Adesso ho compreso appieno la mia profonda
inclinazione verso un autore sconosciuto come Paul Auster. Adesso mi spiego il
motivo per cui mi trovo nuovamente qui, a distanza di due mesi, a parlarvi
nuovamente di lui. Adesso mi spiego le conseguenze che mi hanno indotta a
divorare le pagine di questo libriccino, senza che io me ne accorgessi, e la
spiegazione per cui New York sia quello scenario in cui tutto comincia. Senza
la voce carezzevole dell'autore non penso avrei potuto orientarmi. Quando ci
siamo incontrati non sapevo ancora chi fosse, eravamo due sconosciuti che
arrancavano liberamente lungo il sentiero insidioso della vita.
Ogni volta che sento parlare di Paul Auster ripenso a
quegli ultimi giorni dell'anno in cui feci di 4321 parte del mio essere, quella
storia con cui ho condiviso un pezzetto della mia vita e a cui tesso una certa
lode non appena leggo qualcosa di suo.
Titolo: Trilogia di New York
Autore: Paul Auster
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 318
Trama: Pubblicati tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi
che compongono questa "Trilogia" sono raffinate detective stories in
cui le strade di New York fanno da cornice e palcoscenico a una profonda
inquietudine esistenziale. "Città di vetro" è la storia di uno
scrittore di gialli che "accetta" l'errore del caso e fingendosi
un'altra persona cerca di risolvere un mistero. "Fantasmi" narra la
vicenda di un detective privato che viene assoldato per tenere sotto controllo
una persona, ma a poco a poco i due ruoli si scambiano e colui che doveva
spiare diventa colui che viene spiato. "La stanza chiusa" racconta di
uno scrittore che abbandona la vita pubblica e cerca di distruggere le copie
della sua ultima opera.
La
recensione:
Noi
esistiamo, ma non abbiamo ancora assunto la forma che incarna il nostro
destino. Siamo puro potenziale, un esempio del non prevenuto ancora. Poiché
l'uomo è una creatura caduta …
Ho
confessato a queste pagine di diario la mia sete di esperienze e curiosità che,
in questi ultimi giorni di febbraio, ho riservato a Paul Auster.
Mi
incuriosisce sapere qualcosa in più al riguardo. Mi piacerebbe sapere se si
sente inquieto quando scrive, se sta alzato tutta la notte dinanzi al computer,
se le sue esperienze sono le medesime di quelle narrate nei tre romanzi,
riservate dalla vita o da qualcos'altro.
Non
so rispondere a certe domande che si sono affollate nella mia testa durante il
corso della lettura; per la magia che si cela fra le sue pagine è bene che io
rimanga una figura impersonale. Devo rimanere imperturbabile. Una conoscenza
intima della lettura che sin da bambina mi lega con le sue risposte alle sue
domande. L'atto del leggere è, di per se, qualcosa di straordinario,
meraviglioso, ma quel che da sempre mi affascina è il mio atteggiamento nei
suoi riguardi. O, per meglio dire, l'approccio che nasce fra me e gli autori.
Qualunque mia esperienza corrisponde a un bisogno profondo della mia natura,
così giusta e spontanea, ma talvolta penso che sono guidata da altri motivi. A
volte ho il sospetto che qualcosa si imponga dalle mie esperienze mediante
ragioni imprecisate.
Questa
faccenda getta una particolare luce su il mio ultimo "appuntamento"
letterario, sull'importanza accreditata e all'entusiasmo che io riservai. Per
rivivere il tutto infatti, per sognare nuovamente a occhi aperti, per ritornare
indietro nel tempo, per non dipendere da niente e nessuno, ho dovuto mettere da
parte le mie preoccupazioni quotidiane e soddisfare una mia più grande
necessità. Scovare una "cura" contro gli effetti collaterali
austeriani, affinché il nostro rapporto finisca ma continui a perpetuare nel
tempo, in modo che, quando leggerò nuovamente qualcosa di Paul Auster, mi
sentirò accolta. Di nuovo a casa.
Mi
piacerebbe constatare tutto ciò con la raccolta dei suoi Diari, ad esempio. Sarei curiosa di scoprire il mio atteggiamento
nei suoi riguardi. Se mi abbandonassero adesso, non penso soffrirei
dell'abbandono della mia profonda inclinazione nei suoi riguardi, e gioirei
come persona e come aspirante autrice perché Auster è un perfetto idioma da
seguire. Così, in un certo qual modo, mi potrei accontentare. Rendere felice la
mia anima.
