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giovedì, settembre 02, 2021

Gocce d'inchiostro: Il segreto di Lady Audley - Mary Elizabeth Braddon

 La vita talvolta sussurra cose che mi sorprendono. Mi mettono dinanzi a delle scelte, delle sfide che mi inducono quasi sempre a pormi domande su me stessa. ( Quella ragazza che non si fa intimorire da niente e nessuno e che in anni di letture si è oramai creata uno spazio tutto suo). A leggere tutto questo sembrerebbe che l’atto di leggere Il segreto di Lady Audley si sia rivelato incauto, quasi impulsivo, ed infatti sembra assurdo come di romanzi gialli la mia coscienza si rivela sensibilissima, quasi dubbiosa se fare attenzione ad immischiarmi in un luogo di cui non so se avrei mai fatto perdere le mie tracce. Ma come ogni romanzo ho accolto questa lettura come una piccola e preziosa reliquia, la cui figura che mi ha accompagnata in questa avanzata lenta ha tracciato una vita di demarcazione fra ciò che è possibile e ciò che non lo è. Ogni cosa era immersa nella pace, naufragata da un antico costruttore, in una calma apparente che risolleva lo spirito ma ti costringe a tenere gli occhi aperti. Una patina di quiete mi si è appiccicata sulla mia anima quasi senza che me ne accorgessi, sprofondata in un luogo antico e glorioso i cui visitatori si entusiasmano alla sola vista. Nutrono un forte desiderio di rinunciare alla vita e restarci per sempre a contemplare questo paesaggio circostante. Quasi si tratti di un illusione, che vive esclusivamente nelle nostre teste. Ci si lascia travolgere dalle forze nefaste di una natura che silente e inquietante mieta vittime quasi inconsapevolmente. Incurante della forza che celavano queste pagine mi sono lasciata travolgere al punto che la mia partecipazione, la mia presenza mi mise di buon umore. Si trattava di un giallo che non avevo abbracciato come tale, e non leggerlo mi sembrava di commettere un peccato. Tutto talmente bello, elegante che come i romanzi di Wilkie Collins è l’essenza stessa del buio attraverso cui ho osservato un mondo illuminato da un certo chiarore. Un paesaggio che trascende qualunque affetto o fatto.

Titolo: Il segreto di Lady Audley
Autore: Mary Elizabeth Braddon
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 480
Trama:Sir Michael Audley, vedovo da anni, sposa la giovane e bellissima Lucy Graham, un’istitutrice dall’oscuro passato i cui capricci scatenano la gelosia di Alicia, la figlia di primo letto poco più che adolescente. Un giorno Robert Audley, lo sfaccendato nipote, avvocato a tempo perso, porta con sé in visita George Talboys, un caro amico appena tornato dall’Australia e prostrato da una recente vedovanza – o almeno così sembra -, che d’un tratto scompare misteriosamente. Facendo i conti con le menzogne, l’inganno, e anche un tentato omicidio nei suoi confronti, sarà proprio Robert, le cui doti di tenacia e intelligenza erano state finora celate da un carattere indolente, a intraprendere un’indagine dai risvolti inattesi che condurrà alla scioccante e imprevedibile colpo di scena finale.


La recensione:

Non ci può essere riconciliazione dove non c’è guerra dichiarata. Ci deve essere una battaglia, una battaglia valorosa e fragorosa, con gli stendardi che sventolano e il cannone che romba prima che ci possano essere trattati di pace ed entusiastiche strette di mano … ci siamo odiati a vicenda, ci siamo amati e ci siamo spiegati, e adesso possiamo permetterci di cadere l’una nelle braccia dell’altro e giurarci eterna amicizia e durevole fratellanza.

