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sabato, marzo 25, 2023

Gocce d'inchiostro: Raybearer - Jordan Ifueko

Da un po' di tempo oramai, ogni romanzo che cattura il mio interesse viene preso subito in considerazione, sin dal primo momento in cui atterra sul mio Kobo. All’arrivo di questa lettura, che svettava splendida come un palazzo sofisticato e maestoso, fui accolta dal profumo di oriente e magia che solitamente avvertono le mie radici, quando decido di imbattermi in questo tipo di letture. Questo romanzo, primo romanzo nonché esordio della sua autrice, in parte fu una piacevole sorpresa, in parte una lunga e talvolta altalenante visione, un canto remoto, quasi una litania di morte che mi è stata sussurrata come un incantesimo, in un guazzabuglio di storie, enigmi, storie dentro storie che sono intrappolate in un sistema che non ha generato in me un certo stupore quanto una piacevole degustazione. Si legge avvertendo un chè di amarostico, insoddisfacente, la nostra anima non riesce a non vedere quegli elementi che stridano con altri fra loro: il ritmo non sempre incalzante, lo sciorinarsi di vicende che generano confusione, l’amore, la magia solo banalmente accennati ma che, in un modo o nell’altro, generano fascino e ammaliamento. Quasi un certo dualismo fra mondo antico e mondo moderno, una certa tensione fra forze opposte che non si annullano completamente quanto fagocitate dalle stesse.

Titolo: Raybearer
Autore: Jordan Ifueko
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 474
Trama: Tarisai ha sempre desiderato il calore di una famiglia: è cresciuta in isolamento, nel selvaggio e lussureggiante regno di Swana. Sua madre, Lady, è una donna potente e temuta, che non le ha mai dimostrato affetto e che la spedisce nella Città di Oluwan, la capitale dell’impero arit, a competere con altri bambini per entrare a far parte del Concilio del principe Dayo, l’erede al trono. Undici di loro verranno selezionati per essere consacrati attraverso il potere del Raggio, che li legherà a vita al futuro imperatore impegnandoli a proteggerlo. Ma il destino di Tarisai è segnato da un crudele incantesimo di Lady, che vuole che la figlia uccida il principe, invece di amarlo e difenderlo. Tarisai è davvero obbligata a essere la pedina nei giochi politici di sua madre? In una capitale piena di intrighi e magia, la giovane dovrà decidere chi considerare davvero la sua famiglia e a chi, invece, voltare le spalle. Nulla conta più della lealtà. Ma cosa accade quando giuri di proteggere colui che sei nata per distruggere? L’esordiente Jordan Ifueko, nuovo fenomeno del fantasy americano, si è ispirata alle terre dell’Africa occidentale per dare vita a un’avventura dal ritmo serrato sul conflitto tra dovere e giustizia, lealtà e amore, obbedienza e autodeterminazione.

La recensione:

