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martedì, marzo 31, 2020

Gocce d'inchiostro: L'abbazia di Northanger - Jane Austen

Fatico ad ammettere ancora con me stessa quanto ho desiderato accogliere, dopo tanti anni dal nostro primo incontro, Jane Austen nel mio cantuccio personale. Ogni volta che sedevo alla scrivania mi sentivo non propriamente soddisfatta nel non ricordare alla perfezione quello che avevo scorto, qualche anno fa, quando ero ancora un'adolescente, spesso distrattamente, eppure all'epoca ciò non mi interessava, non riuscivo ad ammettere come non fossi ancora pronta ad imbattermi in certe storie, ai lunghi anni di liceo in cui volli intestardirmi a completare la lettura di almeno un suo romanzo. Impresa titanica, se mi guardo alle spalle con la consapevolezza dei miei anni. Paure infantili, vittimistiche, che mi hanno indotta a procrastinarne la lettura, che sembrerà alquanto assurdo ma che pronunciarlo ad alta voce acquisisce un senso, fin quando non mi sono decisa, ed oggi continuo imperterrita in questo percorso. In precedenza fu con Emma, adesso tocca all'ingenua Catherine con la quale nacque un certo legame, nell'immediato, dato che lei stessa era dotata di una natura semplice, positiva della vita, ma diversa a dispetto della sagace Emma.
Ora che non risiedo più a Northanger, sono consapevole che questo mio percorso si concluderà solo quando avrò completato la lettura dell'intera collezione austeniana. E ignorando a bella posta la voce della mia coscienza, quella che mi aveva indirizzato a percorrere questa strada molto tempo prima, il bello di queste mie parole è che ci credo, credo con tutta me stessa di potercela fare. 

Titolo: L'abbazia di Northanger
Autore: Jane Austen
Casa editrice: Giunti
Prezzo: 8€
N°di pagine: 304
Trama: Catherine Morland è a tal punto influenzata dalla lettura dei romanzi gotici che, invitata dal padre del giovane Henry (di cui è innamorata) a trascorrere qualche giorno nell'antica dimora di Northanger Abbey, incomincia a interpretare in chiave horror alcune banali esperienze che li le capitano - una maniglia spezzata, un cassetto inspiegabilmente chiuso a chiave - arrivando a credere di aver scoperto le tracce di un orribile delitto. Grazie a Henry, Catherine ritroverà il senso della realtà e i due giovani potranno coronare il loro sogno d'amore.


La recensione:

Tutte sono state, o quanto meno si sono credute, in pericolo per l'attenzione di qualcuno che desideravano allontanare; e tutte sono state ansiose e desiderose delle attenzioni di qualcuno al quale volevano piacere.


