Queste così come tante altre parole che ho adottato, ho adoperato per riporre i miei pensieri, esprimere le mie emozioni non sono che frasi meccaniche, dettate esclusivamente dal cuore, sentite e profonde, che hanno a che fare con la mia sfera personale. In profondità ci sarebbe tanto altro da dire, ma non mi piace mettermi in mostra e di parole nette ed essenziali non se ne ha mai abbastanza. Lasciano molto più di quel che si crede.
Così colorato, sofisticato, semplice, intimo e progressista da cui ho potuto vedere ogni cosa. Un foglio bianco, punteggiato da piccoli sbaffi e volteggi, adornato da linee rette, e solo dopo da frasi raffinate provenienti da un’anima arida. Il pallido riflesso di ciò che sono stati per l’autrice i suoi più intimi segreti, e di cui traspaiono particolari valori.
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Una tela dalla luce apparentemente fievole, che prende vita in un soffio e che divora da dentro per come pensavo. Un vertiginoso labirinto che mi ha resa impossibilitata nel contenere la mia felicità per la sua lettura.
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Una storia molto carina che inevitabilmente mi ha fagocitato… beh, in un certo senso, alla fine, è quello che è accaduto. Una necessità a tornare fra le braccia di autori che negli anni ci hanno inevitabilmente risucchiato in un vortice di sensazioni altalenanti, quasi guasti, annichiliti nel portare il fardello di una vita crudele, egoista, minacciosa, destinati a porre rimedio a qualcosa anche quando sembra non sia così.
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Sciorina elementi, snocciola tematiche che non hanno niente di così memorabile da altri romanzi del genere, ma mette insieme l’idea che l’individuo è si un individuo autonomo ma che deve essere guidato da qualcosa o qualcuno di potente, ovvero Dio. Lui così buono e generoso avrebbe esaudito qualunque desiderio, lui così caritatevole e comprensivo avrebbe agito quando meno ce lo saremmo aspettati. Io, che disgraziatamente non sono mai ascoltata, continuo a credere al suo potere onnisciente e ripone, giorno dopo giorno, speranze che da un momento all’altro la vita possa essere meno << impegnativa >>. Ma, questa è un’altra storia.. Sicuramente, ci si aggancia alla sua presenza depositandoci in un angolo profondo del suo immenso Sapere, e attendiamo pazientemente che arrivi presto anche qualcosa per noi.
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Una lettura che mi ha piacevolmente colpito. Perfino la mia coscienza, che solitamente non vuole saperne di incappare in forme di letteratura che alla fine si rivelano nient’altro che una perdita di tempo, non ci pensò due volte a credere come si trattasse in realtà di uno spiraglio di salvezza, uno sprazzo di luce in un banco di nuvoloni grigi e ingombranti, riconoscendo come abbracciare questo tipo di letture talvolta sia un’ottima scelta e che la storia di Rita Nardi è quel tipo di storia che se fossi stata un’adolescente sarebbe stata il posto migliore per stanziare per una manciata di giorni in confronto alle gelida mura di un Castello fuori città in cui mi piace rifugiarmi assiduamente.🌺🌺🌺🌺🌺
Una storia che trasmette estraneità, vulnerabilità nonostante si combatte per ottenere il contrario, introspettivo e attento intrappolato nel buio in cui la nozione del tempo traballa come un vagone su un asse in equilibrio precario. Una piccola fortezza riassorbita dalle stesse parole con cui è stata raccontata.
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Un’opera deliziosa in cui trapela l’amore per Proust, la letteratura, e che tocca corde così sensibili del nostro animo che hanno un che di magnetico, perché delle volte non mi è sembrato di leggere quanto << vivere >>. Sentinella silente di unione fra anime che ha raccontato qualcosa di piccolo che ai miei occhi è divenuto gigantesco, importante, e forse uno dei principali motivi per cui mentalmente continuo a tornarci, perché avrei ascoltato altro, instancabile a condividere un amore grande e inarrestabile come quello della Recherche.
