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martedì, febbraio 27, 2018

Gocce d'inchiostro: Trilogia di New York - Paul Auster

Adesso ho compreso appieno la mia profonda inclinazione verso un autore sconosciuto come Paul Auster. Adesso mi spiego il motivo per cui mi trovo nuovamente qui, a distanza di due mesi, a parlarvi nuovamente di lui. Adesso mi spiego le conseguenze che mi hanno indotta a divorare le pagine di questo libriccino, senza che io me ne accorgessi, e la spiegazione per cui New York sia quello scenario in cui tutto comincia. Senza la voce carezzevole dell'autore non penso avrei potuto orientarmi. Quando ci siamo incontrati non sapevo ancora chi fosse, eravamo due sconosciuti che arrancavano liberamente lungo il sentiero insidioso della vita.
Ogni volta che sento parlare di Paul Auster ripenso a quegli ultimi giorni dell'anno in cui feci di 4321 parte del mio essere, quella storia con cui ho condiviso un pezzetto della mia vita e a cui tesso una certa lode non appena leggo qualcosa di suo.

Titolo: Trilogia di New York
Autore: Paul Auster
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 318
Trama: Pubblicati tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi che compongono questa "Trilogia" sono raffinate detective stories in cui le strade di New York fanno da cornice e palcoscenico a una profonda inquietudine esistenziale. "Città di vetro" è la storia di uno scrittore di gialli che "accetta" l'errore del caso e fingendosi un'altra persona cerca di risolvere un mistero. "Fantasmi" narra la vicenda di un detective privato che viene assoldato per tenere sotto controllo una persona, ma a poco a poco i due ruoli si scambiano e colui che doveva spiare diventa colui che viene spiato. "La stanza chiusa" racconta di uno scrittore che abbandona la vita pubblica e cerca di distruggere le copie della sua ultima opera.

La recensione:

Noi esistiamo, ma non abbiamo ancora assunto la forma che incarna il nostro destino. Siamo puro potenziale, un esempio del non prevenuto ancora. Poiché l'uomo è una creatura caduta …

