Frida Kahlo e Diego Rivera. Più che
altro la bellezza di questi due artisti non tanto quanto la magnificenza di
opere per me ancora incomprensibili, quanto il trasporto dal tempo a i sensi,
il piacere di un’insaziabile forma di autorealizzazione in cui è impossibile
non nutrire tenerezza, strazio, estasi, sebbene qui proiettati in meno di duecento
pagine, con una gita in un luogo straordinario che continua a mantenere intatto
il suo fascino. La promessa mantenuta con una mia amica di leggere di loro per
qualche tempo non mi parve più bella e straordinaria come questa, evitando ogni
tentazione possibile, attaccandomi alla loro anima come una scialuppa di
salvataggio dinanzi a un mare in tempesta. Attaccandosi perfettamente alla mia
anima, leggendo solo di loro e lasciandomi inebriare dal profumo dolce e antico
di poter studiare e comprendere opere che sono frutto di atti di comprensione
dell’anima, specchi in cui si riflette la modernità, la storia, la religione
così come la libertà degli uomini.
Titolo:
Diego e Frida. Un amore assoluto
e impossibile sullo sfondo del Messico rivoluzionario
Autore: Jean Marie G. Le Clèzio
Casa editrice: Il Saggiatore
Prezzo: 12, 50 €
N° di pagine: 192
Trama: Quando nel 1929 la giovane pittrice messicana Frida Kahlo annuncia le sue nozze con Diego Rivera, nessuno accetta il matrimonio tra questa ragazza vivace ma di salute precaria e il genio dei muralisti messicani che ha il doppio dei suoi anni, il triplo del suo peso e una reputazione di orco e seduttore. Il loro passato travagliato, il loro incontro, la fede nella rivoluzione, il viaggio in America e il fascino inaspettato del capitalista Henry Ford, i rapporti con Breton e Trotskij sono raccontati in queste pagine, in cui lo stile del grande romanziere francese fa rivivere due icone del Novecento. Quella di Diego e Frida è una storia d'amore fuori dall'ordinario, attraversata da tradimenti e fughe, vivida e intensa come i colori della loro pittura.
Autore: Jean Marie G. Le Clèzio
Casa editrice: Il Saggiatore
Prezzo: 12, 50 €
N° di pagine: 192
Trama: Quando nel 1929 la giovane pittrice messicana Frida Kahlo annuncia le sue nozze con Diego Rivera, nessuno accetta il matrimonio tra questa ragazza vivace ma di salute precaria e il genio dei muralisti messicani che ha il doppio dei suoi anni, il triplo del suo peso e una reputazione di orco e seduttore. Il loro passato travagliato, il loro incontro, la fede nella rivoluzione, il viaggio in America e il fascino inaspettato del capitalista Henry Ford, i rapporti con Breton e Trotskij sono raccontati in queste pagine, in cui lo stile del grande romanziere francese fa rivivere due icone del Novecento. Quella di Diego e Frida è una storia d'amore fuori dall'ordinario, attraversata da tradimenti e fughe, vivida e intensa come i colori della loro pittura.
La recensione:
L’amore incastona il volto di Diego
nella fronte di Frida come un doloroso gioiello, e il volto dell’amato diviene
talvolta quello della morte … l’uomo che non può essere altro che una follia
che preserva da tutto il male reale.
C’erano diverse probabilità che io amassi
questo romanzo, anche se la parola amare è davvero un parolone. Se dovessi
riassumere questa ennesima esperienza letteraria credo l’aggettivo più adatto
sarebbe straordinaria. Bella ma non indimenticabile che ho vissuto i primi giorni
di autunno, il cui ricordo brucia sulla mia pelle come una ferita ancora aperta
che non credeva di imbattersi nell’indagine accurata di questi due artisti,
quanto nella consapevolezza che l’amore che si riserva a qualcosa o qualcuno
valica qualunque confine. Io stessa talvolta mi rendo conto, che l’amore che si
riserva a qualcosa mette in luce aspetti del tuo animo che credevo di non
possedere. La bellezza di emozioni, parole, l’impossibilità di gestire certi conflitti
interiori provocati dall’irruenza di un sentimento o di parole sussurrate nel
cuore della notte, ma il punto è che con ogni forma e sfaccettatura l’amore
diviene qualcosa di indimenticabile. Bellissimo, forte e duraturo in cui
sebbene la ragione ci imponga a non farlo, talvolta è davvero impossibile
farlo. Non riuscendo a lasciare andare dalla mia memoria questi due grandi
artisti, il tradimento, il peccato, il dolore che tenevano in un certo senso in
vita il loro amore, e il solo fatto di vedersi intrappolati in un limbo da cui
è impossibile scorgerne la luce. Erano piccoli colpi al cuore.
