L'autrice di
questo romanzo fa parte di quella cerchia di autori cui mi lego solo di rado. I
lettori la amano perché il lirismo e la sensibilità della sua prosa che la
caratterizzano hanno il potere di scalfire persino l'anima dei più coriacei. E
anch'io, nonostante non mi consideri una persona coriacea, ho colto questa
strana "magia", che la contraddistingue. Eppure, ho letto come tutti.
Vissuto una storia, apparentemente semplice e poco originale, come se non ci
fosse un domani. E' qualcosa di strano e particolare, ma ho vissuto Il lago,
ora dopo ora, con intensità e una certa armonia.
Prima,
quando decisi di leggerlo, non ero riuscita a coglierla, ma sono grata per esserci
riuscita. Per aver capito subito che, anche se sembriamo dei fantasmi che,
giorno dopo giorno, entrano nella lotteria della vita, in realtà siamo vivi. E
che, per quanto ci diamo da fare, pur quanto ci ribelliamo alle sorti di un fato
crudele ed egoista, una storia come questa resta comunque un luogo dove chi
legge va per liberarsi dalla malinconia, e penso che alla fine sia inevitabile
subirne l'influenza.
Titolo: Il lago
Autore: Banana Yoshimoto
Prezzo: 13,00 €
Casa editrice: Feltrinelli
Trama: Chihiro ha perso da poco la madre e sta cercando di rifarsi una vita a Tokyo, lontano dalla cittadina di provincia a cui la legano brutti ricordi. Nakajima è tormentato da un passato misterioso che gli impedisce di vivere fino in fondo i propri sentimenti. Mino e Chii vivono in una casa nei pressi di un lago, un luogo fuori dal tempo e dallo spazio. Il lago è uno dei migliori e più sorprendenti romanzi di Banana Yoshimoto, poetico e inquietante, racconta una storia d'amore inusuale, dove il bisogno d'affetto e comprensione diventano più importanti dei tradizionali cliché di una relazione.
La recensione:
La felicità si comprende sempre quando
è troppo tardi. Forse perché le sensazioni
fisiche come gli odori e la stanchezza non
trovano
spazio nei ricordi. Affiorano solamente le parti migliori.
Non so se termini come "aspettative", "progetti" o
"fantasie" siano molto appropriati quando si parla della Yoshimoto,
in ogni caso tra me e quest'autrice giapponese non c'era niente di tutto
questo. Mi limitavo ad andare avanti, su una strada che ha tuttavia unito due
binari i quali ignoravano la possibilità di potersi toccare, decidendo sul
momento cosa fare.
Era una questione di sentimenti, non potevo comportarmi diversamente.
Sapevo che fra gli scaffali della mia libreria c'era solo Murakami - un
autore che si limita a seguire il filo delle emozioni quotidiane ed annotarle
in una forma più perfetta ed onirica: la scrittura - ad essere piuttosto
<< strano >>. Non avevo mai visto nessuno suscitare così tanta
protezione, quasi fosse un compagno segreto, di notte, sul davanzale di una
finestra che si affaccia su un mondo. Passeggiamo in compagnia della nostra
naturale capacità di essere ciò che siamo, senza particolare attenzione per il divenire.
Accettare di privarsi degli occhi e lasciarsi condurre nel flusso incontenibile
di uno straordinario viaggio onirico.
C'era qualcosa di forte e qualcosa di malinconico nel suo aspetto, e
per tutto questo tempo non ho potuto fare a meno di continuare a
"guardarlo".
A pensarci adesso, mentre scrivo la recensione di Il lago,
questo dipinto in cui ci si concentra sul paesaggio e sull'atmosfera e, in
questo modo, ci si fa un'idea dei colori e dei motivi più adatti, sembro
proprio una sentimentale alle prese con le sue prime cotte letterarie. Volevo
che questa figura mi scivolasse addosso, interpretarla nel modo più giusto ed
entrare in sintonia con la storia. Mi chiedevo continuamente come riuscisse a
mantenere una posizione così armoniosa, nonostante alla fine tutto ciò che
rimane è un enorme vuoto, invalicabile ed impossibile da colmare. Di questo ero
certa.
Che malinconia..
