Pages

mercoledì, marzo 31, 2021

Romanzi su misura: Marzo

Volatilizzato. Questo mercoledì di fine marzo mi ritrovo a riporre poche righe su quei compagni di viaggio che, in una manciata di giorni e settimane, mi hanno tenuta compagnia, durante l’avanzata lenta del mio cammino. I wraup up, che gioia per le mie giovani membra! Il riepilogo, la presentazione di quei romanzi, quelle storie che mi hanno tenuta in serbo, nelle loro maglie, stiparono in un infinità di parole. Frasi, congetture che mi indussero a recarmi in svariati posti, persino in luoghi che credevo di aver perduto completamente. Sono stata con dei lupi, con una giovane e amabile vecchietta, con una cuoca provetta, con un fantasma, con degli adolescenti omosessuali, persino ad un matrimonio, sparendo per orette o giorni dando un’occhiata al mondo sotto una nuova prospettiva, una nuova ottica.
È buffo, ma a fine mese mi ritrovo sempre con un sorriso stampato sulle labbra a domandarmi se non sia salutare leggere così tanto…. Ma chi se ne importa?!? Chi ama i libri, lo sa. Creano dipendenza, e se non nociva perché smettere?!?



Romanzi su misura in digitale:

 

Sebbene il ritmo lento, pagine bianche, dialoghi netti e concisi, nel quale la protagonista si rifugia celano al suo interno un chè Di tragico, momenti di tensione, ansie e paure. In bilico fra il reale e l’onirico, spontaneo e ricco di sentimento, dipinto come un magnifico quadro, un’esplicita manifestazione di affetto a ciò che ha più significato per noi. La vita sa essere crudele ed egoista, talvolta, ma sotto sotto ogni tanto può riservarci sensazioni positive da lasciarci senza parole. Come in questo caso..

Valutazione d’inchiostro: 4






🌺🌺🌺🌺🌺


È il chilometro zero delle anime perse in un America persa, in cui ogni giorno le vicende di svariate figure – chiuse in profondi e incomprensibili dialoghi con interlocutori perlopiù invisibili – persone che affollano questo teatro di anime che compaiono sporadicamente sulla scena. Quadri belli che avrebbero potuto essere bellissimi. E in mezzo a tutto questo, il profumo inebriante del caffè, che rappresenta senza alcun dubbio l’espediente più raffinato per mettere in comunicazione il mondo di qua con quello di là.

Valutazione d’inchiostro: 3

 

lunedì, marzo 29, 2021

Gocce d'inchiostro: Il settimo splendore - Leonardo Favia e Ennio Bufi; Hearstopper 1 e 2 - Alice Oseman

Certi romanzi, certe graphic novel, si rivelano più efficaci ed efficienti di quel che credo, striminziti ma di forte impatto il cui contenuto scaturisce quasi sempre un guazzabuglio di sensazioni. Non sono avvezza a questa tipologia di << romanzi >>, ma da quant’è che sul mio salotto virtuale sono approdati le storie di Zerocalcare, questa tipologia di storie mi affascinano particolarmente, costruendo intorno a me un muro di falsi miti e apparenze da cui mi piace circondarmi. Queste letture brevi, veloci, fungono da antidoto nel sollevare l’anima da pesi o tormenti insormontabili, per usare un eufemismo, facendo nient’altro che regalarti una storia a cui inevitabilmente si presta una certa attenzione. Che essa possa o non possa riposare senza posa nel tuo spirito, è un altro paio di maniche. Ma quello che amo di queste graphic novel è che scorrono sul tuo corpo come l’acqua cheta, fredda, ti intirizziscono le membra e ti cullano in forme sofisticate di bellezza e amore. È stato il caso de Il settimo splendore e dei primi due << racconti >> di Alice Oseman, amatissima da molte adolescenti, sconosciuta sino a qualche tempo fa con una storia che non mi diceva ancora niente. Eppure, la vita è imprevedibile, e quel viso che apparentemente sembrava brutto e infantile, ecco divenire bellissimo, bellissimo nell’aver studiato per una manciata di ore. Due storie apparentemente semplici e similari, ma diverse che parlano di ragazzi, di figure recise dal tempo di cui il Destino è l’unico artefice.

Titolo: Il settimo splendore
Autori: Leonardo Favia e Ennio Buffi
Casa editrice: Bao
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 124
Trama: A volte non fare gli stessi errori dei propri genitori è questione di vita o di morte. Senza la madre ad accompagnarlo, per Modi Parigi è un luogo nuovo, meno familiare, meno accogliente. Forse però è lui che non si sente veramente a casa in nessun luogo, ormai. E più si avvicina alla verità, meno è sicuro di volerla sapere.

sabato, marzo 27, 2021

Gocce d'inchiostro: The diviners - Libba Bray

Qualche anno fa, in una serata di fine aprile dall'aria mite, con la luna dorata che sovrastava gli alti palazzi e stillava la sua luce pallida nella volta d'inchiostro della notte, sotto l'arco di casupole del mio complesso, dritta agli scaffali della mia strapiena libreria, sfogliavo quello che sarebbe stato il mio compagno di viaggio per qualche giorno. Immersa nella pace della notte, ricordo ancora quanto fossi impaziente di avventurarmi fra le pagine di un romanzo gotico, nuovo, moderno, per lettori di tutta l'età, che in patria stava ottenendo un discreto successo. Il primo volume di una trilogia storico/fantasy che mi aveva affascinata, incantata, tremare di passione e, al principio, indotto all'acquisto senza pensarci nemmeno un istante. Era l'epoca in cui divoravo in silenzio libri su libri a sfondo adolescenziale ed io, insaziabile e curiosa, mi avvicinai al romanzo della Bray accumulando con ordine ricordi e nozioni nelle stanze polverose della mia anima. Confondevo la realtà con la fantasia scambiando qualche volta ciò che mi circondava realmente e quello che accadeva nella mia testa e, in questi anni in cui ho letto il romanzo dell'autrice, gli episodi che riesco a ricordare sono solamente due: una ragazza tutto pepe che se ne infischia delle buone maniere; l'esistenza di una congrega di sole donne dedita alla magia e alla ricerca di universi paralleli dove tutto può accadere.
Avvincente sin dalle prime pagine del prologo, elaborato minuziosamente e dal ritmo lento e sincopato, che non sempre riesce a mantenere viva l'attenzione del lettore, La stella nera di New York evoca gli intriganti temi dello spiritismo e del paranormale, mescolandoli a un insolita fantascienza e, trascendendo la banalità di alcuni romanzi del genere, penetra sotto la pelle facendoci sentire piccoli, irriverenti e irrecuperabili.


 

Titolo: The diviners
Autore: Libba Bray
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 22 €
N° di pagine: 636
Trama: New York City, 1926. i vetri dei grattacieli risplendono nei bagliori di mille feste animate da balli sfrenati a ritmo di charleston e dal tintinnio delle perle sui vetri luccicanti. L’alcol scorre a fiumi nonostante i divieti e, a giudicare dall’effervescenza di Manhattan, il mondo sembra destinato a un futuro radioso. È qui che in seguito all’ennesima eccentricità viene spedita dai genitori l’irriverente Evie O’Neil, una ragazza dell’Ohio che non aspetta altro che tuffarsi tra le infinite possibilità offerte dalla metropoli. A ospitarla è lo zio Will, un professore, parente dei Fitzgerald, che dirige il Museo Americano del Folklore, delle Superstizioni e dell’Occulto, detto anche Museo del Brivido: un luogo magico dal fascino decadente, che custodisce nelle sue teche e tra i suoi bui corridoi le tracce del retroterra misterioso dell’America. Ma quando lo sfolgorio della città viene oscurato da una serie di delitti a sfondo esoterico, New York precipita in un vortice di paura ed Evie, che da subito assiste lo zio nella consulenza alla polizia, è chiamata a collaborare alle indagini, anche per quel suo dono di vedere il passato delle persone toccando un oggetto a loroo appartenuto. Muovendosi tra fumosi jazz club e bassifondi urbani, scintillanti negozi e sale spettrali, la ragazza s’inoltrerà insieme a molti compagni di strada in un gorgo di eventi evocato dal passato, e che nel passato dovrà essere ricacciato, pena il sopravvento di un antico male oscuro.

giovedì, marzo 25, 2021

Gocce d'inchiostro: Shiver, Deeper, Forever e Sinner - Maggie Stiefvater

Talvolta mi lascio travolgere dal bisogno irrefrenabile di leggere qualcosa che mi faccia sentire fuori dall’ordinario, mi distragga, mi allontani dalla routine e dalla generale malinconia che imperversano in giornate quasi tutte uguali a se stesse, perfino a costo di sembrare oramai troppo << matura >>, un anima testarda che ancora si strugge per questa tipologia di romanzi. L’adolescente che riposa silenziosamente in me, ogni tanto si sveglia, soprattutto nel momento in cui mi vede recarmi in posti in cui non vi metto piede da anni e anni, non abbandonando affatto quei principi intellettuali con cui sono cresciuta e per cui amo la letteratura classica, ne trasformandomi in quell’adulta pusillanime ed egoista che alla prima occasione volge le spalle a tutto e tutti. Mi definisco piuttosto come quel genere di lettrice coraggiosa che non si lascia intaccare da alcunchè, e che al di là dell’imperativo che mi impartisce la mia coscienza di cibarmi di qualcosa che accresca il mio rendimento culturale, dentro di me si annidano forme di sentimentalismo che talvolta mi trasformano in un essere mansueto. Ambiziosa e testarda, sempre, ma con la confutazione principale secondo cui talvolta nella vita a comandare è il Destino. Mi piace credere che il Fato ha su di me un certo effetto, e romanzi che un tempo non avrei concesso nemmeno un attimo del mio tempo in una manciata di minuti disintegrano quella facciata di perbenismo e buonismo che mi inducono a sorvolare cieli di inestimabile bellezza. Tutto questo per dire che la mia condotta ad approcciarmi ad un fantasy come quello ritratto nei romanzi di Maggie Stiefvater hanno cambiato il mio modo di osservare le cose, specie quelle più insignificanti, contribuendo così a rendere quei romanzi di young fantasy o per ragazzi, come qual si voglia, quella piccola isoletta in cui rifugiarmi nel momento più adatto. Quel porto sicuro in cui rifugiarmi, nel momento in cui meno me lo aspetto.

 Titolo: Shiver
Autore: Maggie Stiefvater
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 400
Trama: Grace e Sam non si sono mai parlati, ma da sempre si prendono cura l’una dell’altro. Non si conoscono, eppure lei rischierebbe la vita per lui, e lui per lei. Perché Grace, fin da piccola, sorveglia i lupi che vivono nel bosco dietro casa sua, e in particolare uno dotato di magnetici occhi gialli, che negli anni è diventato il suo lupo. E perché Sam da quando era un bambino vive una doppia vita: lupo d’inverno, umano d’estate. Il caldo gli regala pochi preziosissimi mesi da essere umano prima che il freddo lo trasformi di nuovo. Grace e Sam non si conoscono, ma tutto è destinato a cambiare: un ragazzo è stato ucciso, proprio dai lupi, e nella piccola città in cui vive Grace monta il panico, e si scatena la caccia al branco. Grace corre nel bosco per salvare il suo lupo e trova un ragazzo solo, ferito, smarrito, con due magnetici occhi gialli. Non ha dubbi su chi sia, né su ciò che deve fare. Perché Grace e Sam da sempre si prendono cura l’una dell’altro, e adesso hanno una sola breve stagione per stare insieme prima che il gelo torni e si porti via Sam un’altra volta. Forse per sempre.

martedì, marzo 23, 2021

Gocce d'inchiostro: Martin Chuzzlewit - Charles Dickens

Certi romanzi, quando reclamano la loro attenzione, non c’è nient’altro da fare che ascoltarli. I romanzi belli corposi, i mattonazzi – come mi piace definire questa tipologia di romanzi – non mi hanno mai spaventata. Anzi da sempre, e sino a questo momento, suscitano uno stato di magnetismo e anche se per me non è poi così inspiegabile che non mi scocci di impelagarmi in vicende la cui durata sarebbe svoltasi a data da destinarsi, la mia sete di curiosità continua a crescere, cresce a dismisura senza che io faccia niente, e da quant’è che ho abbracciato questa straordinaria lettura ho preso consapevolezza di come non sempre è facile restarci appresso. Soprattutto se esula tematiche importanti quali l’egoismo dell’uomo mista a una buona dose di spavalderia e mortificazione, soprattutto quelli indotti a un gruppo striminzito di figure che non hanno idea di come estirpare questo “Male” assoluto. Perché il punto è che certi romanzi non chiedono nient’altro che essere amati, con pazienza e parsimonia, e centellinati al momento più adatto, centellinati più di quanto richiederebbe una normale lettura di un romanzo d’intrattenimento, amate e stramate, senza esitazioni, ogni momento della nostra vita, soprattutto quando la ragione non impone alcunché, e a differenza di qualche altro lettore io sono piuttosto testarda e ambiziosa e perciò abbandonare questa lettura era un pensiero che ho soffocato molto facilmente. Il tempo, la routine quotidiana, lo scandire un capitolo ad un altro, ad una lettura ad un'altra, ha tenuto in vita quella fiamma ardente che si sprigionò sin dal primo momento che questo romanzo giunse fra i miei scaffali, e il solo fatto di essere stata in sua compagnia per tre settimane ha allietato il mio spirito maggiormente.
Ma come ogni cosa nella vita, ad un inizio segue una fine. Non quando lo stabilisco io, ma quando gli eventi o il Caso concludono il loro corso. E in questo caso, sul finire del mese di Marzo, quando i miei desideri erano stati esauditi.


Titolo: Martin Chuzzlewit
Autore: Charles Dickens
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 1289
Trama: “Voi sapere con altrettanta sicurezza di me, che io giudico il “Chuzzlewit” la mia opera senza confronti migliore, sotto infiniti aspetti. Che io sono cosciente delle mie forze come mai prima d’ora. Che io so che, se la salute mi assisterà, potrò conservare il mio posto nell’animo degli uomini pensanti, anche se cinquanta romanzieri cominciassero a scrivere domani stesso”.

domenica, marzo 21, 2021

Nel giardino della letteratura: La primavera nei libri

Il tempo scorre ininterrottamente, e dai legami forti fra padri e figli in cui molti romanzi citati sono un omaggio per la letteratura americana o inglese, quest’oggi desidero portarvi in un giardino letterario che questa volta ha per tema, per l’appunto, la primavera. Una stanza soleggiata e verdeggiante che ospita parecchie figure della letteratura, parecchie forme di espressioni  che in un certo senso esplorano i confini della nostra mente.

Ed ecco lanciarmi in questa nuova carrellata di consigli. Prelibatezze perlopiù dallo stampo inglese, che richiamano il passato, li classifico come splendidi, l’efficienza o l’incarnazione del XIX o XX secolo nella sua incarnazione più folle, più accattivante, sana, spiritualmente bella e lirica che fungono da contenitori fatti apposta per noi. E una volta scelto il piatto ecco inserirvi il numero giusto di letture in piccole fessure del nostro animo che si aprono su un mondo, e così, come niente, esplicare una parte del tuo animo, prima di scegliere un'altra pietanza, un altro piatto che ti induce a discutere su altri motivi per cui lo si ha amato così tanto. Una rivoluzione spirituale che sono quasi alle porte della felicità.


🌺🌺🌺🌺🌺

Primo fra questa lista, un opera russa zeppa di esoterismo, magia e stregoneria che è ineguagliabile per stile e temi, così ostica e sublime che rasenta il sovrannaturale. Naviga sull’onda dell’impossibile, nel modo più imprevisto possibile, particolare e inimmaginabile allo stato puro.

 





venerdì, marzo 19, 2021

Supereroi incorruttibili ma distruttibili: the pather's day

Ogni festa, tradizione o evento è diverso e si discosta per temi, colori e casualità da altri. Quella della Festa del Papà è una delle tante tradizioni popolari o culturali che la si commemora nel ricordare, porre un gesto di dolcezza e tenerezza all’uomo che ti ha messo al mondo, quello che per le femminucce è il suo principe azzurro mentre per i maschietti il super eroe dalla corazza indistruttibile, che tuttavia lo si riesce a vedere così anche quando gli anni passano. Si osannano e si vedono i papà come antieroi di una realtà soffocante o difficile da cui si chiede nient’altro che conforto. 

Pur di portare una ventata d'aria fresca in questo salotto virtuale, ho così maturato l’idea di pubblicare quest’oggi un post un po’ diverso dal solito, ed organizzandomi in un sabato all’insegna del relax e del puro svago, ho estrapolato dalla mia personalissima libreria alcuni volumi che a mio avviso richiamano questo particolare tema: quello del rapporto fra padri e figli. E poiché amo riscontrare in letteratura qualunque forma di amore, checchè sia fra due giovani innamorati, una madre e una figlia, un nipote e una nonna, ho desiderato guardare queste opere che vi cito con altri occhi. Opere che nel corso del tempo ho letto e riletto, che scandagliano qualunque forma di affetto, dal gesto più insulso a quello più eclatante.

🌺🌺🌺🌺🌺

Primo fra tutti di questa lista, un romanzo alla ricerca costante di identità. Quella del nonno paterno e del padre di Oskar, la cui vita recisa dalle Torri Gemelli è una folle avventure nei recessi della mente e del cuore umano.




martedì, marzo 16, 2021

Gocce d'inchiostro: Cranford. Il paese delle nobili signore - Elisabeth Gaskell

Certi romanzi parlano da soli.
Leggere classici comporta un certo tipo di coinvolgimento emotivo che nella maggior parte dei casi ti induce a staccarti dal mono. Se si legge per divertimento o svago questo genere di letture non credo sia il più adatto, ma se si legge per acquietare quella sete di conoscenza e sapere che si impossessa di te ogniqualvolta ti imbatti nella lettura dell’ennesimo ritratto artistico sociale, bisogna accettare qualunque << conseguenza>>. Per quanto mi riguarda ho accettato i termini del paradosso di normalità cristallizzata in quello di assetto politico sociale e imparare ad adattarmi ai termini imposti da Elisabeth Gaskell: l’esigenza di tuffarsi nel vivo di situazioni dalle più forme disperate che pur quanto così sembrava non mi hanno tenuta lontana e in disparte, come un osservatore neutrale. Tuffarsi nel magico mondo dei classici è per me, dunque, una bellissima emozione. Con gli anni ho maturato un certo diletto per questo tipo di letteratura, e mentre un tempo mi ci approcciavo con un certo timore ora non ci penso due volte a tuffarmici con vigore e sagacia. Cranford infatti è stato quello scavo principale e necessario per indagare le antiquate regole imposte da una società convenzionale, che sorretta da rigide leggi che decantano aspetti particolari di società in qualche modo retrograda impone una filosofia morale in cui a sovrastare ogni cosa è il potere delle donne anziché quello degli uomini.


 

Titolo: Cranford. Il paese delle nobili signore
Autore: Elisabeth Gaskell
Casa editrice: Elliot
Prezzo: 13, 50 €
N° di pagine: 185
Trama: La vita scorre tranquilla a Cranford, un piccolo villaggio nel cuore della campagna inglese su cui regna incontrastato un etereogeneo gruppo di amiche più o meno nobili, più o meno sposate. Inflessibili nel rispetto del decoro ma sempre pronte ad aiutarsi l’una con l’altra, tra un tè e una partita a carte le signore di Cranford affrontano i problemi di cuore, la solitudine, le avversità quotidano, le loro vite e quelle degli abitanti che animano le loro vite e quelle degli abitanti del luogo. Ritratto con stile lieve e sottilmente ironico, ne viene fuori un mondo al femminile in cui, spesso, gli uomini rivestono il ruolo di semplici figure sullo sfondo, un universo reso caro e familiare ai lettori da Jane Austen, di cui la Gaskell raccolse, rielaborandola con stile personalissimo, l’eredità letteraria.

domenica, marzo 14, 2021

Gocce d'inchiostro: Pomodori verdi fritti - Fannie Flagg

Ho deciso di seguire ciò che mi aveva sussurrato il cuore, anzichè la ragione, e seguire le vicende ritratte in questo romanzo con un certo tipo di semplicità e leggerezza che scongiurano le sue pagine. Contenta e curiosa che finalmente un’autrice come Fanny Flagg fosse entrata a far parte del mio cerchio personale, malgrado tanti anni fa l’approccio con un altro suo romanzo non fu dei migliori. Questo romanzo, tuttavia, non si discosta di molto da ciò che anni fa scorsi fra le pagine di un romanzo dell’autrice, ma malgrado tutto i temi trattati non avrebbero potuto accecare gli occhi persino dei più ciechi, e un pomeriggio di inizio marzo mi piazzai nella mia poltrona preferita inalberando il proposito di farne la conoscenza. Più che altro, non me ne importava niente se la Flagg facesse breccia nel mio cuore; tutto ciò cui desideravo era l’insana esigenza di bearmi di qualcosa che mi facesse allontanare dalla monotonia, dalla routine e all’infinita ricerca della << normalità >>, soprattutto nel momento in cui meno me lo sarei aspettata di cui questo romanzo interpreta la mia anima semplice e appassionata come il miglior espediente di valicare una barriera quasi invalicabile.

 Titolo: Pomodori verdi fritti
Autore: Fannie Flagg
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 368
Trama: Fannie Flagg racconta la storia del caffè aperto in un’isolata località dell’Alabama dalla singolare coppia formata da Ruth, dolce e riservata, e Idgie, temeraria e intraprendente. Un locale, il loro, che è punto di incontro per i tipi umani più diversi e improbabili: stravaganti sognatori, poeti banditi, vittime della Grande Depressione. La movimentata vicenda che coinvolge Ruth e Idgie, implicate loro malgrado in un omicidio, la tenacia che dimostrano nello sconfiggere le avversità, donano a chiunque segua le loro avventure la fiducia e la forza necessarie per affrontare le difficoltà dell’esistenza.

venerdì, marzo 12, 2021

Gocce d'inchiostro: Cassandra al matrimonio - Dorothy Baker

Una ragazza apparentemente scialba, con la carnagione chiara quasi trasparente, origini americane depositate su origini più antiche e più profonde, la classica ragazzetta inglese della letteratura ottocentesca, malinconica e melodrammatica che celata sotto un manto di false apparenze, ardè come una corona celeste sulla mia testa, membra affusolate e fianchi stretti, un bagaglio di conoscenze che ad una semplice occhiata la rendono insipida, quasi insulsa, non la tentatrice astuta che sembrava capace di rubare ogni cosa. Slanci caldi e affettuosi, per molti versi una ragazza normalissima e banalissima che non ha attratto la mia attenzione, bensì ciò che ha compiuto. Né brillante né bella, ma posata la cui apatia quasi priva di vita, fu come cristallizzata nell’esigenza di riconoscere alcunchè.
Con questo romanzo, non è scattata la scintilla nell’immediato. Non mi sarei esposta così tanto se non avessi visto del potenziale, che poteva fungere da espediente per scacciare la malinconia, qualunque forma di dramma, e la Baker ci induce a toccare tutto questo cancellando il bisogno di una grande passione ad un certo punto della sua vita. Per il momento bastava comprenderla, poi si sarebbe provveduto a pensare ad altro, riuscendo persino a sentirsi appagati.
Non un incontro di menti come l’ennesima bellissima lettura il cui ricordo avrei preservato per sempre, ma qualcosa che ben o male mi ha tenuta incastrata fra le sue grinfie.


Titolo: Cassandra al matrimonio
Autore: Dorothy Baker
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 16, 50 €
N° di pagine: 274
Trama: E’ un’estate dei primi anni Sessanta e Cassandra Edwards è in viaggio verso il ranch di famiglia. Partita da Berkeley, sta andando al matrimonio della sorella gemella, Judith, ma non sa come comportarsi perché non ha proprio voglia di conoscere il cognato, né di gioire dell’evento. Cosa succede nel cuore di un fratello gemello quando l’altra metà decide di andare via, di iniziare una vita propria da condividere con un estraneo? Accade di arrivare nella casa paterna e di aver voglia di tuffarsi subito in piscina, dove la testa si libera dai pensieri e nell’acqua ci si dimentica quasi di essere mai nati; di stringere tra le braccia la nonna, ancora affilata nei giudizi eppure così spudoratamente di parte nei confronti delle nipoti; accade poi di parlare con il proprio padre, in un’infilata di brandy che aiuterà a sfogare la propria tristezza e le paure. La casa degli Edwards è un piccolo mondo distante, e fiero di esserlo, dalla società americana degli anni Sessanta; è un ambiente colto e progressista dove il capofamiglia è un professore di filosofia in pensione le cui figlie ricordano con grande fierezza l’educazione libera e tesa alla curiosità che gli ha impartito; ed è una casa dove manca una madre da qualche anno, il weekend che accompagna il racconto di Cassandra al matrimonio è quasi lo scampolo di una storia familiare idilliaca, l’ultimo colpo d’occhio di una giovane donna che sta per volgere lo sguardo altrove.

mercoledì, marzo 10, 2021

Amori di carta: Irène Némirovsky

Quasi due anni fa, in un periodo non molto dissimile da questo, quando delle mie conoscenze nèmirovskiane erano povere di contenuti, dissi addio a tutte quelle letture frivole, inalterate, insoddisfacenti che non avrebbero fatto nient’altro che alloggiare da un posto ad un altro. Sono pochi gli autori a cui voglio bene e ancor più bene a coloro il cui passato fu reciso da situazioni o eventi che hanno sconvolto del tutto il loro universo personale. Il mio desiderio, in questi casi, è sempre stato quello di scovare qualcuno che parlasse alla mia anima. Murakami, Zafon, Paul Auster, Philip Roth sono solo alcuni di quegli autori che hanno bussato timidamente alla mia porta, ed io non ho potuto fare a meno di farli entrare. E questo credo sia questione di predisposizioni d’animo: c’è chi un autore parla intimamente al tuo cuore, e chi invece sfoga i propri interessi, le proprie attitudini in diverso modo.
Irène Nèmirovsky però fu quella che prese possesso di ogni parte, ogni fibra del mio animo, luminose e più grandi man mano si avvicinò inesorabilmente, in stanze adiacenti del mio cuore, che nel corso del tempo ha acquistato una certa forza. Adesso che ripongo queste poche righe, sembra quasi inutile pubblicare l’ennesimo post letterario a tema nèmirovskiano, eppure ho visto aggirarsi l’autrice silenziosamente con l’arcana sensazione di essere entrata in un mondo nel quale era necessario quasi chiedere << permesso >> per potervi entrare.
Ed ecco l’ennesimo straordinario equilibrio, momenti di soddisfazioni interiori, che il periodo storico in cui visse l’autrice avrebbe potuto essere più veritiero. A volte mi viene il dubbio nel credere se non sia nata nell’epoca sbagliata, che gli anni o i momenti che mi hanno vista impelagata in situazioni rischiose forse fin troppo in fretta che hanno scongiurato momenti di pura evasione.
L’eterna lotta del Bene e del Male, l’attaccatto furibondo della libertà di gruppi ebrei, sono gli elementi principali nel quale vertono i suoi romanzi. E nel bel mezzo di questo caos cosmico, un apocalisse che annienta ogni cosa, persino le nostre fragili membra, le dolci parole dell’autrice evocarono un mondo sospeso, sorpreso, annientato dal dramma e dalla miseria, rispettoso e doveroso ma tenuti a vivere come il personaggio di una tragedia.
Fu l’esperienza a rendere e considerare l’autrice come la più prosaica musa che, nel periodo della sua vita, sollevò un polverone di domande, senza scartarne una, risvegliando la potenza di uno scontro bellico che ha sbaraccato ogni cosa. E alla fine non resterà più niente. Nonostante perdersi in lei, fra le sue pagine, in vicende dettagliatamente riportate, l’amore, la separazione, la rinuncia, il dtamma derivano da esperienze vissute in prima persona della stessa autrice, che hanno fatto il giro del mondo.
E l’unico modo per esserne completamente soddisfatti è tornare in posti in cui vi ho risieduto per ben tre volte le cui storie si attengono esattamente allo stesso schema originario. La sua ombra, la sua coscienza, tanto quanto lo slancio, il fervore, l’amore dell’autrice per la scrittura e la letteratura che radicati fortemente nel passato intensificarono ogni momento della sua vita. Specchio dei suoi desideri, nonché diario di bordo di spettacoli orribili, ripugnanti che nonostante il tono drammatico mi hanno ammaliata, incantata nelle sue tenaglie.

lunedì, marzo 08, 2021

Gocce d'inchiostro: L'amore ai tempi del colera - Gabriel Garcia Marquez

Non ci sono eventi tendenzialmente gioiosi, entusiasti fra le pagine di questo bellissimo classico della letteratura spagnola, l’aria pregna di sofferenza e disperazione che ancora odora di fazoletti inzuppati, ma contornati dall’odore degli eucalipti che scoprii erano ovunque, diffusero un profumo penetrante e inebriante che pulisce ogni impurità, sia fisica sia spirituale, ogni volta che si inspirava. Fiorentino Ariza si riempiva i polmoni di questa profumata aria da tantissimo tempo.
La sua storia, tuttavia, sotto certi aspetti bizzarra, lenta, densa e monotona, non è tendenzialmente seria per il posto reale in cui è proiettata quanto per lo stile, il modo per cui è scritto, un presidio fra magia e realtà progettato da una mente che non tollerava affatto la sporcizia o l’imperfezione, cosa che effettivamente rese il tutto estremamente monotono e artificiale, quasi un pittoresco villaggio della Spagna remota abitato da figure recise da una brutta disgrazia. Per quanto mi riguarda, ci trascorrei il mio tempo abbondantemente. Qui vi avevo messo piede tantissimo tempo, poi una manciata di anni, e adesso in cui i miei occhi non hanno smesso un attimo di seguire ciò che gli furono posti davanti. Una miscela disomogenea di suoni, odori, forme e passioni, versati abbondantemente in quel contenitore imperfetto che è la scrittura che come una splendida commedia  non ho potuto fare a meno di ammirare a bocca aperta. Ancora una volta.


Titolo: L’amore ai tempi del colera
Autore: Gabriel Garcia Marquez
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 376
Trama: Per cinquant’anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d’amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all’inattesa, quasi incredibile, felice conclusione.

sabato, marzo 06, 2021

Gocce d'inchiostro: Alice, Dorothy e Wendy - Lewis Carroll, L Frank Baum, James Matthew Barrie

Leggere. Il piacere di una vita. Artificio di sensazioni forti e insopprimibili, in cui la bellezza di ciò che è percepito confluisce nell'anima attraverso una via, l'immaginazione. L'illusoria presenza di una realtà simile alla nostra, che ci impedisce di vedere ciò che oggettivamente non è possibile vedere.
Leggere poi è sempre stato considerato da me come una sorta di crescita spirituale, come se l'atto dell'esplorare mondi di infinita bellezza contribuisse a elevare l'anima. Anche con Alice, la piccola Dorothy e il presuntuoso Peter Pan ho potuto constatare tutto questo, e penso che anch'io, se mi fossi trovata nei panni di ognuno di loro, certamente non avrei impedito alla mia coscienza di di elevarsi sul reale, infrangendo le solide barriere della banalità o del nulla.
E adesso? Beh, adesso, in questo tranquillo pomeriggio d'inizio marzo, mi sono chiesta se la compagnia di questi bizzarri personaggi sia stata o meno ideale, pur di scoprire qualcosa che ancora ignoravo impunemente. La vecchia emozione dell'andare nel Paese delle meraviglie, il ripercorrere un sentiero che conduce ai segreti umani, valicare i confini de L'isola che non c'è aveva risuonato nitidamente come il rintocco cristallino di una campana. Ogni personaggio, luogo, frase letta erano storie che andavano alla ricerca di altre storie. E, affidarmi alle cure del premuroso Carroll, di Baum o Barrie a cui mi sono dedicata per il resto del tempo con un certo interesse, mi ha permesso di cogliere pulite e semplici lezioncine morali, consigli e pensieri di una generazione immaginaria attinente a quella del secolo ambientato.
Davanti alla certezza che una storia del genere avrebbe avuto breve durata, non mi sembrava necessario tornare qui per riempire questo documento con parole che forse non avranno significato per molti ma non per me, che ha tanto visto appassionatamente le vicende di ognuno di loro.
Mi sono così limitata a trascorrere un pomeriggio soleggiato e tranquillo passeggiando nel mondo di Oz, andando qua e là senza una meta precisa, come una foglia portata dal vento. Di tanto, mi fermavo a scrutarne i dettagli, e dunque strambi amici come un leone pauroso, un uomo di latta, uomini di mare puzzolenti e volgari, conigli con strambi panciotti, e ripassavo i dettagli del nostro incontro come un vagabondo e un ubriacone in un abbandono sincero e appassionato. In questo modo non ci ho pensato due volte a immergermi in queste storie, non opponendo resistenza a niente e nessuno, considerando queste perle come quei piccoli tasselli di un puzzle che deve ancora essere completato.

Titolo: Alice, Dortothy e Wendy
Autori: Lewis Carroll, L Frank Baum, James Matthew Barrie
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 24 €
N° di pagine: 540
Trama: Alice e le sue avventure nel favoloso Paese delle Meraviglie, di là e di qua dallo specchio. Wendy, l’amica di Peter Pan che per molti lettori è la vera eroina nei romanzi con il bambino che non vuole crescere. Infine Dorothy, la piuccola protagonista portata da un tornado nel fantastico mondo di Oz.

giovedì, marzo 04, 2021

Gocce d'inchiostro: Il grande mare dei sargassi - Jean Rhys

Di romanzi brevi ma intensi, questi primi giorni di marzo, ne ho letto già qualcuno, così scollegata dal mondo e dalla quotidianità che ho sempre desiderato quando mi approccio ad una nuova lettura, che lentamente mi chiedo se ciò potrebbe comportare qualche cambiamento alle mie abitudini.
Ho pensato, nell’immediato, ad un romanzo che acquistai qualche tempo fa con gli sconti Adelphi, un romanzo esile e dalla bellissima copertina la cui aura lucente avrebbe rifluito in tutto il mio essere. L’approccio a nuove sfide di letture mentre di libri ancora da leggere e vivere aumentano spropositamente, quelle che mi hanno condotta in svariati luoghi, dalle pagine che profumano ancora di nuovo e di inchiostro appena rovesciato, oramai niente e nessuno mi avrebbe distratta dai miei propositi, e in un soffio sono stata portata in un luogo che da sempre sortiva il mio fascino. Questo romanzo, perciò, si proiettò nel mio cerchio personale con una certa irruenza, a quanto sembra prequel di uno dei miei romanzi preferiti, Jane Eyre, e di colpo la mia mente si trovò a viaggiare in questo immenso mare confidando di rivivere la felicità tanto agognata quanta desiderata dalla protagonista. L’amore per la propria terra come segno di quella felicità perduta, del vecchio e nuovo e di un amore che avrebbe dovuto essere grande e che disgraziatamente mi ha lasciata un po’ indifferente. Così come adesso, che sono trascorse una manciata di ore dalla fine della sua lettura, nel riporre queste poche righe in quanto inconsapevole ad esprimere i motivi per cui fra le sue pagine riecheggia il forte richiamo della dolce Jane. Quale evento o momento, inaspettato o premeditato, con licenziose condotte, mi avrebbe rimembrato tutto questo?
Non nego però che la sua autrice scrisse questo romanzo cogliendo un messaggio particolare, in cui non accettare l’offerta di vivere di lei e di questo suo figlio di carta sarebbe quasi una blasfema. Perché Il grande mare dei Sargassi non eguaglia ne valica alcun confine che Jane interpose fra lei e il mio cuore. Ad una semplice occhiata questo potrebbe sembrare un romanzo inutile, dal sapore di << già letto >>, ma personalmente credo che concederne qualche ora del nostro tempo sia appropriato. Potrebbe essere che vi deluda, potrebbe essere vi conquisti, ma una cosa è certa: merita di essere letto, almeno una volta!


Titolo: Il grande mare dei Sargassi
Autore: Jean Rhys
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 170
Trama: “C’è in “Jane Eyre” di Charlotte Bronte un personaggio minore, ma discretamente inquietante. Il personaggio di una folle reclusa che si dice sia una bella erediteria creola. Jean Rhys ha avuto l’idea di ricostruire la vita di una simile ombra labile e confusa prima dell’arrivo in Inghilterra. Una idea può essere buona o cattiva, anzi un’idea è in partenza provvisoriamente buona e cattiva. Risulterà essere più buona che cattiva, più cattiva che buona a seconda dell’esecuzione. Ora l’esecuzione di Jean Rhys è straordinaria, un romanzo avvelenato di fascino, squilibrato di passioni, condannato e riscattato dalla magia… scacciata dal suo paradiso di Coulibri, Antoinette affronta un tragico e tumultuoso destino d’amore e follia proprio perché di tale tragicità e tumultuosità è convinta lei per prima. O, facciamo, per seconda.

martedì, marzo 02, 2021

Gocce d'inchiostro: Le gratitudini - Delphine De Vigan

Mi sono recata in un bel posto, nel mese di marzo. Ci sono diversi modi per cui un autore può raggiungere il mio cuore, da dove io mi trovo: una storia che trasuda sentimenti forti e contrastanti, l’anima di un cuore attanagliato dai rimorsi del passato che pulsa di vita. L’autrice di questo romanzo, primo approccio in assoluto, che parte in sordina e arriva dove esattamente crediamo che giunga, fermò al capolinea di una storia in cui la morte, l’essere grati a qualcosa o qualcuno è un buon modo per scavare nell’intimo di ognuno di noi. Preferisco sempre questa tipologia di << strade >>: imboccarle induce a ritrovarmi dinanzi a qualcosa di inaspettato ma bello che è ciò per cui amo immensamente riscontrare nei romanzi, così come un treno bello ma sferragliante, in mezzo a un paesaggio macabro e degradante. Di paesaggi macabri e degradanti, questo romanzo, non ne ritrae assolutamente. Tuttavia fu il posto in cui la sua autrice trovò ispirazione dalle crepe di gesti impulsivi e non ma dettati dal cuore ad essere grata a niente in particolare, e alla Vita che quando non la si osserva con attenzione si rischia di perderne completamente interesse. Il mondo in macerie non appare così più degradato di quel che è, e col vento in faccia e il cuore colmo di sentimenti contrastanti ecco che ho compiuto un viaggio normalissimo, che altri lettori hanno compiuto prima di me, scritto con lirismo e frasi nette che lasciano un segno sull’anima di chiunque.


Titolo: Le gratitudini
Autore: Delphine De Vigan
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 17, 50 €
N° di pagine: 160
Trama: Michka sta perdendo le parole. Ora che le lettere e i suoni si agitano nella sua testa in un turbinio incontrollabile, l’anziana signora deve arrendersi all’evidenza: ha bisogno di un nuovo inizio. Anche se questo significa scendere a patti con un’esistenza a metà. Nella casa di riposo in cui si trasferisce, a Michka rimangono le visite di Marie, un’ex vicina che da bambina passava molto tempo con lei, e le sedute settimanali con Jèrome, un giovane ortofonista che la aiuta a ritrovare le parole. Saranno proprio loro a permetterle di realizzare un ultimo, importante desiderio: dire << grazie >> a chi, tanti anni prima, compì il gesto più coraggioso. Quello che le salvò la vita.