La fine arrivò all’inizio dell’autunno. Non in estate, quando questa terra bellissima pullulava di vita ma in cui la cultura era tenuta a bada da un profondo disprezzo. Così fertile e ricco di idee in cui ho potuto udire ancora l’urlo della rivoluzione. In esplosioni concitate di violenza e caos rigeneranti in cui tutto è splendidamente nuovo, l’immensità degli orizzonti e delle possibilità. Così disorganizzata e andata in malora, ma che mantiene l’immensa bellezza della terra.
E così eccomi seguire Frida Kahlo e Diego Rivera, quando abbracciarono la vita con pennellate di colori dai toni più sgargianti, la realtà che si espone come un male che rode dentro e che non si può tenere a bada, il destino recluso in forme di bellezza atipiche ma remote. Costruire un mondo in cui c’è energia, armonia avrebbe dovuto dare forma. L’angoscia e il piacere della morte forme di esistenza, la continua e perpetua speranza di venire a capo dei propri mali e delle proprie difficoltà vestendo posizioni scomode che non raggiunsero mai l’idillio piuttosto una lotta feroce fra due personalità complesse e contrapposte.
Diego e Frida è un continuo inseguimento di fantasmi, racconto di emozioni, amori e tradimenti di due artisti che non solo si approprieranno del Sé e del loro dolore mediante la pittura – così vivace perché si mescola alla luce particolare del Messico, col rumore della vita quotidiana -, l’odore delle strade e dei mercati, quanto una languida nostalgia che indugia sul trespolo degli antichi monumenti confiscati dalla forza delle autorità superiori, sfruttando ogni cosa. Così disgraziatamente perso nella nebbia del tempo, del ricordo, così veritiero e mitico di cui l’arte è un buon surrogato per esprimere emozioni. Sarebbe stato più dolce, più semplice raggiungere il nostro cuore, farlo pulsare raccontando la forza e la grandezza di un popolo mostrando al mondo la smorfia dei potenti che surclassano i poveri, se la vita, il Fato che inducono a conoscere la proibizione mal ascoltata avrebbe prodotto archetipi di vita in cui la disillusione era la madre di ogni cosa.
Da grande amante della produzione
kahliana, quella però letteraria e non artistica, leggere questo saggio non è
stato così estremamente essenziale, privo di ambiguità, da non poter valicare
silenziosamente i cieli del possibile e dell’accettabile. Ma, avvicinandosi
agli ingranaggi del mio cuore, capendo l’origine della sua essenza, la sua
inequivocabile energia, prevalse specialmente nel momento in cui materia e atto
creativo entrano in contatto. Si fondono in una sorta di sogno dell’avvenire,
un’ebbrezza della gioventù, congiunzione di due principi fondamentali della vita,
in un corpo, forma e sostanza. Incarnare i vizi, le virtù di un’epoca in cui
vengono reinventati i valori messicani, l’arte e il pensiero delle civiltà
preispaniche induce ad instaurare un legame fra il divenire rivoluzionario e il
passato, in cui il linguaggio estremo dell’arte è forma d’espressione, forza prorompente
di ceti sociali che abbracciano ogni cosa con fede e diligenza.
Lo splendore unico del passato simboleggiava la promessa di una nuova grandezza. Unica nella sua irreversibile forma religiosa, glorificante del passato. Io non ho potuto non lasciarmi contagiare dal suo claudicante assetto rocambolesco, che inizialmente previde un analisi attenta sull’assetto storico e poi su quello sentimentale e personale dei due artisti. Ma, nel momento in cui si impugna un pennello, si riversano su una bianca tela forme d’espressione e dolori, assetti emotivi e convenzionali che non sempre sono ricambiati, che sono le contraddizioni di forme espressive di genio e regolarità.
Ho compreso solo scrivendo il mio ruolo con la scrittura. Avendo così tanti romanzi, avendo letto così tanti autori, la ragazza sognatrice e romantica doveva trovare un posto tutto suo per esprimersi, un dialogo senza falsità.
Quando giunse l’occasione di tornare da una donna straordinaria come Frida Kahlo, ricordo con immenso piacere i bellissimi momenti in sua compagnia. Talvolta non mi sembra possibile che i mesi trascorrono così in fretta, ed io senza fretta mi preparo a parlarvi nuovamente di lei e di Diego Rivera che, dopo averli scoperti, mi hanno indotta ad abbandonare tutte le altre letture che mi ero prefissata per dedicarmi a loro soltanto.
La mia vita è stata completamente travolta nell'essermi affidata a una grande artista come Frida Kahlo, che mi ha condotta in Messico e dinanzi a una realtà dura e scabrosa. Vivendo l'eternità chiusa in un sarcofago di gesso e ferro, in un sudario di putride infezioni e sangue rappreso che non si rimargineranno più. Immaginandola seduta in giardino, con quell'aria tenera, viva e indifesa, si era presa gioco del mio cuore e aveva fatto della sua storia oggetto di enorme fascino.
Una vita travagliata, innumerevoli passioni sopite dalla malattia. Una mano invisibile l'aveva spinta a combattere, a stringere fra le mani un vecchio pennello di legno e ritrarre tutto ciò che la circondava. Una donna comune che ha cercato di sembrare un intellettuale e che, persino la malattia, le disgrazie, frantumeranno i suoi sogni in minuscoli pezzettini, le conferirono una certa raffinatezza ma anche tanta infelicità.
Frida è una creatura che ha preso vita propria di nascosto, inaspettatamente. E questa ennesima recensione è un tentativo di spiarla impunemente, avvicinarla, facendole sentire il mio respiro sulla pelle.
Questa ragazza dotata di una bellezza che si concentra maggiormente negli occhi, così profondi da dare un senso di smarrimento e vertigine, mi ha stretta da ogni parte, così salda e ferrea da impedirmi alcuna via di fuga. Rendendola ai miei occhi una donna forte e carismatica, in cui ci si può rispecchiare o vivere come la bellezza di un sogno ineffabile e profondo.
Rifugio ove vi sono custoditi ricordi di due grandi pittori, desideri di una donna inchiodata a vita in un letto. Frutto di un brutto scherzo, allucinazione di un idillio romantico che si frantuma con la visione di una realtà distorta, Diego e Frida è un monologo bello e particolare che ha scandito bellissimi momenti in sua compagnia. Ha sorvolato i cieli celesti del mio cerchio personale, libera di seguirli, libera di volare via assieme a loro e di brillare alla luce del sole, come un riflesso perpetuo nel tempo.
La fine arrivò all’inizio dell’autunno. Non in estate, quando questa terra bellissima pullulava di vita ma in cui la cultura era tenuta a bada da un profondo disprezzo. Così fertile e ricco di idee in cui ho potuto udire ancora l’urlo della rivoluzione. In esplosioni concitate di violenza e caos rigeneranti in cui tutto è splendidamente nuovo, l’immensità degli orizzonti e delle possibilità. Così disorganizzata e andata in malora, ma che mantiene l’immensa bellezza della terra.
E così eccomi seguire Frida Kahlo e Diego Rivera, quando abbracciarono la vita con pennellate di colori dai toni più sgargianti, la realtà che si espone come un male che rode dentro e che non si può tenere a bada, il destino recluso in forme di bellezza atipiche ma remote. Costruire un mondo in cui c’è energia, armonia avrebbe dovuto dare forma. L’angoscia e il piacere della morte forme di esistenza, la continua e perpetua speranza di venire a capo dei propri mali e delle proprie difficoltà vestendo posizioni scomode che non raggiunsero mai l’idillio piuttosto una lotta feroce fra due personalità complesse e contrapposte.
