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domenica, marzo 05, 2023

Gocce d'inchiostro: Foundryside - Robert Jackson Bennett

Si raccontano e si leggono tanti romanzi. Io, ne leggo un bel pò, anche se forse delle volte dovrei darmi una regolata, ma di libri non riesco proprio a saziarmi e di storie da leggere e scoprire ce ne sono un’infinità. Di Foundryside sinceramente non sapevo nemmeno l’esistenza, ma la recente pubblicazione in casa Oscar Vault, che confido vivamente possa continuare a sfornarci opere di questo tipo, ho visto in queste pagine un che di affascinante, ammaliante, la cui anima poggia su aspetti che macchiano qualunque entità semplice, pura, avvolgono le nostre fragili membri in qualcosa di solido e indistricabile che, sulle prime, mi ha disorientato, poi introdotto in un mondo il cui meccanismo magico intercetta le istoriazioni, i simbolismi, affondando le sue radici negli antichi miti i cui protagonisti non sono solo le semplici persone in carne e ossa quanto gli oggetti. Qualunque materiale abbia una sua anima, un suo spirito, rispondendo ai bisogni altrui quasi inconsapevolmente.
 Quella di questo romanzo è una storia che mi ha piantata dinanzi a una verità cruda e scomoda che sulle prime mi ha fatto sentire a disagio per aver dubitato della sua straordinaria capacità di essere un piccolo grande mondo nelle mani di falsi miti, antiche leggende, allibita dal fatto che si possono ancora riporre speranze a certe letture, nonostante il target possa sembrare indirizzato esclusivamente a un pubblico giovane. E, una volta terminata la lettura, ho sentito il bisogno di parlarne con qualcuno, elencare gli innumerevoli motivi per cui qualcosa dentro di me doveva andare al suo posto per cui mi ha letteralmente surclassato lo spirito, la forte esigenza di accaparrarne presto una copia cartacea. Avrei tenuto a bada la mia anima semplice e appassionata, dando sfogo ai miei “problemi”, situazione che non avrebbe cessato di esistere se non quando mi sarei sentita completa. Questa lettura è avvenuta in un momento particolare senza chiedere nient’altro che un briciolo della mia attenzione cui mi sono rivolta con un caloroso slancio. E non senza una certa amarezza, rivolgo un arrivederci risolvendo in un doppio evento, un incontro speciale e particolare su entrambi i fronti.

Titolo: Foundryside
Autore: Robert Jackson Bennett
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 600
Trama: Sancia Grado è una ladra, e una ladra tremendamente brava. Il suo ultimo obiettivo, un magazzino sorvegliatissimo sul molo di Tevanne, non sembra per niente fuori della sua portata. Ciò che Sancia non sa è che quello che le hanno chiesto di rubare è un manufatto dal potere inimmaginabile, che potrebbe rivoluzionare la tecnologia magica delle istoriazioni. Le compagnie mercantili che controllano questo potere – l'arte di usare speciali segni per far diventare gli oggetti quotidiani senzienti – l'hanno già usato per trasformare Tevanne in una spietata macchina capitalista. E se dovessero riuscire a decifrare i segreti del manufatto, riscriverebbero il mondo stesso per adattarlo ai loro scopi. Nemici potenti vogliono Sancia morta e il manufatto per sé. E nella città di Tevanne non c'è nessuno che possa fermarli. Per avere una possibilità di sopravvivere e di fermare il letale processo che si è messo in moto, la ragazza dovrà schierare alleati improbabili, imparare a sfruttare il potere del manufatto e, soprattutto, dovrà trasformarsi in qualcosa che non avrebbe mai immaginato.

La recensione:

Ammaliata, si. Così mi sono sentita, sin dal primo momento in cui vi ho messo piede in queste pagine. Quando vidi la bellissima copertina di quest’opera stanziare sulla mensola di una libreria, quella più vicina della mia città, il mio interesse fu subito attratto come un magnete. Per questo, quando giunsi a casa, non ci pensai due volte a sfogliarlo, leggiucchiare qualche pagina …. E divorare seicento pagine in nemmeno una settimana, perché ogni volta tornavo da Sancia e dalla sua stramba storia ero messa alla prova e costretta a raccapezzarmi di più su dove avrei dovuto dirigermi, su cosa avrei dovuto fare per non cogliermi impreparata, ma attenta e desiderosa di rispondere a qualunque domanda mi fosse posta. E cosa ho imparato da tutto questo se il mio è stato una continua e insostenibile fonte di ammaliamento, stupore, pagina dopo pagina? Chi non la pensava come me?
Dalle numerose recensioni qui, sul web, a quanto pare, ancora nessuno. Ma, come dargli torto?!? Perché c’è tanto da dire quando si parla di fantasy. Tante le informazioni, la carne sul fuoco, e, delle volte, si rischia di strafare. Questo romanzo però, come altri fantasy del genere, ci parla di magia, di adolescenti in perenne lotta contro il Male, con la consapevolezza che a rendere sopportabile la sopravvivenza in questo schifo di mondo sia la possibilità di compiacere il proprio dovere non soltanto per ottenere un certo prestigio o la gloria eterna, aggiustando o raddrizzando qualcosa che è perennemente rotto, quasi bramosi di usufruire di un certo prestigio, un continuo tentativo di salvaguardare se stessi, tingendosi di malformità e cupezza.
La grande fortuna fu incappare in queste pagine in un periodo della mia vita in cui agognavo distaccarmi dalla realtà, dal mondo circostante, un vibrante antidoto a quella gran cattivona che è talvolta la vita, un’opera bellissima che non mi vergogno a tesserne le lodi, povero di sentimenti ma non di emozioni, suddiviso in elementi che conducono tutti in un’unica direzione: la salvezza. Frequentatrice assidua di questa città, Foundryside, amica di girovaghi, contadini, lavoratori umili che fanno di ogni raccolto una grande ricchezza, così diversa da tutti i romanzi fantasy che ho letto sino a ora, anche se secondo molti richiami le opere di Brandon Sammers di cui non ho ancora letto niente -, ed io di conseguenza non ho potuto  non ascoltarli nel loro opprimente silenzio, passando da una civiltà ad un’altra, ognuno di loro rivelanti ma non così essenziali come la stessa Sancia che non sarà solo colei da cui dipenderà ogni cosa, si muoveranno i fili di un architettura splendida e accattivante, ma la sua presenza, il suo stare sul mondo si concretizza nel comprendere il mondo mediante delle istoriazioni. Manovrarlo, interpretarlo affinché la sua anima e quella degli oggetti si fondessero in un unico legame, come se fosse scontato lei fosse nata per svolgere un certo compito di cui il lettore conosce ben poco ma da cui non ha altra scelta.
Il futuro che è stato disegnato con tanta cura, che era già di per se abbastanza nero, scivolò dall’altura di un monte che la vide ben presto intrappolata in qualcosa di più grande di lei, e ora che le mie supposizioni erano andate a fondo si prospettava una lettura da cui non ne sarei uscita tanto facilmente. Guasta, sotto certi aspetti, ma col desiderio insopprimibile di porgere un gesto di comprensione o carità a Sancia, a pochi chilometri dalla mia anima, che certamente non sfigura dalle altre eroine della letteratura americana che ho letto sino ad ora. Molto poco, a dire il vero, ma quel numero sufficiente per farmi un’idea. Era solo questione di tempo, poi ci sarebbe stata la questione della famiglia, del desiderio insopprimibile di libertà, di seguire dei dogmi per molti incomprensibili ma che l’avrebbero resa libera, più forte e pragmatica, attraverso cui avrebbe potuto riconsiderare il modo in cui viveva e si sottometteva, forse persino per il suo stesso destino.
Non capita spesso che io nutra moti di compassione e un forte senso di comprensione ed empatia per qualcuno che non è fatto di carne e ossa, ma decisamente il mio essere cinico e talvolta apparentemente distaccata non potè competere con il grande bazar di eventi che costelleranno queste splendide pagine. Questo melanconico dramma americano che poggia le basi su aspetti risalenti alla magia e all’esoterismo, in cui l’individuo si pone dinanzi a delle sfide che lo metteranno in gioco, sorpassando ogni cosa. Una fantasia ammaliante che esplora i limiti della conoscenza andando contro futuri predestinati, entità di ogni genere, guidati da forti sentimenti di rivalsa.
Il mio spirito era stato ridotto in piccoli pezzettini, installandosi così in un angolino remoto del mio cuore, facendo di questa lettura l’ennesimo memorabile capolavoro letterario. Ma di capolavoro disgraziatamente non si può parlare ricordando come quello dell’autore è un esordio confezionato con i fiocchi in cui mi sono dibattuta furiosamente e gioiosamente, pagina dopo pagina, riconoscendo il fatto inconfutabile che da certi << tradimenti >> non ci si riprende mai né tanto facilmente. Del resto, il vero motore che spinge ogni cosa è il potere supremo. Soggiogare qualunque cosa o persona, manovrarlo a nostro piacimento perché senza non siamo nient’altro che nullità, gusci vuoti che non hanno alcun pensiero, alcuna volontà o identità ma completamente concentrati sul presente. Nonostante il mondo circostante non è popolato da esseri propriamente buone o cattivi ma guerrieri che non conoscono il vero significato che si cela dietro un’esistenza apparentemente nulla, vana, che sopprime qualunque conquista o distruzione.
Avanzando a tentoni nel limbo in cui la materia è il fulcro principale mediante cui le cose si muovono mediante un certo meccanismo. La morte diviene così non la conclusione, il punto alla fine di una frase, bensì un grande riconoscimento. Un fantasy epico per adulti costruito mediante aspetti che esplicano un unico assetto: esplicare la libertà. Evidenzia come, mediante una sequela di errori, l’individuo è soggetto a scontri e raziocini vari, e che lo rendono atipico e particolare non quanto per la storia in sé tanto per il modo per cui si adorna la materia.. Il suo essere originale, in mezzo a carcasse di guerrieri morti in battaglia, innumerevoli dettagli che richiamano la tradizione antica scritto in maniera alquanto realistico e attento che hanno un’importanza simbolica e non metaforica.

Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo

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