Simona Toma e il suo romanzo, questo romanzo, sono
stati per me una scoperta ( non particolarmente eclatante come credevo, ma una
piacevole scoperta ). Una giustificazione delle tracce che caratterizzano le
tracce dell'ennesima sfida indetta su Facebook, delle mie speranze e delle mie
illusioni che le ho riservato, del mio entusiasmo ben presto scemato nello
stesso momento in cui ho preso consapevolezza si trattasse di una storia uguale
a tutte le altre. Una lettura semplice, sotto certi aspetti atipici che, come
un osservatrice attenta, ho accolto nel mio cantuccio personale inevitabilmente
dopo la mia partenza dall'Inghilterra del XIX secolo.
Titolo: Un bacio dall'altra parte del mare
Casa editrice: Giunti
N° di pagine: 240
Prezzo: 12 €
Trama: Una festa clandestina sui meravigliosi colli
bolognesi, le sirene della polizia che si avvicinano sempre di più, un ragazzo
e una ragazza che fuggono nella notte a cavallo di una bici: non era certo
questa la vita che i genitori di Caterina sognavano per la figlia mandandola
all'università di Bologna. Impacciata, buffa ma irrimediabilmente romantica,
Caterina ha idee confuse sul futuro e tanta voglia di fuggire dalla cittadina
del Sud in cui è cresciuta. Anche se il prezzo da pagare è diventare avvocato
come suo padre. Così si lancia alla scoperta della vita metropolitana insieme
all'inseparabile amico Ettore, dichiaratamente gay, irriverente e un po'
filosofo, ritrovandosi in un caotico appartamento affollato di studenti più
confusi di lei: la "dea dell'amore", il graffitaro su commissione,
l'irriducibile secchione. La città universitaria più eccitante d'Italia la
stupisce e la travolge, per la prima volta finalmente libera. Ma proprio nel
momento più improbabile, Caterina si innamora. Un colpo di fulmine. Un amore
improvviso, complicato e immenso. Un amore che sa di spezie e ha le labbra
morbide di Yassine, un bellissimo ragazzo che, rincorrendo la speranza, dal
Maghreb è arrivato fino a qui …
La
recensione:
-
Oltre il mondo che conosci, c'è sempre la speranza di trovare qualcosa di
migliore. Credo che i motivi che ci portano a lasciare casa, a muoverci siano
uguali un po' per tutti.
Esprimere
qualcosa. Sentimenti armoniosi, belli, colmi d'amore. Sono soddisfatta - anche
se non completamente - per il mio incontro con Simona Toma, incontro con il
quale Un bacio dall'altra parte del mare
avrebbe dovuto cantare per la mia anima sognatrice e romantica. Per il mio
essere. Quale dei due, in questo caso, è la coscienza dell'altro,
l'ossessionante copia di un ideale mai raggiunto? Ho trovato una ragazza,
Caterina, alle soglie dell'età matura, una ragazza impegnata a fare i conti con
la realtà, e, nello specifico, quando i genitori la costrinsero a recarsi
lontano dalla sua città natale per la prima volta, in un luogo che non sente
come suo, in compagnia del suo fidanzato - gay, Ettore. Si tratta di un modello
di vita che i suoi genitori rincorrono da tempo, che desiderano, tutta
abnegazione, adorazione, rispetto e generosità.
Assieme
a lei sono stata io, in un maleodorante vagone di un treno o in un appartamento
forse un po' troppo affollato, che dava su un cortile, tutto mattonelle, con
porte basse che si aprono fra una stanza e un'altra per far passare la brezza e
mantenere il fresco, il posto dove Caterina dovrebbe sentirsi protetta e al
sicuro pensando di poterci allevare il suo sogno di avvocato, e da dove
cominciarono ad arrivare novità, annunci, conoscenze che l'avvisavano di come
avrebbe dovuto comportarsi.
Non
sono rimasta molto a lungo in sua compagnia. Caterina stava vivendo una storia
un po' particolare, e anche drammatica. Contavo a uno a uno le anime che
popolavano la sua cerchia e mi preoccupavo della sua indipendenza e della sua
anima.
Non
seppi mai se Caterina voleva divenire veramente avvocato, o se voleva solo
tenersi lontano dall'influenza dei suoi genitori. La storia che mi raccontò era
che la sua vita stava prendendo una svolta decisiva e, con i dubbi e le
perplessità tipiche dell'età, aveva gettato tutto all'aria e aveva convinto i
genitori dicendo che se la sarebbe cavata meglio nella regione torinese.
Torino, forse, sarebbe stato un posto migliore per una ragazza sola e fragile
come lei. Avrebbe potuto ottenere una sua indipendenza, e ben presto farmi
giudicare Caterina sotto una nuova luce. Da una felice e ridente città di sole
e di mare, di musica e di caffè calda e ospitale per chiunque.
Questa
storia ha avuto inizio come diario di viaggio, sul quale ho annotato tante
cose. Un viaggio che ho visto, e che adesso mi accingo a riscrivere mediante
quest'ennesima recensione. Un resoconto che mi ha permesso di seguirla in un
posto per me ancora sconosciuto, di sapere qualcosa in più di lei. Il tutto era
destinato a diventare qualcosa di speciale, se solo si fosse distaccato dai
soliti cliché della narrativa contemporanea, in cui avrei potuto rifugiarmi in
un posto straniero, scriverne poi il mio pensiero al riguardo, rimanere
aggrappata alla mia anima e a me stessa.
Mi
sono sorpresa a fare una passeggiata, la cui durata è stata alquanto breve, con
la compagnia di una viaggiatrice lasciata solo nell'immensità del cosmo che non
avevo mai incontrato. Caterina fungeva da ventata di aria fresca, mentre il
nuovo mese entrava. E, munendomi del mio inseparabile blocnotes e armata di
penna a sfera, ho attraversato con attenzione le vie tortuose del cuore umano
di una giovane donna. La relazione che si era instaurata è stata alquanto
frettolosa, costruita mediante pagine bianche che profumano ancora di
salsedine, noci appena colte, castagne calde e croccanti, dalle quali ho colto
insoddisfazione, solitudine, sentimenti che si sono poi mescolati all'amore e
che irrimediabilmente mi si sono attaccati alla pelle. Verosimili, reali, la
condizione di una giovane adulta che ha scaraventato nel tessuto della sua
anima un piccolo solco che ha una certa importanza, ma non perfettamente
incline all'idillio della mia anima.
Questa,
così come tanti altri piccoli fattori, è stata una delle cose che mi è meno
piaciuta, e che mi ha resa poco coinvolta nel salvataggio della sua anima che
involontariamente si è avviata lungo una strada di cui non si conosce l'inizio
ne la fine.
Una
vocina nella mia testa mi diceva che questa lettura, perlomeno la sua
copertina, avrebbe lasciato un segno indelebile nel mio cuore. Tuttavia nulla
di ciò è accaduto, ma, cullata da un sentimento poco nitido e confuso, ho
scambiato qualche volta ciò che mi circonda realmente con quello che accadeva
nella mia testa.
Un
turbine di sogni e desideri repressi in cui la mia vita si è intrecciata a
quella della protagonista, e che mi ha impedito di esserci fisicamente: un
universo personale in cui io non me ne sono completamente sentita partecipe.
Una storia che è stata realizzata impulsivamente, senza alcuna pianificazione,
e che ha sprigionato una melodia che in parte mi ha tenuta lontana dall'idea
romantica che si era prefissata l'autrice. Un vegetale che cresce ma non riesce
a giungere a piena maturazione, il cui tutto è velato da una certa malinconia e
di cui l'autrice si serve come espediente di conforto e solidarietà. Un
racconto semplice, e per nulla banale, che avrebbe potuto condurci verso vette
d'inestimabile felicità.
Questa
recensione infatti termina qui come una comprensione di qualcosa che non ho
avuto, che mi ha impedito di godermi appieno del risultato ne di gustarlo come
desideravo.
Valutazione
d'inchiostro: 3
Mi è capitato spesso di leggere di storie con alte pretese, o che comunque raccontano in maniera accattivante per finire... da nessuna parte.
RispondiEliminaCondivido il tuo senso d’insoddisfazione per un libro che, magari, avrebbe potuto essere molto più interessante perché aveva “i numeri giusti” per esserlo!
Sono d'accordo, Sabrina! ☺
EliminaDalla copertina mi aspettavo un altro genere di libro e la tua recensione mi ha un po' spiazzato togliendomi come si suol dire i prosciutti dagli occhi. Anch'io mi sono ritrovata in libri che ti lasciano di sasso :(
RispondiEliminaGià. E alla fine si rivela sempre una grande sorpresa ☺
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