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venerdì, novembre 13, 2015

Gocce d'inchiostro: Ah.. ah.. ah - Nuwanda

Buon pomeriggio, amici lettori! Quest'oggi una recensione speciale per un romanzo altrettanto speciale, che mi ha reso felice anche se per poco tempo.
L'esordio di una giovane ma talentuosa autrice che spero riesca ad incuriosirvi ed appassionarvi, proprio come è successo a me.

Titolo: Ah ah ah
Autore: Nuwanda
Prezzo ebook: 2,99 €
Casa editrice: Genesis Publishing
N° di pagine: 58
Trama: Doppio Senso è una piccola città dove le strade sono tutte a senso unico. Qualcuno, arrivando da fuori, sarebbe portato a pensare che si possa solo entrare ma non uscire, invece, la circolazione scorre tranquilla e, prima o poi, la strada per andare a In Mona, il paese vicino, la trovano tutti.
Nella sala conferenze della biblioteca comunale è in corso la presentazione del libro di Armando Bentivoglio, un noto scrittore sui generis con monomanie bizzarre. Il romanziere, a un certo punto, decide di scrivere sulla lavagna una frase ricca di significati e che possa contenere un'emozione: "Ah.. Ahh..Ahh". Basta una semplice parola, pronunciata in modo diverso, a suggerire sensazioni di piacere o di dolore, secondo l'interpretazione del lettore, in grado di andare oltre il volere dello stesso autore. La differenza tra "il come si scrive" e "il come si legge". Il ritrovamento di un cadavere richiederà la presenza del commissario Loquace, un poliziotto dai metodi alquanto singolari.
Un turbinio di battute e dialoghi caustici, spesso inconsapevolmente comici dei vari protagonisti, caratterizzerà in maniera originale le varie scene, creando un surreale collae di schegge impazzite. Una parody comedy all'italiana con le sue nevrosi e le sue megalomanie grossolane e i suoi personaggi grotteschi non meno suggestivi.

La recensione:

Basta una semplice parola, pronunciata in modo diverso, a
suggerire sensazioni di piacere o di dolore, secondo l’interpretazione del
lettore, in grado di andare oltre il volere dello stesso autore. La differenza
tra il “come si scrive” e il “come si legge”.

La storia di Armando Bentivoglio, raccontata dall'italianissima Nuwanda nel suo romanzo d'esordio Ah ah ah, assomiglia molto a quella dei romanzi che spesso prediligo e a cui non rinuncerei per niente al mondo.
I lettori si appassionano a questo tipo di storie, trovano appassionante, incalzante e seducente il ritmo ma poco rassicurante vestire i panni di uno scrittore che ha appena mosso i primi passi nel mondo dell'editoria e che accetta di "donare" ad una somma esorbitante il suo tempo. La scintilla dell'ispirazione, come tante cose di cui dobbiamo occuparci costantemente, si presenta come una vera alternativa. Può fornire efficaci mezzi di evasione - grazie alla possibilità di rifugiarsi in mondi ancora sconosciuti - e soprattutto quanto più si desidera: una storia indimenticabile stampata su un'innocua pagina bianca che vivrà sicuramente più a lungo di chi l'ha scritta.

Quando Armando pubblicò il suo romanzo non era ancora famoso, aveva una cerchia ristretta di fan e, nel suo piccolo, poteva vantarsi di aver scritto una storia che affidasse al lettore la libertà di sentirsi libero di spaziare con la fantasia ed emozionarsi. Armando aveva con questo messo radici nella letteratura che, al suo meglio, fu in grado di aprirsi a dismisura senza più sentirsi solo.
La scrittura fu senza dubbio il terreno più fertile e affidabile per la giovane Nuwanda. La sua fu un "occasione" per poter scalare  montagne invisibili e descrivere gli infiniti regni della fantasia, dove trovò respiro, rifugio e, verso la fine, senso di conforto. E, come pochi, fece della propria passione uno scopo narrativo.
Inoltrarsi fra le strade a senso unico di una piccola città di provincia, sempliciotta e un po' volgare, leggere la storia di uno scrittore un po' frustrato e della sua avventura nel mondo dell'editoria, di un omicidio inaspettato e misterioso è stato davvero entusiasmante. Nell'insieme, sembravano avere un piano. Come se esistesse un disegno divino che mi avrebbe indicato la strada, una cospirazione  per condurmi fra le pagine bianche di un assassino e rivelazioni insospettabili.
Parlando del romanzo di Nuwanda mi viene solo da pensare che storie di questo tipo - brevi, ma di forte impatto - mi hanno sempre appassionato predisponendomi a pensieri fantasiosi. Forse, la vera ragione è dovuta dal fatto che, in questi giorni d'inizio novembre, con l'inverno ormai alle porte e un'immensa voglia di imbarcarmi verso luoghi ancora per me sconosciuti - mi sentivo insoddisfatta, sola. Intrepida e coraggiosa, come un avventuriera sfuggita dal suo tempo e ai propri luoghi alla conquista... alla conquista di qualcosa. Qualcosa a cui ancora non riesco a dare un nome, che avrebbe spezzato in due il filo della routine e, specialmente, permesso di prolungare la mia permanenza nella piccola città di Doppio Senso. Poco importava se questa mia visita era destinata a concludersi con un trentaseienne dai capelli brizzolati e l'identità di un serial killer che si aggira nell'ombra e, con un po' di fortuna, forse anche una mancata storia d'amore.
Quella di Ah ah ah è un surreale dramma della vita che, nella sua semplicità disarmante, cela del potenziale. E' come camminare silenziosamente fra le strade anguste di questa piccola cittadina, impersonare uno scrittore e trovarsi nel salone circolare di una libreria. In meno di due giorni non ero più sdraiata comodamente fra i braccioli della mia poltrona preferita. Ovviamente, ero ancora lì circondata dalle vecchie mura della mia casa, ma in un certo senso non c'ero più. Ero molto lontana, in un altro mondo. In un altro luogo, con un poliziotto dai modi alquanto singolari, uno scrittore e il suo ingombrante "problema".
La voce della giovane Nuwanda, uscendo dal romanzo, risuonava nella luce accecante della mia camera. Ha preso vita nel momento in cui arrivai a Doppio Senso. Conobbi Armando e la sua storia. Durante il corso della lettura mi sembrava così famigliare, perché di scrittori come lui e di storie come questa, che si ammanta di giallo e un pizzico di ironia, si avvale di un linguaggio forbito e spontaneo, zeppo di minuziose e dettagliate descrizioni, ne ho lette un bel po'. Ragione per cui leggere di lui è stato come rivedere un vecchio amico.
Trascinante, appassionante e piuttosto semplice, Ah ah ah non è solo una metafora con le sue nevrosi e le sue megalomanie grossolane. Ma un entusiasmante intreccio di misteri, capace di lasciare un piccolo segno del suo passaggio.

Valutazione d'inchiostro: 4

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