Il mio percorso con i romanzi classici, quelli di vecchio stampo, praticamente, in mezzo a una bella dose di curiosità e interesse che giorno dopo giorno cresce a dismisura sono moniti della mia coscienza che mi spinge a credere che è questo il posto giusto. La narrativa, quella generale e contemporanea mi piace moltissimo, ma per i classici ho imparato ad amarli e viceversa. Nel magico mondo dei classici mi rifugio, mi ritrovo, imparo a riconoscermi e a combattere. Ci sono donne che stanno a guardare, coraggiose o pavide che spiegano con poco o niente che il loro stare sul mondo non è poi così importante da tenere lontano i curiosi, che altrimenti li assedierebbero.
Di questa storia non ne sapevo assolutamente niente. Quella figura preraffaelita posta di profilo mi era completamente sconosciuta, e come avvolta da un aura di mistero e fascino compensato dalla vivacità del destino. Mi fece cenno di entrare nella grande stanza della sua casa. Mi sedetti su una sedia di legno elegante e lucida, ed attorno a me un gioco di immagini la cui anima era intrappolata in linee rette, studiate minuziosamente in cui non vi è alcuna sfumatura se non errori che evaporano qualunque elemento bellico. Questa Lady Audley non era esattamente socievole da rivolgermi nell’immediato la parola e capii che toccava a me presentarmi: venivo da lontano, da epoche e secoli sconosciute, volevo sapere quale fosse questo mistero che circondava l’aura del romanzo. Se avevo qualcosa da temere nel futuro e se avessi visto la natura di questa storia, non lo sapevo ancora. Dovevo solo aspettare.
La grande disgrazia che pervade queste pagineè quella di esser stata inaspettatamente chiamata a rispondere alla chiamata di questa giovane autrice inglese, una donna che come la donna in bianco di Collins mi coinvolse direttamente, stupita e incosciente a non aver adempiuto prima a questo mio dovere. Mi sono pentita di non aver letto prima questo romanzo.
Tutto era cominciato verso la fine di una settimana accesa, laboriosa, frenetica, e, come di consueto ero adagiata sulla mia poltrona preferita, circondata dai molti e svariati autori che abbelliscono gli scaffali strapieni della mia libreria, con lo scopo di donare conforto o solidarietà a questa povera sventurata donna.
Tutto ciò che avevo bisogno era soltanto avere una bella distrazione, in quanto ne avevo davvero bisogno. E quindi fu assai logico constatare come, a lettura terminata, mi sarebbe piaciuto vivere nel mondo descritto dall’autrice. Un mondo rinchiuso in un sortilegio di ricordi che minacciano di svanire nella nebbia del tempo, nel quale esiste una specie di morale artistica che proibisce di sfruttare le idee altrui a proprio vantaggio, e nel quale i "malvagi" che hanno avuto l'ardire di farlo alla fine hanno visto prosciugato di colpo il loro ipotetico talento, condannandoli a guadagnarsi da vivere all'ingrata maniera degli uomini comuni.
Il tempo scorre ininterrottamente. Il silenzio mi fasciava come una notte buia. Accecata da una luce ultraterrena che ha la parvenza di qualcosa di buono, mi sono inerpicata giù per ripide colline, finché il mio spirito si congiunse a quello dei personaggi. La storia che si portò dentro la Braddon, infatti, ha avuto la degna conclusione che da tempo speravo, in quanto alleanza di sforzo e illusione.
Un opera meravigliosamente indimenticabile che ha macchiato la mia anima irrimediabilmente e irrecuperabilmente, in una traversata solitaria di parole labirintiche in cui battersi per gli affetti è una concezione idealista a cui si aggrappano i personaggi, pur di scoprire chi e cosa sono veramente, recuperando la memoria e lo spirito di marionette di carta e inchiostro che perpetuano nella memoria. La scrittura, linfa vitale di questa storia nonché elemento primordiale, testimonianza che possiede un'importanza tutta sua. Una favola dai toni gotici e dark in cui ci viene lanciato un messaggio devastante riguardante l'entità di una donna comune, in un caos fantasmagorico di un giro di vite che sono state rubate, sottratte, fra anime dannate e peccaminose il cui spirito è simile a quello degli altri.
Avvolta da un sudario di ansie, paure e perplessità, mi sono lasciata trascinare da questa donna, sedurre dai suoi modi gentili, attraverso i corridoi bui della sua anima. Nel mio stato, non ero del tutto cosciente di quello che stava accadendo. Il mondo aveva acquistato una struttura irreale, le cose che un tempo avevano un significato adesso lo avevano completamente perso, tutto era allo stesso tempo famigliare e riconoscibile.
Accarezzare, carpire o scrutare l'anima di questa storia è stato un balsamo contro gli effetti collaterali della realtà. La scrittura in questo caso è stata massima di vita. Condotta in una specie di tunnel oscuro, misterioso, ottenebrante, all'interno del quale mi è stato impossibile non rimanerne incantata e che, mentre lo si legge, devasta da dentro. Il senso di redenzione tanto agognato quanto sperato, in un epoca in cui la miseria va a braccetto con la ricchezza e la diversità sociale. Un romanzo che è sempre stato lì ad aspettarmi, a chiamarmi con eccessivo entusiasmo, e con il quale ho disgraziatamente voltato le spalle nel lasso di tempo che era entrato nel circolo dei romanzi ancora da leggere.
Una storia che altri non è che la vera testimonianza di fatti realmente accaduti, e in cui noi mortali arriviamo a conoscere il nostro vero destino; semplicemente ne veniamo investiti. Un tentativo per scovare la verità, fuggendo da se stessi. Un opera che ho accolto con un certo entusiasmo e che, medesimamente, ho slegato diligentemente i fili di una matassa contorta e quasi inestricabile, che mi ha resa prigioniera di marionette macchiate da crimini e omicidi violenti, esemplari della razza umana che hanno già provato tutto ciò che c'è da provare. 

Valutazione d’inchiostro: 4

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