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domenica, gennaio 03, 2021

Gocce d'inchiostro: Il risveglio - Kate Chopin

Questo romanzo, quasi dimenticato, di Kate Chopin, non dice niente di nuovo da ciò che si aspetterebbe di leggere da un classico, ma si pose esattamente com’è: una melodia breve, struggente, in chiave minore, che esprime una rassegnazione senza speranza in cui si scorgono suoni di drammaticità e solitudine. Così approdò questo bel romanzo, nel mio cantuccio personale. Mi fu proposta l’idea di leggerlo colmando così una delle mie tante lacune letterarie, ed io che ero ancora indecisa su quale romanzo approcciarmi come inizio del nuovo anno pensai che fosse il momento più adatto. La misteriosa Kate Chopin divulgò particolari aspetti di vita quotidina, che galleggiano in un profondo stato di malinconia che nuoce persino alla tranquillità e all’equilibrio, non mi avrebbe sorpreso per i temi in sé piuttosto per come è strutturato perché Il risveglio non può considerarsi come un film innovativo ma già visto, che finisce però per collocarsi in quel filone letterario che conferisce svariati obiettivi sul conformismo dell’esistenza esteriore, l’interrogarsi di quello interiore. Affannandosi a cercare la quiete nella bellezza, affinchè lo stato d’animo si rilassi.

 


Titolo: Il risveglio
Autore: Kate Chopin
Casa editrice: Nova Delphi
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 240
Trama: Edna Pontellier, moglie di un uomo d’affari di New Orleans e madre di due figli, si rende conto di quanto la sua vita sia schiava delle apparenze. Inizia così un cammino personale di risveglio fisico e spirituale, che la porterò a sfidare i ruoli imposti e a ricercare nel mondo quel profondo senso di libertà cui anela.

 

La recensione:

Era la prima volta che mi imbattevo in un opera letteraria di Kate Chopin. Ho visto un gruppo striminzito di persone trasformarsi in anime esili, quasi trasparenti, che si sono tenute per mano. Legati da svariate forme di amicizia, in cui la libertà d’espressione, di riservatezza eccessiva, atrofizzano passioni sopite dal tempo. Animati come da un’indescrivibile oppressione che mi è parso sgorgasse da una regione sconosciuta delle loro coscienze, colmandoli di una vaga angoscia. E per quanto mi è stato semplice accettarli, unirmi a questa comitiva di figure comuni, il pomeriggio in cui decisi di recarmi mi indusse ad attraversare quasi senza riflettere momenti in cui la vita è colorata da diverse sfumature. Come se si volesse raggiungere qualcosa di irraggiungibile, in cui non si cerca sollievo alcuno da fonti esterne o interne, ma liberi da qualunque cosa. Riflesso della società americana ottocentesca, con qualunque forma pallida, inavvicinabile e incomprensibile.
Questa lettura non impartisce alcuna lezione particolare, già non letta o vista che si vuol dire, ma perpetua nella memoria di chi legge per una manciata di giorni esclusivamente per il suo essere essenzialmente classico. Cioè un’accozzaglia di elementi simbolici, metaforici, che intrecciano elementi di vita comune e quotidiana espressi dalla stessa protagonista, Edna, nella fattispecie il suo sentirsi inadeguata, incompresa, imprigionata in una solida cella che niente e nessuno avrebbe potuto valicare, le disuguaglianze sociali, la suddivisioni in tribù o etnie, che non sono meno forti ed importanti di quel che sembra, e la necessità di integrazione totale con una fetta di mondo in cui si anela a non sentirsi più turbati, spaventati, sfiduciati da ciò che si vorrebbe essere anziché dovrebbe essere.
Meglio di quel che credevo, Il risveglio e la sua protagonista gongolarono nel mio cerchio personale per il forte senso di solitudine, languore in cui si è completamente immersi, in cui l’atto tragico avrebbe spalancato i portali del regno e del romanticismo e dei sogni. La tenerezza indotta provoca infelicità, che non innalza chi vive al di sopra di un cieco appagamento, piuttosto a un languido fervante senso di inadeguatezza durante il quale sarà assaporato il delirio della vita. Come tutto questo circondasse l’aura semplice della giovane Edna è per me un mistero. Ciò denota come una persona, una figura, un oggetto qualunque, un libro, celi al suo interno un’infinità di sensazioni, messaggi, che a occhio nudo non trionfano sulla consapevolezza, sulla ragione. Mi sono resa conto, infatti, che la felicità qui non contava niente. Era il desiderio di essere liberi, di integrarsi con la propria visione del mondo, e anche un po’ con gli altri, che avrebbero reso Edna << diversa >>. L’avrebbero risvegliata da condizioni di intordimento, confusione, nel momento in cui l’infatuazione, la consapevolezza che mitiga la realtà, l’intensità della rivelazione con presagi o promesse d’instabilità, avrebbero reso meno ostile, astruso il mondo circostante. Così disordinato, particolarmente selezionato, scatenante ed invasivo in cui il lirismo, il dramma, l’arte e l’amore convergeranno in un unico bellissimo quadro. Sopraffatti a tal punto in cui l’anima si smarrisce in forme sofisticate di solitudine.
Questo nuovo anno, appena accolto, desidero si prospetti come l’anno dei cambiamenti. Da estimabile lettrice abitudinaria, che segue schemi precisi, ho trascorso i primi giorni del nuovo anno stravaccata sulla mia poltrona preferita cibandomi di quest’opera, apparentemente insulsa e inutile. Prima di essere sopraffatta dal pregiudizio, dalle remore che solitamente sorgono quando mi approccio ad un nuovo autore, una nuova lettura, l’ispirazione di accogliere il nuovo anno con questo conturbante Risveglio, mi indusse ad osservare questa giovane donna e a vestire i suoi panni. La sua storia non è bellissima, straordinaria o memorabile come si crede, ma vissuta in un momento particolare della mia vita in cui i ricordi sono stati conservati con attenzione. Ebbene perché solo il ricordo, le sensazioni, l’emozioni sortite terranno in vita l’anima di questa storia, in quanto Il risveglio non possiede quell’aura lucente tipica dei classici che acceca, sia da dentro sia da fuori, ma ti induce ad abbracciarla prima che essa svanisca del tutto. Fu così che sono stata invasa da concezioni severe e austere che rispettano le tradizioni, le convezioni del secolo, rispecchiano la figura della donna come oggetto di asservimento e pudore.
In un epoca come questa, tematiche come quelle ritratte dalla Chopin non destano più alcun stupore. Concedono il perdono della comprensione, ma si disprezzano certi concetti. La nostra anima non doveva essere plasmata da certi concetti ne vantarsi di un tipo di discendenza che ci inducesse a fermarsi su certi principi. Edna sarebbe stata in grado di << rinascere >>, dinanzi a tutto ciò?
Il risveglio fa ampio respiro a questi particolari concetti in cui la sua protagonista, figura mediocre ma testarda e appassionata la cui anima brucerà la nostra coscienza per qualche tempo, contempla la vita come quel lungo percorso, spesso accidentato, allietato esclusivamente mediante la forza prorompente dell’amore, lasciandosi completamente andare. L’amore tuttavia è l’unico rimedio che solleva l’animo; ci si illude di aver creato dal nulla una barriera da cui ci si rifugia da qualunque effetto o contrasto. Ci si sveglia da un sogno, che irrimediabilmente diviene un incubo, in cui si avvertono gravi difficoltà, lesioni dell’animo a cui è impossibile rimediare senza che la nostra anima resti intatta. Il segreto è celato nell’osservare il mondo mediante nuovi occhi, in atti di ribellione o eventi che smorzano qualunque incauto sussulto del cuore.
Immerso in una patina di cupezza, drammaticità, fatalità che sedimenta nell’animo come un male incurabile, sentendoci oppressi, desiderosi di scovare una via di fuga abbracciando nuovi dogmi o paradigmi, Il risveglio esplica forti concetti che non ammettono alcun tipo di disuguaglianza. Vivendo ciò che si credeva perduto, conformandosi poi in un'unica bellissima materia.

Valutazione d’inchiostro: 4

 

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