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giovedì, febbraio 09, 2023

Gocce d'inchiostro: Donne innamorate - David H. Lawrence

Di classici non ne riesco ad avere mai abbastanza. Poco più di un centinaio di libri, le mie strapiene librerie contano un numero non indifferente di romanzi di letteratura classica, e quella di cui vi parlerò quest’oggi è un tipo di storia – che rientra sempre nell’ambito classico -, che mi aiutò a conoscere maggiormente il suo autore, ospitandolo fra le mura del mio santuario magico, gruppi di anime che hanno una luce interiore purissima, ardente ma con la perenne prospettiva di far presa sulla vita, catturarla nella sua comprensione, ma dilaniati da un vuoto interiore che li proietta in una condizione quasi denigratoria. Forse sarebbe stato meglio che l’anima fosse in netta contrapposizione con l’ambiente circostante, che la povertà e la miseria non fossero rinnegate, la grandezza dell’uomo che dipendeva esclusivamente dal compito assegnato e dal suo modus operandi nel realizzarlo. Niente che non avessi già visto, ma il tutto immerso in un’atmosfera la cui aria era satura di innescamenti d’azione, intenti che dovrebbero condurre alla felicità o modificare qualcosa, in cui il rapporto fra uomo e natura è indirizzato prevalentemente al cambiamento o alla distruzione. All’ombrosità o all’oscurità. Sopra l’iridescenza della coscienza avrebbero vorticato violente pressioni del mondo esterno, scevra da qualunque forma di annientamento, sciatteria e insulsaggine.

Titolo: Donne innamorate
Autore: David H. Lawrence
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 704
Trama: In questo romanzo, pubblicato nel 1920 e concepito idealmente come seguito de "L'arcobaleno" (1915), Lawrence esplora, avvalendosi di una trama esile e pretestuosa ma anche di un'estrema dilatazione e intensificazione dei dialoghi, le più diverse implicazioni dei rapporti tra i due sessi, l'assurdità delle convenzioni sociali che vorrebbero delimitarne le possibilità e i modi, il tormento dell'eterno conflitto tra istinto e intelletto, tra sensualità e ragione, sullo sfondo della società industriale inglese del primo Novecento. L'abbandono della tradizione narrativa ottocentesca, del romanzo "ben costruito" in virtù di uno sviluppo regolare della storia e dell'aderenza realistica ai fatti, è definitivo: la struttura di "Donne innamorate" è accidentata, spezzata, apparentemente incoerente e segna l'inizio di una significazione espressionistica e simbolica tipicamente novecentesca.

La recensione:

Chi muore, e morendo sa amare ancora, crede ancora, non muore realmente. Continua a vivere nell’esser amato.

Ursula e Gudrun Brangwen. Due sorelle nobili e benestanti inglesi. Residenti in Inghilterra, ricche, lavoratrici e indipendenti, imprenditrici capitaliste ma anche socialiste, donne così ostili alla realtà circostante le cui gesta o azioni le indussero a dedicarsi a delle attività sovversive << offendendo >> il parere di chi invece abbracciava tutto questo al punto di rischiare l’alienazione da certi dogmi o gruppi, intenti che non avrebbero giovato alla loro salute né tantomeno alla loro famiglia, così influenzati e malati di tedio e insoddisfazione rincorsero la novità, la modernità, liberandosi però solo del marciume. Affinché ci si sentisse liberi di scrollarsi di dosso tutto ciò sarebbe stato necessario abbracciare un certo cambiamento, in primis che avvenga in noi, scivolando dalla guaina della Materia staccandosi dalla memoria del Caos per poi precipitare sull’ignota realtà. Da tutto a praticamente nulla, si aspira ad ottenere un mondo speciale costruendolo da soli, non facendo alcunché se non scrutando la società nella sua interezza. Comprenderla a fondo affinché concretezza e distruzione non convergessero lungo un'unica direzione quanto in strade separate: forme che avrebbero abbracciato il progresso e forme che invece l’avrebbero distrutto. L’istruzione avrebbe forse soppiantato tutto questo, ma avrebbe avvizzito l’IO poiché soffocato da parassiti o da qualcosa che non dà sufficiente nutrimento
Fu così che sbarcai sul suolo americano che David Lawrence dipinse così bene in un ritratto sociale e culturale come questo, arrivando a possedere persino me, ritrovandomi seduta nel bel mezzo di personaggi che desidererebbero raggiungere la purezza, una chiara essenza, un tempo infusi fra loro, mostrando sempre la stessa faccia, ma vincolo temibile e terribile agli occhi del sesso più forte, così sprezzabili e diffidenti, isolati in luoghi che ripudiano qualunque intento maligno, qualunque rapporto disinteressato. Entità disgiunte, separate, prive di qualunque significato. L’inesauribile battaglia contro la Materia, contro la terra e tutto ciò che essa racchiude portano alla luce la materia ignominia del sottosuolo e la riducono alla volontà in cui il desiderio di realizzare un perfetto meccanismo valica ogni cosa. Questo folle e spietato meccanismo che è una subordinazione alla vita, e in cui, delle volte, mi sono sentita persino intrappolato, soffocata, oppressa da qualcosa che è esistito solo nella mia testa, perché fui così immersa in qualcosa che mi affascinò e infastidì tantissimo, sbandando e perdendo un po' la direzione, mettendo gli occhi in primis su queste donne innamorate e poi sui loro rispettivi uomini, non riuscendo però a valicare i confini del possibile, la dolcezza del mio cuore era in netto contrasto con quella di Ursula e Gudrun, non che la loro fosse un’anima spietata o crudele, ma la cui frustrazione che gravava come un fardello troppo pesante sulle loro coscienza inquinò fin troppo spesso il loro sorriso. Sembrava fossero fin troppo proiettate in una realtà disumana, l’inizio di un processo amorfo e ineluttabile in cui l’intento fatalista era reso all’estremo, si abbraccia o si segue una linea di nullità come un male incurabile e invincibile, impossibile da estirpare, e niente di tutto questo sarebbe stato possibile con altre ragazze, magari figlie di carta di un Thomas Hardy o di una Elizabeth Gaskell, la cui luce interiore splendeva fin troppo. Accecava persino i nostri occhi deboli. E ciò, questo spregevole sistema, le avrebbe annientati. Sarebbe stato impossibile contrastarle, così facile da trovarsi lì, ora che alla soglia dei trent’anni ho già visto una certa crudeltà circospetta.
Appagando così la brama lussuriosa, sopraffina, possessiva della loro anima, in un viaggio un po' monotono ma ricco di delucidazioni culturali e politiche, la storia di due coppie apparentemente banale ma che cresce e si consolida in un paesaggio che sembra stia avvizzendo, in cui si avverte il desiderio del possesso e la tacita richiesta d’aiuto di queste due figure, presumibilmente immagine riflessa della stessa Costance de L’amante di Lady Chatterley, ottenendo la loro unica occasione di riscatto o rinascita, a una vita che è sempre stata vuota e inappagante.
Un inghippo di relazioni, interazioni, rivelazioni sconcertanti e non che ci parla di personaggi non proprio meravigliosi né perfetti, ma che spiccano per il loro essere non perfetti né meravigliosi. Quanto esseri finiti in un mondo infinito che vagano lungo la riva dell’assurdo, dell’insoddisfazione, in una continua ricerca dell’identità interiore, che poggia sugli aspetti psicologici che su quelli sensuali il cui messaggio fondamentale consiste non nel compiacere esclusivamente se stesse, ma essere libere di spiccare il volo, quando meno se lo aspettano.

Valutazione d’inchiostro: 4

2 commenti: