Sul
finire della lettura di una saga racconto alla mia anima l’esperienza, le
modalità che mi indussero a comprenderne i motivi per cui vi abbia soggiornato
per tutto questo tempo, a un passo dall’entusiasmo e dalla frenesia generale. È
sempre così: concludere una saga sortisce in me quasi sempre effetti negativi. Non
credo esistano cure o prescrizioni farmaceutiche, in questo caso, ma dopo una
manciata di mesi, dopo aver smaltito << la sbornia letteraria >> mi
sento meglio e vivo con la consapevolezza che quella lettura, quel romanzo
potrà divenire nuovamente mio quando mi pare e piace. Insomma, una delle mie
più alacri attività è la rilettura. E ciò in passato mi ha indotta ad attingere
a forme sofisticate di silenzio, frastagliate o contornate che credevo perdute.
In ogni caso di questo capitolo finale serberò ogni cosa, ogni frase, gesto o
parola, e persino nel mentre ripongo queste poche righe la luce della
consapevolezzo veglia luminosa su di me. Spiegazione? Sono gli autori stessi a
rendere noi lettori in questo stato. Frustati dell’epilogo finale di un
percorso letterario durato anni, non accettano ne accolgono l’idea di dover
porre il punto finale. E come non approfittare della nostra esistenza per
conferire maggiore rispetto a quelle figure, che in una manciata di pagine
erano divenute persone?
Autore: Ransom Riggs
Casa editrice: Rizzoli
Prezzo: €18
N° di pagine: 528
Trama: Jacob e Noor ce l’hanno fatta, sono misteriosamente riusciti a fuggire prima che l’anello di V collassasse. L’ultima cosa che Jacob ricorda di avere visto, mentre tutto sprofondava nel buio, è un volto spaventoso, raccapricciante, conosciuto: il volto di Caul, il perfido fratello di Miss Peregrine, tornato infine dal regno dei morti. Le predizioni più terrificanti dell’antica profezia cominciano ad avverarsi e l’intero mondo Speciale rischia di essere spazzato via. La base per organizzare la linea di difesa è Devil’s Acre, ma quando Jacob e Noor vi giungono lo trovano infestato da una serie di calamità. “Desolazioni” le chiamano le ymbryne: dal cielo cadono ossa, piove sangue, nevica cenere; e l’aria vibra del grido di battaglia di Caul. Per sconfiggerlo, i ragazzi dovranno affidarsi solo al loro coraggio e alle capacità di mangialuce di Noor, incaricata di ristabilire un futuro di libertà e pace.
La recensione:
Ho parlato parecchio dei Bambini Speciali e del suo creatore, qui, nella blogsfera, e anche io non ho avuto problemi a comprenderne i motivi, trascurando di proposito i difetti, le imperfezioni, facendovi ritorno dopo qualche mese dall’intensa lettura del quarto volume. La disperazione aveva spinto il povero Jacob a compiere azioni che vanno al di là delle nostre azioni, del nostro credo, chiamando accanto a noi diabolicamente qualcosa che ci sussurra al nostro orecchio idee ortodosse e stravaganti. Il momentaneo brivido di eccitazione per il mondo dipinto da Riggs cessó quando vidi attorno a Jacob addensarsi una nube di angoscia e pena per il suo bene. La sua incolumità.
La morte, un riscatto personale, il ripristino di identità che si credevano perdute, hanno trasmesso a questo romanzo un ché di lontano ma drammatico in cui, durante il corso della lettura, ha richiamato costantemente alla mia mente il passato. Apparentemente folle e stravagante, ma l'immaginazione talvolta spinge a varcare le soglie dell'anima più profonde. E, nello stesso tempo, Jacob avrebbe dovuto condurre rapidamente a termine ciò che aveva deciso di fare suo nonno.
Giudicare il capitolo finale di Riggs come una buona lettura sembra a dir poco riduttivo, un luogo dal quale restare sorpresi e sospesi come funamboli, per giudicare ciò che è stato visto come buono o cattivo. L'ideale sarebbe stato vestire i panni di un osservatore esterno, monitorarne ogni movimento e il flusso delle persone in entrata e in uscita. La curiosità infatti è uno dei tratti distintivi di questo volume, che così come gli altri mi ha tenuta col fiato sospeso, sballottolato in luoghi in cui posizionerà le sue radici. E proprio grazie a esso mi sono allontanata dal mio mondo, mediante fotografie che prevalgono non quanto per il loro valore metaforico quanto simbolico. E non solo per qualche paginetta, ma per l'intero romanzo. Miss Peregrine e i suoi ragazzi speciali, alla fine, sembrano davvero essere usciti da una foto d'epoca. Ed io non ho esitato per un istante di farvi parte. Ma Riggs ha ritenuto più opportuno impersonarli come figure principali di una storia ricca di ricordi, in cui prevale costantemente il tempo e l'importanza che ha esso sugli individui. Facendo così di questa saga un quadro antico, originale e stupefacente in cui la memoria è il fulcro primordiale mediante cui si muovono le cose. Parlando maggiormente alla mia testa che al mio cuore, rintracciando in tutto questo chissà quale reliquia sacra annebbiata dalle atmosfere di un paesaggio talvolta nebuloso talvolta solitario.
Valutazione d’inchiostro: 5
Ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te ☺️
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