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mercoledì, maggio 08, 2019

Gocce d'inchiostro: L'amuleto di Samarcanda - Jonathan Stroud

Mi sono resa conto, ora che di questo volume ho sorvolato ogni sprazzo di cielo, che la storia del piccolo Nathan mi ha in un certo senso scosso in ogni fibra.
La storia di un amuleto magico e del suo temibile segreto, un avventura folle, avvincente e sorprendente che mi hanno coinvolta non completamente ma come desideravo, non solo nel corpo ma anche nel mio intero essere. Come se mi fossi appassionata dopo tanti anni ad un fantasy che languiva sullo scaffale da qualche tempo. Perché, in un certo senso, è da qualche tempo che il romanzo di Stroud stanziava sullo scaffale, come una sentinella attenta ma ammonitrice… E adesso? Che cosa mi ha indotta a cimentarmi fra le sue pagine?
Se vi va, scopritelo nella recensione qui sotto. Da nessun punto di vista, nessuno è più pentito di me per non averlo letto prima. E l'unica spiegazione plausibile concerne il semplice fatto che non mi sentivo attratta. Ciò che è nato fra me e i personaggi di Stroud corrisponde, romanticamente parlando, a uno scambio di idee. E anche se per poco tempo, un disvelamento spirituale ci ha fatto incontrare come due satelliti solitari persi nell'immensità del cosmo.

Titolo: L'amuleto di Samarcanda
Autore: Jonathan Stroud
Casa editrice: Tea
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 449
Trama: Il millenario jinn Bartimaeus, il demone che costruì le mura di Uruk, Karnak e Praga, che parlò con re Salomone, che cavalcò per le praterie con i padri dei bisonti, viene improvvisamente richiamato dal mondo degli spiriti ed evocato a Londra. Una Londra tetra e cupa dove la magia consiste in un'unica capacità: quella di evocare e asservire demoni, i quali, loro malgrado, obbediranno a ogni ordine del mago che li tiene in suo potere, Bartimaeus deve compiere una missione difficilissima: rubare l'Amuleto di Samarcanda al terribile e ambizioso Simon Lovelace.



La recensione:

La libertà è un illusione. C'è sempre un pezzo da pagare.

Per giudicare un romanzo fantasy una buona lettura di questo calibro bisogna innanzitutto trovare una buona postazione, un luogo dal quale è possibile seguire inosservati i movimenti di ogni funnambolo di questo scenario allestito da un abile scrittore di anime e scovare dove fossero quei punti salienti che giudicassero e dileniassero quella linea di demarcazione che scinde il buono e il cattivo. L'ideale sarebbe stato acquattarsi in una stanza di fronte all'appartamento di Nicholae, dove avrei potuto monitorare i suoi movimenti e il flusso delle persone in entrata e uscita. Sarebbe stato meglio poter seguire il flusso imprevedibile dei suoi pensieri, ma, da sola, non potevo garantire una sorveglianza scrupolosa, e dunque affiancarsi a qualcuno sarebbe stata una gran fortuna.
In giro, con me, in perlustrazione, vi fu il jinn Bartimaeus, demone che costruì le mura di importanti città, interloquì con re Salomone, coraggioso e testardo che abbracciò l'atto di essere incastrato da un ragazzino di soli undici anni esplorando fino in fondo tutte le possibilità. L'ostinazione, infatti, è uno dei tratti distintivi di chi lo ha evocato. Nathan. Orfano di madre e padre, sballottolato da una casa a un'altra, abile prestigiatore e piccolo furfante.
Quando non ha da studiare o girovagare per strada, Nathan sperimenta lunghi ed enigmatici incantesimi. Ed è così che, il jiin Bartimaeus, fu allontanato dal suo sonno. In realtà non dovrebbe essere così: i romanzi fantasy che ho letto nella mia carriera di lettrice non ritengono sia più adatto impersonare come figura principale di una storia un demone. Magari per qualche paginetta, pur di dare una certa suspense, ma ne L'amuleto di Samarcanda, la magia sola e unica sarebbe stata troppo poco soddisfacente per  non avvincere il lettore come si deve. Jonathan Stroud a questo proposito delinea un quadro moderno, originale e stupefacente in cui la magia è il fulcro primordiale mediante cui si muovono le cose. Catapultandoci in una Londra magica ed evanescente, sullo sfondo scintillante del Tamigi, in mezzo a un ammasso di grigio di magazzini e moli. Incessanti lotte fra bene e male, fra sprazzi di pensieri, istanti di vita in cui la realtà è una sorpresa noiosa e impolverata. Priva di ambiguità, come una pagina bianca ancora da riempire.
Forse non è stato il miglior modo possibile per accogliere la storia che Stroud si porta dentro, ma adesso che lo so, adesso che ho conosciuto tutti loro, mi sono lasciata andare al suono melodioso, sincopato, talvolta smorzato delle sue pagine, mentre la metà attiva del mio cervello si abbattè sui miei pensieri più stravaganti.
Proprio così! Ho spaziato con la mente senza concentrarmi su un oggetto specifico. Ho lasciato vagare i miei pensieri come quando si sciolgono i ghiacciai in un grande lago, libera di osservare il tutto e di fare quel che più mi piaceva. Ed è in questo stato d'animo che ho così ascoltato la melodia sprigionata dalle pagine de L'amuleto di Samarcanda. Mi ha accarezzato la testa, parlando al mio cuore rintracciando nella memoria chissà quale reliquia sacra, annebbiata dalle atmosfere di un paesaggio spoglio, talvolta nebuloso talvolta solitario.
L'amuleto di Samarcanda è il primo volume di una trilogia che proseguirò certamente con la lettura del secondo volume. La sua storia ha funto da diversivo a letture più impegnative, situazioni assurde e inverosimili, che tuttavia si sono sposate con la mia anima sognatrice e romantica. Suggerendo una tipologia di racconto che trascina via nel suo tumultuoso torrente inonandoci completamente sia nel corpo sia nella mente. Mi sono imbarcata in una storia in cui sapevo di dovermi aspettare poco, e che alla fine mi ha marchiato col suo segno indelebile. Ha lasciato una traccia del suo passaggio, sebbene non mi ha trascinata sulla vetta del necessario con l'urgenza imprescindibile di coinvolgere completamente.
Quel genere di racconto che ho sentito sussurrare attraverso la mensola della mia libreria da tempo, in cui sono divenuta un tutt'uno con i suoi bizzarri personaggi che, fra coppie di maghi e demoni, conducono ad una catena di eventi a reazione. Ritraendo se stessi, tutto quello che li circonda, in avvincenti incontri, nel cuore della notte. Quando la città e i suoi abitanti devono ancora staccarsi dalle braccia di Orfeo, quando tutto è ancora puro. Pulito.
Un fantasy innovativo, semplice e avvincente, nonché una sequenza di immagini frenetiche in un caleidoscopio di situazioni critiche. Un ragazzino che ruba per vendetta; un demone simpatico e scrupoloso che vestirà i panni di angelo custode; un uomo tormentato dai rimorsi del suo passato. La sua bellezza, al termine della sua lettura, sta  nel domandarsi come un romanzo apparentemente semplice e innocuo nasconda una così avvincente avventura.
Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo

2 commenti:

  1. Autore di cui sento parlare spessissimo e benissimo.
    Davanti alla tua recensione, davanti alla tua valutazione, capisco perchè!

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    1. E pensare, che languiva sullo scaffale da anni. Finalmente mi sono decisa a leggerlo, e adesso infatti sto proseguendo col secondo ;)

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