Diego e Frida è un continuo inseguimento di fantasmi, racconto di emozioni, amori e tradimenti di due artisti che non solo si approprieranno del Sé e del loro dolore mediante la pittura – così vivace perché si mescola alla luce particolare del Messico, col rumore della vita quotidiana -, l’odore delle strade e dei mercati, quanto una languida nostalgia che indugia sul trespolo degli antichi monumenti confiscati dalla forza delle autorità superiori, sfruttando ogni cosa. Così disgraziatamente perso nella nebbia del tempo, del ricordo, così veritiero e mitico di cui l’arte è un buon surrogato per esprimere emozioni. Sarebbe stato più dolce, più semplice raggiungere il nostro cuore, farlo pulsare raccontando la forza e la grandezza di un popolo mostrando al mondo la smorfia dei potenti che surclassano i poveri, se la vita, il Fato che inducono a conoscere la proibizione mal ascoltata avrebbe prodotto archetipi di vita in cui la disillusione era la madre di ogni cosa.
Lo splendore unico del passato simboleggiava la promessa di una nuova grandezza. Unica nella sua irreversibile forma religiosa, glorificante del passato. Io non ho potuto non lasciarmi contagiare dal suo claudicante assetto rocambolesco, che inizialmente previde un analisi attenta sull’assetto storico e poi su quello sentimentale e personale dei due artisti. Ma, nel momento in cui si impugna un pennello, si riversano su una bianca tela forme d’espressione e dolori, assetti emotivi e convenzionali che non sempre sono ricambiati, che sono le contraddizioni di forme espressive di genio e regolarità.
Ho compreso solo scrivendo il mio ruolo con la scrittura. Avendo così tanti romanzi, avendo letto così tanti autori, la ragazza sognatrice e romantica doveva trovare un posto tutto suo per esprimersi, un dialogo senza falsità.
Quando giunse l’occasione di tornare da una donna straordinaria come Frida Kahlo, ricordo con immenso piacere i bellissimi momenti in sua compagnia. Talvolta non mi sembra possibile che i mesi trascorrono così in fretta, ed io senza fretta mi preparo a parlarvi nuovamente di lei e di Diego Rivera che, dopo averli scoperti, mi hanno indotta ad abbandonare tutte le altre letture che mi ero prefissata per dedicarmi a loro soltanto.
La mia vita è stata completamente travolta nell'essermi affidata a una grande artista come Frida Kahlo, che mi ha condotta in Messico e dinanzi a una realtà dura e scabrosa. Vivendo l'eternità chiusa in un sarcofago di gesso e ferro, in un sudario di putride infezioni e sangue rappreso che non si rimargineranno più. Immaginandola seduta in giardino, con quell'aria tenera, viva e indifesa, si era presa gioco del mio cuore e aveva fatto della sua storia oggetto di enorme fascino.
Una vita travagliata, innumerevoli passioni sopite dalla malattia. Una mano invisibile l'aveva spinta a combattere, a stringere fra le mani un vecchio pennello di legno e ritrarre tutto ciò che la circondava. Una donna comune che ha cercato di sembrare un intellettuale e che, persino la malattia, le disgrazie, frantumeranno i suoi sogni in minuscoli pezzettini, le conferirono una certa raffinatezza ma anche tanta infelicità.
Frida è una creatura che ha preso vita propria di nascosto, inaspettatamente. E questa ennesima recensione è un tentativo di spiarla impunemente, avvicinarla, facendole sentire il mio respiro sulla pelle.
Questa ragazza dotata di una bellezza che si concentra maggiormente negli occhi, così profondi da dare un senso di smarrimento e vertigine, mi ha stretta da ogni parte, così salda e ferrea da impedirmi alcuna via di fuga. Rendendola ai miei occhi una donna forte e carismatica, in cui ci si può rispecchiare o vivere come la bellezza di un sogno ineffabile e profondo.
Rifugio ove vi sono custoditi ricordi di due grandi pittori, desideri di una donna inchiodata a vita in un letto. Frutto di un brutto scherzo, allucinazione di un idillio romantico che si frantuma con la visione di una realtà distorta, Diego e Frida è un monologo bello e particolare che ha scandito bellissimi momenti in sua compagnia. Ha sorvolato i cieli celesti del mio cerchio personale, libera di seguirli, libera di volare via assieme a loro e di brillare alla luce del sole, come un riflesso perpetuo nel tempo.
Valutazione d’inchiostro: 4
Insomma non indimenticabile ma comunque emozionante e interessante. Non sono mai stata un'appassionata di Frida Kahlo ma lo tengo in considerazione per quanto riguarda l'argomento amore ❤️
RispondiElimina❤️❤️
Elimina