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domenica, ottobre 10, 2021

I romanzi dell'autunno 2°

Le prime impressioni se pubblicare o meno un post riguardante i miei consigli autunnali mi diedero molto da pensare. Avevo tralasciato l’idea; avevo creduto fermamente che i brevi consigli dell’anno scorso potessero essere efficienti. In fondo in poco più di un anno non accade niente di eclatante …. Mai fui più cieca! Come nella vita di tutti i giorni, anche i libri sono reliquie sacre che, in un momento imprecisato della vita, ti inducono ad esplorarle, assaggiarle e magari amarle. 


Fra questi, in trecentosessantacinque giorni, ce ne sono stati qualcuno che io definisco autunnali per il loro essere malinconici, intimi ma devastanti. Sortiscono quel tipo di emozioni che francamente mi piace riscontrare in lettura, e poiché l’autunno è anche assioma di caducità, brevità della vita in se, come non presentare questi libri come quella constatazione attendibile? Ognuno di loro pronti a raccogliere le nostre fragili membra, devastata da eventi appena vissuti o subiti.

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Un lungo esame sulla libertà individuale e d'espressione, ponderando quello che nei secoli passati è sempre stato visto come una specie di tabù, riconosce la capacità del romanzo di spiegare cosa significhi appartenere al terzo sesso.

Intriso di una sottilissima vena di drammaticità, un romanzo di un intensità disarmante: un manipolo di pensieri, acute riflessioni che provengono dai posti più sperduti del mondo. Splendido, particolare. Una lettura che resta bloccata nell'eternità del tempo, ma resiste a qualunque idea di modernità.





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Selvaggia immersione nell’anima, tuffo di colori in un’unica tinta scura, sullo sfondo di un crepuscolo grigiastro, in una Parigi un po’ vuota e un po’ stantia, romanzo che dà la sensazione perenne di essere soli nell’universo, sfamato da una miriade di parole, scaldato da un'unica luce al mondo. Quella che tuttavia David Golder non vedrà mai. Mai più.







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La Plath ha proiettato la sua aura profetica su di me. A fine lettura, col forte desiderio di leggere ancora di lei, << corteggiarla >> come si deve, di stabilire chiaro e tondo i motivi imprescindibili per cui è necessario non smorzare questa nostra conoscenza. Con pagine di diario che mi hanno sconcertato, incantato, manovrato ed interessato invariabilmente al passato.

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Dramma sentimentale, seducente e romantico che mi ha resa prigioniera delle stesse colpe, degli stessi peccati dei protagonisti. Un opera raffinata, delicata come un tulipano, che non lo fa sembrare un romanzo, piuttosto una proiezione in cui si provano più sofferenze che gioie. Sciorina continuamente descrizioni dettagliate che, spesso e volentieri, inducono al tedio e alla noia, e cattura l'attenzione per il toccante e sano romanticismo che si respira fra le sue pagine e in cui diviene sempre più forte l'esigenza dell'autore di esplorare la zona dei sentimenti.






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Una storia che non esiste naturalmente per essere una semplice storia a se stessa, ma una specie di mezzo verso il cuore di una creatura umana.

Una fiaccola da cui scintillano le valorose gesta di un entità pronta ad amalgamarsi e ad implodere, che ci parla di solitudine, malinconia, il dolore di chi è desideroso d'amore, di essere compreso.

Un uomo oramai adulto mi aveva trascinato fra le braccia della sua storia, per certi versi privata, in cui il trionfo della parola scritta è maggiormente efficace dinanzi alla sorpresa noiosa e impolverata della realtà. Un romanzo genuino, scorrevole, nonché tentativo di un cuore fragile incline alla malinconia, che ci mostra i suoi pensieri, i suoi sentimenti riposti su carta come slanci di puro amore.




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Romanzo profondo, delicato, intenso, ma che risulta un po' insoddisfacente. A tratti carente, per i continui sensi di colpa che attanagliano l'anima del protagonista. Una penombra naturale, improvvisa e sconosciuta, che si alterna periodicamente a un'oscurità sconfinata.
Un romanzo che è un sentimento di natura sconosciuta. Un sentimento in cui, il senso di colpa, si mescola indissolubilmente all'attrazione. E che, come uno sfuggente miscuglio di realtà e irrealtà, nasce cresce e poi muore da un luogo scuro, quasi inaccessibile per tutti.


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Un tributo oltraggiante e dannoso che rende quasi giustificati a rinfacciare a denti stretti il male subito. E, condividendo anche la minima emozione, su uno spazio immutato conforme al ceto sociale e al linguaggio parlato, attraverso Oliver il lettore entra in contatto con diversi meccanismi: la famiglia, l'istruzione, la prigione, l'amore.
Racconto di un ragazzo forte ma fragile, solo, timoroso del futuro e del senso della vita, trascinante, formativo, affascinante  e piuttosto triste, Oliver Twist è uno straordinario intreccio di cattiveria, affetti, malessere e benessere, ma anche un meraviglioso dono per aver permesso ad Oliver di cercare una strada, quando non aveva la certezza di arrivare a una meta.





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Studiato per tanto tempo, la sua brillante erudita, suprema e sofisticata figura che torna agli albori con una splendida versione del mito come lo ritrasse Omero. Uno dei rari casi in cui il retelling di una figura mitologica non è ritratta in chiave romanzesca e che nel romanzo appaiono distintamente, pregevolmente, perché saggio ampiamente vissuto di una figura incompresa e, per molti, inosservabile.












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Non più lieve di un sussurro, ma capace di penetrare così piano nella testa da non avere una sua forma, quasi che il romanzo stesso fosse fatto di aria e malinconia.


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Un incontro a dir poco piacevole, in cui fui accolta con grande cortesia, che mi trascinò in un mondo in cui ombre evanescenti, nel momento del loro ricongiungimento, si fusero  insieme salvando le loro anime da un mondo di tenebre e oscurità. Qualcosa che non lo fa sembrare come un romanzo. Piuttosto il mondo reale, pieno di smagliature, anticlimax e difformità. Una realtà metafisica in cui si provano dolori, sofferenze. In cui anche la morte cui si va incontro è vera.

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