Insoddisfazione non è la parola giusta. Insoddisfazione allude a qualcosa che genera amarezza, tristezza, all’impossibilità di essere trasportati dal piacere estetico, oggettivo di un qualcosa, ma non potrei affermare che questa lettura non mi ha suscitato piacere. Rayberear ha agito con quella generale calma che solitamente suscita un romanzo d’esordio, con gli innumerevoli assetti che avrebbero indotto a porre il romanzo in una buona ottica nel panorama della narrativa fantastica per ragazzi.
Forse sarò un pochino arrugginita, una piccola donna di trent’anni che beve classici e la letteratura moderna come se fosse the caldo, ma, delle volte, avverto l’esigenza di smorzare la routine, di leggere romanzi il cui genere era il pane quotidiano delle mie scorribande pomeridiane, dopo aver concluso i compiti scolastici, ma la cerimonia che fu eseguita nel villaggio in cui capitai, in cui vi misi piede mi accolse con un certo fervore. Il suo popolo faceva parte di un’antica tribù che viveva mediante il sacrificio, lo sforzo di combattere al fine di perseguire ogni scopo o obbiettivo, quasi piccoli grandi guerrieri la cui lingua fu alle mie orecchie sconosciuta, incomprensibile, in una città continuamente tartassata da guerre e soprusi vari che innumerevoli volte hanno decimato la sua popolazione.
Raybearer riflette i principi di un popolo il cui << servizio >> è premiato dall’apparizione di qualche divinità o dalla complessità di certi obiettivi ben perseguiti, e mentre la maggior parte di essi furono costretti a subire tutto questo, Tarisai era quella << censurata >>, quella che avrebbe dovuto ripristinare gli elementi, scacciando ogni paura, ogni ostacolo non solo vestendo i panni di piccola guerriera ma desiderando unicamente avere un senso nella diversità che intercorre fra lei e il suo popolo. Una madre non proprio amorevole reca ancora il presagio di nefandezze, preoccupazioni varie, che disgraziatamente hanno sconfinato nel mondo di Tarisai nell’approccio con il suo mondo e quello degli altri. Riducendo le dimensioni della sua diversità, sperando che la diminuzione di tali spazi avrebbe comportato non solo a una rinascita ma a una scoperta del proprio Io o della propria identità. Inevitabilmente mi sono sentita partecipe, a tifare silenziosamente per lei, fin quando si fosse ritrovata, avrebbe trovato ciò che più cercava, compreso il tempo che sua mamma le aveva sottratto. Quel rimasuglio di felicità tanto agognata quanto sperata. Lo spirito doveva essere ripristinato, purificato continuamente, allontandolo da qualunque impurità. Possedere una Dote era un bene comune, un dono dato da una qualche divinità religiosa che è stato dato spontaneamente.
Ho osservato l'intenzione di abbracciare questa nuova storia seduta nel mio scricchiolante letto, con il desiderio insopprimibile di dare voce a chi non aveva ancora avuto voce, inducendomi a provare o sentire cose che non avevano una loro tonalità.
Era una storia di amicizia e d'avventura. Probabilmente nella libreria più vicina della mia città avrei presto cambiato idea, attratta da nuove e splendide copertine di romanzi ancora da leggere e vivere. Naturalmente così non avrei potuto più incontrare Tarisai, conoscere i suoi temibili segreti, né mantenere o stabilire un certo contatto. Una volta che stringo un legame intimo con qualcuno, reciderlo è davvero difficile.
La storia della bella e coraggiosa Tarisai, sin dal primo momento in cui vi misi piede, mi creò turbamento. Il legame di cui parlo disgraziatamente non nacque. Era come se avvertisse impercettibilmente l'equilibrio della gravità terrestre, esercitando tuttavia ben presto una certa influenza sul mio corpo. Infatti, sebbene il mio incontro con questo mondo non fu difficile, solo un po' confusionario, ho provato uno strano senso di insoddisfazione quando venne il momento in cui giunsi al suo epilogo.
Per scacciare questo senso di languore, questo strano senso di malessere, racchiudo in queste poche pagine un rimasuglio di quello che è un pezzo di una melodia scaturita da un poema solenne, tragico, drammatico, che richiama alla mente quell'auto completamento interiore che ogni scrittore, ogni autore desidera, e ciò è stato davvero sorprendente. La storia della bella Tarisai poteva divenire, in poco tempo, quella litania il cui sottofondo era ideale per un poema fantastico. E, disgraziatamente, non di questo.
Quella di Jordan Ifueko è una fiaba di un certo calibro, epico/ fantastico che ha vasti richiami al passato, intriso di magia e un pizzico d’amore di cui il lettore si sente così non solo partecipe ma testimone di misteri, segreti inviolati, mediante parole semplici o irripetibili, interrotti da qualche aggressione brutale, cozzando mediante sentimenti di odio e amore dal quale ci si sente ammaliati.
Dal palcoscenico artificiale di un'altra vita, di un altro mondo, un altro mistero offuscava il destino di una giovane donna che ovviamente preludeva alle brutalità successive. Nel superarli, ho avvertito il disagio di come la donna viva in una condizione di perenne costrizione, obblighi e disagi. Idiomi che sembrano piuttosto lontani, eppure così vicini.
Un trionfo di bellezza, un certo amore per le arti e la mitologia, uno sciame di personaggi che non hanno una loro verve ma si sono mossi con una certa velocità alla ricerca di un sentimento che forse non esiste nemmeno, appostati qua e là, romanzo carino ma non indimenticabile che avrebbe potuto fungere da poema romantico, sensuale e seducente da cui però traspare una certa incertezza, un certo abbandono. La Jordan, devo ammettere, a proposito, ha realizzato un lavoro eccezionale. Attenta, curiosa, osservatrice, di cui questa sua prima opera è un esempio per l'amore che ella riserva al mondo orientale e con il quale esplora il cuore umano, con delicatezza e libertà.

Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo

2 commenti: