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martedì, novembre 24, 2020

Gocce d'inchiostro: Lady Susan, I Watson e Sanditon - Jane Austen

 Qualche settimana prima si concluda novembre, mi trovai in un bel posto a cui feci visita nel mese di marzo, presi parte  a delle scorribande e viaggi vari con il proposito di viverli intensamente sulla mia pelle. Qualche mese dopo, al numero spropositato di letture compiute, si aggiunsero i romanzi di Jane Austen, giunti in sordina ma con la potenza dei sogni, che amai e rispolverai a distanza di qualche anno con intensità e fervore.
In questi ultimi giorni, però, constatai come di questa carrellata, alcuni suoi romanzi << minori >> mancassero a completare questa mia spericolata avventura, e col proposito di andare a trovarli, presi il mio bloc notes e partì per andare a Bach, a Londra, a Sanditon, nel cuore dell’Inghilterra insomma per una vacanza di soli due giorni.
Avevo avvertito la necessità di andarci, abbastanza da comprendere e constatare, ancora una volta, i motivi per cui amo la Austen, e, in generale, la letteratura classica. Ammalinate, affascinante, seducente, introspettiva, talvolta incapace di descrivere l’emozioni umane, ma così forte ed intenso a rimembrare qualunque assetto romantico che stoni con quello sociale, e la caratterizzazione di personaggi che non sono solo fatti di carta e inchiostro ma che sono il frutto di un lavoro perfetto, semplice ed arzigolato dei tormenti che attanagliarono l’anima della sua autrice.
Una raccolta di racconti, questa, due dei quali incompiuti, che sono la fedele copia di un marasma di sensazioni che si agitano dentro, che inevitabilmente si vivono sulla nostra pelle, sostenuti da forti passioni per i poemi romantici e classici, come forza insita in ognuno di noi.

Titolo: Lady Susan, I Watson e Sanditon
Autore: Jane Austen
Casa editrice: Newton Compton
Prezzo: 3, 90 €
N° di pagine: 192
Trama: La città di provincia, le chiacchiere misurate dai salotti, le ferre regole e convenzioni dell’universo piccolo – borghese: in queste tre brevi opere gli ingredienti pee entrare nello straordinario mondo della Austen ci sono tutti. La protagonista di “Lady Susan”, frizzante romanzo epistolare, è una donna energica, intelligente, senza scrupoli, che si diverte a giocare con i sentimenti degli uomini. Ne “I Watson” Emma, coraggiosa e arguta eroina, vede le sue ambizioni matrimoniali frustate dalla povertà e dall’orgoglio. Infine “Sanditon”, ambientato in una località marina di villeggiatura, presenta una straordinaria galleria di personaggi ipocondriaci osservati con occhio divertito e scettico.


La recensione:

Non dovremmo condannare sbrigativamente coloro che, vivendo in società, circondati dalle tentazioni, vengono accusati di errori che, si sa, potrebbero trovarsi a commettere. 

Ammaliata. I romanzi classici, la letteratura in generale mi affascina da sempre. Anzi, per essere più precisa, mi fa vivere. Si, senza esagerare. Mi fa vivere. Letteralmente. Sostiene la mia anima con estrema cura, stipa le mie fragili membra a masse di fogli vergati di nero e compio viaggi che seducono o infervono lo spirito, dove quasi sempre albergo in povere anime attanagliate dallo sconforto che, non appena iniziano a parlare, si spargono in forme e svariati elementi. Come sempre, ho deciso di iniziare un nuovo viaggio, al termine della mia precedente lettura, sparendo per qualche giorno con una donna di buoni costumi, algida ma elegante che ogni tanto ricompare nel mio cantuccio personale fino a quando non mi sento completamente sazia. Lady Susan, I Watson e Sanditon furono quelle tre raccolte di racconti che, sebbene due di questi incompiuti, hanno concretizzato l’idea che della Austen il mio percorso letterario si stia man mano completando, e che oramai delle sue opere inedite da leggere ne sono rimaste ben poche. Non ho nessunissima idea di cambiare predisposizione né di tralasciare tutto ciò, e così quando questo volume giunse a casa mia non ci pensai due volte a leggerlo. Fu così che scoprì tre famiglie nobili, di costume, recise dalla povertà o dagli strazi del tempo, che sembravano implorare in un cambiamento, nell’apparizione di un qualche elemento divino che potesse prevalere e rendere l’individuo migliore del previsto, un grazioso motivo individuale che sembra implorare una certa attenzione per i sentimenti, per l’esperienze negative di cui dovremmo fare tesoro, le relazioni che intercorrono fra uno o più individui che esaltino svariate forme di bellezza o estaticità. La Austen descrive tutto questo riempiendo, in pagine che a me piace definire di diario, corrispondenze brevi e articolate, frizzanti conversazioni fra genitori e figli, racconti lasciati al caso che dovrebbero risollevare lo spirito di chi legge esaltando un unico importante sentimento: l’amore. L’amore visto sotto diverse sfumature, che affonda le sue radici nel passato, e che colora tendenzialmente qualunque animo burrascoso. L’individuo dovrebbe essere più umile, comprensivo, solidale, provare sulla propria pelle ciò che comporta effetti contrari che non avrebbe mai considerato perché lo rovina, lo distrugge, lo denigra come forma inalienabile e crudele, ma grazie all’amore, la forza dei sentimenti – descritti in tutta la loro meravigliosa essenza – fluiscono in un quadro prettamente realistico ma malinconico. Tutto il risentimento, il rancore accumulato si dissolvono come fumo che si sprigiona dalle loro bocche e svaniscono nella campagna inglese,  e poi cullano con la speranza che si possa essere felici. Felici di essere umani, di essere diversi dagli altri, belli, graziosi e vivaci anziché litigiosi e malvagi. Non più ostili fra loro. Solidali e comprensivi.
Questa ennesima raccolta di racconti ebbe inizio sul finire della settimana che ci siamo lasciati alle spalle, e che confluirono nella realizzazione di certe << fortunate speranze >> che i personaggi austeniani non credevano di possedere. Anche se si cammina ognuno per la propria strada, la Austen entra nei cuori di ognuno di loro senza alcuna immagine in testa: solo un vuoto fatto di incertezze, esperienze personali che si riversano in semplici pagine. Ma fu così che mi sono ritrovata in una delle tante bellissime storie scritte dall’autrice con una carrellata di personaggi meschini e pusillanimi, la maggior parte, obiettivi di speranza e sollecitudine, sulle cui spalle gravano fardelli che nessuno vuole condividere ma semplicemente disfarsi.
Spiccare in mezzo a un marasma di anime che apparentemente sembrano tutte uguali è davvero difficile. Le opere austeniane tuttavia giustificano questa difficoltà agendo a tentoni e senza alcuna forma autoironica, piuttosto rifacendosi a delle proiezioni prettamente personali. Una figura dal forte carisma i cui intenti furono dettati dalle discordie che infuriano nell’animo umano, l’incapacità di poter giudicare al di fuori l’assetto sociale, cosa bisognava raggiungere pur di ottenere una certa libertà d’espressione?
Specchio in cui ognuno di noi può riflettersi, ristretto spazio fra lei e chi la circondava nel suo squallido presente, soggetta a eventi e situazioni che modificarono il suo modo di pensare rispetto ai suoi << simili >>, la salvezza di ognuno di noi giustifica quel lato << rancoroso>> del romanzo. Dalle situazioni descritte, l’Inghilterra è quella baia romantica in cui ogni individuo può risollevare il suo spirito, conoscere se stesso e il mondo circostante, ma dotato di un certo riserbo che personalmente ho interpretato con alterigia.
Ritratti di vicende di svariati personaggi che, affetti da un forma di << malattia >>, dai cosiddetti mali del secolo, riuniscono vicende, eventi famigliari, incidenti del cuore umano che definiscono questa raccolta insolita, sotto certi punti di vista, moderna sotto altri. Scritto mediante un processo di scrittura che a me piace definire perfezionistico, un susseguirsi di eventi in cui è difficile raccapezzarsi. Occasione smaniosa ma insoddisfacente di scovare quel giusto << motivo >> che possa aiutarci ad essere liberi, privi di giudizio o critica, colmando quel vuoto incolmabile convergenti in svariati elementi: la famiglia, la società, il ruolo. I sentimenti in tutto ciò vitalizzano ogni cosa, aggiudicandosi un posto speciale nel mio cuore poiché entrati impetuosamente secondo definizioni poco lusinghiere ma ricche di coraggio e risolutezza.
Sulla scorta di questo quadro impressionistico e intimistico, opere che hanno parlato al mio cuore. Non come Elizabeth Bennet in Orgoglio e pregiudizio, Emma o le sorelle di Ragione e sentimento, ma componendo quella giusta melodia che giunse dritta dritta al mio cuore perché riconoscibile solo in alcuni suoi aspetti. Ma sussurrate nel tempo davanti agli occhi del mondo, rispecchiando l’idea di amore e comprensione di un mondo in cui il sentimento dovrebbe spiccare fra ogni cosa e persona.
Valutazione d’inchiostro: 4

2 commenti: