Autore: Jane Harris
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 508
Trama: Nella primavera del 1888, in
seguito al decesso della zia a lei amorevolmente accudita, Harriet Baxter
decide di lasciare Londra e viaggiare alla volta di Glasgow. Trentacinque anni,
nubile, una piccola rendita annua cui attingere, l'intraprendenza necessaria a
sfidare i pregiudizi dell'epoca nei confronti delle donne sole in viaggio.
Harriet arriva nella seconda città dell'Impero nell'anno in cui, in occasione
dell'Esposizione Internazionale, la vita artistica e culturale della città è
animata dagli osannati artisti di Edimburgo e dai protagonisti della
<<nuova scuola>> scozzese, il celebre sodalizio di pittori noti
come <<i ragazzi di Glasgow>>
Non sono, però, i padiglioni dove si celebra
il grandioso spettacolo dell'Esposizione, né le numerose serate mondane che ne
rallegrano gli eventi, ma le strade di Glasgow, con il loro giocoso andirivieni
di cappelli e parasoli e i loro marciapiedi così pullulanti di forestieri, a
offrire a Harriet Baxter l'opportunità della sua vita, la svolta che ne
determina il destino.
Durante una passeggiata in una
giornata insolitamente calda, Harriet soccorre una distinta signora di circa
sessant'anni stramazzata al suolo per un malore sconosciuto. Qualche giorno
dopo si ritrova a onorare l'invito, elargito in segno di riconoscenza per il
suo bel gesto, a casa dei Gillespie, la famiglia della donna soccorsa. Un
appartamento di gente non povera, ma di certo navigante nell'oro a giudicare
dall'incerata sul tavolo lisa in più punti e da tazzine e piattini sbreccati.
Un appartamento in cui si aggirano Elspeth, l'esuberante madre del padrone di
casa che impartisce ordini puntualmente inevasi; Mabel, la figlia di Elspeth
inacidita per essere stata abbandonata all'altare; Kenneth, il figlio belloccio
tormentato da un segreto inconfessabile; Annie, la dolce moglie del padrone di
casa alle prese con l'educazione di due figlie, le ristrettezze economiche e
una irrisolta vocazione artistica; le due bambine, la piccola, deliziosa timida
Rose e Sibyl dallo sguardo freddo e inflessibile; e, infine, nelle rare
occasioni in cui osa mettere il naso fuori dal suo studio-soffitta, il padrone
di casa, Ned Gillespie, un giovane, geniale pittore dai tratti
meravigliosamente regolari e piuttosto avvenenti, e una punta di tristezza
negli occhi blu oltremare.
L'incontro con Ned Gillespie risulta
fatale per Harriet Baxter. In lei si fa strada la convinzione, che si muta poi
in una missione e, infine, in una vera e propria ossessione, di dover salvare
Ned Gillespie. Salvarlo dalla sua indigenza, che gli impedisce di dare libero
sfogo alla sua creatività, e salvarlo dalla sua turbolenta famiglia che
minaccia di soffocare il suo talento. Una convinzione che, come ogni
ossessione, trascina inevitabilmente dietro di sé l'ombra della tragedia.
La recensione:
Le ragioni che
spingono un autore a scrivere un romanzo storico, consumando abitualmente una
gran quantità di tempo ed energie, possono essere diverse. Il risultato però è
sempre lo stesso.
Nel 1888 l'avvenente e
belloccio pittore svedese Ned Gillespie aveva la sindrome dell'indigenza
artistica. Quando dipingeva, quando si chiudeva nel suo studio-soffitta per
alleare con sforzo e illusione sogni incubati a lungo, diventava un'altra persona.
E' nell'estate del 1888 che aprì con mano malferma la porta che mi condusse
sulla soglia di una storia ambiziosa e originale, proprio come questa. Come per
la maggior parte degli scrittori, anche Jane Harris fu folgorata da qualcosa, o,
per meglio dire, da qualcuno, anche se non si può dire che il suo immane lavoro
rimarrà indelebile nella mia memoria. Infatti nessuno prima d'ora aveva scritto
qualcosa riguardo il pittore Ned Gillespie, nessuno aveva dato conto alla sua
storia o alla sua sensibilità, eppure questa brava autrice svedese l'aveva
trovato simpatico e interessante. Oggetto di studi, concepito forse da una
passione coltivata da anni, accolto nella soffitta impolverata del suo animo
come un agognato piacere che si sarebbe goduta con calma, per qualche tempo.
Questa, d'altronde, è la mia opinione in merito. Per questo, quando m'immersi
fra le pagine di I Gillespie, mi è
sembrato di sorvolare lungo le strade di una città le cui forme sono simili a
quelli di un cantiere, con nell'aria frammenti di conversazioni che si odono
indistintamente come echi profondi o oscuri. Perché, anche se non amante dei
romanzi storici, sotto l'effetto sgargiante di una tela luminosa ed evanescente,
ho sentito di aver stabilito un collegamento col posto in cui mi trovavo. Non
ero più in una terra straniera, ma in un mondo di opportunità, fino a qualche
giorno fa sconosciute, in cui ebbi l'impressione si fosse spalancato dinanzi a
me.
Naturalmente il mondo
della finzione ha rappresentato un'occasione per l'autrice per scalare montagne
invisibili e descrivere gli infiniti regni della fantasia. Naturalmente il
terreno più fertile e affidabile per la sua ispirazione fu la letteratura
vittoriana, anche se nella sua condotta letteraria ci sono state delle piccole
sfasature, che a poco a poco si trasformarono in piccoli fossati. I suoi
continui dilungamenti, e le avvincenti vicende che terranno viva l'attenzione
di chi legge la resero nota a distanza sempre crescente, di cui io tuttavia non
ho pienamente raggiunto. Un caso non proprio atipico, ma frequente; a maggior
ragione se il tema trattato manifesta una malcelata sensibilità. E pur di
rievocare qualche ricordo tralasciato nel passato, vagare nella fumosa nebbia
della storia e della pittura, una nebbia via via sempre più fitta, ho visto
tracciare su un foglio bianco contorni luminosi, linee rette, in un disegno
divino che mi ha indicato la strada. Una cospirazione che mi ha condotta fra le
pagine bianche di segreti foschi e avvenimenti tragici che irrimediabilmente
tengono col fiato sospeso.
Come la radura di un
laghetto cristallino e gelato, la storia di Ned e della sua numerosa famiglia
si è stanziata ai bordi della mia anima. Il silenzio, l'inarrestabile passare
del tempo mi hanno avvolta come una ragnatela, e, una sfilata di figure
evanescenti accompagnato la mia avanzata lenta.
Questa lettura inaspettata,
di un romanzo che languiva nello scaffale già da qualche tempo, insieme con il
sole che faceva capolino da una coltre di nuvole e pioggia e l'odore stagnante
della pioggia che invase le mie narici, evocarono sensazioni famigliari: la
nostalgia delle mie spericolate immersioni nell'era vittoriana, durante il
liceo. In un santuario, impregnato di realismo magico, da cui ebbe tutto
inizio. L'inizio. Un incontro/scontro con la famiglia Gillespie, svolta
decisiva che ne determinerà il destino della protagonista. Una posizione
diversa nella società. Una famiglia.
In un viaggio nel
passato di questa famiglia che non ho mai conosciuto per davvero, nemmeno nei
libri di storia, un'avvincente e straordinaria celebrazione dell'amicizia,
dell'amore e dei sogni che, nella sua semplicità disarmante, mi ha affascinato
parecchio. E' come tornare indietro nel passato, ai tempi delle nostre bisnonne
e trovarsi a vagare come un anima in pena in un luogo e in un tempo che
conoscevamo solo per sentito dire. In meno di tre giorni non ero più sdraiata
comodamente fra i braccioli della mia poltrona preferita. Ovviamente, ero
ancora lì, circondata dalle vecchie mura della mia stanza, ma in un certo senso
non c'ero più. Ero molto lontana, nel cuore di oscuri e severi personaggi, con
un pittore indulgente e irremovibile, la sua ingombrante madre e le vicende
"avventurose" delle sue nipotine.
La voce di Harriet,
uscendo dal romanzo, ha risuonato nella luce accecante della mia camera. Ha
preso vita nel momento in cui è arrivata, con una valigia e un abito lungo e
sgualcito. Così famigliare, perché di lei e della sua stramba avventura, che si
ammanta di tragico e un pizzico di malinconia, avevo letto alcuni anni fa.
Ragione per cui tornare nel piccolo paesino di Glasgow è stato come tornare in
un luogo in cui ho vissuto.
Racconto di personaggi
forti e allo stesso tempo fragili, timorosi del senso della vita e del tempo,
che non sanno cosa aspettarsi dal futuro, I
Gillespie è un affresco per gli amanti del romanzo storico. Un affascinante
intreccio di segreti, follia, amori, misteri che, in una miriade di sfumature leggere,
emerge dal passato, in una nota impetuosa e inquietante.
Valutazione d'inchiostro: 4-
Ciao Gresi, sembra un romanzo interessante, dalla trama originale!
RispondiEliminaLo è! 😊😉
EliminaMi incuriosisce moltissimo questo libro, ne ho già sentito parlare ed io sono sempre alla ricerca di storie dalle ambientazioni lontane (nel tempo e nello spazio) che mi facciano sognare un po' perciò non disdegno assolutamente i romanzi storici ^_^
RispondiEliminaTitolo da tenere a mente, decisamente!
È una lettura decisamente interessante, Letizia! Non sono una fan del genere, ma questo mi ha particolarmente colpito 😊
EliminaCiao Gresi! Adoro i romanzi storici e anche questo mi incuriosisce molto, anche perché l'autrice si è ispirata a un personaggio realmente esistito.
RispondiEliminaHo segnato il titolo e sicuramente ci farò un pensierino :)
Allora non esiteró a leggere la tua recensione, quando accadrà 😉😊
EliminaCiao Gresi sembra davvero bellissimo questo libro,i romanzi storici su di me esercitano sempre un certo fascino :**
RispondiEliminaTi capisco! Anche per me è così 😊😉
EliminaCiao! Avevo letto questo libro anni fa ma ricordo che mi era piaciuto parecchio!
RispondiEliminaa presto! :)
Fede
Mi fa piacere, Fede! 😉😊
Eliminaho letto I GILLESPIE l'anno scorso e mi sono fatta coinvolgere fn dalla prima pagina in quell'atmosfera dell'inquietudine. Lo rileggerò di sicuro godendomelo senz'altro ancora più che durante la prima lettura. Per me è un libro eccezionale.
RispondiEliminaAnche a me è piaciuto tanto! :)
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