Mi sono appostata ai bordi dell’anima di questa storia inconsapevole di ciò che avrei vissuto fra le sue pagine, ma anche un po' diffidente per la strada che avrei dovuto presto percorrere in compagnia della sua protagonista, Rossella. Stephanie Garber tira fuori un asso dalla manica: le illusioni, i sogni hanno una loro validità? E mediante la scrittura, un’invisibile lente di ingrandimento, comincia a snocciolare una trama che sotto certi aspetti si è rivelata interessante, coinvolgente, che strizza l’occhio ad altri romanzi del genere. Risucchiata in una terra abbattuta dal sonno in cui il mio stato d’animo è stato parecchio ambivalente, quiete, in cui vigono elementi in cui l’estatica cozza con la realtà. Così crudele ed egoista, come una condanna che grava sulle nostre fragili membra.
Autore: Stephanie Garber
Casa editrice: Rizzoli
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 430
Trama: Il mondo, per Rossella Dragna, ha sempre avuto i confini della minuscola isola dove vive insieme alla sorella Tella e al potente, crudele padre. Se ha sopportato questi anni di forzato esilio è stato grazie al sogno di partecipare a Caraval, uno spettacolo itinerante misterioso quanto leggendario in cui il pubblico partecipa attivamente; purtroppo, l'imminente, combinato matrimonio a cui il padre la sta costringendo significa la rinuncia anche a quella possibilità di fuga. E invece Rossella riceve il tanto desiderato invito, e con l'aiuto di un misterioso marinaio, insieme a Tella fugge dall'isola e dal suo destino... Appena arrivate a Caraval, però, Tella viene rapita da Legend, il direttore dello spettacolo che nessuno ha mai incontrato: Rossella scopre in fretta che l'edizione di Caraval che sta per iniziare ruota tutta intorno alla sorella, e che ritrovarla è lo scopo ultimo del gioco, non solo suo, ma di tutti i fortunati partecipanti. Tutto ciò che accade in Caraval sono solo trucchi e illusioni, questo ha sempre sentito dire Rossella. Eppure, sogno e veglia iniziano a confondersi e negare la magia diventa impossibile. Ma che sia realtà o finzione poco conta: Rossella ha cinque notti per ritrovare Tella, e intanto deve evitare di innescare un pericoloso effetto domino che la porterebbe a perderla per sempre...
La recensione:
Caraval è stato costruito come una serie di diapositive, che io ho guardato attentamente in ogni momento che ha scandito due pomeriggi in sua compagnia, meditando il più possibile su ciascuna a lungo. C’era una ragazza che diede inizio a questo << gioco >> con l’unico obiettivo di salvare sua sorella e …. E poi personaggi che disgraziatamente non hanno potuto spiccare più di tanto, macchiette quasi prive di fondamento e concretezza, che in una coperta di situazioni piatte e tendenzialmente lunghe non hanno accresciuto l’aura luminosa che il romanzo mi trasmise all’inizio, piuttosto l’affievolirono. Caraval però, alla fine, si è insinuato in un angolo del mio cuore, sebbene fondato maggiormente su qualcosa che non ha una sua validità. Qualcosa che non riesce a stare all’in piedi, forse su un’impalcatura troppo debole e che mi vede ancora frustata e perplessa se abbracciare i volumi successivi o meno.
Caraval era quella sentinella silenziosa che si stanziò dinanzi a me come quel luogo seducente e attraente, attorno al quale ruotano le vicende di svariati personaggi. Era quel luogo in cui è stato possibile perdersi… e mai più ritrovarsi, riflettersi in condizioni o eventi nel quale spicca la nostra anima, il nostro modo di fare, di cui la sua autrice lo delinea mediante immaginazione. Si, perché quella de Caraval è una narrazione semplice di cui si parla di magia ma completamente inesistente. L’individuo dovrebbe osservare attentamente ciò che lo circonda, sebbene caparbio a detenere quel potere che possa conferirgli un certo tipo di perfezione, approfondendo e cogliendo quei messaggi che compaiono disseminati in questo canto corale come provenienti da un mondo lontano. Da un luogo onirico, quasi surreale che avrebbe dovuto mettere in risalto qualunque aspetto di forma buona o cattiva e “l’approccio” di chi desidera interpretarlo, andando incontro a qualunque conseguenza. Non spiccando dunque per la loro diversità né desiderosi di redimersi da qualunque forma di perversione, di mancata libertà, conoscitori fini di un mondo limitato. Una realtà parallela in cui perdersi è stata davvero inevitabile, impossibile, e che adesso, dopo qualche giorno di distanza dalla sua lettura, credo ancora di farne parte.
Un certo turbamento persino per me, viaggiatrice di passaggio, nel quale ha assistito al collegamento di due mondi completamente diversi ma intrappolati nella clessidra del tempo. E, il tutto, dipinto in un frammento di qualcosa che disgraziatamente non ho potuto contemplare. Qualcosa di perduto e impossibile da recuperare in cui la speranza affiora da un buio e vasto fondale.
L’atmosfera onirica e ovattata, i colori vellutati e sfarzosi, quel sentore di inquietudine che aleggia tutt’intorno, il concetto di illusione che evidenzia come dietro ad essa si nasconde ogni inimmaginabile bruttezza, che ti inducono a vivere in un tipo di illusione che sconvolge ma dalla quale determina il tipo di persona che siamo.
Opera imperfetta che non risponde a qualunque quesito dettato dalla nostra coscienza, ma che mi ha trascinato nel machiavellico intento di scovare la crudeltà, l’innocenza, in uno squarcio di luce che ne risalta le tenebre.
Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo
Io difficilmente leggo i romanzi fantasy, non è proprio il mio genere.
RispondiEliminaPerò devo dire che la tua recensione mi ha incuriosita, anche se il voto non è tra i più alti.
Non mi ha particolarmente emozionato... Per il momento sono soddisfatta di aver letto il primo capitolo 😊😊
Elimina