Parlo
un po' come una ragazzina infatuata del suo primo amore, e molto probabilmente
chi mi legge potrebbe trovarlo incomprensibile e insensato. Volendo, avrei
potuto smettere e semplificare il tutto. Ma preferisco abbandonarmi a quel po'
di incoerenza ubriaca, che trovo sempre tanto interessante e piacevole. Con
Paul Auster ho sperimentato qualcosa che non provavo da qualche tempo,
scrivendo un romanzo che altri non è che una scissione di storie che alla fine
non sono altro che un'unica storia, in cui ognuna di esse rappresenta un
diverso stadio della consapevolezza dell'autore su di essa. Accettando,
addossando e andando dove le parole lo hanno condotto. In quanto scrivere non è
altro che un pretesto, un alterità arbitraria, un modo per cimentarsi con
l'ignoto. Un modo per poter sopravvivere e poi trionfare. E, scuotendole, un
bagaglio di emozioni altalenanti aveva distorto la mia anima, rievocando con
nitidezza quegli strani e forse per molti irrilevanti "dettagli" che
a me hanno dato molto più di quel che credevo. Per esempio, che dietro a una
prosa asciutta, semplice, si nasconde un abile lettore di anime. Un poeta, un
cantautore che mediante esperienze forse realmente vissute si è avvicinato alle
cose, sottolineandole nel modo più accurato possibile. Resuscitando in un luogo
che è il più abietto di tutti, dove lo sfacelo è ovunque e la disarmonia
universale. Basterebbe aprire gli occhi per accorgersene, fra pensieri, cose,
persone infrante. Non ci sarebbe bisogno di alcun confronto, alcuna
disuguaglianza. Ogni cosa si riduce al caso, a un incubo di cifre e possibilità,
in racconti che sono tetre, drammatiche ferite che di giorno in giorno
divengono sempre più aperte.
Lontana
anni e anni da tutto e da tutti, che sono al buio o inondata dal bagliore
accecante di un mattino soleggiato, senza prospettive in qualunque direzione
guardi, ho visto il mondo dipinto da Auster solo attraverso delle parole, che
hanno aiutato nel momento del bisogno, e che sono state vissute mediante vite
altrui. Circondata da anime ignare della propria identità, depravate dalla vita
ma vive, impossibilitate a tornare in se nel momento in cui decidono.
Affinché
tutto ciò accadde, la mia persona era connessa a quella dell'anima dell'autore,
a un certo numero di cose, e nella mia testa ne compilo una lista scrupolosa.
In primis l'autore, e poi Quinn, Sophia, White, Blue, fra innumerevoli gioie o
momenti fugaci di esaltazione che ha confezionato con le sue mani così bene nel
mio cuore. Anche ricordi di uno scrittore che si è sottratto dalla valle del
fuoco, ha vissuto feroci tempeste, vagato come uno spettro nella valle oscura
del sentimento.
Fra
me e Paul Auster si è instaurato quell'attrazione intensa e irresistibile, quel
cortocircuito che a volte si genera fra due persone che si incontrano per la
prima volta, con sentimenti che oscillano fra il dolce e l'inquieto. A mano a
mano che mi avvicinavo, ritrovandomi e perdendomi con lui in un labirinto di
passi senza fine.
Chissà
se un giorno avrò la fortuna di poter parlare un po' con lui in qualche altro
posto, chissà se un giorno avrò la fortuna di incontrarlo?
Trilogia di New York
sancisce il mio incommensurabile amore fra me e l'autore. Qualcosa di
inspiegabile e irresistibile, realizzata come un gioiello con un tocco
completamente personale, in una maniera a dir poco interessante, trasformata in
qualcosa di fantastico. Accovacciandomi in una trapunta di oscurità, come una
pesante coltre nera, ho volato fra i cieli di New York in un epoca in cui io
non ero nemmeno nata, immaginando di essere una dei sospettati. In un delicato
e filosofico meccanismo, in un labirinto
di parole che come una luce infinita si sono irradiate da ogni cosa, su cui
l'occhio si posa, fra respiri che salgono e scendono, costante come l'onda
sulla spiaggia.
Per
ogni anima persa in questo particolare inferno, ce ne sono altre prigioniere
della pazzia, incapaci di uscire nel mondo che si allarga sul limitare del
corpo. Benché sembrano esserci, non puoi calcolarli come presenti.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Si anche questo è un libro che per un periodo ho visto un pò ovunque, tuttavia purtroppo continua a non ispirarmi sarà per il genere che non mi appartiene, quindi questa volta passo
RispondiEliminaSe dovessi cambiare idea, attenderó il tuo parere ☺☺
EliminaCiao Gresi =), per questa volta passo non è il mio genere, ma le citazioni sono splendide =)!
RispondiEliminaSi, Ella, sono d'accordo ☺
EliminaCiao Gresi, sono appena approdata sul tuo blog e questa recensione ha subito catturato la mia attenzione. Dopo 4321 sembra che Paul Auster spunti un po' ovunque e posso capirne anche il perché. Io non ho ancora letto niente di suo, 4321 mi fa un po' paura per la mole ed ho letto in giro che sarebbe meglio iniziare da qualcos'altro di suo. Questo che hai appena recensito, sicuramente è molto nelle mie corde e mi attira da pazzi. Credo lo aggiungerò alla wishlist :)
RispondiEliminaGrazie, Alessia e benvenuta ☺☺
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