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martedì, marzo 19, 2019

Due chiacchiere con l'autore: Simone Censi

Non vedo perché, se un autore che ho ospitato con tanto affetto nel mio piccolo salotto letterario, non possa soggiornare per qualche altro tempo. Non ho potuto evitare di intrattenere Simone, ne di evitare di porgli qualche piccolo quesito, ora che il nostro percorso letterario si è volto al termine. Quale migliore occasione di conoscerlo meglio, studiare la genesi delle sue storie, il motivo per cui abbia deciso di abbracciare questa passione, quasi si tratti di uno stile di vita? Quale miglior momento per non riesumare dalle soglie del tempo una rubrica come questa?
Ecco che Simone e le sue storie furono quel punto di contatto che mi hanno entusiasmato parecchio, e di me e della mia presenza non resta niente. Non resta che mettermi da parte e lasciare la parola a lui e ai suoi figli d'inchiostro.


1) Ciao Simone! Ben tornato su Sogni d'inchiostro J Spero che il tuo soggiorno sia stato/ sarà piacevole J Prima di parlarci dei tuoi romanzi, dicci… Chi è Simone nella vita di tutti i giorni?
Un marito e un papà. Ho all’attivo un paio di lauree e lavoro in un’azienda che produce calzature e accessori da donna.
2) Da cosa nascono i tuoi romanzi? E quali sono state le ragioni che ti hanno indotto a chiamare così questi tuoi figli di carta?
Da incontri casuali. Mi sono imbattuto nelle cronache di Mastro Titta curiosando in rete, ho trovato i racconti scritti dal Mezzabotta agli inizi del Novecento, dove il boia racconta le sue vicende in prima persona. Li ho trovati interessanti e ho provato a immaginarli in maniera più scanzonata, raccontati da qualcuno che non ha mai avuto voce in capitolo, che alla versione ufficiale degli eventi preferisce i pettegolezzi del popolino. Una figura che opera all’ombra del Maestro, tipo un garzone. Il Garzone del Boia appunto.
 Per l’altro romanzo invece mi sono imbattuto nel Rapporto Ryan mentre cercavo materiale per la tesi. Anche in questo caso tutto il materiale è disponibile gratuitamente in rete. Ho estrapolato tra le varie deposizioni due profili compatibili, due persone che potevano stringere un’amicizia in un orfanotrofio irlandese. Molti colpevoli di questi abusi venivano a loro volta da istituzioni scolastiche simili e a loro volta erano stati abusati. Da questo i due profili compatibili avevano bisogno di una spaccatura profonda, uno diventava da abusato ad abusante, l’altro no. Due modi differenti di reagire a un uguale trascorso, questa crepa che si era creata tra i due li ponevano su due fronti opposti, il protagonista e il suo antagonista, da Amico a Nemico.

3)Le tue storie ci parlano di situazioni in cui si provano ogni cosa: dolore, sofferenza.. e ai lettori appassionati e sognatori, certe tipologie di storie sono davvero un balsamo per l'anima. Cosa ti spinge a cimentarti con questo genere? Per Il garzone del boia hai preso ispirazione da qualche autore? Se si, quale?
È difficile parlare di genere, non ho un genere preferito, m’imbatto in una storia e penso a come mi piacerebbe raccontarla. Il romanzo Amico,Nemico. è difficile da definire, potrebbe essere un romanzo di formazione, ho letto moltissime deposizioni raccolte dalla Commissione d’Inchiesta sulle violenze sui bambini, le ho messe a confronto, ho cercato analogie in quelle storie e il romanzo è nato così, nel Garzone invece avevo dell’ottimo materiale sul quale lavorare e già quello definiva il genere del romanzo. In questo caso la scelta del doppio stile utilizzato dal Garzone per raccontare le sue vicende, quello sboccato con termini dialettali da giovane e quello un po’ più colto da adulto, è stata fatta pensando a Baudolino di Umberto Eco, uno dei miei libri preferiti.


4) Dopo quanto tempo dalla fine del libro ti sei reso conto che i tuoi personaggi hanno molto più da dire di quel che sembra?
Il libro lo finisci quando lo pubblichi. Finché non hai un Editore, lo rimaneggi infinite volte e non hai mai la percezione delle sue potenzialità. La rocambolesca storia del Garzone, questa figura picaresca, ero sicuro potesse piacere, ma non potevo immaginare tanto. Per quanto riguarda Amico,Nemico. i suoi personaggi hanno tanto ancora da dire e la storia sale alla ribalta ogni volta che si ritorna a parlare di abusi su minori in scuole d’ispirazione cattolica.

5) Come definiresti Il garzone del boia? E Amico, nemico?
Entrambi i protagonisti dei due romanzi non hanno un nome, entrambi fanno parte di quella storia che non è raccontata o sono voci che le narrazioni ufficiali cercano di tenere inascoltate. Per scrivere qualcosa di diverso, occorre cercare quelle storie, quei personaggi che di solito non sono presi in considerazione, credo che sia necessario andare a vedere dietro a quello che abbiamo davanti agli occhi. I due romanzi, con le reciproche differenze, sono semplicemente il dietro, o almeno quello che io ho visto dietro a queste storie.




6) Qual è stata la tua fonte di ispirazione, o meglio, da cosa trai ispirazione nell'aver evoluto i tuoi personaggi?Tutti i personaggi dei miei romanzi sono in lotta. Il Garzone è in lotta per riuscire a cambiare il proprio destino, Mastro Titta lotta per rimanere coerente con se stesso fino alla fine nonostante un garzone che a volte gli rema contro, l’antagonista di Amico,Nemico. lotta con il mostro che ha dentro e il protagonista lotta contro quello che ha subito in adolescenza affinché si possa spezzare il circolo vizioso di abusato-abusante. L’evoluzione dei miei personaggi all’interno dei miei romanzi è il risultato di questo scontro e con la forza che sprigionano, tendono a cambiare la realtà che vivono.

7) In quale dei tuoi personaggi ti sei rivisto di più?
In ogni personaggio c’è un pezzo di chi l’ha creato. Forse il Garzone è quello che mi ha preso più pezzi.

8) Hai trovato delle difficoltà nell'evolvere la personalità dei personaggi? O, scrivendo, avveniva in maniera del tutto naturale?
Ci sono state in entrambi i casi grandi difficoltà. Amico,Nemico. parla di due ragazzi che si conoscono adolescenti, fanno amicizia e diventano adulti e nemici. E’ un romanzo di formazione che prevede l’evoluzione del personaggio principale verso l’età adulta. Il Garzone del Boia è un romanzo storico ma potrebbe essere anche definito come romanzo picaresco, una narrazione autobiografica di un fittizio protagonista fino alla maturità e nello specifico fino alla vecchiaia. Entrambi i romanzi coprono l’intera esistenza dei personaggi, per cui non era possibile non affrontare la loro evoluzione.

9) L'illustrazione delle copertine hanno un significato particolare?
Per Amico,Nemico. la scelta è caduta su una costruzione che può benissimo essere un edificio scolastico e il tipico colore verde è quello dell’Irlanda, dove il romanzo è ambientato. Il merito è stato dell’Editore e della sua felice intuizione. Alla copertina del Garzone invece tengo particolarmente perché è stata realizzata da mio fratello, Patrizio Censi. E’ di forte impatto e particolarmente azzeccata sia a livello cromatico sia di contenuti. Il cappio del boia sulle assi della forca racchiude in sé tutto quello che c’è da dire, la striscia ematica è quella che Mastro Titta si è lasciata dietro nelle 516 esecuzioni compiute in oltre ottant’anni di servizio.

Qualcuno ha obbiettato che nelle impiccagioni non ci sono fuoriuscite di sangue. La risposta. Il boia dopo aver impiccato il reo lo decollava e appendeva la testa a una picca che poneva all’ingresso della città come monito, mentre il corpo era diviso in quarti (squartare) e appeso agli angoli della forca al termine dell’esecuzione. Poi tranquilli, quella è solo vernice, almeno così mi ha detto.

10) C'è un romanzo che ti sarebbe piaciuto scrivere e che invece è stato qualcun altro a scrivere?
Tra i miei romanzi preferiti, Il Maestro e Margherita, Cent’anni di solitudine, Baudolino e Q, solamente l’ultimo avrei voluto scrivere io.

Grazie, Simone, per la bella chiacchierata J In bocca al lupo per il tuo avvenire J
Grazie a voi e Viva il lupo! J

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