Titolo: Allontanarsi
Autore: Elizabeth Jane Howard
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 670
Trama: Londra, 1945. Allontarsi si apre all’indomani della pace e quella che dipinge è una vera e propria diaspora familiare. La fine della guerra, attesa e sognata nei volumi precedenti, ora pone ognuno davanti a delle scelte: dopo la lunga convivenza forzata, è quasi fisiologica la spinta centrifuga che porta i membri della famiglia ad allontanarsi l’uno dall’altro. Questa dinamica riguarda soprattutto le coppie, che sembrano esplodere a seguito di una lunga compressione: nella disaprovvazione generale della famiglia, Edward lascia Villy; Rupert e Zoe faticano a mettere insieme il loro rapporto coniugale dopo la lunga separazione forzata; il matrimonio fra Louise e Michael si è ormai sfasciato completamente e anche l’allontanamento di Raymond e Jessica sembra irrimediabile. Viene inoltre a mancare un grande punto di riferimento per tutti: in questo volume la famiglia sarà scossa dalla morte del Generale.
Autore: Elizabeth Jane Howard
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 670
Trama: Londra, 1945. Allontarsi si apre all’indomani della pace e quella che dipinge è una vera e propria diaspora familiare. La fine della guerra, attesa e sognata nei volumi precedenti, ora pone ognuno davanti a delle scelte: dopo la lunga convivenza forzata, è quasi fisiologica la spinta centrifuga che porta i membri della famiglia ad allontanarsi l’uno dall’altro. Questa dinamica riguarda soprattutto le coppie, che sembrano esplodere a seguito di una lunga compressione: nella disaprovvazione generale della famiglia, Edward lascia Villy; Rupert e Zoe faticano a mettere insieme il loro rapporto coniugale dopo la lunga separazione forzata; il matrimonio fra Louise e Michael si è ormai sfasciato completamente e anche l’allontanamento di Raymond e Jessica sembra irrimediabile. Viene inoltre a mancare un grande punto di riferimento per tutti: in questo volume la famiglia sarà scossa dalla morte del Generale.
La recensione:Una saga bellissima e meravigliosa che sto centellinando a piccoli
sorsi, con la sua appassionante mise di storie famigliari, amori sopiti dal
tempo, segreti mal celati, la cui origine è prettamente inglese depositato su
vicende realmente accadute e più profonde perché attinte dal cuore della stessa
autrice. La risacca disomogenea del ricordo, l’eco sprigionato da una vicenda o
situazione che occhieggia su diversi simbolismi, la poetessa romantica ma
malinconica e stoica della letteratura classica che amo particolarmente, il
vecchio che si mescola al nuovo, la famiglia e gli sconosciuti, che arsero come
una corona sulla mia testa, membra affusolate intricate posate morbidamente su
una poltrona più grande di me, con la perenne sensazione di voler vivere fra le
sue pagine. Per molti versi l’ennesima storia di famiglia trita e ritrita, che
non possiede niente di speciale, da cui però sono irrimediabilmente attratta,
bella come solo sanno essere i romanzi austeniani, brillante, appassionante,
intricata, più matura e sensuale che non riesce ad essere scevra da alcun tipo
di tormento, esperta e audace a sufficienza a recare sofferenza nei cuori di
chi legge. In pochissimo tempo ho compreso come il mio giudizio nei riguardi di
questa saga, di questa autrice, è folle. Insensato, sentito che valica
qualunque forma di certezza o concretezza, estrapolata dal nulla e scritta con
parole che portano lontano, conquistano nel loro essere semplici ma prettamente
realistici, nonostante non sono ancora un esperta di parole perché mi sono
innamorata e continuamente vengo sedotta.
Non si parla di un innamoramento ingenuo, irruento e acerbo bensì
di una grande passione che con gli anni ho coltivato gelosamente. Quell’amore
letterario che ho constatato e riscontrato un pomeriggio di fine aprile di due
anni fa, che non ho bisogno di dire che mi ha toccata particolarmente, anela
intimità con qualcuno, un forte senso di conforto e compassione, i cui piaceri
regalati da certe carezze cancellano il bisogno di una grande passione con
tante certezze e sentimentalismi vari, e quando approdò per l’ennesima volta
nel mio cerchio mi fece sentire appagata. Ancora una volta.
