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lunedì, maggio 17, 2021

Gocce d'inchiostro: La signora delle camelie - Alexandre Dumas ( figlio )

Questo mese di maggio sembra sia esploso con eventi e novità che hanno sconvolto il mio universo personale. Giunse finalmente il fatidico momento in cui potei abbracciare la bellissima storia de La signora delle camelie, certa che questo sarebbe stato un buon modo per dissipare la fame e la sete di conoscenza. Ma non è una novità che le mie viscere si contorcano, ogniqualvolta, dinanzi a una bella storia nonché risposta a quel naturale desiderio di cibarmi di tutto ciò che siede silenziosamente fra i miei scaffali. Non sarebbe capitato altre volte di incontrare una donna come questa, un uomo come Armand, azzardando di contrappormi fra questi personaggi con l’umile gesto di conoscere qualcosa di più del loro passato. Nel corso della mia vita mi è capitato di esplorare svariate epoche, circumnavigare diversi isolotti, tante cose da cui mi aspetto di vederne tante altre.
La signora delle camelie giunse nel mio cerchio personale con l’irruenza di un abbraccio, che mi ero appena staccata dalla bellissima Barcellona di cui ci parla Zafon. Una ragazza ricordata per il suo amore per le camelie, una prostituta bella ma anche un po’ egoista che giocherà con i sentimenti delle sue << vittime >>, di cui Dumas si prende qualunque responsabilità, parlando di amore, sentimenti, e soprattutto del decadimento di queste figure femminili che vissute nel vizio non hanno mai ispirato alcun interesse. In un perenne squilibrio di dannazione eterna di cui solo Dio e la fede può aiutarci a contrastare e restituirci la convalescenza del nostro cuore.

Titolo: La signora delle camelie
Autore: Alexandre Dumas (figlio)
Prezzo: 10 €
Casa editrice: Bur Rizzoli
N° di pagine: 212
Trama: L'amore infelice e "scandaloso" tra la démi - mondaine Margherita Gautier e Armando Duval; un romanzo che se a suo tempo suscitò lo sdegno dei benpensanti per il tema trattato (e per il modo in cui era denunciata l'ipocrisia del ceto borghese), commosse migliaia e migliaia di lettori in tutto il mondo.


La recensione:

 

... è una vera fortuna che l'immaginazione lasci ai sensi questa poesia, e che i desideri del corpo facciano questa concessione ai sogni dell'anima.

 

Le storie d'amore come quella che ho letto fra le pagine di La signora delle camelie hanno di buono che, se non uccidono al momento, si lasciano debellare molto rapidamente. Come una malattia che avrebbe cominciato a manifestarsi molto tempo dopo, dapprima in modo quasi impercettibile, poi con la fatalità di una condanna.
Due ore dopo le burrascose vicende che ho letto della signorina Marguerite, mi trovavo in una situazione di precaria incertezza, in quanto fra me e i personaggi di Dumas era nata una stretta amicizia. Quando loro parlavano io riuscivo a capirli, senza avere alcun timore che sorgessero incomprensioni. E non avendo dunque alcun potere se non quello di ascoltare, mi accontentavo di scrutarli in ogni loro gesto o azione, e invitavo la mia coscienza a credere alla realtà di questa storia, catturando il pensiero astratto di chi l'ha raccontata su pagina.
Il mese di Aprile aveva disseminato a profusione dolci, regali inaspettati, canzoni, e La signora delle camelie si apriva lietamente su un mondo, da dove gli arrivavano insane esalazioni.
Il tedio e la noia mi avevano permesso di fiondarmi immediatamente fra le sue pagine, e i suoi vasti tesori di sentimentalismo romantico fatto prendere consapevolezza di come ero rimasta stregata dalla magia che si respira fra le sue pagine. Sdraiata comodamente sulla mia poltrona preferita, restavo come ipnotizzata dalla voce melodiosa del giovane Armand che, quasi come un glorioso sussulto del cuore che fa girare il mondo, aveva perso completamente la testa per la bella Marguerite. Mi aggiravo furtiva nei meandri oscuri della sua memoria, temendo che questo nome gli risvegliasse un triste ricordo assopito sotto calma apparente. Ma Armand al contrario sembrava provare piacere a confidarsi, e incuriosita e desiderosa, cominciò a parlare con un dolce sorriso stampato sulle labbra. Quasi volesse rassicurarmi del suo stato d'animo.
Avevo il presentimento che la sua storia, dopo la mia ultima visita risalente a tre anni fa e lo spettacolo che aveva provocato il suo inspiegabile amore, mi lasciasse addosso una strisciante tristezza. Il propagarsi di tanta solitudine e insoddisfazione, con tutte le conseguenze per chi avrebbe potuto considerarlo come un male per lo spirito, il sentiero insidioso del dolore in cui sanguinano i piedi, si lacerano le mani, l'atto del perdonare come un frutto ricavato dai desideri terreni che tuttavia non salvano il peccatore dalle speranze divine, è stato talmente vistoso che le mie ansie e le mie perplessità sembravano aver perso importanza. Poiché non esisteva alcuno se non Armand e Marguerite, e quando leggevo mi sentivo legata a loro entro i limiti dell'esagerazione. Dall'amore ardente che sprigionavano i loro cuori era risultata una specie di consolazione per il mio animo di lettrice e, per cacciare il grigiore di un periodo apatico e insipido, mi immersi nei loro ricordi, lessi i loro animi felici della loro relazione, e pareva non volessi accettare altro. Struggimento, dolore, sofferenza per l'amore di anime inquiete dalle aspirazioni trascendentali e un po' folli, basate inconsciamente sulla visione scrupolosa della società del secolo, contorta febbrilmente per la natura opprimente di un'emozione gettata sul cuore da una crudele legge naturale. Un'emozione tanto attesa, quanto desiderata.
La fiamma che bruciava nel mio cuore era già troppo ardente, e la loro storia era come una guarigione dalla febbre, che aveva promesso al mio animo emozioni intense e poco violente, e la gioia universale di qualcosa di estremamente visivo. Il passato senza alcuna forma, l'avvenire senza alcuna nube, due giovani amanti che si amano sotto un cielo trapunto di stelle, mentre in lontananza il mondo continuava la sua vita senza intaccare con la sua ombra il quadro celeste del loro amore.
Come un ricordo dal passato, che prepotentemente invade la nostra mente, e ci sorprende nel cercarlo in ogni frase, in ogni gesto, La signora delle camelie è il racconto di un amore senza speranza che logora l'anima, brucia il cuore, cozza i sentimenti. Una meravigliosa rappresentazione della donna ottocentesca che, zeppa di distrazioni realistiche, tragiche e amorose, Dumas riesuma col suo tocco spiccatamente realistico/drammatico e romantico in cui amore e dolore si toccano, anche mentre il sole illumina le loro figure, che camminano quasi inconsapevolmente in luoghi incantevoli. Circondati da un mondo zeppo di meschinità, ipocrisia, cattiveria, che rivelano l'intento dell'autore di esaminare, anche se con superficialità e un certo distacco, un tema piuttosto importante nella produzione letteraria: il senso della vita.
Contrariamente alle mie previsioni, La signora delle camelie è stato quel genere di lettura che si è fatto leggere in poco tempo; ho divorato le pagine come se animate da volontà propria, e quando la realtà mi sovrastò, quando nel pomeriggio feci ritorno fra le vecchie mura della mia camera, chiacchieravo con i personaggi e non gli chiedevo informazioni sulla loro relazione, piuttosto esprimevo il desiderio che il nostro incontro potesse protrassi per qualche altro giorno.
Sebbene fossi consapevole di un arrivederci, la loro storia aveva riacceso una scintilla che, a volte, si accende completamente. E completamente devastata nell'anima e nel corpo, ho riposto La signora delle camelie sulla mensola della mia strapiena libreria. Fra spiriti che si tengono per mano, immerso nella pace del giorno, raggiungendo il cuore di una lettrice avida di storie.
Una storia che è stata raccontata con la consapevolezza di essere confidata, capace di logorare dall'interno lo spirito di chiunque. Un dramma sentimentale, seducente e romantico, un opera raffinata e delicata come profumate camelie, che non lo fa sembrare un romanzo, piuttosto una proiezione realistica in cui si provano più sofferenze che gioie. Un disperato bisogno d'amare condiviso con altri; ci si mette ai suoi piedi, ai suoi ordini, costringendo a renderci schiavi anche solo per poco tempo.
 

L'esistenza non è che il soddisfacimento reiterato di un desiderio continuo, l'anima non è altro che la vestale incaricata di mantenere il fuoco sacro dell'amore.

 

Valutazione d'inchiostro: 4

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