Una sera di fine ottobre mi ha vista lasciare per l'ennesima volta
la mia casa e recarmi in un bel posto, quando una pila di romanzi attendevano
il momento perfetto per essere letti, un anno dopo l'ultima intensissima
lettura, periodi splendidi e sfavillanti, costruttivi e silenziosi, preparai il
mio blocnotes preferito e mi calai nei panni di uno psicologo i cui pensieri
erano nettamente opposti ai miei.
La lettura sarebbe proceduta come sempre benissimo, senza avvertire minimamente una grande diminuzione o disinteresse, con l'addentrarmi della storia, e così fortunatamente è stato. Allietata dalla presenza di un abile scrittore tedesco che, quasi con un sorriso sardonico stampato sulle labbra, mi avrebbe condotta in un luogo in cui avrei fatto perdere volontariamente le mie tracce, sono stata abbandonata qui, come resti di una memoria lontana, ricavando solo maggior soddisfazione e profitto da ciò che successivamente avrei visto o sentito. Ricavando solo una miscela disomogenea di sentimenti che sarebbero stati un grande vantaggio per il mio giudizio a fine lettura..
Titolo:
Gli eredi
Autore: Wulf Dorn
Casa editrice: Tea
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 324
Trama: << Mi creda, avrà bisogno ancora di un sacco di caffè
oggi. Sarà una cosa lunga. >> Nella saletta colloqui del seminterrato del
reparto psichiatrico dell'ospedale, Frank Bennell, stimato criminologo alla
soglia della pensione, chiede aiuto a Robert Winter, psicologo con cui ha
collaborato in numerosi casi di omicidio. Però i due esperti del lato oscuro della
natura umana questa volta sono messi a dura prova. La donna che si trovano
davanti, sopravvissuta a un grave incidente su una strada di montagna immersa
nella nebbia e battuto dalla pioggia, sembra oscillare tra realtà terribili e
allucinazioni. Si chiama Laura Schrader, trentadue anni, capelli biondi;
nell'auto accanto a lei una pistola vecchio modello col caricatore vuoto e un
baule in cui non si nasconde una dura verità. Nel suo sguardo diffidenza e
terrore. Perfino Winter, il quale nella sua carriera ha ascoltato dai suoi
pazienti storie così plausibili da non riuscire quasi a smascherarle, non sa
come mettere in ordine i pochi elementi ricavati con tanta fatica dalla donna:
l'uomo che l'ha salvata chiamando i soccorsi e poi è sparito nel nulla, bambini
dagli occhi di ghiaccio, misteriose uccisioni … Fatica a collegarli a quanto si
vede nella foto che gli ha mostrato il collega: qualcosa di terribile, che
supera a ogni sua aspettativa. In una lunga notte, fuori dalla clinica, sotto
un cielo nero e gonfio di odio sta succedendo qualcosa. Ma cosa? Bisogna
credere a quella donna per arrivare in tempo. Se sarà ancora possibile.
La recensione:
Sicuramente tutto quello
che facciamo alla natura provoca una reazione. Il fatto è che non sempre ce ne
accorgiamo subito, perché si tratta di eventi di dimensioni diverse rispetto a
quelli della nostra esperienza individuale.
I
romanzi di Dorn sono a mio avviso uno più bello di un altro. C'è sempre molta
tensione, molta ansia, tanti pensieri dalle svariate tonalità o sfumature che
ossessionano il palazzo vasto e oscuro della mente umana, quando meno ce lo
aspettiamo, in un momento particolare della nostra vita. Quando decisi di
partire e naufragarmi all'arrembaggio di questo ennesimo ma non ultimo strabiliante
viaggio dorniano, non pensavo che alla fine avrei dovuto fare i conti con la
realtà circostante. Teneramente, pensai: "Ecco le atmosfere in cui mi
piace perdermi! Ecco l'autore tedesco i cui romanzi sono quasi sempre per me
una splendida follia!"
Dopo
aver riposto sullo scaffale Gli eredi,
riportato i miei pensieri su queste pagine bianche, posso affermare con
certezza che questo ennesimo volume è andato a formarsi lentamente ma ha poi
avuto una sua importanza. Se chiudo per un istante gli occhi, mi sembra ancora
di sentir parlare la fragile e innocente Laura, il fruscio dei rami mentre il
vento si arrampicava sulle fronde nodose, finché il rumore dei pensieri non
coincideva con quelli dell'autore, sovrastando ogni cosa.
E
avanzando nella lettura l'ombra della paura, dell'odio, aumentava sensibilmente
mentre il protagonista, divenuto un tutt'uno con il lettore, si abbandonava ai
vaneggiamenti di una povera donna e alla sua triste condizione.
Se
mi spingo oltre le mie emozioni, se mi soffermo un attimo a pensare e chiarire
i miei più sinceri pensieri circa la produzione artistica di questo strepitoso
autore, spontaneamente penso a come la mente umana è sempre quel palazzo oscuro
in cui l'uomo ama perdersi. I libri mi permettono quasi sempre di girovagare a
casaccio per tutto il tempo che voglio, addentrarmi in tutte le viuzze che mi
capitano, pur di prolungare il più possibile il piacere della compagnia di
figure di carta e inchiostro che in una manciata di ore divengono persone,
badando più al ruolo che svolgono che all'aura lucente che sprigionano e,
poiché da certe letture se ne può trarre insegnamento, non esito a scrivere che
il mio viaggio con Dorn in questo caso si è rivelato fruttuoso. Una veloce,
quasi febbrile lettura mi ha portato a raggiungere i cuori di algidi e oscuri
personaggi di cui ho riconosciuto qualche assonanza con altri personaggi
dorniani, che mi servirono per comprenderli appieno.
Ne
Gli eredi ogni cosa piomba
nell'oscurità, anche se la luce della pace non è poi così lontana, mi ha
costretta a procedere a tentoni e con le braccia tese per evitare l'urto con qualcosa
di spiacevole, e finì per andare oltre i luoghi da dove era partita la mia
coscienza. Vagando in su e in giù, in lungo e in largo, mi sono così lasciata
sedurre e avviluppare dal manto della notte, mentre la voce astuta dell'autore
mi confondeva.
Ero
circondata dal buio e dal silenzio. Attorno a me un orripilante omicidio, un
segreto sconcertante su cui i minori in particolare si muovevano in equilibrio
precario, mi sono appollaiata dolcemente ai bordi dell'anima di questa storia
mentre tutto intorno le cose andavano via via a farsi più nitide.
Ma
qualcuno avrebbe potuto chiedermi: cosa ti ha affascinato maggiormente in tutto
questo? Dove si trova il vero killer, e quali sono state le ragioni che lo hanno
indotto a comportarsi così? Esiste forse una provvidenza che tutela il mio puro
ammaliamento? Forse, come con tante altre storie, è semplicemente dovuto dal fatto
che amo l'autore, il suo stile, e del resto mi importa poco o niente. Mi imbarco
senza pensarci, e mi sembra quasi di sprofondare in un sonno magnifico e meraviglioso.
Perché
anche per questo straordinario romanzo, misterioso, folle, sconcertante e avvincente
al punto giusto, è stato tracciato un disegno così minuziosamente, quasi diabolico,
che è destinato a progredire. Perché nei romanzi di Dorn è sovente ciò che si
impossessa della coscienza umana: l'uomo si trova così a vagare lungo una strada
di cui non conosce ne l'inizio ne la fine, e alla fine impara dai suoi stessi
errori, Sei libri non sono riusciti ancora a spiegarmi di che cosa io sono realmente
assuefatta, quando leggo qualche romanzo di Wulf Dorn. Posso infatti tranquillamente
ammettere la possibilità di un istinto improvviso, quasi necessario, che dia una
svolta alla routine.
Lettori
come me, in questi luoghi sperduti, in queste storie zeppe di fascino e magia,
non si stancano mai di sbizzarrirsi con un certo entusiasmo. E da qui appunto
deriva il mio lato terribilmente romantico per un autore, una storia, un luogo.
Uno smisurato sentimento irrazionale che, nel caos fantasmagorico della vita,
getta una particolare importanza su ciò cui la coscienza ritiene più necessario.
Wulf Dorn a questo proposito mi rende quasi sempre entusiasta, curiosa, e ciò
che risulta evidente è che dopotutto i romanzi sembrano l'unico surrogato per
vivere altre vite.
Disegno
oscuro che permette di vedere e sentire
ogni cosa, Gli eredi è una storia in
cui non mi sono sentita estranea nemmeno per un secondo, ma intrappolata come
se una qualche magia avesse operato silenziosa dentro di me. Una storia cruda,
surreale, e allo stesso tempo reale che è una girandola di dettagli, contorni,
sfumature, ombre impregnate di malvagità i cui personaggi vagano in un deserto
di domande che non avranno una loro risposta.
Nessuno
commette errori volontariamente. Nessuno danneggia se stesso consapevolmente.
Solo quando si risonosce l'errore possiamo considerarlo consapevolmente.
Valutazione
d'inchiostro: 4 +
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