Un certo miglioramento, un qualcosa che possa smarrire qualunque
torpore negativo, Allontanarsi getta una certa luce su eventi politici, sociali e a
cui ci si affanna a scovare una via di salvezza in mezzo a cataste di uomini
che nella vita non hanno fatto nient’altro che accontentarsi. Smarriti, privi
di una vera e propria guida, algidi e apparentemente trincerati in una scorza
di diffidenza e inappagamento, solitudine e irragionevolezza la cui linfa
vitale si cela nella bellezza dei ricordi, dei sentimenti o dell’emozioni che
scalpitano per uscire fuori. Si dissolvono e vengono rimpiazzate dai pensieri
maschili, che nei volumi precedenti erano stati relegati in una stanza
squallida dell’anima della saga, che persino dinanzi alla morte combattono pur
di scovare quello sprazzo di luce possa donargli conforto e amore. La guerra
avrebbe dovuto smarrire gli animi, agitarli precedentemente e raddrizzarli successivamente,
eppure ogni evento, ogni gesto o azione è un pezzo di un puzzle che non trovano
questa volta punti di contatto. Frammenti in cui mi è stato possibile
riconoscermi e da cui ho intravisto importanti riflessioni della stessa Howard,
che conferiscono un tono malinconico, drammatico e melenso i cui scambi
verbali, i dialoghi interiori e non sono solo questioni più banali a discapito
che vi accade. Non un incontro di menti, come accadde nei romanzi precedenti,
ma un incontro di corpi, lotte o scontri che guidati da una forte coesione di
inibizioni, privazioni e potere intimoriscono al pensiero che i membri della
famiglia Cazalet non riescono più ad adattarsi. Appartarsi in luoghi o
situazioni scomode, che ardono di rivalsa, desiderio di rinascere, il concetto
di vita reindizzato su questioni più pressanti e importanti che impiastriciano
in parte la loro anima << candida >>, come li conobbi
effettivamente, ma intrepidi ad accettare qualunque paura, facili disperazioni
che avrebbero affrontato col sorriso sulle labbra. Non ci si preoccupa più del
problema che sorgono, bensì come affrontarli. E i legami non sono più passeggeri,
che con la morte del Geneale si sono
intensificati, che divengono sempre più indistricabili nell’attesa di compiere
passi unanimi per il benessere famigliare. Piantare il mio corpo in un luogo
famigliare e fare tutto il necessario per appartenere a qualcosa che in un
primo momento spiazza, in un secondo coinvolge al punto di impedirci di
scacciarci.
È innegabile affermare come Allontanarsi
acquisisce un tono, una verve in cui è davvero impossibile annoiarsi, che
fosse più maturo e consapevole, perché ai membri della famiglia Cazalet importa adesso così poco delle cose futili
della vita, sbandando per qualche pagina in tutt’altra direzione che per
qualche momento mi fece perdere la percezione, ma che proietta un’attenzione
particolare al tema del modernismo, della rinascita, del poter frantumare
qualunque barriera invalicabile, l’unica cosa perennemente presente come falla
di vita, che ci fa capire come nascere talvolta reca le conseguenze del
<< stare al mondo >>. L’inizio di una vita apparentemente semplice
e agiata, l’inizio della vita, e il suo lento implodere in cui niente e nessuno
sarebbe stato uguale al precedente, al passato, ma tutte vertigini
dimostrabili, che rinchiuse in cinture di castità e purezza d’animo, vacillano
con il suo perpetuo vacillare su ciò che è giusto e ciò che non lo è, sulla ragione
e il sentimento, consapevoli solo alla fine che l’individuo è un essere finito
in un mondo infinito.
Oramai sono un membro effettivo di questa famiglia, e oramai amo
questa famiglia. Amo l’idea in sé di farci parte, il loro stare nel mondo, e
ogni volta entro in casa loro e vengo avvolta dall’aura austeniana, così felice
di trovarmi lì che non vorrei più andarmene. Un’ aura forte e indomabile che
sfugge a qualunque definizione precisa, in cui tento irrimediabilmente di
capire cosa è in effetti a renderla speciale ai miei occhi, così diversa da
tutte le famiglie che ho accolto nella mia carriera di lettrice, in un misto di
eleganza e tran tran quotidiano, in cui l’eleganza non è intaccata dal tran
tran quotidiano ne il tran tran quotidiano si ammanta di eleganza. Controllato,
in buona parte, convenzionato, eppure con la sensazione di essere pervaso da un’atmosfera
pacifica, anche quando un membro della famiglia si accapiglia con l’altro in
salotto.
Valutazione d’inchiostro:
4
Ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te 🤗🤗
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