La parte migliore nel dover forzatamente rientrare fra le mie mura domestiche fu il poter dedicare del tempo a quelle letture che languivano sullo scaffale da troppo tempo. Di letture, di libri, non ce ne sono mai abbastanza, ma almeno fra le loro pagine sto bene, isolata dagli altri, dal mondo esterno, nel santuario magico della mia stanza, e recentemente mi toccò di dover rimettere nuovamente piede nel mondo e lasciarni vedere da tutti, dopo aver concluso la lettura de L'abbazia di Northanger.
Era marzo, e con la profonda speranza che la vita ci riserva giornate migliori, più normali e tranquilli, che seguono i contorni e i canoni delle tradizioni, il romanzo della Austen mi ospitò e fagocitó al suo interno per proteggermi da qualunque attacco esterno. Questo mi avrebbe aiutata a tenermi lontana da pensieri infausti e al coperto, valicando un mondo che prima di adesso non avrei voluto vedere. Appena scomparvero le prime remore iniziali avrei abbandonato qualunque intento per non essere dove avrei dovuto essere, che però mi è stato utilissimo a completare un altro minuscolo tassello della produzione austeniana. Così come con Emma, che per quanto mi riguarda ha allietato la mia permanenza, non ho dovuto spogliarmi della mia corazza, ragion per cui fui liberissima di girovagare fra le vecchie mura di questa abbazia come meglio mi piacque.
Furono questi gli stratagemmi adottati per rendere la lettura di un romanzo che è quel ritrovo, quel luogo in cui è possibile riconoscere se stessi, in cui ho potuto scorgere l'anima dello stesso romanzo, anche se con qualche difficoltà, ridotta alla vana ricerca di un partito pur di allietare la solitudine, l'incolmabile. Alla stessa Catherine ho riservato un certo dispiacere, per gesti così avventati e goffi, in mezzo a gruppi di anime che sono il riflesso di creature malvagie, false, doppio giochiste, abili seduttori nel deridere la sua indole fin quando l'altera e sgomenta Eleonhor la sveglierà completamente. Se per un pó di tempo aveva creduto di aver instaurato dei legami, di essere circondata da amici generosi e pronti per il suo bene e la sua incolumità, la colpa è stata soltanto sua, perché li ha più o meno lasciati agire da quando mise piede a Northanger Abbey, declinando qualunque attenzione amorosa di chi l'amava veramente e volgendo le spalle a chi l'aveva accolta con calore e interesse.
La Austen ritrae in L'abbazia di Northanger la rappresentazione scenica di uno specchio della realtà sociale che è un riflesso, un gioco di paradossi, che sortiscono un certo fascino. Definito "gotico" per la parte nascosta, mostruosa di ogni personaggio, a eccezione della stessa Catherine, incita a guardarsi dentro e a riconoscere la verità dal falso. Trasformando così Catherine non in un eroina vera e propria, bensì in un anti eroina in quanto si eleva al paradosso delle combattenti e coraggiose figure del romanzo gotico. Catherine però è stata quella figura che ha sortito una certa tenerezza perché dotata di un forte spirito di osservazione, capacità di giudizio, che la indurranno a comprendere la vita e se stessa. Continuando questo suo percorso a testa alta, sebbene con meno forza e vigore di precedenza.
Malgrado questo senso di vulnerabilità, Catherine è quella dolce, tenera figura austeniana che sebbene la spiccata ingenuità, non procura fastidio bensì conquista qualche cuore. Il mio, nell'immediato, che ho tenuto sino alla fine alle sorti della sua felicità. 
Certamente non un vero e proprio prodigio, ma il fior fiore di una rappresentazione mera, talvolta crudele di una forma "nuova" di letteratura austeniana, ancora una volta eccelsa nel raccontare cosa si prova nel vedere come ci si sente quando il dolore, la gioia, la paura attanagliano le nostre viscere.
Leggere L'abbazia di Northanger è stata una strana esperienza nel trascorrere questi ultimi giorni di marzo, circondandosi della compagnia di una ragazza perbene ma sempliciotta che non riesce a vedere al di là del suo naso. Non il tipo di cui molti credo abbiano la pazienza di perdere del tempo prezioso in sua compagnia, ma ricco di spunti di riflessione che mi coinvolsero maggiormente. A dispetto di Emma, ottenere il suo favore non è stato difficile, e anche se giunse nell'immediato quest'opera è un'altro raffinato quadro di fine ottocento. Potente nell'intimità instaurata, solitaria ma ambiziosa che tuttavia dice molto più di quel che tace. Sciorinata dinanzi agli occhi del mondo, rispecchiando l'idea di anti protagonista immune ai continui sbalzi temporali.
Valutazione d’inchiostro: 4

6 commenti:

  1. Mai letto questo romanzo, ottima recensione, grazie

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  2. Güzel bir inceleme olmuş Gresi 😊

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  3. Vedo una protagonista molto lontana da quella di Orgoglio e Pregiudizio, unico romanzo dell'autrice che ho letto. Nonostante questo noto che anche in questo caso crea un'atmosfera che avvolge (forse complice anche l'impossibilità di uscire concretamente dalle mura domestiche) e che la scrittrice riesce ad essere attuale pure in questo caso, come già si capisce dalla citazione che ci hai ripotato

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    1. Grazie, Francy ☺️☺️ hai colto perfettamente il messaggio ☺️☺️ a questo punto spero lo leggerai ☺️❤️

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