A distanza di
due anni, quindi, Giacchi ci riserva qualcosa che per molti è negato: la
libertà indibiduale, incrementato da una forte crescita interiore. E come
secondo romanzo, Il figlio del fuoco è un romanzo che è stato onnipresente nei miei pensieri, il
cui protagonista non ha bisogno di lunghe frasi per descriversi, ma solo il semplice fatto che
è stato mandato in mia presenza senza che io ne dubitassi l'esistenza. E' stato
però grazie a lui che ho potuto vedere tante cose, e questa seconda fatica
letteraria dell'autore evidenza la sua abilità, la sua diplomazia con l'adoperarsi
di frasi non sempre facili che, sono certa, col tempo potrebbero infondere vita
persino alle cose inanimate. Narrandoci la storia del giovane Babel come fosse
sua. Imprecisa, imperfetta, ignota destinata a divenire massima di vita,
istinto e carne.
Titolo: Il figlio del fuoco
Autore: Riccardo Giacchi
Casa editrice: Sad Dog Project
Prezzo: 11, 99 €
Prezzo ebook: 2, 99 €
N° di pagine: 106
Trama: Babel ha scoperto presto quanto dura possa essere la vita.
Troppo presto. Unico sopravvissuto in un incidente stradale che gli ha portato
via i genitori, la sola casa che ha conosciuto fino alla sua adolescenza è
l'orfanotrofio di Corinto, dove è cresciuto insieme a tanti altri figli di
nessuno fra cui Markus, il suo migliore amico, e Narses, un ex ospite dell'orfanotrofio
rimasto nella struttura con il ruolo d'istruttore e tutor dei ragazzi. Babel,
però, è diverso dagli altri orfani: in lui c'è qualcosa, un antico potere che
gli arde dentro e che fa di lui un essere speciale e pericoloso allo stesso
tempo e che si risveglierà in tutta la sua brutale furia durante una lite con i
suoi compagni.La tragica esperienza assopirà ancora una volta le capacità di Babel
che, divenuto un uomo adulto, cercherà, invano, di dimenticare il suo passato.
Ma il destino del giovane è segnato e il desiderio di un'esistenza normale diverrà
una lontana speranza: ogni frammento della sua vita si ricomporrà in un mosaico
dai colori tetri e, attraversando un dantesco inferno, Babel entrerà in contatto
con una realtà inaspettata, dilaniata da un'antichissima lotta tra luce e le
tenebre e nella quale dovrà scegliere da che parte schierarsi per decidere il
destino dell'umanità.
La recensione:
La recensione:
I romanzi di Riccardo non hanno un suo particolare
tipo di lettori, non condannano nessuno a non inoltrarsi in fantastici viaggi
che non terminano nemmeno quando si giunge all'epilogo, non riservano a qualcuno
in particolare quello che è stato negato ad altri. Si tratta di romanzi che
sono stati scritti da una forte passione, credo alimentata con gli anni: una passione
che ci unisce, un legame che non ha bisogno di intermediari, un autore che mi ha
mandato già due volte in qualche parte sconosciuta del mondo, figli o profeti,
sempre pronti a combattere battaglie interiori e non. Si tratta di storie in
cui ognuno di noi può riconoscere a modo suo qualcosa, ma di cui io ho saputo
cogliere la bellezza di ogni cosa: un ragazzo sfortunato e incompreso o remote stanze dell'orfanotrofio in cui è stato rinchiuso. Mi è sembrata,
sin da subito, una visione da uomo incatenato, nato per una missione particolare,
insidiata nella razza della sua stessa esistenza, in nome dell'intera umanità.
Nella visione letteraria che Riccardo ci
riserva in queste pagine mi è piaciuto che, diversamente dagli altri romanzi
dispotici - se così vogliamo definirlo -, la diversità non è vista come qualcosa
con cui discriminare, mettere da parte, o come un ostacolo per l'intera
individualità. Riccardo Giacchi nei suoi romanzi non nega tutto questo. Nega
solo che il suo protagonista abbia un esistenza facile. Ma è appunto partendo dalle
difficoltà che Babel dovrà affrontare che il lettore ha così potuto scoprire ciò
da cui dovrà dipendere. Una volta fatto questo passo, ogni ostacolo è superato,
il mondo non sembra più quel luogo inabitabile, non serve più - in questo,
l'illusione -, così come non servono parole su parole di una storia orginale
come questa per spiegare e narrarci della "condizione" di Babel.
Così è il mondo descritto in Il figlio del
fuoco: non una illusione, ma qualcosa che ci aiuta a fare i nostri conti e riconoscere
che l'intero universo è sostenuto da qualcosa di molto più potente di noi
esseri umani, Un mondo moderno in quanto il concetto di conoscenza è in contraddizione
con la scienza.
Quando Riccardo mi invitò ad avventurarmi fra
le pagine di questo suo secondo romanzo - romanzo apparentemente semplice, ma
costruito in maniera un po' complessa -, realizzato abilmente con l'intento di
farmi rimanere per qualche tempo, non mi meravigliai che non avessi i miei
dubbi sull'efficacia del suo potenziale e volli così continuare a leggere.
Pensieri sparsi mi frullano ancora in testa, che non ho avuto il coraggio di
riportare su carta se non adesso, perché avrebbe significato mettere Babel e
questo volume nella situazione più disperata di quanto fosse in realtà. Una volta
concluso il volume, avrei potuto rinchiudermi nella mia stanza, sedere al
computer, e tentare di tornare dove esattamente ero. Nel mondo di un giovane
uomo in cui ho riscontrato gioie e dolori e in cui ho potuto sentirmi grandiosa
e speciale.
Il figlio del fuoco, infatti, non si tratta
di un semplice volume. Piuttosto di un viaggio alquanto particolare che ho avvertito
con un certo interesse sin dal primo momento in cui vi ho messo piede, dove ho
potuto contemplarne la bellezza e scrutare l'anima di queste anime vagabonde,
frustate e sole.
Adesso che mi appresto a scrivere
quest'ennesima recensione, penso a quanto la fantasia sia qualcosa dalla forza
potente e imprescindibile che molti non riescono neanche a immaginare. In
questo caso, questo primo volume di una trilogia è stato il piombo che ha
equilibrato la mia anima. Il contraccolpo che mi ha impedito di cadere dinanzi alla
malinconia, come disgraziatamente è successo in passato, che ha saputo sedurmi
con fantasia e un certo grado d'immaginazione nel momento in cui ho conosciuto
Babel.
Come quel momento in cui Babel scopre le sue
orgini, la sua vera identità, sono stata strappata dall'abisso della monotonia,
dalla routine, in mezzo a voci che filtrano da ogni luogo, senza che nessuno
potesse immaginarne la provenienza.
Un mondo visionario e fantastico che ha acquisito una sua abituale
consistenza. Un epoca che non possiede niente di diverso da quella odierna, ma
che ha destato il mio fascino. Creature splendide, così come i luoghi in cui
tutto ciò accade, che sono state proiettate sulle pagine con una certa cautela,
una prudenza incredibile che ha imbrigliato il genio dell'autore. Grande
esploratore e scrittore di sogni.
Il figlio del fuoco è il
primo volume di una saga che altri non è che un tentativo di fuggire da se stessi. Un opera
che ho così accolto nel mio cantuccio personale e che, slegandosi dalla materia
di cui si è fatti ma restando prigionieri di carne e vittime ferite, ci si
domanda se convivere con un certo dolore sia l'unica soluzione. Con l'anima
tumefatta, in compagnia di creature dispensate dalle emozioni, esemplari finiti
della razza umana che hanno già provato tutto quel che c'è da provare.
Una lettura davvero bella in cui inevitabilmente si cresce,
in un complicato meccanismo, propagandosi dentro di noi come un bene che
fortifica, avvolgendo le nostre fragili membra col suo dolce tatto, facendo
fiorire l'anima.
Valutazione d'inchiostro: 4
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