Questo ho pensato ponendo nero su bianco le mie nitide impressioni
sull'ultima fatica letteraria di Banana Yoshimoto. Distogliendo un pensiero
triste, doloroso, attraverso la monotonia del giorno; avendo tuttavia la
sensazione di star facendo qualcosa di bello, scorgendo una luce che prima non
c'era, così strana e, allo stesso tempo, invalicabile. Aperto come il palmo di una
mano, lasciando filtrare la piacevole sensazione di danzare con luoghi, terre,
liberando il corpo e la mente.. per poi percepire l'odio e poi sparire.
Mi è sembrato di conoscere questo luogo come le mie tasche perché una
volta ci passai per qualche ora. Ho fissato questo paesaggio selvatico, immerso
in un'atmosfera estremamente desolata e priva di speranza, con le fondamenta
distrutte, ma rimasta in piedi alla buona.
Non correvo il rischio di dipingere, mediante scrittura, un soggetto
che fosse poco appropriato. Ciononostante restare lì per più di qualche minuto
ed accertarmi di non stare trascurando nulla è stato davvero bellissimo ed
emozionante. Avevo davanti un disegno che emanava malinconia, ma che avesse
anche qualche sprazzo di gioia. Distinguendo, riflessi sulle pareti, i contorni
di quella che era ancora un'immagine vaga. La limpidezza di un lago, in un
mondo circoscritto e isolato, in cui nessuno può infastidire o minacciare.
Questa è stata un altra grande esperienza del mio stare << lassù
>>. Quello davanti ai miei occhi, dinanzi al mondo, era il libro della
solitudine. Della maturità. Dell'amore. Nato lentamente da fugaci sguardi
scambiati attraverso ampie finestre, sedimentato nel cuore e non affiorato in
superficie. Così intenso da scalfire persino l'anima dei più coriacei; semplice
come levare gli occhi al cielo, o guardare un mare di nuvole luminose dal
finestrino di un aereo. Talmente bello da somigliare alla tristezza. Tutti i
messaggi erano lì. C'era qualcosa di intimamente sacro nella natura in cui
l'uomo ama, e la Yoshimoto ha saputo cogliere questa magia. Semplicemente
osservando, interpretando in maniera
diversa le cose, intere, sane e creative, che combina il piacere di sfruttare
la materia. Perché trasforma, dona la capacità a chi legge di capire se stessi.
Con parole che hanno aiutato nel momento del bisogno. Con pennellate di colore
che hanno dato un senso ad ogni cosa. Rimettendo la vita al suo ritmo.
Il lago, per il toccante e sano lirismo di cui è
impregnato e per le vicende quasi sempre autobiografiche dell'autrice, è una
storia intensa ma evanescente che nasconde l'oscurità più profonda. Una
principessa che nessuno capisce in questo mondo felice. Un muro che entrerà
negli sguardi di tutti, e poi sarà distrutto e sparirà è per me questo romanzo.
Una normalissima storia nonché ricordo di un amore sopito dal tempo
dell'autrice, quando era una ragazza ingenua e romantica. Suddiviso in
altrettanti ricordi e ricco di belle e toccanti perle di saggezza.
Spettatrice di una storia il cui tratto sognante affascina e incanta, Il
lago è una proiezione concettuale del " non esserci" e un
miscuglio di gioie e dolori, che trasmette tuttavia una certa angoscia in cui
tutto ciò che accade attorno ai protagonisti, persino la vita e la morte, forma
un vortice di sensazioni particolari che, lentamente, si sono spostate in un
luogo per nulla dissimile alla realtà.
In una notte mite e afosa, i personaggi hanno finito per raccontarsi.
Inconsapevolmente, mi hanno aperto il loro cuore. Solo a guardarli c'era da
perdersi di meraviglia. I colori, le forme, i tratti indistinguibili dei loro
corpi sembravano non avere fine. Erano espressione della stessa bellezza, parte
dello stesso inesauribile spettacolo.
"Le persone come noi non stanno mai nel
mezzo. Siamo sempre ai
margini, e in linea generale sono convinto
che sia meglio non distinguersi troppo. Il
più delle volte vediamo le cose al contrario
rispetto a tutti gli altri, e se ci
distinguiamo finiamo inevitabilmente per
attirarci inimicizie. Ma ci sono cose sulle
quali
è importante non cedere mai, o si finisce per vivere come degli eremiti.”
Valutazione d'inchiostro: 3 e mezzo
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