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Così astratto, preciso, freddo, dominato da qualcosa di potente, così cervellotico e cerebrale che non trasmette alcuna emozione quanto dotato di un forte umorismo nero, lucido e acuto, avvolto nella malinconia della miseria e della paura.
Un’entità umana riesumata dal tempo che esplica valori universali fondamentali, immutabili nella dignità dell’intelligenza, sicuro ma fin troppo sterile per i miei gusti che, privo di quei guizzi letterari che mi piacciono tanto, merita una certa importanza ma non marchia al punto da considerarlo incensurato per qualunque approccio o età.
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Alice Oseman, maestra dei sentimenti prettamente adolescenziali. Abile cantastorie di opere liriche che non possiedono niente di speciale ma sono uno squarcio sull’anima di chiunque, sbocchi di vita che disgraziatamente restano quasi sempre ai bordi della mia anima – per semplice gusto personale -, ma sono echi, effetti straripanti di magia, sarcasmo, esuberanza che, nonostante il tono quasi sempre vittimistico, tipico dell’adolescenza, dà però un’infarinatura su ciò che celano gli adolescenti.
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Una lettura che nella sua straordinaria delicatezza conferisce una sorta di energia spirituale. Quando il Fato bussa alla porta costringe ad affrontare la vita in ogni forma, in ogni dilemma, alludendo a innumerevoli opportunità in cui si alena anche il minimo contatto. Non propriamente liberi da entità che imprigionano nella loro morsa, in cui mi è stato davvero impossibile non poter ammirare queste figure di passaggio nei loro abiti umili, aspirando ventate di odori malsani che pian piano si lasceranno alle spalle.
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Non è solo il racconto di un ricordo, piuttosto una sorta di viaggio interiore in cui inevitabilmente ci induce a guardarsi dentro. In una pioggia di scintille che via via si acquietano, in un improvviso bagliore arancione dinanzi l'oscurità. Una luce momentanea che rimane negli occhi per tutta la durata della sua lettura, ma che poi svanisce così com'è apparsa.
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Un racconto che altri non è che un oscuro labirinto in cui non tutti credo ameranno perdersi e che, per opera di un magistrale disegno, appassiona e sconcerta.Gioca tra il reale e l'assurdo, sentimentale e drammatica che è una nostalgica rievocazione del passato, nonché rivisitazione di un epoca irrecuperabile fatta di strani e oscuri personaggi, rivelazioni sconcertanti e patti stretti col diavolo.
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Pezzo di puzzle che compone quel meraviglioso cammino de La divina commedia i cui personaggi tuttavia non hanno mai trovato una sicurezza totale. Una delicata sicurezza che è stata lentamente nutrita, ai mali che sono stati loro inflitti, cercando di perfezionare e sanare il corso di uno strano destino.Un gesto familiare e tenero, che ho fatto già in passato e che rifarei altre milioni di volte. Come se Mercuzio mi appartenesse. Diventando la musa di qualcuno, venerato e adorato dalla sottoscritta con tutto il corpo e tutta l'anima. E solo così, leggendo, ascendendo al Paradiso.
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E’ stato scritto da nient’altro se non dal bisogno di rievocare un frammento del passato, il suo e più precisamente quello della sua terra natia, con una sferzata di sentimentalismi ed emozioni varie che effettivamente travolgono e coinvolgono in un quadro italiano prettamente carino, impressionistico, e il cui linguaggio pittoresco è emblema di coraggio, determinazione ma non forza perché quando i suoi abitanti avrebbero dovuto apparire, spiccare per la loro <<particolare >> predisposizione di farsi sentire, il motore che la spinge ad abbracciare tutto questo, si consolida in un viaggio letterario normalissimo, un viaggio davvero carino e appassionante.
Ho letto solo "Un albero cresce a Brooklyn"; ottimo post, grazie
RispondiEliminaA te 😊
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