esistito: l'Orbit. Siamo in Texas, è un venerdì sera e
l'Orbit è stipato di gente che sgomita per popcorn e coca-cola, pregustando la
Grande Nottata Horror. Ma sul più bello, il drive-in stesso si trasforma in un
film dell'orrore: gli spettatori diventano gli involontari ed esterrefatti
protagonisti di un incubo orchestrato dal mostruoso Re del Popcorn, sintesi
delle peggiori conseguenze dell'ossessione al consumo. E se in "Drive-in
2" vediamo i personaggi sopravvissuti aggirarsi in un paesaggio
irriconoscibile, "La notte del drive-in 3" ci catapulterà
definitivamente in un microcosmo ancora più delirante, un mondo di misteriose e
inclassificabili meraviglie, in cui ci si imbatte in inondazioni di proporzioni
bibliche, in un pesce gatto che aspira a ingoiarsi la balena di Giona e in una
schiera di creature oscure, di una malvagità paragonabile solo a quella
dell'essere umano al suo peggio.
La recensione:
Nelle tenebre e nel dolore c’è
piacere. La luce non può essere apprezzata senza il buio. Il segreto è il
trattenimento.
Senza lasciarmi il tempo di riflettere,
questo volumone giunse nel mio cerchio personale quasi due anni fa, nel periodo
halloweniano, attratta dall’idea di poter abbracciare una storia spaventosa e
horrorifica, che facesse al caso mio, e soprattutto fosse attinente al periodo.
Quello che accadde, però, fu completamente diverso da ciò che avevo immaginato,
e fra una lettura e un’altra, l’occasione di leggerlo giunse solo i primi
giorni di questo ottavo mese dell’anno. In certi casi, tutto ciò che posso fare
è pensare fra me e me quali fossero i veri motivi che mi indussero a rimandarne
la lettura, per questo lasso di tempo, come nel disperato tentativo di distinguere
realtà e finzione. Ma a parte il non poter fare niente, sentirmi inerme, man
mano che mi introducevo nel bellissimo mondo che dipinge l’autore, cominciai a
comprendere che la vita aveva appena cominciato a ricevere colpi così bruschi
in cui la verità – quella tangibile e chiara – avrebbe fatto da capostipite ad
ogni cosa. Una forte critica al capitalismo e al consumismo e la perenne sensazione
di vivere una realtà fatalista, scabrosa che non si presta insopportabile
quanto desiderosa di mutamenti, una sequela di azioni in cui le cose si
sarebbero mescolate le une alle altre. L’uomo si sarebbe contrapposto a queste
<< forme >> di vita, e pur avendo la tendenza a comprendere il
pericolo si erge candidamente sullo sfondo di un cielo color nero seppia, in
cui l’assurdo si mescola al possibile, assume nuove forme d’identità che
fagocitano al suo interno, incastra nelle maglie di un luogo in cui lo spazio e
il tempo sono così difficili da misurare.
Troppo affascinata, divertita, ammaliata – anziché disgustata -, per reagire con stizza e quella rapidità necessaria che mi inducesse a promuovere il romanzo, così, su due piedi, e prima che il mio giudizio fosse confermata mi ero già inoltrata nel secondo capitolo in cui bastava girare l’angolo affinché accadesse qualcosa. In breve, situazioni assurde, caotiche, snocciolate con toni sarcastici, ironici, cameristici e confidenziali in cui mi sono perennemente imbattuta nell’ombra della malasorte, ombra resa più fitta dall’amara esperienza. Ritrovare il controllo di me stessa è stato davvero difficile, che potei distogliermi e distaccarmi da questo mondo soltanto quando giunsi all’epilogo dei tre volumi, rendendomi conto di aver divorato cinquecento pagine nel giro di due giorni. La colpa però non è interamente mia, dico fra me e me; mi piacerebbe scrivere sia stato così, ma non posso addossarmela al 100%. Per quanto ne sapevo, poteva essere stato il suo autore, o Jack o i suoi amici scalpellati… chi poteva dirlo?! Ogni speranza di rivalsa era relegata in un angolo, in un paradiso mancato che disgraziatamente Jack e i suoi amici non raggiungeranno mai, ma sapendo che le cose avrebbero perseguito questa strada ho accolto il tutto con un forte senso d’incombenza in cui la natura minacciosa dell’uomo gravava sulla mia coscienza. Nulla era lasciato al caso ma privo di alcun fondamento, alcun assetto logico, in un carosello di avventure che sostanzialmente non conducono da nessuna parte ma tentano di vagliare l’impossibile. Alla fine, si accetta il tutto trovandosi a vivere certe esperienze, sulla nostra pelle, come fossero vere, ma col grigiore di casi irrisolti e destabilizzanti che non lasciano spazio alla felicità, alla comprensione. Forse un buon modo affinchè lettore e scrittore fossero sempre più vicini.
Mentre restavo nella mia postazione preferita a divorare le pagine, pensavo che se avevo deciso di leggere questa saga era perché il suo stare nel mondo è qualcosa di avvincente, potente, inspiegabile, che la discosta da altri romanzi che ci sono per adesso in circolazione. Mentre ripongo queste poche righe, sento che nessuno avrebbe potuto narrare scene intrise di violenza, volgarità, che a me non hanno disturbato, come John Lansdale. Piuttosto invogliato nella lettura, specialmente nel momento in cui l'autore inserì un personaggio davvero oscuro, che era rimasto nascosto per un volume intero. Riesco ancora a vedere me stessa nell'atto di precipitarmi subito dinanzi al fatiscente palazzo del Drive in, davanti a un blocco intatto di carta e con in mano la penna stilografica. Riesco ancora a immaginare, a sentire, l'odore nauseante di corpi insanguinati e recisi, tanfo e zolfo, sentimenti come la paura, il dolore smorzarsi come un suono attutito. Potevo ricordare altro, ma è stato praticamente il temperamento dei protagonisti ad 'eccitarmi'. Da questo punto di vista, io e Jack abbiamo molto in comune. Non temiamo niente. Ne il passato, ne il futuro, e combattiamo affinché l'ultima goccia di sangue resterà intatta nel nostro corpo. Non propriamente un personaggio buono e angelico, ma nemmeno così malvagio come credevo. Ora che non occorre più parlare di normalità. Moralità. È stato sufficiente mostrare una certa diversità, un certo temperamento, per distanziarsi dalla massa. Spiccare fra gruppi di sangue e ossa con l'idea della presenza di un’entità superiore che vuole sopraffare ogni cosa. Bisogna essere davvero bravi per entrare così bene nella mia testa e dimostrare come ogni cosa, anche la più piccola, avesse enorme valore. Ecco l'unica spiegazione del tanto successo di queste pagine.
Tre libri più avanti la mia tesi che quella di Drive in è una saga validissima, originale e avvincente ha trovato la propria strada attraversando l'intera storia partendo da ricordi, nozioni del passato che affondano le proprie radici nel suo spazio temporale, per passare all'azione drammatica del crudele omicidio di amici, conoscenti, per poi approdare in un realismo non del tutto psicologico ma scoperto grazie ai continui interventi dell'autore, nei diversi momenti della narrazione. L’essere coraggiosi e forti, nettamente in contrasto con valori adolescenziali sempliciotti e banali, e come ogni genitore tormentato da un figlio discolo e testardo esordí nel mio personalissimo mondo con la struttura di una dimensione che contiene tanti di quegli elementi da cui è davvero impossibile non farsi trascinare.
La lettura di questi romanzi ha ridimensionato ogni cosa. Il mio approccio con la letteratura splutter e soprattutto con un autore come Lansdale la cui conoscenza è infinita, illimitata e indefinita, senza avere alcuna via d'uscita.
Il manto dell'oscurità, la vendetta, la malvagità, il sapore agre della storia, la solitudine immensa nei cuori dei protagonisti hanno alimentato il mio spirito riservandogli un particolare interesse a queste cinquecento pagine. Quello che ho vissuto, la concezione dell'autore di rendere adolescenti splendidamente folli, mi ha permesso di immergermi con più forza nel mondo costruito dall’autore con solennità e una certa maturità che mi hanno letteralmente folgorato. Non credo dunque sia stato tanto difficile immaginare quanto sia stato immane il piacere di leggere questi romanzi o scrutare l'anima di ogni personaggio costringendomi ad imboccare una strada da cui non ho potuto vedere nell'immediato la luce.
Una tipologia di romanzo a cui è stato davvero impossibile non decantarne le bellezze dall'inizio alla fine, allottandomi dell'abisso del nulla ma conducendomi in una specie di tunnel che solo l'epilogo ci darà qualche spiegazione – anche se non completamente. La ricerca della verità, della libertà, l'atto di sradicare le proprie radici affinché si possa scoprire il mondo contorto in cui si è costretti a vivere, inietta nel sangue il veleno di un’ossessione feroce, potente, in un caleidoscopio di epoche e spazi temporali che mi hanno affascinata sin dall'inizio. Tela moderna, divertente, intrigante e coinvolgente il cui fervore non ha smesso di esistere nemmeno per un secondo. Accompagnata da un’avventura splendida che ha oramai non solo un battito ma una sua importanza.
Troppo affascinata, divertita, ammaliata – anziché disgustata -, per reagire con stizza e quella rapidità necessaria che mi inducesse a promuovere il romanzo, così, su due piedi, e prima che il mio giudizio fosse confermata mi ero già inoltrata nel secondo capitolo in cui bastava girare l’angolo affinché accadesse qualcosa. In breve, situazioni assurde, caotiche, snocciolate con toni sarcastici, ironici, cameristici e confidenziali in cui mi sono perennemente imbattuta nell’ombra della malasorte, ombra resa più fitta dall’amara esperienza. Ritrovare il controllo di me stessa è stato davvero difficile, che potei distogliermi e distaccarmi da questo mondo soltanto quando giunsi all’epilogo dei tre volumi, rendendomi conto di aver divorato cinquecento pagine nel giro di due giorni. La colpa però non è interamente mia, dico fra me e me; mi piacerebbe scrivere sia stato così, ma non posso addossarmela al 100%. Per quanto ne sapevo, poteva essere stato il suo autore, o Jack o i suoi amici scalpellati… chi poteva dirlo?! Ogni speranza di rivalsa era relegata in un angolo, in un paradiso mancato che disgraziatamente Jack e i suoi amici non raggiungeranno mai, ma sapendo che le cose avrebbero perseguito questa strada ho accolto il tutto con un forte senso d’incombenza in cui la natura minacciosa dell’uomo gravava sulla mia coscienza. Nulla era lasciato al caso ma privo di alcun fondamento, alcun assetto logico, in un carosello di avventure che sostanzialmente non conducono da nessuna parte ma tentano di vagliare l’impossibile. Alla fine, si accetta il tutto trovandosi a vivere certe esperienze, sulla nostra pelle, come fossero vere, ma col grigiore di casi irrisolti e destabilizzanti che non lasciano spazio alla felicità, alla comprensione. Forse un buon modo affinchè lettore e scrittore fossero sempre più vicini.
Mentre restavo nella mia postazione preferita a divorare le pagine, pensavo che se avevo deciso di leggere questa saga era perché il suo stare nel mondo è qualcosa di avvincente, potente, inspiegabile, che la discosta da altri romanzi che ci sono per adesso in circolazione. Mentre ripongo queste poche righe, sento che nessuno avrebbe potuto narrare scene intrise di violenza, volgarità, che a me non hanno disturbato, come John Lansdale. Piuttosto invogliato nella lettura, specialmente nel momento in cui l'autore inserì un personaggio davvero oscuro, che era rimasto nascosto per un volume intero. Riesco ancora a vedere me stessa nell'atto di precipitarmi subito dinanzi al fatiscente palazzo del Drive in, davanti a un blocco intatto di carta e con in mano la penna stilografica. Riesco ancora a immaginare, a sentire, l'odore nauseante di corpi insanguinati e recisi, tanfo e zolfo, sentimenti come la paura, il dolore smorzarsi come un suono attutito. Potevo ricordare altro, ma è stato praticamente il temperamento dei protagonisti ad 'eccitarmi'. Da questo punto di vista, io e Jack abbiamo molto in comune. Non temiamo niente. Ne il passato, ne il futuro, e combattiamo affinché l'ultima goccia di sangue resterà intatta nel nostro corpo. Non propriamente un personaggio buono e angelico, ma nemmeno così malvagio come credevo. Ora che non occorre più parlare di normalità. Moralità. È stato sufficiente mostrare una certa diversità, un certo temperamento, per distanziarsi dalla massa. Spiccare fra gruppi di sangue e ossa con l'idea della presenza di un’entità superiore che vuole sopraffare ogni cosa. Bisogna essere davvero bravi per entrare così bene nella mia testa e dimostrare come ogni cosa, anche la più piccola, avesse enorme valore. Ecco l'unica spiegazione del tanto successo di queste pagine.
Tre libri più avanti la mia tesi che quella di Drive in è una saga validissima, originale e avvincente ha trovato la propria strada attraversando l'intera storia partendo da ricordi, nozioni del passato che affondano le proprie radici nel suo spazio temporale, per passare all'azione drammatica del crudele omicidio di amici, conoscenti, per poi approdare in un realismo non del tutto psicologico ma scoperto grazie ai continui interventi dell'autore, nei diversi momenti della narrazione. L’essere coraggiosi e forti, nettamente in contrasto con valori adolescenziali sempliciotti e banali, e come ogni genitore tormentato da un figlio discolo e testardo esordí nel mio personalissimo mondo con la struttura di una dimensione che contiene tanti di quegli elementi da cui è davvero impossibile non farsi trascinare.
La lettura di questi romanzi ha ridimensionato ogni cosa. Il mio approccio con la letteratura splutter e soprattutto con un autore come Lansdale la cui conoscenza è infinita, illimitata e indefinita, senza avere alcuna via d'uscita.
Il manto dell'oscurità, la vendetta, la malvagità, il sapore agre della storia, la solitudine immensa nei cuori dei protagonisti hanno alimentato il mio spirito riservandogli un particolare interesse a queste cinquecento pagine. Quello che ho vissuto, la concezione dell'autore di rendere adolescenti splendidamente folli, mi ha permesso di immergermi con più forza nel mondo costruito dall’autore con solennità e una certa maturità che mi hanno letteralmente folgorato. Non credo dunque sia stato tanto difficile immaginare quanto sia stato immane il piacere di leggere questi romanzi o scrutare l'anima di ogni personaggio costringendomi ad imboccare una strada da cui non ho potuto vedere nell'immediato la luce.
Una tipologia di romanzo a cui è stato davvero impossibile non decantarne le bellezze dall'inizio alla fine, allottandomi dell'abisso del nulla ma conducendomi in una specie di tunnel che solo l'epilogo ci darà qualche spiegazione – anche se non completamente. La ricerca della verità, della libertà, l'atto di sradicare le proprie radici affinché si possa scoprire il mondo contorto in cui si è costretti a vivere, inietta nel sangue il veleno di un’ossessione feroce, potente, in un caleidoscopio di epoche e spazi temporali che mi hanno affascinata sin dall'inizio. Tela moderna, divertente, intrigante e coinvolgente il cui fervore non ha smesso di esistere nemmeno per un secondo. Accompagnata da un’avventura splendida che ha oramai non solo un battito ma una sua importanza.
Valutazione d’inchiostro: 4+
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