Ho confessato a queste pagine di diario la mia sete di esperienze e curiosità che, in questi ultimi giorni di febbraio, ho riservato a Paul Auster.
Mi incuriosisce sapere qualcosa in più al riguardo. Mi piacerebbe sapere se si sente inquieto quando scrive, se sta alzato tutta la notte dinanzi al computer, se le sue esperienze sono le medesime di quelle narrate nei tre romanzi, riservate dalla vita o da qualcos'altro.
Non so rispondere a certe domande che si sono affollate nella mia testa durante il corso della lettura; per la magia che si cela fra le sue pagine è bene che io rimanga una figura impersonale. Devo rimanere imperturbabile. Una conoscenza intima della lettura che sin da bambina mi lega con le sue risposte alle sue domande. L'atto del leggere è, di per se, qualcosa di straordinario, meraviglioso, ma quel che da sempre mi affascina è il mio atteggiamento nei suoi riguardi. O, per meglio dire, l'approccio che nasce fra me e gli autori. Qualunque mia esperienza corrisponde a un bisogno profondo della mia natura, così giusta e spontanea, ma talvolta penso che sono guidata da altri motivi. A volte ho il sospetto che qualcosa si imponga dalle mie esperienze mediante ragioni imprecisate.
Questa faccenda getta una particolare luce su il mio ultimo "appuntamento" letterario, sull'importanza accreditata e all'entusiasmo che io riservai. Per rivivere il tutto infatti, per sognare nuovamente a occhi aperti, per ritornare indietro nel tempo, per non dipendere da niente e nessuno, ho dovuto mettere da parte le mie preoccupazioni quotidiane e soddisfare una mia più grande necessità. Scovare una "cura" contro gli effetti collaterali austeriani, affinché il nostro rapporto finisca ma continui a perpetuare nel tempo, in modo che, quando leggerò nuovamente qualcosa di Paul Auster, mi sentirò accolta. Di nuovo a casa.
Mi piacerebbe constatare tutto ciò con la raccolta dei suoi Diari, ad esempio. Sarei curiosa di scoprire il mio atteggiamento nei suoi riguardi. Se mi abbandonassero adesso, non penso soffrirei dell'abbandono della mia profonda inclinazione nei suoi riguardi, e gioirei come persona e come aspirante autrice perché Auster è un perfetto idioma da seguire. Così, in un certo qual modo, mi potrei accontentare. Rendere felice la mia anima.
Parlo un po' come una ragazzina infatuata del suo primo amore, e molto probabilmente chi mi legge potrebbe trovarlo incomprensibile e insensato. Volendo, avrei potuto smettere e semplificare il tutto. Ma preferisco abbandonarmi a quel po' di incoerenza ubriaca, che trovo sempre tanto interessante e piacevole. Con Paul Auster ho sperimentato qualcosa che non provavo da qualche tempo, scrivendo un romanzo che altri non è che una scissione di storie che alla fine non sono altro che un'unica storia, in cui ognuna di esse rappresenta un diverso stadio della consapevolezza dell'autore su di essa. Accettando, addossando e andando dove le parole lo hanno condotto. In quanto scrivere non è altro che un pretesto, un alterità arbitraria, un modo per cimentarsi con l'ignoto. Un modo per poter sopravvivere e poi trionfare. E, scuotendole, un bagaglio di emozioni altalenanti aveva distorto la mia anima, rievocando con nitidezza quegli strani e forse per molti irrilevanti "dettagli" che a me hanno dato molto più di quel che credevo. Per esempio, che dietro a una prosa asciutta, semplice, si nasconde un abile lettore di anime. Un poeta, un cantautore che mediante esperienze forse realmente vissute si è avvicinato alle cose, sottolineandole nel modo più accurato possibile. Resuscitando in un luogo che è il più abietto di tutti, dove lo sfacelo è ovunque e la disarmonia universale. Basterebbe aprire gli occhi per accorgersene, fra pensieri, cose, persone infrante. Non ci sarebbe bisogno di alcun confronto, alcuna disuguaglianza. Ogni cosa si riduce al caso, a un incubo di cifre e possibilità, in racconti che sono tetre, drammatiche ferite che di giorno in giorno divengono sempre più aperte.
Lontana anni e anni da tutto e da tutti, che sono al buio o inondata dal bagliore accecante di un mattino soleggiato, senza prospettive in qualunque direzione guardi, ho visto il mondo dipinto da Auster solo attraverso delle parole, che hanno aiutato nel momento del bisogno, e che sono state vissute mediante vite altrui. Circondata da anime ignare della propria identità, depravate dalla vita ma vive, impossibilitate a tornare in se nel momento in cui decidono.
Affinché tutto ciò accadde, la mia persona era connessa a quella dell'anima dell'autore, a un certo numero di cose, e nella mia testa ne compilo una lista scrupolosa. In primis l'autore, e poi Quinn, Sophia, White, Blue, fra innumerevoli gioie o momenti fugaci di esaltazione che ha confezionato con le sue mani così bene nel mio cuore. Anche ricordi di uno scrittore che si è sottratto dalla valle del fuoco, ha vissuto feroci tempeste, vagato come uno spettro nella valle oscura del sentimento.
Fra me e Paul Auster si è instaurato quell'attrazione intensa e irresistibile, quel cortocircuito che a volte si genera fra due persone che si incontrano per la prima volta, con sentimenti che oscillano fra il dolce e l'inquieto. A mano a mano che mi avvicinavo, ritrovandomi e perdendomi con lui in un labirinto di passi senza fine.
Chissà se un giorno avrò la fortuna di poter parlare un po' con lui in qualche altro posto, chissà se un giorno avrò la fortuna di incontrarlo?
Trilogia di New York sancisce il mio incommensurabile amore fra me e l'autore. Qualcosa di inspiegabile e irresistibile, realizzata come un gioiello con un tocco completamente personale, in una maniera a dir poco interessante, trasformata in qualcosa di fantastico. Accovacciandomi in una trapunta di oscurità, come una pesante coltre nera, ho volato fra i cieli di New York in un epoca in cui io non ero nemmeno nata, immaginando di essere una dei sospettati. In un delicato e filosofico  meccanismo, in un labirinto di parole che come una luce infinita si sono irradiate da ogni cosa, su cui l'occhio si posa, fra respiri che salgono e scendono, costante come l'onda sulla spiaggia.

Per ogni anima persa in questo particolare inferno, ce ne sono altre prigioniere della pazzia, incapaci di uscire nel mondo che si allarga sul limitare del corpo. Benché sembrano esserci, non puoi calcolarli come presenti.

Valutazione d'inchiostro: 4

6 commenti:

  1. Si anche questo è un libro che per un periodo ho visto un pò ovunque, tuttavia purtroppo continua a non ispirarmi sarà per il genere che non mi appartiene, quindi questa volta passo

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  2. Ciao Gresi =), per questa volta passo non è il mio genere, ma le citazioni sono splendide =)!

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  3. Ciao Gresi, sono appena approdata sul tuo blog e questa recensione ha subito catturato la mia attenzione. Dopo 4321 sembra che Paul Auster spunti un po' ovunque e posso capirne anche il perché. Io non ho ancora letto niente di suo, 4321 mi fa un po' paura per la mole ed ho letto in giro che sarebbe meglio iniziare da qualcos'altro di suo. Questo che hai appena recensito, sicuramente è molto nelle mie corde e mi attira da pazzi. Credo lo aggiungerò alla wishlist :)

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